8. Envy
Sarà almeno un’ora che stai
chiacchierando con Potter come davvero foste dei vecchi amici.
All’inizio, è stato un po’
imbarazzante trovare qualcosa da dire che non fosse una battutina o una velata
offesa… retaggi degli anni passati a scuola.
Ma poi, non sai nemmeno tu come, i
discorsi hanno preso una piega più rilassata, vi siete seduti su un divanetto
con i vostri bicchieri in mano e avete iniziato a parlare un po’ di tutto.
- Credi che Weasley mi ucciderà
entro stasera? – chiedi ironico mentre vedi il rosso che vi fissa da un bel po’
e che sbuffa ogni volta che la Granger cerca di distrarlo con qualche discorso.
- È possibile – ti risponde lui
altrettanto divertito, mentre con una mano saluta sfrontato il suo amico –
Oppure potrebbe uccidere me -.
- Figuriamoci, quello non ti
torcerebbe mai un capello Potter. È da sempre in adorazione di tutto ciò che
fai e di tutto ciò che dici – ribatti sicuro, mentre pensi che una piccola vena
masochista Potter debba averla davvero, visto che ora Weasley sta sbracciando
esagitato mentre parla con la fidanzata e ogni due per tre vi lancia delle
occhiate omicide, che nemmeno un Avada Kedavra potrebbe intimorire di più.
- Non credere, – ribatte più
seriamente, mentre fissa i suoi amici all’altro capo della sala – Abbiamo
passato dei momenti bui anche io e Ron. Giorni e settimane in cui non ci siamo
parlati, soprattutto durante la guerra. Ci sono stati momenti in cui lui mi
avrebbe sicuramente schiantato avesse potuto… e a dirla tutta, lo avrei
affatturato pure io se mi fosse capitato a tiro – le sue parole escono quasi
impersonali mentre ti racconta queste cose.
Ti soffermi a fissare per un attimo
il suo viso, una ruga sulla fronte ad indicare il fastidio che quei ricordi gli
provocano.
È strano, pensi, essere lì con
Potter ad ascoltarlo raccontare cose tanto intime, ma allo stesso tempo ne sei
felice. Ti soffermi a riflettere che, davvero, vorresti saperne di più di quel
ragazzo che ti siede accanto.
Assapori il momento bevendo un sorso
di vino e lanciando a tua volta un ghigno soddisfatto all’indirizzo di
peldicarota, che vedi avvampare di rabbia non appena scorge il tuo sguardo.
- E quindi vai anche tu dallo
psicomago Taylor – più un’affermazione che una domanda.
- Sì, Potter, mi pare che ci siamo
incrociati alcune volte - gli concedi
con fredda ironia, senza dar voce a quella malsana curiosità che ti ha
disturbato dal primo giorno che non l’hai più visto uscire dalla porta del
medico.
I suoi occhi sono fissi su di te, ma
non dice una parola.
Non penserà, per caso, di parlare di
queste cose qui, in mezzo a tutti?
Eppure, i suoi occhi non hanno
lasciato i tuoi da quanto? Minuti?
Non ce la fai più e distogli lo
sguardo, fintamente attirato da una qualche discussione animata alla vostra
destra.
Senti per un attimo solo la sua mano
poggiarsi sulla tua. Un lieve tocco, quasi fatto per caso. E poi ti volti di
nuovo verso di lui – Se un giorno ne vorrai parlare, puoi chiamarmi sai? Ne ho
passate talmente tante negli ultimi anni– dice grattandosi in imbarazzo la nuca
– che di psicomaghi ne ho visti parecchi… e ti dirò, alla fine ho capito che
non c’è niente di meglio che una bella chiacchierata con gli amici -.
Ok, Potter non ha appena alluso al
fatto che voi siate amici vero?
Perché, Salazar ti è testimone, il
Grifondoro è l’ultima persona al mondo che vorrebbe te, Draco Malfoy, come suo
amico.
Vero?
Con questo dubbio che ti attanaglia
il cervello resti imbambolato a guardare Potter che si alza dal divano e si
avvia verso i suoi di amici.
Li guardi, ma in realtà i tuoi
pensieri ti seguono a rallentatore. Hai percepito solamente la sua voce dire
“torno subito”, ma i tuoi riflessi sono come intorpiditi e solo ora realizzi la
sua mancanza al tuo fianco.
Ed il vuoto che senti ti spaventa.
In fondo, ti dici, è così la tua
vita. Sei rimasto irrimediabilmente solo, e sai che questa è anche un po’ colpa
tua.
Vedere il Grifondoro che ride con i
suoi vecchi compagni di scuola, che abbraccia amichevolmente Weasel, mentre
questi non fa che rimproverarlo, mette ancor più in evidenza la tua misera
condizione.
E tutto questo fa male.
Ti rendi conto, ancora una volta, di
tutto quello che non potrai mai avere.
Che desideri da così tanto tempo.
Ma sembra che tu prenda coscienza
solo ora del dolore che provi in fondo al petto.
Cerchi quindi, con lo sguardo pieno
di ansia, i tuoi amici.
Pansy è attorniata da un gruppetto
di ragazzi che fano a gara, poveri stolti, per ottenere la sua attenzione.
Non sanno che facendo così,
mettendosi in mostra come dei galli in un pollaio, otterranno solo l’effetto
contrario?
Ti giri allora verso il bar e, noti
con disappunto, che quell’idiota di Blaise sta ancora chiacchierando con
Paciock e che, Morgana e Merlino ce ne scampino, ora che guardi bene sta
palesemente flirtando con lui.
Il mondo sta andando a rotoli, ne
sei convinto, mentre sprofondi nei cuscini e abbandoni la testa all’indietro,
sperando di cacciare questa bruttissima sensazione che sta prendendo possesso
del tuo corpo.
Ti sei probabilmente appisolato,
perché quando riapri gli occhi ti senti stranamente rilassato, ma anche
disorientato.
Vieni però prontamente riportato
alla realtà da due smeraldi verdissimi ed un sorriso così luminoso che nemmeno
nei tuoi sogni più segreti avresti mai potuto immaginare.
Potter è lì, seduto affianco a te, e
ti sembra che tutto quanto sia al suo giusto posto in questo istante.
- Buongiorno principessa – ti senti
apostrofare da quella voce tanto profonda quanto sensuale. Ed un ghigno allarga
ancor più quelle labbra seducenti.
- Mi sono addormentato, merda! – non
c’è modo di trovare una scusa a questa tua mancanza, mentre guadagni una
posizione più elegante.
- Sono stati solo pochi minuti se ti
può consolare. Non credo se ne sia accorto nessuno –
- Tu mi hai visto – rispondi
piccato.
- Sarà il nostro segreto – quel
sorriso dovrebbe essere classificato come illegale, pensi.
- Ci spero proprio, che figura ci
farei? Già più della metà di questa sala non vede l’ora di poter sparlare del
sottoscritto – convieni non appena ricordi come gran parte di quelle persone ti
vedrebbero volentieri patire di stenti e pagare per tutto il male fatto dalla
tua famiglia durante la guerra.
Ti adombri a quel pensiero,
immaginando che forse non avrebbero nemmeno tutti i torti.
- Allora se non racconto nulla, mi
dovrai un favore –
- Cosa? –
- Mi devi un favore Malfoy… -
- Per una simile sciocchezza? –
- Non mi sembrava una sciocchezza
per te un attimo fa –
- Non mi farò ricattare per una
simile idiozia da uno sciocco Grifondoro –
- Allora potrei casualmente far
avere una fialetta con i miei ricordi a qualcuno dei nostri ex compagni… sai,
sei così carino quando borbotti nel sonno -
- Tu serpe! –
- Avrei potuto esserlo, in effetti –
Credi che il sopracciglio alzato e
il tuo sguardo interrogativo possano bastare per farlo continuare.
- Avrei potuto essere a Serpeverde,
se avessi dato retta al Cappello Parlante –
- Cosa, cosa? Che è questa fesseria?
– Chiedi incredulo.
- Al primo anno, il Cappello voleva
smistarmi a Serpeverde, ma io spaventato da quello che avevo sentito sui maghi
oscuri e su Voldemort… beh ho iniziato a ripetere come un mantra “non a
Serpeverde, non a Serpeverde…” ed eccomi qui, Grifondoro per scelta. Lo avresti
mai detto? – E credi che Potter non sia mai stato così bello. E, dannato lui,
potevate essere persino compagni di casa.
Eppure, non sai cosa dirgli.
Se da un lato vorresti urlargli
contro che ha buttato all’aria l’occasione di poter essere amici, dopo aver
rifiutato la tua mano, dall’altro sai benissimo che alla fine le cose sono
andate come dovevano andare, ed è meglio così.
Tuttavia, una punta di rammarico
permane, pensando che forse, con lui al tuo fianco, avresti fatto scelte
diverse, o forse no, o che comunque ti avrebbe salvato da questo mare nero in
cui ti sei da tempo impantanato.
Sospiri appena e non rispondi.
- Non ho idea se le cose avrebbero
potuto andate diversamente – è Harry a parlare, quasi avesse intuito il flusso
dei tuoi pensieri, ma non ti guarda. Fissa il centro della sala dove un sacco
di ragazzi stanno ballando. - Ma ora
vorrei ricominciare e conoscere il vero Draco –.
Il tuo cuore perde uno, forse due,
battiti. Non credi alle parole che hai appena sentito, perché nemmeno nei tuoi
sogni più arditi ci avevi mai sperato.
Ti dai un pizzicotto sulla coscia,
così, solo per capire di essere sveglio e che non stai immaginando nulla.
Lui ora è lì con te.
Non è con Weasley e la Granger.
Non è a festeggiare con i suoi ex
compagni.
Non è in mezzo alla folla a ricevere
lodi ed onori.
È lì, seduto al tuo fianco e,
metaforicamente, ti sta allungando quella mano che dieci anni prima non aveva
teso verso di te.
E allora ti butti, terrorizzato, ma
anche piacevolmente euforico perché sai che è quello che hai sempre desiderato.
È lì il bandolo della matassa.
Tutta la rabbia e l’astio provati erano
il riflesso del suo rifiuto.
Se non potevi essere suo amico,
saresti stato suo nemico. IL nemico.
Meglio l’odio dell’indifferenza, ti
dicevi.
Ma in fondo, era solo invidia per
tutti coloro che hanno potuto godere, negli anni, della sua luce meravigliosa,
dei suoi sorrisi, del suo affetto.
- Non so nemmeno se lo conosco io il
vero Draco – rispondi sinceramente.
- Dovresti sapere che a me piacciono
le sfide –
Solo dopo alcuni istanti, ti rendi
conto che vi state tenendo per mano. Il calore del suo palmo contro il tuo è
rassicurante e la sua presa salda e forte.
Non vuoi leggerci null’altro in quel
gesto, perché non puoi davvero sperare più di così.
- Andiamo a prendere da bere – D’un
tratto si alza dal divano e ti fa segno di seguirlo. – È tutta la sera che il
tuo amico Zabini ci prova con Neville e credo sia ora di dargli una mano o non
combineranno nulla stasera –.
Ridi.
Stai finalmente ridendo di gusto ed
è passata una vita da quando l’hai fatto l’ultima volta.
Sei felice.
Riconosci questa sensazione di pace
e languore.
Qualcosa nel tuo petto si è sciolto
ed ora è calore quello che senti.
Potter, no, Harry, ha fatto un altro
dei suoi miracoli, ti dici, mentre annuisci e lo segui.