Get mine, Get yours di XtinaA (/viewuser.php?uid=1030203)
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Os KiddLaw 3
Nota
autrice:
Eccomi qua dunque! Lo so che ho una long da aggiornare, e spero che non
mi uciderete per averla un po' lasciata perdere, ma visto che
mi è frullata questa idea perm la testa in questi giorni ho
pensato di dedicarmi a questa nuova os ed eccola qui infine.
E' una cosa che in teoria doveva essere breve ma che, in
realtà, non lo è per niente ma ringrazio chiunque
avrà la bontà di arrivare fino in fondo.
In questa storia non aspettatevi sole, cuore e amore perché
Kidd e Law avranno un rapporto un po' più distaccato
rispetto alle altre ff che ho scritto fino ad ora e decisamente
più fisico.
Il finale è qualcosa che spero vi possa piacere ed anche un
po' sorprendere ;) Insomma spero che non mi lancerete
pomodori, anche se virtualmente parlando, ma che sia di vostro
gradimento.
Nel frattempo ringrazio chi leggerà e chi
commenterà e prometto che aggionerò To the Bone
al più presto!
Get mine, Get yours
Kidd stiracchiò le braccia
intorpidite, era chino da più
di due ore sulla schiena di un suo cliente che si era fatto tatuare una
strana croce su tutta la schiena, e sarebbe volentieri andato a
farsi una bella corsa per sciogliere un po' i muscoli indolenziti ed
anche per staccare un po' dopo un'intera settimana passata a tatuare un
certo gruppo di persone.
-Ho finito Ace, mi raccomando, stai attento stanotte a non sdraiarti
supino.- gli ricordò, dovendo comunque riconoscere che il
moretto era stato bravissimo a non lamentarsi neppure una volta per il
dolore, nonostante il disegno fosse piuttosto grande.
-Tranquillo amico, ho un certo dolorino come promemoria.- rispose con
sorriso; nonostante le sue parole nascondeva a stento la
felicità per il tatuaggio che si era finalmente regalato
dopo
tanti mesi di ripensamenti. -Allora ci vediamo tra due settimane per
l'altro tatuaggio?-
-Quello sul braccio dici? Dammi il tempo di sistemare la bozza del
disegno che mi hai fatto vedere, poi ti faccio chiamare
direttamente
da Bonney per dirti quando puoi venire.-
-Va bene ma non farmi aspettare troppo che ne ho molti altri in mente,
naturalmente tutti da fare di nascosto da Marco.-
-Dubito che potrai nasconderglieli a lungo.- ghignò il rosso.
-Sì, ma se li vede quando sono già finiti non mi
può dire nulla.- rise il più basso tra due mentre
si
rivestiva e salutava il tatuatore con un'energica pacca sulla spalla.
Quando fu finalmente solo, Kidd si alzò per rimettere le
cose al
loro posto e fu a quel punto che entrò una giovane ragazza
dai lunghi capelli
rosa, particolari occhi viola, un piercing al naso ed un pacco di
patatine tra le mani.
-Bonney, lo sai che odio quando mangi qua dentro.- la
rimproverò il ragazzo.
-Non pretenderai che muoia mica di fame?- rispose lei sgranocchiando le
patatine con la bocca aperta.
-Perché non andiamo a mangiare al fast food piuttosto?-
propose lui.
-Hai ancora un appuntamento, non te lo sarai mica dimenticato?-
-Un altro? Sono le fottute sei del venerdì pomeriggio,
perché cazzo ho ancora un cliente?-
-Sei tu che mi hai detto di confermarlo, se non volevi potevi
rimandarlo.-
-E' già qua il cliente?-
-Si, è arrivato da circa mezz'ora fa ed è sempre
incollato
ad un libro che ha tutta l'aria di essere super noioso.- disse lei come
se il cliente stesse facendo chissà cosa di male.
Kidd sbuffò sonoramente prendendo l'appunto mentale di non
accettare più appuntamenti dopo una certa ora, se non voleva
che
ne andasse della sua salute mentale.
Diede un rapido bacio a Bonney, che sapeva del sale delle patatine e
del suo rossetto alla ciliegia,e una pacca sul sedere dicendole di
andare a chiamare il cliente prima che cambiasse idea, e a lei che
poteva
anche precederlo a casa dato che non avrebbe più avuto
bisogno di lei.
In realtà sapeva bene perché aveva accettato di
lavorare
anche a quell'ora. Erano mesi che si era gettato a capofitto sul
lavoro, finendo anche tardi e facendolo qualche volta anche il sabato
pomeriggio o la domenica, ed era solo perché non voleva
trascorrere troppo tempo proprio con la stessa Bonney.
Stavano insieme da quasi tre anni, convivevano da circa un annetto, ma
era proprio da quando erano andati a vivere insieme che le cose per
Kidd erano cambiate radicalmente. La relazione non aveva più
lo
stesso sapore che aveva prima e la portava avanti più
per abitudine che non per altro.
Provava sempre un forte affetto per lei ma l'amore dei primi due anni
della storia era andato
sempre calando.
Sentiva che ormai erano più amici con benefici che un
coppia reale, e forse la cosa iniziava ad andargli sempre
più
stretta, ma non poteva farci nulla.
Bonney si lamentava che lavorava sempre e troppo, ma lui aveva bisogno
di qualcosa che lo aiutasse a staccarsi da quella
relazione soffocante e l'unica cosa che poteva fare era appunto tatuare
come se non ci fosse un domani, frequentare la palestra in cui lavorava
Killer e cercare di ritagliarsi quanti più momenti poteva
solo
per se stesso.
Ritrovarsi Bonney ogni giorno al lavoro non aiutava di certo e quasi
quasi iniziava a sentire il bisogno di dirle di cercarsi un altro
impiego; non lo faceva solo perché le voleva bene e
non
voleva costringerla a darsi a difficili ricerche magari anche per mesi.
Eppure ormai lei era diventata una specie di estranea con cui
era costretto ad avere contatti che gli stavano sempre più
stretti. Non bastava dell'ottimo sesso per salvare la loro relazione
che stava lentamente naufragando.
Cercò di scacciare quei pensieri negativi dalla sua mente e
di
concentrarsi esclusivamente sul lavoro che doveva fare. Prese il
disegno che aveva preparato e che doveva tatuare sul cliente. Ricordava
quel disegno, glielo aveva portato una bella donna dai lunghi capelli
neri, non ricordava se si chiamava Robin o Batman, e gli aveva detto
che era un regalo a cui teneva molto per uno dei suoi migliori amici.
Si erano tenuto in contatto per parecchie settimane, in cui aveva
modificato parecchio il disegno fino a quando l'amico della mora non lo
aveva trovato soddisfacente.
Ed eccolo lì il rompicoglioni che lo aveva costretto a
modificare il disegno almeno dieci volte. Kidd aveva i clienti tra i
più diversi ed era abituato a qualsiasi cosa, ma non
esagerava di
certo mentre pensava che non aveva mai visto un paio di occhi del
genere mai in tutta la sua vita.
Erano dello stesso colore del cielo in una giornata nuvolosa ed avevano
la
stessa profondità, come se si nascondessero al loro interno
numerosi segreti che il giovane si portava dentro da chissà
quanto tempo.
Kidd si chiese come dovesse essere avere quel tizio tra le gambe mentre
gli faceva un certo lavoro di bocca e lo guardava con quegli occhi di
nebbia.
Si morse l'interno della guancia per smetterla con quei fottuti
pensieri. Che diavolo gli veniva in mente? Anche se le cose tra lui e
Bonney stavano andando male lei era pure sempre la sua fidanzata, ed
immaginare di fare sesso con altre persone non era mica giusto nei suoi
confronti.
-Tu sei l'amico di Nico Robin giusto? Questo era il disegno
che
avevamo confermato.- disse porgendogli il foglio, avrebbe fatto di
tutto per staccare lo sguardo da quei maledetti occhi che lo stavano
tentando come se, a discapito della freddezza che emanavano, fossero
magnetici come una fiamma e lui fosse una falena che finiva per
lasciarci la pelle.
Il moro prese il foglio e lo guardò per pochi istanti prima
di annuire -Esatto, è proprio lui.-
-Lo vuoi sulla spalla, giusto?-
-Su entrambe le spalle a dir la verità e poi vorrei qualcosa
sul petto che li unisca.- disse con le idee ben chiare.
-Ok, di quello parleremo più avanti, ora spogliati e
sdraiati per favore.- gli disse indicando il lettino con un gesto della
mano.
-Tanto per mettere le cose in chiaro Eustass-ya, non gradisco quando
qualcuno mi dà degli ordini quindi non farlo
più.- gli disse Law
mentre posava la felpa gialla e nera su una sedia e si
sdraiò
con un movimento agile ed elegante.
-Ascoltami bene, uno che viene qua vestito come un'ape non
può
permettersi di avanzare nessuna richiesta e poi come cazzo mi hai
chiamato?-
-Eustass-ya, sei forse sordo?- ghignò il moro che
però
dovette trattenere un gemito quando l'ago penetrò la carne
della
spalla senza preavviso. Gettò al rosso un'occhiata che
avrebbe
fatto venire freddo perfino nel bel mezzo di una giornata estiva nel
deserto, ma il diretto interessato non lo vide neppure
perché
era totalmente preso dal lavoro che aveva iniziato.
Contrariamente a quanto si sarebbe aspettato Kidd aveva un tocco non
troppo rude e soprattutto ogni movimento ed ogni gesto lasciavano
trasparire tutta la passione e l'impegno che metteva in ogni tatuaggio
che faceva. Raramente Law incontrava persone che amavano
così
tanto il proprio lavoro come sembrava fare quel ragazzone dagli occhi
d'ambra.
-Allora, sei sempre così stronzo oppure a volte riesci
perfino a
non far venire alle persone con cui parli la voglia di ucciderti dopo
mezza frase?- gli chiese Kidd con la voce roca e senza distogliere lo
sguardo da quello che stava facendo.
-Forse sono perfino peggio, chi lo sa?- disse Law a cui in
realtà interessava ben poco quello che la gente pensava di
lui.
Non era il tipo di persona che dava troppo peso a queste cose e
preferiva vivere la sua vita senza doversi preoccupare di quello che
gli altri potevano dire di lui. Perfino prima di capire di essere gay
gli importava ben poco, così come a lui non fregava
assolutamente nulla di spettegolare a proposito di persone che magari
non avrebbe mai più rivisto nella sua vita, quindi
perché
preoccuparsi di quella gente insulsa?
La consapevolezza della sua omosessualità non aveva fatto
altro
che confermargli che, l'unico modo per sopravvivere, era proprio quello
di evitare di farsi condizionare. Nessuno poteva intaccare la dura
corazza che aveva innalzato attorno a se stesso, fatta di gelo e
sarcasmo, ed aveva tutta l'intenzione di continuare così.
-Almeno ne sei consapevole, questo te lo concedo.-
-Solo uno stupido ignorerebbe i suoi pregi o i suoi difetti.-
-Ti avviso che odio quando qualcuno inizia a filosofeggiare
così dal nulla.-
-Quale limitatezza mentale Eustass-ya.- lo prese in giro il moro.
-Dovresti ampliare la mente, pensare un po' non ha mai fatto male a
nessuno.-
-Ti ricordo che ho un ago in mano e che potrei anche farti molto male.-
ringhiò il rosso che si interrompeva per ripulire il sangue
che
aveva iniziato a colare dal tatuaggio che lentamente prendeva forma.
Law pensò che non li sarebbe per niente dispiaciuto se Kidd
gli
avesse fatto male, anche se intendeva in altre circostanze e con molti
meno vestiti addosso.
-La rosa è la tua fidanzata?- chiese a bruciapelo.
-Bonney? Sì, perché?- rispose Kidd dopo qualche
istante di silenzio di troppo che non sfuggirono all'altro.
-Niente di importante.- disse il moro chiedendosi se il rosso fosse
etero o magari bisex. Era una preda troppo interessante per
lasciarsela sfuggire così senza neppure fare un tentativo.
Era
da tanto che non si divertiva e Kidd sembrava proprio quello che gli ci
voleva per quello che aveva in mente.
-Prima te ne esci con queste domande e poi dici che non è
niente.- latrò Kidd.
-E va bene, volevo saperlo per dirti una cosa.-
-Spara, avanti.-
-Solo se questo fine settimana vieni a trovarmi al bar in cui lavoro.-
lo
ricattò il moro e finalmente Kidd sollevò gli
occhi per
immergerli nei suoi.
-Torao, posso avere un altro succo di pera e un vino rosso per Robin?-
chiese Rufy apparendo con un ampio sorriso davanti al cameriere che si
affacendava tra cocktail da preparare, bicchieri vuoti da ritirare e
clienti ubriachi troppo molesti da spedire via a calci su per il culo.
Il locale quella sera era gremito, come un po' ogni fine settimana, ma
Law e Nami, l'altra cameriera, riuscivano a gestire la tensione e il
caos abbastanza bene nonostante tutto.
-Subito, Rufy-ya.-
L'altro si sedette val bancone mentre attendeva le sue ordinazioni e
prese una manciata di patatine dalla ciotola.
-Uff, ma quando finisci? Ti stai perdendo tutto il divertimento come al
solito.- sbuffò.
-La band finisce tra mezz'ora di suonare quindi tra un'oretta dovrei
finire. Per caso Zoro sta di nuovo litigando con Sanji?-
-Già, e dovresti vedere che spasso il nuovo fidanzato di
Robin!
Si chiama Franky e pare beva solo acqua e coca-cola.- disse come se
fosse la cosa più divertente del mondo.
Law gli posò davanti un bicchiere con il succo ed un calice
con
il vino per Robin per niente impressionato dalla cosa -Dovrebbe essere
degno di ammirazione solo perché non beve altro al di fuori
di
una bevanda che avvelena il fegato e crea dipendenza?-
-Pensa che riesce a bere da tre bottiglie contemporaneamente e senza
bisogno di cannucce!- continuò ingenuamente il moro
più
giovane.
-Tutto questo è molto interessante e, se non fossi
così
impegnato, andrei sicuramente a congratularmi.- disse Law con una punta
di acido sarcasmo nella voce.
-Puoi sempre avvicinarti dopo quando finisci.- trillò felice
l'altro acchiappando i due bicchieri per portarli al tavolo.
-Certo, non vedo l'ora.-
-Insomma, cosa bisogna fare per avere da bere in questo posto del
cavolo?- ringhiò una voce che si sentiva chiaramente
nonostante
la musica ad alto volume. Law si voltò di scatto e riconobbe
il
tatuatore, vestito con un'improbabile quanto mai coatta pelliccia
bordeaux, insieme ad un tizio con lunghi capelli biondi che squadrava
chiunque si avvicinasse troppo a lui o al suo amico.
-Basta semplicemente chiedere, Eustass-ya.- fece Law con un ghigno
storto.
-Tu sei amico di Torao? - chiese Rufy che ancora cercava di capire come
prendere il calice senza farlo cadere.
-Amico è una parola grossa, e poi tu chi saresti pulce?-
disse
Kidd che lo squadrava come se fosse un raro esemplare di insetto.
-Gli amici di Torao sono anche miei amici, io sono Rufy. E tu spinoso
come si chiami?- disse il moretto porgendogli la mano, anche se era
occupata dal bicchiere di succo di frutta.
-Spinoso? - ripeté con un ringhio Kidd prima di scoppiare a
ridere - Hai fegato a chiamare così uno che è
alto il
triplo di te, per stavolta chiuderò un occhio ma bada bene
di
non prenderti troppe libertà.- lo ammonì.
Rufy inclinò la testa, senza dare segno di avere compreso
appieno il discorso del rosso. Law scosse la testa, ma
perché
doveva assistere a quelle scenette patetiche? Perché Rufy
non si
faceva semplicemente i fatti suoi? Era un bravo ragazzo, ma delle volte
lo avrebbe voluto strangolare per davvero.
-Rufy-ya, perché non porti il vino a Robin?- gli disse per
farlo andare via prima che succedesse l'irreparabile.
-Vado!- trillò senza perdere il suo ampio sorriso.
Kidd ed il suo amico, che aveva assistito alla scena con un'espressione
imperturbabile, si avvicinarono al bancone.
-Chi diavolo era quello svitato?- domandò al moro.
-Un mio amico, il nome lo hai sentito prima.-
-Per amico intendi quel tipo di amico?- ghignò il rosso
prendendo il bicchiere di whisky che Law gli aveva appena servito.
-Non capisco quello che intendi.- disse il cameriere che
però aveva ben inteso il senso delle parole dell'altro.
-Hai capito benissimo. Ho capito che sei gay e non mi stupirebbe se
quello fosse il tuo scopamico.-
-Se hai intenzione di dire che sono un "frocio" o un "depravato" sappi
che l'ultimo che lo ha detto è finito all'ospedale con un
coccio
di vetro conficcato nella spalla e non c'è bisogno che ti
dica
chi ce lo ha mandato.-
Kidd bevve un sorso del suo liquore prima di inclinare la testa e
continuare a fissarlo con una certa punta di curiosità -Non
volevo mica offenderti.- disse sollevando il sopracciglio quasi
inesistente.
Ma Law posò la consumazione di Killer sul bancone e si
allontanò senza rispondere.
Un'ora e mezza più tardi Law si stava finalmente godendo la
sua meritata pausa con tanto di sigaretta insieme a Robin.
-Non capisco perché non hai voluto dire a Rufy che ho
già
conosciuto Franky settimane fa.- disse gettando un'ampia boccata di
fumo
che risalì come una nuvola che andava a disperdersi nel
cielo e
a confondersi con le altre che quella notte nascondevano le stelle.
-Non volevo che potesse rimanerci male e ci tenevo a fare le
presentazioni ufficiali a tutti. Inoltre ti ricordo che mi hai vista
con Franky per puro caso.- replicò la mora gettando la
cenere
nell'apposito cestino.
-Lo avrei scoperto lo stesso, lo sai.-
-O più verosimilmente te lo avrei detto io per prima
perché sai che non ti nascondo mai nulla.-
-Non vuoi darmi nessuna soddisfazione a quanto pare.- ghignò
Law.
Robin ridacchiò prima di buttare fuori il fumo in sottili
filamenti che passavano attraverso le sue labbra dipinte con il
rossetto.
-E Rosinante come sta? I medici cosa dicono?- gli chiese ed i suoi
occhi azzurri si velarono per qualche istante di tristezza mentre
fissava il suo amico.
-Non sono molto fiduciosi. Dicono che i suoi polmoni sono davvero messi
male e ci sono delle possibilità che possa rigettare la
chemio.- rispose il giovane controllando perfettamente il tono della
sua voce in modo che non si avvertisse la tensione ed il dolore che
provava quando parlava del suo padre adottivo.
-So che non serve a molto ma si spiace davvero, vorrei venire a
trovarlo nei prossimi giorni se se la sente.-
-Lo sai che va pazzo per i tuoi biscotti al cioccolato.-
-Solo perché sono l'unica cosa che mi riesce bene.- disse
lei
per cercare di stemperare la tensione e infatti l'ombra di un sorriso
si allargò sul volto sottile del suo amico.
Robin sapeva bene cosa significasse convivere con il dolore di avere
perso entrambi i genitori e questo la rendeva molto più
simile a
Law di quanto entrambi volessero ammettere. La loro amicizia risaliva
ai tempi del liceo, anche se all'epoca Robin era una senpai del moro, e
si era andata rafforzando anno dopo anno tanto che molti li scambiavano
per due fratelli o per due fidanzati e solo chi li conosceva bene
sapeva che non c'era mai stato nulla tra loro in senso romantico
né mai avevano avuto rapporti fisici di alcun tipo.
Tra loro c'era una sintonia tale che spesso si capivano con un solo
sguardo ma era ben diverso da quello che la gente poteva pensare. Che
ne sapevano loro del dolore che Robin vedeva negli occhi di Law mentre
parlavano di Rosinante? Nessuno era in grado si scavare dietro quelle
iridi di ghiaccio e capire veramente il carattere difficile del
ragazzo. Tutti eccetto Robin, erano molto simili nella sofferenza, e la
giovane donna sperava che il suo amico potesse trovare
qualcuno a cui aggrapparsi come lei aveva fatto con Franky. Nessuno
meritava una vita così penosa e solitaria.
Law era un tipo forte e che sembrava poter portare il peso del mondo
sulle sue spalle, questo Robin lo sapeva, ma anche la quercia
più robusta rischiava di spezzarsi prima o poi. Il ragazzo
era asociale
perché rinchiudersi in se stesso era l'unico modo che
conosceva
per affrontare tutte le difficoltà a cui la vita lo aveva
continuamente sottoposto e Robin non lo biasimava di certo se preferiva
la
solitudine ed era un maniaco del controllo, tuttavia stare sempre solo
e tenersi sempre tutto dentro non avrebbe fatto che fargli accumulare
rancore, dolore e rabbia. Erano anni che non lo vedeva sorridere, se
non in maniera sarcastica o acida, e voleva davvero aiutarlo a
raggiungere quella pace interiore che meritava almeno un po'.
-E allora gli ho detto che se quello là davvero gli faceva
un
prezzo migliore rispetto a me poteva anche andare da lui ma che non
doveva permettersi di rimettere piede nel mio studio se
qualcosa
fosse andato storto.- disse Kidd uscendo dal locale con una sigaretta
tra le mani pronta per essere accesa.
-Tanto peggio per lui, vedrai che quello sbaglierà di sicuro
qualcosa. Heat mi ha detto che un tizio dell'officina è
andato
da lui per risparmiare e ha clamorosamente sbagliato il nome che gli
stava tatuando.- gli disse il suo immancabile amico biondo.
-Che coglione.- fu il commento rabbioso del rosso prima che si
accorgesse della presenza di Law e Robin poco distante da loro. -Ehi,
come va il tatuaggio? Si è cicatrizzato bene?-
-Quasi, ancora un paio di giorni e ci siamo. Quando mi farai quello
sull'altra spalla?-
-Dovrei chiederlo a Bonney, è lei che mi tiene l'agenda. Ti
faccio sapere in questi giorni. La tua amica lo ha visto? Ti piace?-
-Ancora non ho avuto il piacere ma se va bene a lui per me non
ci
sono problemi.- disse gettando il mozzicone di sigaretta nel posacenere.
-Sarebbe il minimo dopo quanto mi avete fatto sudare solo con il
disegno.-
-Suvvia, sono sicura che non siamo certo gli unici clienti esigenti che
hai mai avuto.- ridacchiò Robin.
-Se non siete i più rompipalle poco ci manca.-
ghignò il rosso.
-Non fare il melodrammatico ora Eustass-ya, o dovrò
rivolgermi al tatuatore che ti sta facendo concorrenza per il prossimo
tatuaggio.-
Killer vide un avena ingrossarsi sulla fronte nivea del suo amico e
fece per mettergli una mano sulla spalla per calmarlo quando Robin gli
fece cenno con la testa di non farlo e di seguirla dentro il locale.
Quella pazza veramente si aspettava che avrebbe lasciato il rosso da
solo con quello stronzo? La sola faccia da schiaffi bastava a fargli
capire che doveva tenerlo d'occhio con molta attenzione.
Tuttavia osservando Kidd che gli si avvicinava con aria minacciosa vide
anche le scariche elettriche che quei due emanavano. Si scontravano e
si respingevano ma allo stesso tempo non potevano fare a meno di
avvicinarsi. Si chiese se fosse saggio permettere a Kidd di avvicinarsi
ad uno che conosceva così poco, sapeva quanto potesse essere
impulsivo e poco saggio il suo amico in certe situazioni.
Seguì
la donna continuando ad osservare i due, che non davano segno di
essersi accorti di essere rimasti soli.
-Per quello che hai detto dovrei prenderti a pugni, lo sai? Odio quando
qualcuno mi sfotte.- disse il rosso.
-Non ti sto mica sfottendo Eustass-ya.- disse Law gettandogli un'ampia
boccata di fumo sul viso e senza mai spostare lo sguardo.
Kidd chiuse gli occhi per un istante, inspirando a fondo quel fumo con
tutto ciò che quel gesto diceva silenziosamente.
-Perché mi hai detto di venire qua stasera?- gli chiese
senza
pensarci troppo. -Lo so che in realtà non mi dovevi dire
niente
ma che era una scusa per essere qui.-
-Qualcuno ti ha suggerito qualcosa o hai davvero capito tutto questo da
solo?-
-Stai per prenderti quel famoso pugno se continui
così.- lo
ammonì il più alto avvicinandosi sempre di
più.
-Chi ti dice che ci fossero secondi fini nel mio invito? Magari volevo
solo farti venire a spendere qua i tuoi soldi, così da avere
un
extra più alto questa sera.- rispose il moro gettando la
sigaretta ormai finita. Kidd catturò il polso ossuto e
glielo
strinse con forza per aver tutta l'attenzione di quegli occhi su di
sé.
-Non fare lo stronzo con me, Trafalgar.- gli ringhiò a pochi
centimetri dal viso ambrato del moro. Erano così vicini che
sarebbe bastato un attimo per annullare la distanza tra di loro ed
unirsi in un bacio rude e passionale.
E poi cosa sarebbe successo? Cosa avrebbero fatto? Si sarebbero fermati
lì o sarebbero andati oltre per saziare quella fame che
avevano
e quella voglia di conoscere i loro corpi?
-Kidd? Cosa stai facendo qua?- la voce rude di Bonney li
riportò
bruscamente alla realtà ed il rosso mollò la
presa sul
polso dell'altro, spezzando il contatto visivo e tutto quello che era
successo in quei pochi, folli attimi.
-Bonney? Quando sei arrivata?-
-Proprio adesso, ti ho mandato un messaggio ma non mi hai risposto.-
fece la rosa mentre il rosso la raggiungeva. Sulla porta aperta c'era
Killer che con lo sguardo cercava di scusarsi per non aver fermato la
ragazza che aveva probabilmente visto qualcosa.
Infatti la vide gettare un'occhiata di fuoco a Law mentre si voltava
per entrare nel locale insieme al rosso.
-Te lo sei fatto quello là?- ringhiò Bonney
quando
entrarono nel locale non più gremito come qualche ora prima.
Kidd si voltò di scatto verso di lei come se gli avesse
appena dato un
pugno nello stomaco.
-Me lo stai chiedendo sul serio?- disse vagamente risentito.
-Già, ancora un po' e vi sareste saltati addosso davanti a
tutti, quindi mi pare
legittimo avere dei dubbi. Cosa cazzo ci hai fatto con quello?-
- L'unica cosa che gli ho fatto è stato quel cazzo di
tatuaggio
per lavoro e basta, ti rendi conto di quello che stai dicendo?
Pensavo di meritare un po' di fiducia!- rispose irritato Kidd. Non gli
piaceva sentirsi minacciato in quel modo, soprattutto quando non aveva
fatto nulla di male. Se veramente ci fosse stato qualcosa tra lui ed
un'altra persona avrebbe prima lasciato Bonney e poi, una volta libero,
avrebbe fatto quello che voleva ma non le aveva mai messo le corna,
nemmeno una volta nonostante le occasioni non gli fossero mancate.
-Prova a vedere la situazione dal mio punto di vista per un solo
istante e poi chiediti se anche tu non mi avresti fatto la stessa
domanda. E' vero che non hai mai fatto nulla di male e so di poter
contare sulla tua totale lealtà ma, diciamocelo chiaramente,
non
è che le cose stiano andando benissimo, quindi non mi
stupirei se
ti fossi guardato attorno per cercare quello che ti manca.-
-Io comunque non ho fatto assolutamente niente con quello, te lo posso
assicurare. E' vero che le cose vanno di merda ma non mi piace fare lo
stronzo.- disse bevendo un sorso di birra.
Bonney si grattò la punta del naso, come faceva sempre
quando era immersa nei suoi pensieri.
- Come cazzo abbiamo fatto a ridurci così?- chiese lei
più
a se stessa che al rosso. Kidd si passò una mano inanellata
tra
i capelli e si lasciò sfuggire un sospiro.
-Non lo so ma non possiamo mandare avanti questa cosa ancora a lungo.
Non stiamo realmente insieme da molti mesi mi sa.-
- Quindi dobbiamo farla finita proprio ora, in questo bar e dopo che ti
ho quasi accusato di essere andato con un altro?- disse lei appoggiando
la testa al petto muscoloso del ragazzo.
- A quanto pare sì.- fece lui scompigliandole i capelli
mentre
osservava un certo cameriere che, rientrato dalla pausa, si dedicava
alla pulizia dei tavoli vuoti con Rufy che gli ronzava attorno e gli
raccontava chissà quale storia .
- Domani prendo le mie cose
e me ne vado dall'appartamento.-
- Puoi restare finché non ne trovi un altro con calma.-
- Andrò a stare da Killer per un po', credo che sia la cosa
migliore.-
Kidd sentì le unghie di Law graffiargli le spalle scoperte
mentre lui gli mordeva le labbra e i loro gemiti rimanevano rinchiusi
nell'abitacolo dell'auto del moro.
Il rosso si staccò di malavoglia dalla bocca dell'altro per
permettergli di togliersi la felpa, con uno strano teschio disegnato
sopra, ed ammirare quella pelle ambrata e quei muscoli definiti. Con la
punta delle dita sfiorò il contorno del tatuaggio che gli
aveva
fatto appena un paio di settimane prima sul petto, dopo quello
sull'altra spalla e quelli sulle braccia, speculari anche quelli.
- Certo che il tuo tatuatore ha fatto proprio un lavoro a dir poco
perfetto.- ghignò soddisfatto.
-Sì, ma ha già un ego smisurato quindi meglio non
dirglielo o non la smetterà più di vantarsi.-
rispose Law
mordicchiandogli e leccandogli il collo. -E poi più che
altro ci vado perché scopa bene.-
Kidd rise di gusto -Sei proprio un gran bastardo, lo sai?-
-Sarà la milionesima volta che me lo dici, lo sai?-
ghignò prima che Kidd divorasse nuovamente le sue labbra e
sbottonasse i pantaloni di entrambi.
Ormai conoscevano a memoria i loro corpi, erano mesi che quello strano
rapporto che avevano andava avanti, più o meno da quando si
erano ritrovati a spogliarsi senza pensarci dopo una sera dopo che Kidd
aveva appena terminato uno dei numerosi tatuaggi del moro, ed avevano
imparato a conviverci fin da subito. In
qualche strano modo si poteva che avessero imparato a conoscersi e ad
essere diventati amici anche se le prese in giro e qualche volta i
litigi non mancavano di certo, ma tutto si risolveva poi con quelli che
loro chiamavano i loro "scontri" con cui davano libero sfogo alla loro
libidine.
Non stavano di certo insieme, avrebbero ucciso chiunque avesse osato
pronunciare una tale bestemmia, ma si consideravano come amici con
benefici, e a loro andava benissimo così.
Facevano sesso quando ne avevano voglia, senza nessuna implicazione
sentimentale a complicare il rapporto e non dovevano rendere conto a
nessuno se volevano
divertirsi in quel modo. Il loro non era un rapporto in esclusiva, e
mai lo sarebbe diventato probabilmente, ed erano liberi di vedere chi
volevano al di fuori di loro due. La cosa andava bene ad entrambi,
anche se Law aveva precisato che se avesse scoperto che Kidd andava con
qualcuno che avrebbe potuto contagiargli qualche malattia venerea lo
avrebbe castrato, e non ci tenevano ad approfondire un qualcosa che
sarebbe diventato troppo complicato da gestire e che fondamentalmente a
loro non interessava.
In particolare Law era uno che trovava difficile affezionarsi alle
persone in senso stretto. Aveva pochi amici e reputava
controproducente legarsi ad una persona, dal momento che voleva avere i
suoi
spazi e fare ciò che gli piaceva di più in totale
libertà. Non era incapace di provare
sentimenti ma innamorarsi di qualcuno era qualcosa che in quel momento
non rientrava nelle sue immediate priorità, e forse mai lo
sarebbe
stato probabilmente.
Mentre Kidd entrava violentemente in lui e si muoveva arrivando fino al
punto che tanto gli provocava piacere si ritrovò a pensare
che
però non aveva mai frequentato un amante in maniera
così
assidua come Eustass Kidd. C'era qualcosa di diverso in lui rispetto
alle altre persone con cui aveva avuto a che fare e non sapeva se la
cosa avesse un significato più profondo di quanto gli
piacesse
ammettere, o se dipendeva semplicemente dal fatto che l'intesa sessuale
che
aveva con il rosso non l'aveva mai avuta con altri.
Ma soffocò la cosa insieme al gemito che Kidd
catturò tra
le sue labbra scure.
Non gli andava di rimuginare sul suo scopamico, sulla
malattia di Rosinante o sul noioso lavoro che aveva ma che almeno gli
permetteva di aiutare il suo patrigno con le spese.
Voleva spegnere il cervello per quei preziosi ed orgasmatici minuti e
tagliare fuori tutto ciò che lo assillava quotidianamente.
Gli
interessava solo l'atto fisico in sé e godere di quello che
stava facendo.
Afferrò i capelli di Kidd e lo tirò verso di
sé
per baciarlo mentre il rosso gli leccava i lobi delle orecchie facendo
tintinnare gli orecchini e gli sfiorava con le dita le occhiaie
perennemente scure.
E mentre erano lì, ventre contro ventre, quasi al limite del
piacere che finalmente Law non sentiva più il peso di tutti
i
suoi problemi sia passati che presenti. L'urlo liberatorio non era solo
per il piacere di avere raggiunto l'orgasmo ma era anche
libertà
di fare solo ed esclusivamente quello che voleva.
Crollò esausto ma soddisfatto sul sedile con Kidd che
brontolava
per il poco spazio che aveva per potersi distendere in maniera decente.
- Di che ti lamenti Eustass-ya? Sei tu che hai detto di non voler
aspettare di arrivare fino a casa tua.- disse prendendo il pacco delle
sigarette
dalla tasca dei pantaloni che aveva gettato sul sedile del guidatore.
-Non fare tanto lo spiritoso Trafalgar.- rispose il rosso prendendo
anche lui una sigaretta dal pacchetto e pensando che il moro che gli
stava a fianco era uno dei pochi con cui si concedesse un po' di relax
dopo il sesso, se si escludeva Bonney con cui aveva convissuto e che
era stata la sua fidanzata.
Solitamente non si fermava mai, neppure per
una sigaretta, ma andava via perché non
era interessato a
condividere quel momento con qualcuno di cui non gli importava nulla.
La verità era che per lui Trafalgar era un'eccezione sotto
diversi aspetti. Era quello con cui si tratteneva dopo il sesso, quello
con cui oltre al sesso aveva uno straccio di rapporto tanto che si
potevano considerare quasi amici, quello che gli diceva di non dargli
ordini e che non sembrava essere intimorito dalla sua stazza, quello
con cui divideva volentieri un pacco di sigarette, quello che guardava
costantemente negli occhi durante il rapporto e quello che baciava con
maggiore trasporto.
Non sapeva perché gli facesse quell'effetto ma trovava
estremamente appagante cibarsi di quelle labbra, non solo
durante
il rapporto, ed avvertiva lo stesso trasporto nel moro; che quello
stronzo lo
ammettesse o meno ne era sicuro, il corpo non mentiva.
Ma per loro andava tutto bene così. I loro scontri erano
più che sufficienti e non cercavano assolutamente altro.
Le cose però cambiarono radicalmente molti mesi
più tardi
dal loro primo incontro, quando ormai l'estate aveva ceduto nuovamente
il posto all'autunno e le foglie si staccavano dagli alberi e
riempivano i grandi viali alberati.
Kidd si era sistemato da qualche tempo in un appartamento di un
quartiere non molto
lontano dal suo studio ed aveva perfino scoperto una pizzeria in zona
in cui passava spesso e volentieri a prendere qualcosa per cena.
Ma in quel momento Eustass Kidd non pensava affatto alla pizza
né al suo lavoro. Era un sabato mattina abbastanza
soleggiato
anche se freddo e, in sella alla sua moto, si dirigeva in una zona ben
precisa della città, a casa di un certo moro che nei mesi
precedenti aveva creduto di poter chiamare amico e che invece
esattamente da due settimane non dava alcun segno di vita;
e quello nonostante le ripetute chiamare, peraltro rifiutate,
e i messaggi,
alcuni anche vocali e alquanto intimidatori.
Aveva scoperto che era da una settimana che non si presentava al
lavoro,
anche se aveva avvisato e chiesto un permesso, e si chiese
cosa diavolo gli passasse per quella testa di cazzo.
Parcheggiò dentro il cortile che circondava il condominio in
cui
viveva Trafalgar con il suo patrigno e spinse via un'anziana signora
che stava uscendo dal portone dell'edificio; fece le tre rampe di
scale che lo separavano dalla sua destinazione come una furia e senza
avvertire minimamente la fatica.
Suonò il campanello come se lo volesse staccare dalla parete
e
continuò finché non sentì dei rapidi
passi in
avvicinamento che riconobbe subito e, quando Trafalgar Law
aprì
la porta indispettito, gli mollò un pugno sulla mascella che
lo
fece cadere all'indietro.
Il moro si sarebbe
aspettato
di tutto ma mai di essere aggredito sulla soglia di casa,
poggiò
una mano a terra per rialzarsi, quando le braccia possenti di Kidd lo
sollevarono da terra e lo rimisero in piedi.
Si ritrovò le iridi fiammeggianti di Kidd davanti agli occhi
e
sembrava volesse ucciderlo solo con la potenza dello sguardo.
-Sei un fottuto bastardo! Tutti questi mesi trascorsi a pensare di
essere tuo amico e poi vengo a scoprire da Rufy che Rosinante
è
morto! Perché cazzo non me lo hai detto tu? Quanto diavolo
ti
costava chiamare o mandare un cazzo di messaggio?- ruggì
furioso
come un belva.
Law gli rivolse un'occhiata che avrebbe fatto congelare perfino le
fiamme dell'inferno.
- Cosa cazzo vuoi da me, si può sapere?- disse
schiaffeggiandogli le mani che erano ancora aggrappate alle sue braccia.
- Praticamente ti servivo solo quando volevi scopare, visto che alla
prova dei fatti mi hai completamente dimenticato!-
-Io non ti devo proprio nulla Eustass-ya, cerca di tenerlo bene a
mente. Mi sarò dimenticato di dirtelo.-
-Dimenticato? Non dire cazzate! Lo hai detto a tutti i tuoi amici, hai
detto al bar che non saresti andato, in pratica l'unico stronzo a non
sapere nulla ero io! Perché?-
-Scusami tanto se avevo altre priorità, visto che mio padre
è morto e avevo anche un cazzo di funerale da organizzare.-
-Tu sei completamente fuori.- disse Kidd con un gesto esasperato delle
braccia. -Senti, mi dispiace davvero per la tua perdita , Rosinante mi
stava simpatico, ma se lo avessi saputo
avrei potuto fare qualcosa per aiutarti.-
- Cosa avresti potuto fare esattamente, Kidd?- disse Law velenoso come
un serpente. Il rosso si rese conto che era la prima volta che lo
sentiva pronunciare il suo nome e avrebbe tanto voluto che la cosa
fosse avvenuta in altre circostanze.
- Non lo so, qualunque cosa, bastava che tu me lo dicessi, cazzo!-
- Io non voglio niente da te, Eustass, né da nessun altro,
lo vuoi capire?-
-Ah è così, allora sai che ti dico? Vaffanculo
Trafalgar,
vaffanculo!- disse spingendolo all'indietro, e solo allora vide le due
valigie che stavano accanto alla piccola cucina.
Kidd le osservò non riuscendo a capire cosa diavolo
significassero. - Cosa cazzo sono queste valigie?-
-Cosa vuoi che significhino? Me ne vado da questo posto, adesso che
Rosinante è morto non c'è nulla qua per me.-
-Nulla? E i tuoi amici? Ed io? Non contiamo proprio niente per te
allora! Sei un egoista fino alla fine, non te frega un cazzo di nessuno
se non di te stesso!-
-Non me ne frega niente di stare qua. Rosinante voleva vivere in questa
città di merda ma io l'ho sempre odiata.-
Kidd guardò alternativamente il giovane che gli stava di
fronte
e le valigie, come se non capisse veramente la situazione.
- Quindi questa è la tua decisione definitiva?-
- Esatto.-
- Allora vattene, vattene e non tornare mai più, bastardo!
Anzi,
sono contento che tu te ne vada e spero proprio di non rivedere mai
più la tua faccia!- gli
disse minaccioso il rosso.
Gli dispiaceva veramente per il suo lutto,
ma non poteva accettare quel modo di fare da stronzo egoista. Era
chiaro
che non dipendeva solo dalla morte del patrigno ma che era nell'indole
di Trafalgar
quella di rinchiudersi a riccio quando aveva un problema e isolarsi da
tutto.
Chiuse la porta con un rumore sordo che fece tremare i vetri degli
appartamenti. Ringhiò come una belva mentre scendeva le
scale e
sentendosi un idiota per aver pensato che Law lo considerasse suo
amico. Forse più tardi si sarebbe pentito di essere andato
lì ad insultarlo e a litigare pesantemente ma in quel
momento
non poteva davvero perdonare il pessimo comportamento del moro.
Nei giorni a venire si sarebbe reso conto di non essersi comportato
bene a sua volta ma non avrebbe mai pensato di non vedere mai
più Law veramente. Pensava di avere tutto il tempo del mondo
per
recuperare un rapporto che era convinto di poter salvare ed invece la
notte del giorno del loro litigio Law partì senza dire
niente a
nessuno e, per mesi, nessuno sentì più parlare di
lui; era
come se si fosse volatizzato nel nulla, anche se Kidd
immaginò
che con Rufy o Robin avesse preso successivi contatti e avesse detto
loro di non dire riferire nulla solo a lui.
Si pentì ogni giorno per diverso tempo di quello che gli
aveva
detto in uno dei suoi soliti impeti di collera e ci pensava spesso
nonostante tutto, fino a quando il rimorso e la rabbia non lasciarono
spazio alla frustrazione e alla tristezza. Solo quando si
ritrovò senza la costante presenza del moro capì
che
forse il motivo per cui Trafalgar era così diverso dalle
altre
persone con cui era stato era perché era lui stesso che lo
considerava tale, perché se ne era innamorato come un
perfetto
idiota. Senza neppure rendersene conto aveva finito per cedere a quei
sentimenti che spingeva nel profondo del suo essere per non doversi
legare a nessuno e continuare con la sua solita vita.
E la cosa che lo faceva più incazzare era l'essersi
innamorato
di un perfetto stronzo, bastardo ed egoista che non ricambiava
assolutamente quello che lui provava. Si chiese se, capendo prima i
suoi sentimenti e confessandoli a Trafalgar, sarebbe riuscito a
convincere il moro a restare lì con lui. Ma, pensandoci
bene, capì che no, Trafalgar non sarebbe rimasto
per lui
nonostante tutto. L'unico coglione ad essere rimasto invischiato in
quella matassa di incontri, litigi, baci e discorsi fatti fino all'alba
dopo il sesso, era solo lui e si sentiva un imbecille ad essere caduto
in quella trappola. Non quando era troppo tardi per fare qualsiasi cosa.
Poteva solo conservare il ricordo di quei mesi trascorsi insieme e la
spensieratezza dei loro scontri.
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