Racconti improvvisati

di titania76
(/viewuser.php?uid=106066)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.





Messa in scena



(parole: 448)

«Fate chiamare mastro Terrin. Che trascriva la cronaca delle mie gesta, affinché i posteri siano testimoni della consacrazione che merito!» dichiarò solenne Sir Verlock, impettito nella sua armatura nera, appoggiando un piede sulla parte bassa della merlatura delle mura che cingevano la cittadella. In mano reggeva l'elmo sormontato da lunghe piume d'argento che si agitavano al vento. Era un vento freddo, aggressivo, che schiaffeggiava il suo viso e quello degli uomini rimasti ancora in piedi al suo fianco; che manteneva tesa la bandiera del casato e portava ai loro nasi il puzzo della morte.
Si sporse un poco, a contemplare il campo di battaglia dove i suoi nemici giacevano senza vita, immersi nel loro stesso sangue. Sputò su di loro con disprezzo e crudeltà. Poi, voltandosi verso i suoi uomini, alzò l'elmo e lanciò al cielo un grido di vittoria.
I suoi occhi erano animati di un macabro bagliore, mentre aizzava gli animi.
«Stoooop! Bene così!» gridò Frankie, alzandosi dalla sedia da regista. «Spegnete i ventilatori e fate scendere gli attori da lì!»
«Sam, passi che tu voglia usare il metodo Stanislavskij anche per una recita scolastica, ma non credi che sputare sia stato eccessivo?» disse, guardando disgustato quel... quel... Trattenne un conato. «Buddy, porta lo scopettone e vedi di togliere in fretta questo sangue di maiale, fa una puzza insopportabile», ordinò, sbuffando e tornando al suo posto. Poi, contravvenendo alle disposizioni del teatro di posa, si accese una sigaretta. Era una trasgressione alla sua etica, benché ci tenesse a rispettare le regole, aveva una necessità estrema, addirittura vitale, di fumarsi quella dannata sigaretta per togliersi dal naso e dalla gola quel fetore.
Si appuntò mentalmente di dirne quattro all'attrezzista di scena: glielo aveva detto che bastava dell'acqua colorata!
Tirando la sua sospirata boccata, si soffermò a guardare il suo attore protagonista, intento a farsi aiutare a togliere l'armatura.
«Linda, portami un asciugamano! Questa ferraglia è un vero forno!» disse il giovane, rivolgendosi alla giovane, che aveva il ruolo di truccatrice e costumista e che altri non era che la sua ragazza.
Quando lei gli si avvicinò, la prese per un braccio, la strattonò e la strinse a sé con un ghigno. Si guardarono negli occhi, Samuel aveva ancora la stessa strana luce di poco prima mentre interpretava il ruolo del terribile Verlock e lei sembrava una damigella alla sua mercé. Cedendo all'impulso del momento la baciò di forza davanti ai menbri del club del cinema.
«Smettila di atteggiarti a stereotipo del gran cattivone!» lo rimproverò lei, non contenta della situazione. Con un gesto non proprio imprevedibile gli diede un sonoro schiaffone, suscitando negli spettatori dei risolini che soppiantarono i fischi e le ovazioni ottenuti con il bacio.



Le parole assegnate:
CRUDELTA' – CRONACA – CONSACRAZIONE – SANGUE – MACABRO – BAGLIORE – TRASGRESSIONE – IMPULSO – STEREOTIPO – IMPREVEDIBILE.






Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3833100