Racconti improvvisati

di titania76
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La prova



(parole: 495)
Quando fece quel primo passo, per oltrepassare la soglia del labirinto, la sua innocenza era ancora intatta. Del gruppo di amici, solo il danzatore era stato l'unico che si era proposto. Forte della determinazione dei giovani spavaldi, e il cuore pieno di un coraggio che sapeva più di un atto di romanticismo verso la bella cantante, che di vera audacia per l'avventura, vi si addentrò, ignaro e inconsapevole di cosa avrebbe trovato; lasciando lei e i due musici a pregare per la sua sorte.
Chi in passato aveva affrontato quella prova, non era tornato indietro per raccontare cosa aveva visto.
Nei testi antichi veniva chiamata la prova dell'abisso, ma nessuno sapeva esattamente perché. Alcune fra le interpretazioni più accreditate motivavano quel nome con la natura stessa del territorio sopra il quale era stato costruito il labirinto, nel centro del quale si apriva una immensa voragine, che altro non era che una miniera di diamanti ormai esaurita da tempo. Altre puntavano di più sull'importanza del viaggio stesso, nel quale era inevitabile guardarsi dentro e ciò che si vedeva non sempre era ciò che ci si aspettava di vedere.
In altri documenti invece, era scritto che l'abisso era l'entrata al mondo sotterraneo dove dimorava il dio della Distruzione. Per questo motivo, migliaia di anni prima, era stato costruito tutt'attorno quell'insidioso e terrificante labirinto; e se mai qualche sciocco fosse riuscito a raggiungerne il cuore, avrebbe decretato la fine degli uomini.
Infine, fra le carte proibite, quello stesso luogo era descritto come un luogo mistico, regno di esseri divini che custodivano la fonte eterna, le cui acque, dalla freschezza immacolata, si diceva essere in grado di guarire ogni malattia. Essi avevano le sembianze di giovani ragazze dai lunghi capelli neri come la notte che toccavano terra, gli occhi dorati che sapevano scrutare l'animo e la carnagione lattea, perfetta, che faceva sfigurare persino la luna.
Con le loro voci cristalline recitavano dolci liriche che sapevano incantare e con la stessa leggerezza della brezza di primavera creavano danze che facevano perdere la nozione del tempo.
Era quest'ultimo che il giovane danzatore voleva dimostrare: l'esistenza di quelle creature e della fonte, per guarire la voce della bella cantante, che amava in segreto.
I suoi passi risuonavano fra i lunghi corridoi bui e umidi del labirinto; ma tanto più si avvicinava al suo centro, tanto più questi diventavano chiari, luccicando come oro alla fioca luce della fiamma della torcia che tendeva in avanti. Per lui, quel luogo che aveva spaventato generazioni di giovani del suo popolo, era come la strada per tornare a casa. Inconsciamente riconosceva ogni svolta, ogni bivio, ogni muro, che accarezzava con la punta delle dita. Continuava sicuro nel suo intento, fin quando non sentì quelle voci mistiche che lo guidarono per l'ultimo tratto, che si apriva in un grande giardino lussureggiante, con statue di marmo bianco, cascate e ruscelli e l'aria profumava di fiori,  non gli fecero dimenticare il motivo per il quale era arrivato fino a lì.




Le parole assegnate:
DISTRUZIONE - MALATTIA - FRESCHEZZA - INNOCENZA - DETERMINAZIONE - ROMANTICISMO - ABISSO - LIRICA - LEGGEREZZA - LABIRINTO.






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