Titolo:
Special # 2 - Terra Blackeagle the chosen one of the Day
Autore:
Liberty89
Genere:
Fantasy, Guerra, Triste, Romantico
Rating:
Arancione
Avvertimenti:
Missing moment, One-shot, Spoiler (per chi non ha letto la fic
principale della serie "Sclero di una notte di mezza estate").
NdA: Questa
fic è uno Spin-off dei capitoli 59-60-61-62 della fic
"Sclero di una notte di mezza estate", in cui viene narrata a grandi
linee la storia dei primi custodi del keyblade. In questo special il
protagonista sarà Terra Blackeagle (che col Terra originale
nomuriano condivide principalmente l'aspetto, il resto è
originale). Buona lettura!
Disclaimer: i
personaggi originali di questa fic mi appartengono, mentre il contesto
è di proprietà Square Enix. La fic non
è stata scritta a scopo di lucro.
Special #
2 - Terra Blackeagle the chosen one of the Day
Piangeva in silenzio.
Non poteva permettersi altro.
Guardò per un
istante le iridi scure e innocenti di suo fratello, che parlavano al
posto della sua voce, chiedendogli di continuo cosa stava accadendo.
Quando aveva aperto gli
occhi quella mattina, una strana sensazione gli aveva preso il centro
del petto. S’era alzato di gran fretta e s’era
infilato i calzoni prima di correre nella camera adiacente, per
fermarsi accanto alla madre, profondamente assopita. Troppo assopita,
anche per i suoi canoni di bambino inconsapevole.
La donna dai morbidi
capelli color rame era pallida ma serena. Proprio come
l’aveva lasciata la sera prima, quando era andato a darle la
buona notte, per non farla alzare e affaticare. La sua malattia era
peggiorata di colpo in pochi mesi e da settimane non usciva da
quell’involucro di coperte.
Era rimasto basito di
fronte alle sue parole. -Terra… me la fai una promessa?-
domandò in un dolce sussurro, ottenendo un assenso. -Devi
promettermi che resterai con Alexander… e che ti prenderai
cura di lui… me lo prometti?-
Non aveva potuto fare
altro che annuire ai suoi stanchi occhi azzurri, identici ai suoi, e
darle il bacio della buona notte.
Si destò dai
suoi pensieri quando la porta cigolò appena, ruotando sui
suoi sgangherati cardini. Osservò l’anziano
chierico uscire dalla stanza dei suoi genitori. Lo vide scuotere la
testa e sospirare, mentre si avvicinava con un’espressione
triste e stanca dipinta in viso.
-Mi dispiace piccolino,
purtroppo…- disse amareggiato, posando una mano rugosa sui
suoi lisci capelli bruni.
-Ho capito.- rispose
freddo, nonostante le lacrime che gli rigavano le guance.
-Solo… come?-
-Era troppo debole e si
è addormentata.- spiegò l’uomo, usando
parole semplici e delicate. -C’è qualcuno che
può occuparsi di voi?- chiese.
-Una zia, nella
capitale.- buttò, asciugandosi il viso con la manica destra
del pigiama.
Telegrafico, il bruno
non aveva più voglia di passare il tempo con
quell’uomo.
-Bene. Ora venite con
me, non potete stare qui, entro domani ti dirò chi vi
accompagnerà.- proseguì l’anziano,
guardando i due fratelli.
-Possiamo viaggiare da
soli.-
Il prete sorrise,
rincuorato dalla ferma determinazione del bambino e in un certo senso
divertito. -Non lo metto in dubbio giovanotto, però
così sarò più tranquillo io e
sicuramente lo sarà anche vostra madre, non credi?-
Terra ascoltò
attentamente le parole del chierico, poi spostò lo sguardo
su suo fratello, aggrappato al suo braccio sinistro come se avesse
paura di vederlo svanire da un momento all’altro, e
rammentò la promessa fatta la sera prima. -Credo che lei
abbia ragione…- mormorò.
-Allora andiamo, non
è il caso che rimaniate ancora.- concluse. -Andate a
cambiarvi e prendete le cose che vi servono, prima di partire tornerete
a fare i bagagli.-
Il castano
annuì e sorrise al fratellino, invitandolo a seguirlo nella
loro stanza. -Alex, andiamo a vestirci.-
L’altro
annuì senza esitare e ignaro di quanto stesse accadendo,
seguì il fratello maggiore nei primi passi verso la loro
nuova e inaspettata vita.
.: [-------] :.
Spalancò la
porta ed emise un lungo sospiro stanco, dopodiché si fece
avanti nell’ampia e accogliente stanza per dirigersi verso il
bagno alla ricerca di un asciugamano.
-Oh, Terra.- lo
chiamò la donna dai capelli grigi e gli occhi neri, uscendo
dalla cucina. -Hai già finito?-
Il ragazzo sorrise.
-Sì zia, ho spaccato tutta la legna che c’era.
Saremo a posto per l’inverno e i primi giorni freddi di
primavera.-
-Sei stato bravo. Adesso
vai a darti una rinfrescata, intanto ti preparo qualcosa.- concluse
l’anziana, tornando sui suoi passi mentre con mani abili e
veloci rimetteva insieme la crocchia allentata che portava sulla nuca.
Annuendo con un cenno
del capo, Terra diede le spalle alla zia e passò davanti al
bagno per entrare nella stanza accanto, illuminata dalla finestra che
stava sul lato opposto della porta.
Un armadio di legno
scuro fronteggiava una coppia di letti, a poca distanza l’uno
dall’altro, e sotto le coperte di quello più
interno alla camera riposava tranquillo un piccolo fagotto dai lisci
capelli castano scuro. Con sollievo e gioia dipinti in viso, si
avvicinò al giaciglio e si sedette sul bordo, per scrutare
il viso del dormiente, trovandolo roseo e sereno.
-Mi hai fatto spaventare
parecchio, lo sai?- pensò, posando leggermente la mano sulla
fronte del fratello, finalmente fresca e non più bruciante
di febbre, com’era pericolosamente stata nelle ultime
settimane.
-…Terra…?-
mugugnò il piccolo, sbattendo gli occhi più volte.
-Scusa, non volevo
svegliarti…- rispose il maggiore con un piccolo sorriso.
-Come ti senti?-
-Bene… e
spero che lo capisca anche la zia… sono stufo di bere quegli
intrugli disgustosi che mi rifila tutte le mattine e tutte le sere.-
-Su, non dire queste
cose, se ti sente poi te ne dà il doppio!- rise Terra. -Sono
contento che ti sia ripreso.-
Alexander
fissò il fratello con i suoi occhi profondi e scuri. -Hai
avuto paura?-
-Sì, credevo
che questa malattia ti avrebbe portato via…-
confessò, abbassando le palpebre e perdendosi in un ricordo
lontano, ma ancora troppo vivo nella sua mente.
Il minore dei Blackeagle
scattò rapidamente a sedere e saltò
sull’altro, stringendogli le braccia al collo.
-Alex che fai? Non
dovresti ancora…-
-Non potevo e non volevo
lasciarti.- lo interruppe lui. -Non l’avrei mai fatto. Sei il
mio fratellone, ti voglio bene, e poi…-
-Poi?- chiese,
abbracciandolo.
-La mamma mi ha detto di
restare… perché devo fare ancora tante cose.-
spiegò serio.
-…la mamma?-
domandò, incredulo di fronte a quelle parole,
poiché sapeva per certo che suo fratello ricordava
pochissimo della loro madre. -Quando?- aggiunse, sciogliendo la stretta
per guardare il più piccolo in viso.
-Mmh… forse
è stato quando sono stato tanto male… ricordo
solo che oltre a te, c’era un’altra persona vicino
a me, ma non era la zia…- riferì dubbioso.
-Era il
medico…- disse Terra.
-Ah, ecco! Comunque, ho
visto la mamma in sogno… era tutto bianco e c’era
lei.-
-Com’era?-
chiese incuriosito.
-Non ricordo bene il suo
viso… però era vestita di verde e aveva i capelli
rossi, lunghissimi!- illustrò. -E poi gli occhi erano uguali
ai tuoi!- esclamò sorridendo, di fronte alla nuova ondata
d’incredulità del fratello.
-E… cosa ti
ha detto?-
A quella domanda, il
sorriso del bambino si allargò ancora di più. -Mi
ha fatto promettere di non lasciarti e di restare sempre con te e
poi… Terra? Perché piangi?- chiese Alexander,
fissando impaurito gli occhi celesti dell’altro riempirsi di
lacrime, che si riversarono sulle sue guance. -È colpa mia?-
Il maggiore dei
Blackeagle non s’era accorto del pianto che gli stava rigando
il volto, poiché troppo impegnato a ringraziare sua madre o
chissà quale Dio, per aver salvato il suo fratellino. Lo
strinse a sé, dando libero sfogo alle sue lacrime di gioia e
commozione.
-Grazie
mamma… grazie!- pensò, mentre veniva scosso da
forti e incontrollati singhiozzi.
-Ho detto qualcosa che
non va?- domandò ancora il bambino, abbracciando il petto
del fratello maggiore.
-No,
fratellino… Hai detto una cosa bellissima…-
-Allora
perché piangi?-
-Perché sono
felice che tu sia qui con me…- spiegò, prendendo
ampi respiri per calmarsi.
-Ma fratellone, quando
si è felici si ride, mica si piange!- lo sgridò.
-Hai ragione…
scusa…- rispose, cambiando il suo pianto in una lieta
risata, che coinvolse anche Alexander e attirò le orecchie
della zia.
Si guardò
attorno e giudicò come assurda la quantità di
gente che quella mattina si aggirava affaccendata per la piazza del
mercato. Persone di tutte le età passavano da una bancarella
all’altra, osservando l’immensa varietà
di merci, che andavano dai cibi più disparati, ad abiti di
ogni forma e colore e agli oggetti di ogni tipo e scopo, scambiandosi
opinioni e risate. In quel giorno d’inizio estate, sembrava
che l’intera popolazione del Regno della Luce stesse
risorgendo a nuova vita, come i fiori dopo il gelido inverno,
lasciandosi alle spalle l’anno appena trascorso, con i dolori
e le perdite che quel terribile morbo aveva sparso in ogni dove,
lasciando il letale segno del proprio passaggio.
Una coppia di bambini
che si rincorrevano gli passò accanto e attirò i
suoi occhi, distraendolo per un momento dai suoi pensieri.
Finalmente le strade
erano tornate luminose e caotiche come prima dell’arrivo
della malattia, e l’avevano fatto più in fretta di
quanto il giovane potesse immaginare, poiché credeva che
rialzarsi dai resti della pestilenza e della morte sarebbe stato un
processo lungo e difficile. Invece, da ciò che poteva
vedere, la gente sembrava ansiosa di tornare alla normalità,
di tornare a vivere davvero, e si stava impegnando anche nelle cose
più piccole per riuscirci.
-Fratellone!-
chiamò una voce, facendolo voltare alla sua destra. -Sono
qui!- aggiunse il minore dei Blackeagle, agitando la mano per farsi
notare.
Sbuffò appena
e si staccò dal muro a cui era appoggiato per raggiungere il
fratello al limitare della grande piazza. Si trovava nel punto in cui
si apriva un vicolo, che conduceva a un’altra piazza, dal
pavimento composto dalle tessere di un mosaico, che rappresentavano il
simbolo della famiglia reale: un sole giallo vivo dai lunghi raggi,
alle spalle di una torre di cristallo bianco. Oltre ad essa, si
spalancava la grande strada maestra, che attraversava
l’intero paese per condurre a un viale alberato e infine,
alla Sacra Reggia.
-Eccomi
terremoto… si può sapere cosa
c’è?- domandò, fissando
l’altro dall’alto del suo metro e settanta.
-Seguimi!- rispose il
ragazzino dagli occhi scuri, prendendolo per la manica della casacca.
-Ti seguo, non
c’è bisogno di tirare!- replicò, senza
essere però preso in considerazione, finché non
raggiunsero la parte opposta del vicolo. -Allora?-
-Guarda!-
esclamò Alexander, indicando la piazzetta in cui degli
uomini stavano mettendo insieme delle assi di legno per terminare un
palchetto di mezzo metro d’altezza.
-Stanno montando un
palco… quindi?-
L’altro si
sbatté una mano in faccia. -Certo fratellone che sei una
cosa impossibile… stanno montando il palco per la festa di
stasera!!-
-Ok… e
quindi?-
Altra mano in faccia.
-Ma sei ritardato o cosa? È la festa per il solstizio
d’estate! È l’occasione perfetta per
trovarti una ragazza!-
Per un istante, o
probabilmente di più, Terra smise di respirare,
poiché troppo preso dal fissare il consanguineo con occhi
sbalorditi e un’espressione oltremodo impietrita.
Non ottenendo risposta
immediata, il più giovane dei due comprese cosa stesse
accadendo. -Fratellone, sei in apnea, respira.-
Con un colpo di tosse
convulso, il maggiore si rianimò, prima di appoggiarsi al
muro più vicino e farsi scivolare fino a trovarsi seduto sul
pallido lastricato.
-Meglio?-
-No! Ma che razza di
idee ti vengono?! Io non ho bisogno di una ragazza!- tuonò,
guardando trucemente il fratellino.
-Hai quattordici anni!-
replicò lui.
-E tu nove!-
ribatté. -Vorrei sapere chi ti ha messo in testa certe
cose…-
-La zia Emily.- rispose
tranquillo.
-Ah, certo, la zia ti
ha… la zia cosa?!- scoppiò Terra.
-Perché mai avrebbe dovuto farti un discorso simile?!-
-Le stavo dicendo di
quei due ragazzi che ho visto fuori dalla finestra qualche giorno fa,
giravano a braccetto e si scambiavano occhiate strane, così
ho chiesto alla zia cosa avessero.- spiegò, sedendosi
accanto all’altro con aria saccente. -E mi ha detto che quel
ragazzo, Thomas, il figlio del birraio, che ha solo un anno in
più di te, già pensa di sposarsi fra tre anni con
la sua ragazza, Marianna.- proseguì. -Inoltre, mi ha anche
confessato che si augura che anche tu riesca a trovare una brava
fidanzata con cui passare il resto della tua vita… forse
alla festa di stasera troverai qualcuna che ti piace, ha aggiunto.-
Rimasto nuovamente
allibito e in silenzio, Terra prese un lungo e profondo respiro. -Io
dov’ero mentre la zia diceva tutto ciò?-
-Fuori a fare il tuo
allenamento individuale.-
-Benissimo, da oggi non
esisterà più e continuerai ad allenarti con me.
Stare con la zia per te è pericoloso.- sentenziò
grave.
-Davvero? Fantastico!-
esultò. -Comunque, alla festa di stasera ci veniamo.-
-Ma neanche per sogno!-
-Io devo esserci e la
zia non mi fa venire da solo, lo sai! Devo vedermi con Bernadette, non
posso restare chiuso in casa!- protestò Alexander.
-E chi sarebbe
Bernadette?- chiese quasi impaurito Terra.
-La figlia minore del
fornaio, le ho dato appuntamento per stasera, non posso mancare!-
-Confermo: stare troppo
tempo solo con la zia ti fa male.-
Rapunzel
- La danza del reame
Quella sera, il cielo si
mostrò agli uomini agghindato come una dama pronta per
danzare a un ballo di gala: blu profondo, limpido e quieto, come un
lungo abito di pregiata stoffa, cosparso di brillanti
dall’incalcolabile valore e un perlaceo ciondolo a forma di
cuore ancor più prezioso posato sul petto. Kingdom Hearts
splendeva come un diamante sulla capitale del Regno della Luce,
osservando in silenzio lo scorrere di quelle fragili vite che si
muovevano sulla tiepida terra.
Tirato a lucido e
profumato come se avesse dovuto partecipare a un concorso, il maggiore
dei Blackeagle seguì mansueto il fratellino, ormai arreso
davanti al complotto ordito ai suoi danni con l’anziana
parente, entrambi decisi a fargli incontrare la sua perfetta
metà entro il compimento dei quindici anni.
Guardò le spalle del piccoletto che gli camminava davanti e
si chiese come sarebbe diventato quando sarebbe entrato nel pieno
dell’adolescenza, se già alla tenera
età di nove anni si metteva a corteggiare le fanciulle.
Rabbrividì al pensiero di un Alex sedicenne, circondato da
donne di tutti i tipi, e promise a se stesso che l’avrebbe
tenuto d’occhio finché avrebbe potuto.
Man mano che si
avvicinavano al luogo della festa, la musica dell’orchestra e
le voci delle persone già presenti si fecero sempre
più forti e raggiunsero l’apice quando misero
piede nella piazza già gremita di gente lungo il suo
perimetro. Al centro della cerchia umana, alcune donne, seguite dai
loro accompagnatori, si muovevano al ritmo della musica, eseguendo i
precisi e movimentati passi di una vecchia ballata popolare. Occhiate
furbe, sorrisi divertiti e risate facevano da perno a quel grande
quadro che emanava voglia di vivere da tutti gli angoli.
Il suo tranquillo esame
fu interrotto dalla voce del fratello, che affermava di aver visto la
bambina con cui aveva appuntamento. Afferrato per mano e trascinato
come un peso per l’ennesima volta, Terra si
prodigò per allungare il passo e star dietro al suo
esuberante consanguineo, che se non l’avesse visto star male
e rischiare la vita con i propri occhi, mai avrebbe detto che era
sopravvissuto a una devastante epidemia.
-Ciao Bernadette!-
esclamò il piccolo Blackeagle, non appena fu arrivato
davanti alla coetanea, che ricambiò immediatamente il
saluto. -Oh, ciao Constance!- aggiunse poi, notando la ragazza alle
spalle dell’amica.
-Ciao Alex.- rispose
lei, prima di rivolgere lo sguardo al maggiore dei fratelli. -Buona
sera Terra.- disse, inchinandosi appena per salutarlo.
-Buona sera a voi,
signorine.- replicò educatamente, chinando il capo per poi
osservare attentamente la fanciulla che aveva di fronte, di cui sapeva
solamente il nome perché l’aveva sentito alla
bottega del fornaio, cosa a cui comunque, non aveva mai prestato grande
attenzione.
I lineamenti gentili
erano avvolti in una cascata di lisci capelli turchesi, che si
appoggiavano leggeri sulle sue spalle. Il viso dalla carnagione pallida
era attraversato da un piccolo sorriso e da un lieve imbarazzo,
riflesso negli eleganti e profondi occhi color amaranto. La piccola
Bernadette pareva la sua fotocopia, fatta eccezione per il viso
più rotondo e i capelli legati in due corti codini ai lati
della testa.
-Sei venuto per
accompagnare Alexander?- gli chiese la ragazza, ottenendo nuovamente la
sua attenzione.
-Sì, ha
insistito così tanto che alla fine l’ho
accontentato.- rispose con una piccola risata, scompigliando i capelli
del fratellino, che scacciò immediatamente la sua mano.
-Fratellone! Mi metti in
disordine così!- ribatté irritato, cercando di
rimettere insieme le ciocche castane.
-Oh scusami, non pensavo
fossi diventato così vanitoso.- lo prese in giro,
guadagnandosi un’occhiataccia.
-Ah, ah. Divertente.-
rispose, dopodiché prese la mano della bambina. -Noi andiamo
a ballare…-
Il ragazzo
inarcò un sopracciglio. -E chi ti avrebbe insegnato
a…- si fermò, colto da un’intuizione
terrificante. -Non dirmelo, la zia?-
-Allora non te lo dico.-
ghignò Alexander. -Vedi di non essere maleducato fratellone,
zia Emily mi ha raccontato che sei un ottimo danzatore…-
Terra arrossì
di colpo, trattenendo il respiro e pensando che probabilmente, i suoi
parenti lo volevano morto ancor prima che trovasse una ragazza.
-…e respira.-
aggiunse, conoscendo il consanguineo e il suo difetto
dell’apnea. -Ci vediamo più tardi!-
-A dopo Constance!- gli
fece eco Bernadette, salutando la sorella con la mano libera.
-State attenti a non
perdervi!- raccomandò la fanciulla, prima di voltarsi verso
di lui e mostrare il viso attraversato dal rossore.
-Ehm…-
cominciò Terra, schiarendosi la voce. -Vuoi…
danzare?- chiese, imbarazzato come non mai, porgendo la mano destra
alla ragazza, che sorrise concedendogli la mancina.
-Volentieri.-
Argai -
Complete End Credits
Gli uomini levarono il
cappello, chinando il capo, mentre le danzatrici a loro volta
abbassavano la testa con il resto del corpo e allargavano i bordi delle
lunghe gonne. Dopodiché, ogni dama si unì al
proprio cavaliere nei passi di quella ballata, senza sfiorarsi tra di
loro e mantenendo una distanza perfetta e immutata dalle altre coppie,
l’unico contatto era quello leggero e quasi impercettibile
dei palmi delle mani, che s’incontravano durante una
giravolta di entrambi i ballerini e nel cambio di posto fra i due.
Inizialmente intimidito,
Terra si lasciò presto avvolgere dal ritmo della musica e
dalla voce dei cantori, guidando Constance in ogni passo con precisione
e sicurezza, mostrando di essere realmente un danzatore provetto. Prima
che suo padre perisse in una battuta di caccia, lo vedeva spesso
prendere la moglie per trascinarla in una danza senza suono, usando le
sue risate per tenere il tempo. Al primogenito dei coniugi Blackeagle
piaceva il sorriso di sua madre, luminoso e gentile, e quando
s’era spento con la vita del marito, lui s’era
messo d’impegno per imparare i passi delle ballate,
così da mostrarli alla donna e farle tornare quel sorriso
tanto bello da ammirare.
Dopo il trasferimento
nella capitale, aveva continuato a esercitarsi nella danza come nella
scherma, per essere pronto a difendere ciò che restava della
sua famiglia e per non rischiare di perdere il prezioso ricordo di quel
sorridente viso circondato dai lunghi capelli di rame.
Per tutta la durata
della canzone aveva tenuto gli occhi socchiusi, osservando la fanciulla
che ballava con lui per studiarne i lineamenti e le espressioni. Il
viso latteo era disteso e sereno, le palpebre appena schiuse, le labbra
allungate in un piccolo sorriso di felicità e
spensieratezza, di tanto in tanto sfiorate dalle morbide ciocche di
capelli, che parevano fatti di seta. Allungò la mano, in
cerca della sua, e si avvicinò per compiere dei nuovi passi
verso destra, mentre lei faceva lo stesso, tenendo la gonna blu striata
di rosso con l’altra mano. Fu durante quel movimento, che
incrociò lo sguardo con le sue iridi d’amaranto,
intense e liquide come vino appena versato, e soprattutto, brillanti
ogni volta che si posavano su di lui. La vide arrossire e
s’intenerì, capendo che non doveva esserle
indifferente.
Era stato spesso dal
fornaio, ma a lei non aveva quasi fatto caso. Probabilmente, per
Constance era stato diverso.
Altri dieci passi e i
movimenti si fecero veloci per poi fermarsi all’improvviso,
dettando la fine della ballata. Quindi si levò un applauso
generale e le coppie si fecero da parte, per lasciare spazio ad altre e
riprendere fiato prima di una nuova esibizione.
Il castano porse
galantemente il braccio alla ragazza, che lo accettò senza
indugi e si lasciò condurre sul confine della piazza.
-Alexander aveva ragione, sei un bravissimo danzatore.-
esordì lei, guardandolo di sfuggita.
-Grazie…-
rispose il ragazzo, arrossendo al complimento. -…anche tu,
ecco, sei brava.- tentò di replicare, sperando di non aver
fatto un errore.
Si rilassò,
però, quando la sentì emettere una piccola e
leggera risata, simile al cinguettio dei passerotti. -Grazie, sei
gentile.-
Sorrise a sua volta,
fermandosi e voltandosi verso il palco, notando che tutti si erano
fatti attenti a qualcosa, poiché la musica ancora non era
incominciata.
-Che succede?-
domandò, vedendo due guardie recanti il simbolo della
famiglia reale sul petto, salire sul piccolo palco e mettersi
sull’attenti.
-Ah,
dev’essere arrivata la principessa a fare il suo discorso.-
disse Constance.
-La principessa?-
-Sì,
già da ieri giravano voci che sarebbe venuta qui in piazza,
ma non pensavo che ci sarebbe riuscita.-
-Perché?-
chiese, curioso.
-Perché il re
è molto geloso e protettivo nei confronti della figlia,
specie ora che è sopravvissuta all’epidemia. Mio
padre è stato più volte alla Sacra Reggia per
rifornire le cucine e aveva sentito dire che la principessa era molto
grave.- spiegò, seguendo con lo sguardo la figura femminile
che prendeva posto davanti ai due soldati. -Sono contenta di vedere che
si è ripresa del tutto.- aggiunse.
A quel punto, Terra si
voltò verso il palco e rimase incantato a fissare la futura
regina del Regno della Luce. Affascinato dai suoi occhi viola,
circondati dalle ciocche d’oro, e più che
incuriosito dal suo vestiario tipicamente maschile, non
riuscì a staccarle lo sguardo di dosso.
-Abitanti di Dansaxe!
Amici! Fratelli!- cominciò, zittendo i mormorii che erano
nati tra la folla. -Oggi festeggiamo il primo giorno
d’estate, il pieno ritorno della vita dopo un lungo e freddo
inverno. Oggi, però, festeggiamo anche una grande vittoria,
l’epidemia che ha colpito il nostro florido Paese
è stata finalmente debellata!- esclamò,
suscitando un’ovazione e uno scroscio d’applausi,
che si placò a un suo cenno. -Molti di noi hanno perso
qualcuno di caro, ed è giusto mantenere viva la memoria di
ognuno di loro, ma è ancora più giusto mostrare
la nostra gioia per la fine di quest’incubo, per far vedere
loro che possiamo rialzarci! Che abbiamo la forza per risorgere e
tornare a vivere, anche per coloro che non ce l’hanno fatta!
Proprio come l’estate che si alza vittoriosa sui resti
dell’inverno lasciati dalla primavera!-
Un nuovo grido si
levò dal pubblico presente, che applaudiva e ringraziava la
sua principessa per le parole d’incoraggiamento che recava
con sé.
-Abitanti del Regno
della Luce, ricordatevi che la dinastia dei Sunsky veglierà
per sempre su di voi! Io, Miyo Sunsky, futura erede al trono, lo giuro
sul mio onore! Proteggerò la mia gente, i miei fratelli!-
Quelle parole, forti e
sincere, giunsero al cuore di ogni presente, che acclamò la
propria principessa, augurandole una vita lunga e prospera. La bionda
ringraziò i suoi sudditi con un cenno della mano e un ampio
sorriso, colmo d’affetto e gioia.
Il maggiore dei
Blackeagle fu rapito da quel sorriso, che gli appariva tanto simile a
quello di sua madre, e forse, se ne innamorò, ma non seppe
dirlo con sicurezza. L'unica cosa certa per lui, in quella sera
d'inizio estate, era la strana sensazione di vuoto che aveva avvertito
quando la giovane principessa aveva lasciato la piazza per fare ritorno
alla Sacra Reggia. Tutto questo, lo spinse a prendere una decisione ben
precisa riguardo al suo futuro.
.: [-------] :.
Perfettamente
sull’attenti, Terra osservava ogni gesto e ascoltava ogni
parola che il re, Akio Sunsky, e la principessa erano intenti a
scambiarsi, mantenendosi calmo e pronto a mettersi in moto, qualsiasi
istruzione avesse ricevuto.
-Quindi siete stati
scelti direttamente da Kingdom Hearts per essere i suoi
custodi…- rifletté il sovrano, scrutandoli uno a
uno con i suoi occhi viola, prima di avvicinarsi alla figlia per
metterle le mani sulle spalle. -Miyo, voglio farti una sola domanda:
sei sicura della tua scelta?-
Lei annuì,
decisa e indomabile. -Sì, padre.-
-Molto bene, sono fiero
di te.- si complimentò per poi spostarsi davanti al
prescelto dell’Alba, guardandolo con iridi dure e serie
più che mai. -Stefano, sono certo che tuo padre sarebbe
orgoglioso quanto me nel vederti intraprendere questa strada.-
-Lo spero Vostra
Maestà.- rispose il giovane, chinando il capo.
-Fai del tuo meglio e
proteggi Miyo, te la affido.-
-Padre!-
esclamò indignata la bionda. -So difendermi benissimo da
sola!-
-Non temete Sire, le
guarderò le spalle e la proteggerò.- promise
Stefano Fiervento, ignorando totalmente la principessa, che
incrociò le braccia e voltò il viso dalla parte
opposta, evidentemente offesa.
-Veniamo a voi due
ora…- riprese il re.
Il maggiore dei due
fratelli sostenne l’esame di quegli occhi viola senza
sfuggirgli o celar loro qualcosa, nemmeno per un secondo.
-Come vi chiamate?-
chiese il sovrano, passando a osservare il più giovane del
gruppo.
-Il mio nome
è Terra Blackeagle.- rispose il custode della Catena Regale.
-Io sono suo fratello
minore, Alexander Blackeagle.- aggiunse il quarto keyblader.
-Blackeagle?-
ripeté l’uomo con stupore. -Non sarete i figli di
Joseph Blackeagle?-
Terra annuì.
-Sì, Maestà, era nostro padre.- disse con
evidente dolore nello sguardo. -Purtroppo è caduto durante
una battuta di caccia, che sapeva essere pericolosa, ma ha dato la sua
vita per il bene del villaggio in cui vivevamo.-
Il sovrano fece un cenno
d’assenso. -Sì, lo ricordo bene
quell’incidente, ma ricordo ancora meglio i giorni in cui
Joseph era mio cavaliere, insieme al padre di Stefano.-
spiegò, sorridendo di fronte
all’incredulità del maggiore dei fratelli. -E
ricordo il mio mezzo dispiacere quando mi disse che lasciava la Guardia
Reale perché stava per sposarsi e preferiva una vita
più tranquilla… ma come dargli torto? Quella
ragazza era veramente bella.- ammise. -A proposito, lei come sta?-
Il castano chiuse gli
occhi e strinse i pugni. -Dopo… dopo la morte di nostro
padre… non s’è più ripresa.
Due anni dopo, è crollata sotto il peso di una malattia che
l’aveva colpita al cuore.- raccontò, cercando di
trattenere la sua sofferenza. -A quel punto, io e Alexander siamo
venuti qui a Dansaxe, dove vive la nostra unica parente.-
Il sovrano rimase
stupito e addolorato al sentire quelle notizie. -Mi dispiace Terra, non
volevo causarti altro dolore…-
-Non preoccupatevi
Maestà.- replicò il ragazzo, imponendosi la
calma. -Come potete vedere, io e mio fratello siamo riusciti a
cavarcela e ora siamo pronti per servire il Regno, come in passato fece
nostro padre.-
L’uomo
annuì, soddisfatto. -E questo può farmi solo
piacere.- rispose, prima di proseguire con una nuova domanda.
-Alexander, posso sapere quanti anni hai?-
-Undici.-
dichiarò orgoglioso, come se stesse esponendo una medaglia,
lasciando però basiti gli astanti, ad eccezione del
consanguineo.
-E come mai ti trovavi
qui oggi?- indagò il re, curioso e dubbioso sul fatto che
quel bambino si fosse recato alla Sacra Reggia per la selezione dei
nuovi elementi da inserire nella Guardia Speciale.
-Ho accompagnato mio
fratello alla selezione, per fare il tifo per lui e per vedere
com’era, visto che l’anno prossimo avrei voluto
provarci anch’io!- spiegò allegro, con una
semplicità disarmante.
-Scusa…-
intervenne Miyo. -…tu avresti voluto tentare la selezione
per la Guardia Speciale?! A dodici anni?!- esclamò,
lasciando intendere che per lei era assurdo il solo pensiero. -E tu
glielo avresti permesso?!- aggiunse, guardando il maggiore dei due.
-Certamente.-
sentenziò. -Ho addestrato personalmente Alexander, conosco
le sue potenzialità, e il prossimo anno sarebbe stato
sicuramente pronto per provarci. Non dico che sarebbe passato,
però avrebbe potuto tenere testa a molti.-
-Quindi mi pare di
capire che sappiate già maneggiare un’arma con una
certa abilità.- dedusse il sovrano, anticipando qualsiasi
altra protesta della figlia.
-Due in
realtà.- confessò Terra. -Oltre alla spada, mio
padre mi ha insegnato a usare l’arco e, a mia volta,
l’ho insegnato a mio fratello.-
-Non avete perso tempo.-
disse Akio, evidentemente compiaciuto nel sentire certe informazioni.
-Siete due giovani pieni di sorprese.-
-Non potevamo
permetterci di perdere tempo.- asserì il ragazzo, grave.
-Sono diventato la figura di riferimento per la mia famiglia e dopo
quanto ci era accaduto, volevo che Alexander fosse preparato a ogni
evenienza.-
-Ora capisco
perché Kingdom Hearts ti ha scelto come custode del Giorno.-
affermò l’uomo, guardando il castano con rispetto.
-Molto bene, allora tanto per cominciare faremo un piccolo test. Vi
scontrerete con Miyo e Stefano usando i keyblade, così oltre
a vedere come ve la cavate all’arma bianca, vedremo anche
come tutti e quattro vi comportate con queste
“chiavi”. Che ne dite?- domandò infine,
con un sorriso.
-Dico che ci sto!-
esclamò Alexander, portando il braccio destro dietro la
schiena ed evocando la Catena Nobile. -Che aspettiamo?-
-Sei pieno di entusiasmo
a quanto vedo.- rise il sovrano.
-Come ho detto alla
principessa poco fa, mio fratello è molto esuberante,
però mi trovo d’accordo con lui.- intervenne
Terra, pensando all’arma leggendaria per evocarla nella
propria mano. -Sono pronto.-
Akiko
Shikata - Ta ga Tame no Sekai
-Allora ti batterai con
me!- dichiarò Miyo, puntando la chiave bianca contro il
maggiore dei fratelli. -E ti conviene non sottovalutarmi solo
perché sono una donna!-
-Non era mia intenzione
farlo.- replicò il ragazzo, prima di voltarsi verso il
consanguineo. -Alex, ricordati tutto quello che hai imparato e fai
attenzione, ok?-
-Ti preoccupi troppo
fratellone! Comunque stai tranquillo, giocherò bene le mie
carte.- rispose, facendo l’occhiolino all’altro,
che mostrò un sorriso divertito. -Stefano, cominciamo quando
vuoi! Però ti avverto, solo perché sono
più giovane di te, non devi prendermi sottogamba!-
-Come Terra,
neanch’io sono solito sottovalutare il mio avversario.- disse
gentile, evocando la Via per l’Alba.
-Allora cominciate!-
intervenne il re, vedendo che i quattro erano pronti a dare il via alle
danze.
Udite le parole del
padre, la bionda si lanciò contro il suo avversario, menando
un fendente orizzontale. Senza scomporsi, il Blackeagle
intercettò l’attacco e lo respinse senza troppe
difficoltà, dopodiché contrattaccò dal
basso all’alto, ma la ragazza riuscì a sfuggirgli
grazie alla sua velocità. Evitando di perdere un attimo di
troppo, Terra caricò un montante, incontrando,
però, la Shining Star girata di piatto. I due custodi si
confrontarono per parecchi secondi, ignorando i rumori provenienti
dall’altro scontro e fissandosi nei reciproci sguardi.
Esattamente come due
anni prima, rimase affascinato dalle sue iridi viola e
inconsapevolmente trattenne il respiro, mentre continuava a spingere
sul keyblade bianco. Davanti a lui, Miyo strinse i denti, poi
gettò un grido battagliero, scartando di lato e rotolando
per poco più di un metro. A quel punto, il castano
uscì dalla sua apnea e tossì, serrando gli occhi
e portandosi il pugno davanti alla bocca.
-Stai male?- si
preoccupò la ragazza.
-No…-
rantolò lui. -…riprendiamo!- esclamò,
lanciandosi in una nuova offesa con la Catena Regale posta
orizzontalmente, impugnata nella mano destra.
Miyo sorrise e gli corse
incontro. Si trovarono a metà, le chiavi incrociate,
così come i loro sguardi. Finché a un tratto,
Terra caricò il pugno sinistro, cogliendo di sorpresa la
principessa che lo incassò in pieno stomaco. Boccheggiante,
la bionda allentò la presa sull’arma che
volò alle sue spalle, a causa della lama avversaria, che
subito dopo si fermò a due dita dalla sua gola.
Deglutì e fissò gli occhi azzurri del ragazzo,
trovandoli colmi di determinazione e luminosi come stelle. Tuttavia, il
maggiore dei Blackeagle si distrasse ben presto, abbassando la chiave
del Giorno e guardando ansioso l’altro scontro. La sua
preoccupazione, però, mutò in terrore quando vide
il custode dell’Alba scagliare una sfera infuocata verso suo
fratello, che incredulo e impreparato, tentò di porre la
Catena Nobile in sua difesa.
-Alex!- urlò
preda del panico, mentre il giovane veniva travolto dalla magia e
finiva contro la parete alle sue spalle, per poi cadere sul pavimento.
Immediatamente fu al suo
fianco, chiamandolo ancora e ancora, perché privo di sensi.
-Per favore, Alex,
svegliati!- disse, portandoselo al petto. -Ti prego… ti
prego, svegliati!-
-Energiga!-
pronunciò la principessa, portando la mano avanti, poi,
mentre un’aura color smeraldo avvolgeva il ragazzo, si
rivolse all’amico. -Ma che magia hai usato per ridurlo
così?-
-Un semplice Fire,
credevo che almeno le basi le conoscesse…- spiegò
Stefano. -Sono mortificato, perdonami Terra.- aggiunse dispiaciuto,
notando, però, che l’altro non l’aveva
neanche ascoltato.
-Alex!-
esclamò, quando finalmente lo vide riaprire gli occhi.
-Fratellino, mi riconosci?-
-…aha…
calmati fratellone, sto bene.- assicurò con un sorriso. -Non
mi è successo niente, ho la pellaccia dura, lo sai.-
proseguì, alzandosi in piedi. -Però dovevo stare
più attento, la magia mi ha colto di sorpresa.-
ridacchiò.
-Non
c’è da scherzare, cosa ti ho sempre detto?- lo
sgridò il consanguineo, mentre cercava di liberarsi della
paura che l’aveva colto nel vederlo incosciente.
-Lo so, lo
so…-
-Non rimproverarlo
Terra, la colpa è mia.- intervenne il keyblader
dell’Alba. -Dovevo immaginare che Alexander non fosse
preparato a confrontarsi con la magia, mi dispiace molto.-
-E mia.-
s’intromise Akio Sunsky. -Mi è passato di mente di
chiedervi se avevate appreso l’arte magica.-
-State tranquillo
Maestà!- esclamò il giovane. -È mio
fratello che si spaventa per ogni cosa… vero fratellone?-
domandò, voltandosi verso l’interpellato,
trovandolo immobile con lo sguardo fisso. -Fratellone! Respira!
Fratellone!- urlò, scuotendolo finché non lo
sentì tossire. -Fratellone, devi fare qualcosa per
‘sta faccenda dell’apnea.-
-Apnea?- ripeterono in
coro i tre astanti.
-Ogni tanto gli capita
di trattenere il fiato, il problema è che non se ne accorge,
però sta migliorando. Ormai non capita più tanto
spesso…- spiegò Alexander.
-Per fortuna.-
brontolò Terra, ricomponendosi. -Tornando al discorso sulla
magia, purtroppo non abbiamo mai avuto nessuno che ci insegnasse a
usarla e visto che è un territorio insidioso, ho preferito
non addentrarmici senza una guida.-
-Scelta saggia e
attenta.- commentò il sovrano. -Di questo non dovete
preoccuparvi, abbiamo un’ottima squadra di maghi e uno di
loro fa proprio al caso nostro. Ha ottime doti d’insegnante e
una grande pazienza.-
Uno sbuffo seccato
squarciò l’aria e il silenzio che aleggiavano
nello spiazzo di terra brulla.
-Allora? Quanto tempo ti
ci vuole per lanciare un banalissimo Blizzard?-
Il maggiore dei
Blackeagle trattenne un ringhio. -Temo di non essere poi
così portato per la magia…-
-Lo vedo!-
esclamò esasperato il ragazzo dai capelli turchini. -Mai
visto un apprendista mago peggiore di te!-
-Come diavolo ti
permetti?!- puntando lo sguardo in quello color paglierino
dell’altro.
-Mi permetto eccome,
razza di somaro!- ribatté l’incantatore, ponendo
le mani sui fianchi.
-Ti conviene tenere a
freno la lingua, Efren Raymoon…- sibilò il
custode del Giorno.
-Altrimenti cosa fai,
Terra Blackeagle?- fece, sprezzante. -Mi fai a fettine?-
-Mago da strapazzo che
non sei altro!- urlò il castano, allargando il braccio
destro per evocare il keyblade, che a sorpresa comparve avvolto in un
piccolo turbine di ghiaccio. -Ma cosa…?!-
Efren rise di fronte
allo sbigottimento del suo allievo. -Sembra che provocarti sia servito
a qualcosa, dopotutto. Hai dato una forma strana alla magia,
però è un buon passo avanti.- ragionò.
-Ora, dobbiamo lavorarci su per renderlo un gesto automatico, non puoi
certo infervorarti così ogni volta che devi lanciare un
incantesimo.-
-Mh…-
mugugnò il keyblader, fermando la magia.
-Dai, prova a puntare il
keyblade davanti a te e lancia un Blizzard.-
Mentalmente esausto,
Terra fece come gli era stato detto, però, pronunciato il
nome dell’incantesimo non ottenne altro che qualche
fiocchetto di neve.
-Sei un caso
perso…- mormorò il mago, passandosi una mano tra
i ciuffi azzurri. -Prova a ripensare a cosa avevi in mente prima!-
suggerì.
-Ok…-
replicò, chiudendo le palpebre per qualche secondo.
Riacciuffato il filo
conduttore che aveva generato la scintilla magica tra le sue mani, il
ragazzo ghignò e poco dopo riuscì a dar vita a
una spruzzata di ghiaccio, che gelò il tratto di suolo che
gli stava davanti, allungandosi per un paio di metri.
-Ottimo lavoro!-
esclamò Efren. -Era anche ora!-
-Sempre a lamentarti, ho
ottenuto un buon risultato, no?!-
-Sì,
sì…- acconsentì. -Tanto per sapere, a
che pensavi?-
-Oh, nulla di
che… ho semplicemente pensato di colpire te.-
confessò candidamente Terra, ghignando.
.: [-------] :.
Kokia -
Hallelujah
Quando
l’enorme vampata di fuoco s’era scontrata con le
cristalline onde di Omi, il custode del Giorno s’era voltato
istantaneamente, attirato dall’energia sprigionata da quel
terrificante scontro di forze opposte e dal grido di dolore che le
aveva precedute. Le benefiche gocce della fenice d’acqua non
gli erano mai parse così terribili: con una potenza
incredibile stavano respingendo le fiamme scarlatte della custode
oscura, che fuggì come una volpe inseguita durante una
battuta di caccia.
Spente le distruttive
lingue infuocate e calato il silenzio, Heartless e Nessuno erano
spariti uno dietro l’altro, dichiarando una resa
piacevolmente inaspettata, poiché lo scontro stava durando
da troppe ore. Per un pigro momento, Terra si guardò attorno
per vedere quanti dei loro soldati erano sopravvissuti a
quell’ennesima battaglia, tuttavia si riscosse quando
udì l’urlo disperato della sua principessa. Il
keyblade svanì dalla sua mano e le sue gambe si mossero,
seguendo la volontà del suo cuore.
Con gli occhi pieni di
paura, vide Omi ritirarsi in silenzio e aumentò
l’andatura, temendo il peggio. Raggiunto il centro di
quell’incubo, trovò la sua bionda compagna con il
labbro inferiore stretto fra i denti e le mani che si muovevano rapide
per togliere l’armatura dal corpo del cavaliere steso sulla
neve.
-Miyo!- la voce di
Alexander s’era sommata alla sua e solo in
quell’istante lo colse affianco a sé.
-Come sta Stefano?!-
chiese il minore dei fratelli, cercando di vincere l’affanno.
-Vai a chiamare Efren!-
urlò la custode. -Che aspetti?! Muoviti!- tuonò,
girandosi e mostrando le sue iridi colme di determinazione, che
tentavano in tutti i modi di trattenere le lacrime che premevano per
uscire.
Il giovane corse via,
veloce come il vento, mentre il maggiore camminò attorno
alle membra distese del suo compagno, per poi sedergli accanto. Tutto
questo, senza distogliere lo sguardo dalla ragazza che stava dando
fondo a tutte le energie che le erano rimaste per tenere in vita il
prescelto dell’Alba.
Il desiderio di aiutarla
in quell’impresa disperata si fece sentire forte e chiaro, ma
si trattenne, poiché sapeva che sommare la sua poca riserva
di magia a quella già instabile della bionda sarebbe stato
più deleterio che altro, stanchi e feriti, non sarebbero
riusciti a creare un equilibrio tra i loro incantesimi.
Perciò, restò in religioso silenzio, permettendo
alla custode della chiave bianca di concentrarsi il più
possibile, e strinse i pugni sulle cosce quando vide la luce smeraldina
oscillare e affievolirsi, ma tirò un piccolo e
impercettibile sospiro nel vederla rianimarsi l’istante
seguente, spinta dalla sola forza di volontà della
principessa, perché a quel punto, era l’unica
fonte rimastale.
Il rumore di una coppia
di passi frettolosi e ostacolati dalla neve gli fece sollevare le iridi
azzurre e per la prima volta in quei dieci anni, fu davvero felice di
scorgere la figura del tanto detestato mago. Con tono pacato e fermo,
Terra avvertì Miyo dell’arrivo dei due amici,
tuttavia lei non si mosse di un millimetro e nemmeno interruppe
l’incantesimo, perseverando nella sua impresa disperata, del
tutto restia a fermarsi, come se si trovasse lei in pericolo di vita,
aggrappata con una sola mano a una roccia sospesa al di sopra di un
profondo baratro.
La voce di Efren
intervenne con violenza, come un sasso lanciato nelle acque ferme di
uno stagno, mentre affiancava la ragazza e cercava di scostarla dal
ferito, le mani già avvolte dal potere magico e pronte a
eseguire il loro compito.
-Miyo! Fatti da parte!-
gridò il custode della Catena Nobile, in piedi alle sue
spalle, ma nemmeno quella sorta di ordine scalfì la
sordità della bionda, causata da un misto di sentimenti e
pensieri, che il prescelto del Giorno comprese immediatamente.
Fu allora che si fece
avanti, chiamandola dolcemente e posandole una mano sulla spalla
coperta dall’armatura leggera, riuscendo finalmente ad
attirare la sua attenzione. La flebile luce della magia curativa
dell’erede dei Sunsky si spense all’istante e,
contemporaneamente, fu sostituita da quella più forte
dell’incantatore dalle iridi color paglierino, che cadde in
una concentrazione maggiormente profonda per poter riparare nel minor
tempo possibile quella tremenda lacerazione, che continuava a versare
fiotti di sangue.
Il maggiore dei
Blackeagle prese con sé la compagna, allontanandola di
qualche passo dagli astanti e sedendole accanto sul terreno innevato.
-Calmati Miyo, non
è portandoti allo stremo che aiuterai Stefano. Non
preoccuparti, si salverà sicuramente.- la
incoraggiò, stringendola al proprio petto per poi dondolarsi
lentamente avanti e indietro per aiutarla a rilassarsi.
Percepì le
sue mani di guerriera sulla sua schiena che ricambiavano appena il suo
abbraccio, dopodiché la sentì abbandonarsi
totalmente su di sé, mentre le sue braccia gli scivolavano
accanto ai fianchi, come due foglie secche che cadono dal loro ramo
ormai sulla via del sonno invernale. Sgranò gli occhi e
divenne preda della paura quando, portandole una mano al collo per
sollevarle il capo, avvertì con difficoltà il
battito cardiaco della bionda, così debole e lento da
sembrare sul punto di fermarsi da un momento all’altro.
La scosse, dandole dei
piccoli buffetti sulla guancia candida, ottenendo, però,
solo qualche inarticolato mugugno. Imprecò a denti stretti,
attirando le orecchie del fratello minore, che si avvicinò
con evidente preoccupazione.
-Terra che succede?
Cos’ha Miyo?-
-Ha perso i sensi, ma
è così debole che…- non
riuscì a concludere quella frase tanto funesta,
così la strinse di nuovo a sé, per proteggerla
dal freddo, e serrò le palpebre mentre richiamava il potere
magico per avvolgerla in un incantesimo di guarigione che le
restituisse almeno qualche goccia di energia.
-Stai attento
fratellone…- ammonì Alexander, deglutendo. -Sei
stanco anche tu…-
-Non temere.-
replicò concentrandosi e pregando Kingdom Hearts di aiutare
tutti loro, ma soprattutto, lo supplicò di non privarlo
della vista di quegli occhi d’ametista di cui s’era
segretamente innamorato anni addietro.
-Principessa Miyo,
l’avervi in fin di vita tra le mie impotenti braccia,
incapaci di aiutarvi… e il puro terrore scatenato dal solo
pensiero di potervi perdere, mi hanno fatto capire che non sono stato
altro che un vigliacco e un povero stolto ad aver taciuto per tanto
quel che provo per voi.- rivelò, incatenando il suo sguardo
al proprio. -Principessa Miyo, potrete mai accettare l’amore
di questo vostro stupido suddito?- chiese, tornando a sorriderle come
un perfetto imbecille, ma non poteva davvero farne a meno.
Sollevato nel saperla
sana e salva, finalmente spazzato via il terrore di vederla spegnersi
per sempre, e felice per avere ancora la possibilità di
specchiarsi nelle iridi color violetta, che l’avevano rapito
e imprigionato; riflessi di un’anima determinata, forte,
coraggiosa e tante altre cose insieme che non avrebbe mai potuto
elencare nemmeno il più rinomato dei bardi a suo parere,
perché sarebbe stato impossibile descrivere una tale
bellezza di spirito.
La osservò
cadere nel più completo stupore e in un bizzarro mutismo che
lo divertirono e intenerirono al tempo stesso. Tuttavia, si fece
attento quando la vide schiudere le labbra nel tentativo di
rispondergli, mentre le sue guance già tinte
d’imbarazzo divennero ancora più rosse.
-Io… come
potrei…- farfugliò, per poi prendere fiato. -Come
potrei non accettare l’amore del mio stupido suddito, se io
stessa provo il medesimo sentimento, dandomi della sciocca per averlo
nascosto fino a oggi?-
L’espressione
del ragazzo s’illuminò ancora di più,
dopodiché si ritrovò a ridere come un allocco,
mentre le prendeva il viso tra i palmi.
-Siamo due completi
imbranati.- sentenziò, posando di nuovo le proprie labbra
sulle sue, in un contatto leggero e rapido. -Ero così
convinto che non potessi sopportarmi…-
S’incantò
nel sentirla ridacchiare. -Io pensavo la stessa cosa… anche
se mi è capitato di notare strani sguardi da parte
tua…-
-Mi avete scoperto,
principessa Miyo. Permettetemi di pagare le conseguenze di queste mie
occhiate azzardate e insistenti.- commentò, carezzandole una
guancia candida.
-Permesso accordato.-
sussurrò lei, portandogli le braccia intorno al collo, per
tirarlo verso di sé e baciarlo con maggiore
intensità.
Finalmente, Terra
riuscì a comprendere cosa intendevano i ragazzi e tanti
uomini con l’espressione “avere le farfalle nello
stomaco”, quando parlavano dei loro rapporti con le donne.
Era una sensazione strana ma piacevole, che provocava un delizioso
solletico allo stomaco, come se tanti insetti ne stessero accarezzando
le pareti con lo sbattere delle ali. Questo stato d’animo lo
fece sorridere ulteriormente e si tuffò a capofitto in quel
contatto, rendendolo più profondo e passionale.
Sentì le dita sottili della donna carezzargli le ciocche
castane, percorrendo un sentiero contorto, che la condusse fino alla
nuca e gli provocò un brivido lungo la schiena.
A malincuore si
separò da quelle labbra che non avrebbe mai abbandonato e si
ritrovò con il fiato corto, esattamente come la compagna,
che ora aveva gli occhi velati di felicità e brillanti come
gemme, al di sopra delle gote in fiamme. Senza distogliere lo sguardo
dal suo, le prese la mano destra tra le proprie e ne sfiorò
il dorso con un bacio accennato.
-Vi amo, principessa
Miyo.-
Lo sussurrò,
quasi fosse un segreto solo per loro due. Un segreto di cui era
terribilmente geloso e che non voleva rivelare nemmeno alle pareti
della tenda, perché voleva che rimanesse sospeso tra i loro
occhi e i loro respiri, immersi gli uni in quelli dell’altra,
fino al punto di sembrare una cosa sola.
E il sorriso luminoso
che ricevette dalla bionda fu la risposta più bella e
sincera che potesse desiderare in quel momento, di cui
memorizzò ogni dettaglio per non scordarlo mai, nemmeno
quando sarebbe stato un anziano con i ricordi confusi.
.: [-------] :.
Fin dal primo momento in
cui l’aveva vista di sfuggita sul campo di battaglia, la
custode del Tramonto gli aveva sempre trasmesso una sensazione di
tumultuosa inquietudine, gestibile ma difficile da decifrare. Erano
già passate due settimane da quando si era unita a loro,
eppure ogni volta che ne incrociava lo sguardo tinto di giada era
costretto ad abbassare il proprio, poiché non riusciva a
sostenerne la sconosciuta profondità. Come facesse Stefano a
tenerla tanto vicina senza essere sopraffatto dalla sua presenza,
restava per lui un quesito senza risposta.
Preso com’era
dai suoi pensieri, Terra si accorse solo all’ultimo momento
d’aver raggiunto lo spiazzo al centro
dell’accampamento e il suo viso si ricoprì di un
muto stupore nel vedere suo fratello al fianco dell’ex
keyblader oscura, entrambi seduti davanti a uno dei tanti piccoli
falò che erano stati accesi in precedenza dai soldati. Il
giovane Blackeagle era dannatamente curioso, lo sapeva bene, ma non
avrebbe mai creduto di trovarlo impegnato in una fitta conversazione
-più simile a un monologo dove lui aveva preso il monopolio
del discorso- con la donna dalla pelle scura, non così
presto almeno.
Scosse la testa e
sospirò, dopodiché s’avviò
verso la coppia con passo tranquillo, notando che la ragazza di colore
era concentrata su ciò che gli stava dicendo il custode
della chiave gemella e questo lo incuriosì.
-Ehi, voi due.-
chiamò con una nota divertita, attirando lo sguardo di
entrambi. -Che state combinando?-
-Buona sera Terra.-
esordì la donna, con voce gentile e un sorriso appena
accennato, e il castano sapeva che non lo faceva per motivi di
antipatia nei suoi confronti, ma semplicemente perché ancora
faticava ad aprirsi e a esprimere le proprie emozioni.
Anche se vederla in
compagnia di un altro di loro senza il prescelto dell’Alba
accanto poteva considerarsi un notevole passo avanti.
-Fratellone! Stavo
raccontando ad Anike com’era la nostra vita prima di tutto
questo.- spiegò Alexander. -E sono arrivato a raccontarle
della festa in cui abbiamo visto Miyo per la prima volta.-
-Oh.-
commentò il maggiore dei Blackeagle con un sopracciglio
inarcato. -A che punto eri arrivato?-
-A te che guardi Miyo
salire sul palco con gli occhi luccicanti e la bocca aperta come quella
di un pesce.- ridacchiò il giovane, ricevendo una risata
ironica e tagliente dal consanguineo. -Le ho anche raccontato di quando
hai danzato con Constance…- aggiunse rapidamente, senza
dargli tempo di replicare in qualche modo. -Povera ragazza aveva occhi
solo per te e tu guardavi un’altra.-
-Quando hai finito di
dire scemenze fammi un fischio, fratellino.- replicò acido
il maggiore, scatenando un sonoro attacco
d’ilarità nell’altro.
-Terra,
scusami…- intervenne la donna con gentilezza, attirando
l’attenzione dei due. -Alexander mi ha parlato di
questa… danza, ma a dire la verità, credo di non
aver compreso in cosa consista…- proseguì
titubante, guardandoli con aria smarrita.
-Beh…-
esordì il keyblader del Giorno, venendo però
interrotto dall’altro ragazzo.
-Perché non
le fai vedere, fratellone? È più semplice.-
suggerì, mostrando un sorriso poco rassicurante.
-E perché non
tu?-
-Ma perché tu
sei più bravo, no?- ghignò il minore.
-Sei una cosa
impossibile fratellino, sappilo.- sospirò Terra, guardandosi
in giro e posando lo sguardo su un gruppo di soldati riunito attorno a
un fuoco poco distante impegnati a strimpellare un paio di strumenti a
corda e qualche fiato. -Ehi, voi!- chiamò, avvicinandosi
agli uomini.
I due custodi lo
osservarono attentamente mentre parlava con i guerrieri,
l’una confusa e l’altro soddisfatto e oltremodo
incuriosito dalla piega che stava prendendo la serata. Il Blackeagle
maggiore parlottò per qualche minuto con i soldati, che
infine diedero un assenso generale e si alzarono per seguirlo verso
l’altro falò occupato dai prescelti.
-Su, vieni.- disse
all’improvviso, porgendo la mano ad Anike che lo
guardò senza capire. -Ti insegno a danzare.-
La mora
sbatté le palpebre un paio di volte, dopodiché
annuì e posò il palmo su quello
dell’altro, che lo strinse e la tirò in piedi con
una mossa fluida per poi invitarla ad avvicinarsi.
-Cominciamo con qualcosa
di semplice, perciò…- esordì il neo
insegnante, guidando le mani della donna per metterle nella posizione
giusta, poi fece lo stesso con le proprie e puntò lo sguardo
in quello verde liquido dell’altra, cercando di non fuggirvi.
-Adesso seguimi.- disse, muovendosi lentamente all’indietro,
compiendo due lunghi passi, che la sua compagna seguì con
impaccio insieme al terzo che fu più corto e veloce come
quello dopo, con cui guadagnò un alluce pestato.
-Scusa…-
asserì mortificata Anike, arrossendo appena sulle gote scure.
-Non fa niente,
può capitare.- la rassicurò il castano. -Un
consiglio: non guardarti i piedi, seguimi e basta.- aggiunse, ripetendo
i medesimi movimenti, questa volta tutti il più lentamente
che poté. -Vedi? È come durante una battaglia:
due passi avanti per attaccare, uno indietro per schivare o incassare e
poi subito un altro per il contrattacco.- spiegò,
utilizzando un contesto che fosse per lei di facile intuizione e
azzeccando in pieno.
La keyblader del
Tramonto allargò gli occhi e annuì, facendogli
intendere di aver capito e ritentò per la terza volta,
riuscendo a seguirlo senza inciampare o recare danno
all’altro. Provarono ancora, azzardando un rapido volteggio e
aumentando la velocità, ottenendo un ottimo risultato.
-Benissimo, ora possiamo
provare con la musica.-
-Musica?-
ripeté lei, mostrando nuova curiosità.
Celtic
Mystic 09 Highland dance
La sua risposta fu
l’inizio di una melodia vivace e ricca di suoni, nonostante
gli strumenti fossero pochi e simili tra loro. Era una ballata semplice
ma allegra, perfetta per i passi di base che stavano utilizzando i due
custodi. Senza nemmeno rendersene conto, Terra rimase incantato dallo
sguardo della donna, scoprendosi incapace di abbandonarlo. Ne lesse la
sincera meraviglia, come quella di un bambino alla scoperta del mondo,
quando i soldati iniziarono a suonare e sorrise di fronte alla sua
sorpresa nello scoprire di riuscire a compiere i passi appena imparati
senza alcun impedimento, anzi. La musica la stava aiutando a trovare e
seguire il ritmo giusto, quindi il custode del Giorno decise di
approfittarne e accelerare l’andatura. Lo fece gradualmente e
senza che lei se ne accorgesse si ritrovarono a volteggiare attorno al
falò, incuranti di chi si era avvicinato mosso dalla
curiosità, e che ora li guardava con tanto d’occhi.
Durante
l’ennesima giravolta, Terra finalmente capì cosa
ci trovasse Stefano in quelle iridi verdi come le foglie in primavera:
erano sì profonde, ma non buie come aveva creduto, al
contrario esse erano luminose, ricche di emozioni sepolte che
scalpitavano per essere liberate e che brillavano come stelle quando
riuscivano a emergere. Infine, fu lui a sorprendersi. Anike rise. Rise
di una risata divertita e felice, lasciandosi completamente andare in
quella bolla che avevano creato con quella semplice danza, che ora
compiva senza timore di sbagliare.
Terra sorrise,
fermandosi nell’esatto momento in cui gli strumenti tacquero,
lasciandogli ascoltare unicamente il respiro affannoso della prescelta
che ancora gli stringeva le mani.
-È…
È stato… incredibile!- disse lei tra un respiro e
l’altro, voltandosi quando udì una coppia di
applausi.
Il castano si
girò a sua volta, allargando il proprio sorriso nel vedere
Miyo e Stefano battere le mani. -Oh, abbiamo raccolto un po’
di pubblico a quanto vedo.- commentò, osservando la folla di
soldati che si era radunata.
-Io invece vedo che la
guerra non ha arrugginito le tue doti di danzatore.- replicò
la principessa, avvicinandosi con l’amico.
Il ragazzo
ammiccò, porgendole la mano in un chiaro invito. -Volete
concedermi l’onore di questo ballo, mia principessa?-
-Sarà un
piacere.- rispose semplicemente la bionda, mentre Anike le lasciava il
posto e si affiancava al proprio compagno.
Banda
Celta Danzante - Danza del Oso
Uno dei musicisti
improvvisati attese che i due fossero pronti, quindi dettò
il tempo con il tacco dello stivale per poi dare il via con il proprio
strumento. Era una ballata ancora più rapida e vivace della
precedente che andava crescendo, ma i danzatori non sembravano affatto
preoccupati. Senza mai separare i loro sguardi cominciarono a muoversi
sotto quel ritmo incalzante, prendendosi per mano per poi lasciarsi e
ritrovarsi ancora con una sincronia perfetta. Volteggiarono insieme,
uniti e separati, si diedero persino le spalle, ma mai i loro sguardi
mancarono di rincrociarsi e i loro sorrisi erano sempre lì,
brillanti come i raggi del sole.
La custode del Tramonto
li guardò a occhi sgranati, ammirata e affascinata dalla
loro affinità e dalla loro complicità, che gli
permetteva di eseguire dei passi complicati senza paura
d’intralciarsi l’un l’altra né
di sbagliare e perfettamente consapevoli del fatto che avrebbero sempre
trovato le mani e le braccia altrui per proseguire. Sembravano quasi
comunicare tra loro, ma cosa si stessero dicendo, Anike non
riuscì a comprenderlo.
Terra ormai si muoveva
unicamente per istinto, grazie al suo corpo allenato che conosceva a
memoria quella ballata veloce, poiché perso negli occhi
della sua principessa, come un naufrago alla deriva in un oceano color
delle violette. E in cuor suo, desiderò di non trovare mai
più una costa a cui approdare.
.: [-------] :.
Adrian
Von Ziegler - Only Piano - Beautiful Memories
Con un sospiro, il
custode del Giorno si chiuse alle spalle la porta della stanza del
fratellino. Si girò verso la finestra più vicina
e osservò il cielo notturno e la luminosa figura di Kingdom
Hearts che splendeva al suo centro. Rassicurare Alexander era stato
difficile e probabilmente non ci era riuscito del tutto. Anzi, ne era
più che certo.
Il giovane Blackeagle si
era affezionato alla donna dalla pelle scura, in cui aveva trovato una
figura di riferimento che né lui né la loro unica
parente avevano saputo dargli. Turbato dallo sviluppo preso dagli
eventi, Terra s’incamminò in direzione della
biblioteca per raggiungere finalmente la compagna bionda, anche lei
scossa profondamente. Entrambi sapevano, però, che non
avrebbero mai sofferto come stava facendo il loro amico Stefano. Aveva
timore persino d’immaginare lo stato in cui si trovava il
prescelto dell’Alba, perché la sola idea di
perdere Miyo gli stringeva il cuore in una morsa feroce e terribilmente
dolorosa.
Giunto in biblioteca, il
bruno si diresse con passi leggeri verso il suo fondo,
nell’angolo più remoto e intimo, e salì
una scala a chiocciola che portava a un ballatoio, grande abbastanza da
ospitare due persone sedute, trovando la principessa appoggiata alla
parete di fronte, con le ginocchia al petto e la fronte posata su di
esse. Le sedette accanto e portò lo sguardo sul soffitto di
cristallo.
Nessuno di loro
parlò, nessuno ne aveva voglia, ma dopotutto cosa
c’era da dire? Terra sospirò, sentendosi
all’improvviso stanco. Stanco di vedere persone morire sotto
i suoi occhi, stanco di sentirsi impotente perché non poteva
fare nulla per impedire quelle morti, stanco di quella guerra che
continuava da dieci lunghi anni. Guerra che avrebbe visto il suo
epilogo a un caro prezzo.
Un prezzo che nessuno di
loro avrebbe mai voluto pagare, ma come potevano opporsi al volere del
Fato?
Un singhiozzo ruppe la
religiosa quiete che l’aveva trascinato in quelle riflessioni
ed ebbe il potere di risvegliarlo. Si voltò verso la sua
compagna e la vide tremare come una fogliolina debole e indifesa sotto
gli artigli di un forte vento. Le mise un braccio attorno alle spalle e
la spinse verso il proprio petto, offrendole un rifugio che lei non
rifiutò. Si accoccolò tra le sue gambe e pianse
in silenzio il dolore di entrambi, mentre lui si faceva forza per non
crollare. Doveva essere forte per tutti quanti loro, perché
se fosse caduto lui, il prescelto del Giorno, allora nessuno avrebbe
più ritrovato l’energia e il coraggio di rialzarsi
in piedi.
.: [-------] :.
Liberò un
feroce grido di guerra quando un gruppo di Heartless lo spinse con la
schiena sul suolo brullo e calpestato della vallata. La Catena Regale
brillò di un’accecante luce bianca e respinse le
creature dell’Oscurità, tramutandole in polvere
nera, che scurì ulteriormente il pavimento del teatro di
quella battaglia che si consumava ormai da troppo tempo.
Si rialzò con
un gemito, portando la mancina sull’occhio destro, che
bruciava di dolore e gli stava bagnando il viso di sangue bollente.
Facendo appello alle poche riserve di magia rimaste, il maggiore dei
Blackeagle usò un semplice incantesimo di cura, che pose
fine alla perdita di sangue, ma gli lasciò una sorda e
pulsante sensazione dolorosa, che lo costrinse a tenere la palpebra ben
chiusa.
Approfittando di
quell’attimo di quiete, Terra ripensò al momento
in cui Anike gli era passata accanto per andare incontro al turbine di
polvere che era apparso davanti a tutti loro. Quella manifestazione
incorporea era stata in grado di confonderlo e inquietarlo, ma quello
era niente a confronto con ciò che il suo cuore fiero e
determinato aveva percepito quando l’ultima custode si era
presentata nella sua reale forma. Ella pareva la copia perfetta della
loro compagna, tranne per i capelli bianchi e le iridi rosse come il
sangue, che rigettavano rabbia e odio a non finire come la bocca di un
vulcano in eruzione, e per l’arma che stringeva nella mano
sinistra. Un’arma che diffondeva tutt’intorno alla
sua padrona un’aura buia, pesante e viscosa, come un letale
miasma, che ebbe il potere di far appassire l’erba sotto di
sé, bruciandola come avrebbero fatto i cocenti raggi del
sole nel pieno di una torrida estate.
Quella donna emanava
un’energia oscura che fu in grado di farlo vacillare per un
istante di troppo, e quasi lo schiacciò, ma a un tratto la
schiena della prescelta del Tramonto era comparsa davanti ai suoi occhi
sgranati come per proteggerlo e filtrare quella terribile sensazione di
annichilimento che minacciava di devastarlo.
Troppo lontano per
capire cosa si fossero dette le due figlie del fuoco nero, aveva avuto
giusto il tempo di guardarle mentre correvano una incontro
all’altra per far cozzare le loro buie chiavi e dare il via
all’ultima fase di quella devastante guerra. In un attimo, le
bambole bianche prive di cuore e le bestiali ombre erano emerse dai
loro anfratti bui per gettarsi su tutti loro.
Impegnato
com’era a distruggere quanti più avversari
possibile, il custode del Giorno aveva perso di vista i propri compagni
e ora, date le esigue forze, non sarebbe nemmeno stato capace di
individuarli in quella grande valle brulicante di seguaci
dell’Oscurità.
Poi, dopo quelle che gli
parvero lunghe e interminabili ore, dei movimenti nuovi attirarono la
coda del suo occhio ancora sano e quando si voltò il
sollievo gli scoppiò in petto nel vedere Miyo e Alexander
chiamarlo e dirigersi verso di lui. Immediatamente si girò
del tutto, falciando via i nemici con un fendente orizzontale del suo
keyblade, quindi avanzò, facendosi strada con tutta la forza
che gli era rimasta finché non li raggiunse e diede loro la
schiena.
-Come state?-
domandò Terra, guardandosi attorno con l’unico
occhio funzionante.
-Siamo dei fiorellini
appena sbocciati… non vedi fratellone?- rispose Alex
ansante, dopo aver dato la schiena all’altro.
Il maggiore dei
Blackeagle trattenne un’imprecazione, dandogli
un’occhiata veloce. Non gli era affatto sfuggita la ferita
aperta sul suo fianco. -Da quanto tempo sei conciato così?-
chiese poi, eliminando un Simile.
-Non ne ho
idea…-
-Terra hai visto
Stefano? Abbiamo bisogno di Omi per curare Alex.- intervenne la custode
della Shining Star. -Reflex!- urlò subito dopo, chiudendo se
stessa e i compagni all’interno di una barriera rosa, che li
difese da una coppia di sfere di fuoco. -E anche per avere un aiuto,
ormai siamo sfiniti!- aggiunse, mentre lo scudo svaniva e liberava la
strada alla chiave bianca, che fu lanciata contro l’Heartless
che li aveva attaccati.
Il castano
sbuffò di stanchezza, atterrando l’ennesimo
nemico. -Quando è cominciata la battaglia, era poco distante
da Anike e non credo che si sia allontanato.- disse. -Possiamo provare-
il prescelto della Catena Regale si fermò, incredulo e
confuso di fronte a ciò che stava accadendo.
Bambole e ombre si
fermarono tutte insieme e fremettero per poi scomporsi in mucchietti di
polvere nera che venne spazzata via da un deciso soffio di vento. La
valle si svuotò in un istante dei suoi ospiti abietti,
lasciando solo i custodi sotto la bianca luce della luna a forma di
cuore. Terra si concesse un sospiro con cui rilasso le spalle e
lasciò la presa sul keyblade: qualunque cosa fosse successa,
pareva almeno positiva.
-Alex!- l’urlo
della principessa gli fece gelare il sangue per la paura, ma gli ci
volle un attimo a girarsi e inginocchiarsi accanto al fratello minore,
che sudato e pallido cercava di respirare più aria possibile.
-Andiamo fratellino,
svegliati!- urlò lui, dandogli dei leggeri colpi alle guance.
-…fratellone…
sono stanco, non sordo…- mormorò il custode della
chiave gemella, schiudendo di poco le palpebre.
-…cos’è successo…?-
Miyo scosse il capo.
-Non lo sappiamo… I nemici sono spariti, ma-
Un grido
scoppiò da qualche parte nella valle. Un grido terribile,
che il prode Terra cercò di non ascoltare, ma il suo cuore
perse un battito non appena lo udì. Era un grido che non
aveva alcunché di umano, diffuse ovunque tutto il suo odio,
il suo rancore e la sua sofferenza, avanzando su ogni filo
d’erba con l’impeto di un’onda del mare
in burrasca. Al maggiore dei Blackeagle parve un grido senza fine, che
anche se si fosse estinto non avrebbe mai potuto dimenticare nemmeno
volendo, nemmeno negli anni più lontani della sua vecchiaia.
Adrian
Von Ziegler - Everlasting Star
Il sorriso che Anike
rivolse loro al termine di quell’inferno era il
più bello che Terra avesse mai visto, come la sua intera
figura, bella anche se sfinita dalla battaglia e avvolta
dall’armatura nera, prolungata dalle due terribili chiavi
oscure che ancora teneva strette tra le mani. Era un bellissimo
sorriso, colmo di così tanti significati che non
riuscì a scorgerli tutti: era felice, sincero, sollevato,
dispiaciuto e grato e tante, tantissime altre cose, di cui forse
nemmeno lei era consapevole.
La barriera rossa che
fino a quel momento li aveva esclusi dallo scontro più
importante della loro epoca, iniziò a sfaldarsi un pezzo
dopo l’altro, come un dipinto su un muro che col passare del
tempo perde pezzi della pittura che lo compone, e la custode del
Tramonto andò loro incontro, trascinando i suoi fardelli
finché riuscì, fino a quando anche lei non
cominciò a disfarsi un frammento alla volta.
La coppia di keyblade
cadde sul suolo annerito con un secco rumore metallico che al prescelto
del Giorno apparve come il primo rintocco della fine. Poi anche lei
cedette al proprio peso, piegando le ginocchia stanche e socchiudendo
gli occhi sempre più opachi.
Stefano fu in un baleno
al fianco della compagna, ormai sulla via per spegnersi, come una
candela quasi del tutto consumata. Raggiuntili, i tre custodi rimasti
si inginocchiarono in silenzio sul terreno bruciato dal fuoco di Anike,
pronti ad accogliere le ultime parole della ragazza dalla pelle scura,
che nonostante tutto, nonostante sapesse che la fine era vicina,
sorrideva ancora.
Con l’occhio
sinistro annebbiato dalle lacrime, Terra scambiò un rapido
sguardo con Miyo quando l’amica pronunciò i loro
nomi, poi rispose al suo bel sorriso. Un sorriso bello ma triste, come
il sole oltre l’orizzonte all’ora del crepuscolo,
che cerca di allungare i suoi stanchi raggi in ogni angolo del mondo
almeno un’ultima volta.
.: [-------] :.
Banda
Celta Danzante - The King of the Fairies
Una nuova estate stava
sorgendo sul Regno della Luce. Dansaxe brillava di vita e pace, festosa
in ogni suo angolo, pronta a dare un arrivederci in grande stile alla
primavera e ai resti dell’inverno.
Ancora prima che le
stelle iniziassero a splendere nel cielo notturno, la musica invase
tutte le vie della capitale, invitando gli abitanti a divertirsi e
godere della festa per il solstizio. Ad aprire ufficialmente le danze
però furono i sovrani del Regno. Lasciato il principe
quindicenne alle cure del minore dei Blackeagle e all’amico
Stefano, Terra e Miyo si avviarono al centro esatto della grande
piazza. Si scambiarono un sorriso, quindi lasciarono che fossero i loro
corpi a parlare per loro. La musica era già partita, ma non
avevano bisogno che si fermasse per poter cominciare. Bastarono due
passi per domare il ritmo di quella ballata che narrava del re di un
antico popolo di fate. Volteggiarono all’unisono, batterono
le mani per poi unirle e intrecciare le dita, continuando a muoversi
come se non ci fosse nessun altro attorno. La popolazione decise di
imitare i due regnanti e in poco tempo la piazza si gremì di
coppie danzanti di tutte le età, persino bambini e anziani.
Un altro lungo inverno
era trascorso senza che il Regno fosse turbato dalle minacce che aveva
subito in passato. Né epidemie né guerre avevano
disturbato i figli della Luce, che ora esprimevano la loro gioia sotto
lo sguardo attento delle stelle e di un cuore luminoso. Kingdom Hearts
sorse lentamente nel cielo buio, procedendo come una sposa tanto attesa
lungo la navata di una chiesa.
I festeggiamenti
proseguirono per ore, ma si placarono a un ordine quieto della regina,
che si apprestava a fare il suo discorso annuale.
All’improvviso però, il cuore bianco risplendette
di luce azzurra, illuminando l’intera piazza partendo dal suo
centro per poi espandersi verso l’esterno.
La popolazione si fece
indietro, lungo i confini del piazzale, lasciando libero il simbolo
della famiglia reale e portando lo sguardo sulla luna che li osservava
dall’alto. Ogni mormorio si spense e tutti, grandi e piccini,
uomini e donne, rimasero in silente e curiosa attesa di sentire le
parole che Kingdom Hearts aveva per loro.
Al contrario, i
prescelti si scambiarono occhiate d’intesa e Stefano
Fiervento alzò gli occhi al cielo per primo, mentre Terra
Blackeagle si chiedeva a chi di loro sarebbe toccato questa volta.
-Creature
dalla vita effimera, ascoltate le parole del Supremo Regno immortale,
che veglia sul fragile equilibrio tra Luce e Oscurità.-
Quell’incolore
formula d’esordio scatenò un brivido nei custodi
delle chiavi, poiché quella era stata la frase con cui tutto
aveva avuto inizio.
-Prescelto
del Giorno, vieni avanti.-
chiamò la voce atona del Regno Supremo.
Terra si alzò
in piedi dallo scranno su cui era seduto, apparentemente deciso, ma chi
aveva combattuto al suo fianco poteva leggere l’incertezza
nel suo sguardo celeste. Con occhi pieni di timore, Ventus Blackeagle
Sunsky guardò il padre allontanarsi e avviarsi al centro del
piazzale, ora vuoto e silenzioso. Rivolse la propria attenzione alla
madre, ma la donna aveva gli occhi puntati sulla schiena del suo
consorte e non sembrava intenzionata a perderlo di vista. Fu
l’ex custode dell’Alba a rispondere al suo muto
richiamo, posandogli una mano sulla spalla per portarlo accanto a
sé e rivolgendogli un sorriso amaro e triste che solo in
un’occasione gli aveva visto in viso.
-Prescelto
del Giorno.-
ripeté la voce. -Il tuo compito come custode
della chiave è giunto al termine.- annunciò
nell’esatto momento in cui la Catena Regale comparve
orizzontalmente davanti all’uomo dai capelli castani, che
prese un profondo respiro a occhi chiusi.
Esattamente
com’era avvenuto al momento della sua investitura, egli
s’inginocchiò e raccolse il keyblade tra le mani,
reggendolo sotto l’elsa e sotto la punta.
-Io, Terra Blackeagle,
prescelto del Giorno e sovrano del Regno della Luce, rendo la chiave
che mi era stata affidata.- affermò a voce alta
perché tutti lo sentissero.
Anche il keyblade
udì le sue parole e si sollevò dolcemente dalla
sua presa e volò in alto, divenendo poi una sfera luminosa e
fuggendo verso il cuore bianco sospeso nel cielo. Il re
tornò in piedi e strinse i pugni, sentendoli vuoti
esattamente come parte del proprio animo, a cui era appena stato
strappato un frammento importante. Poteva finalmente capire
ciò che avevano provato suo fratello e Stefano nel vedersi
privati di ciò che li aveva resi gli uomini che erano
diventati. Serrò le palpebre con forza. Sapeva che questo
momento sarebbe arrivato anche per lui, ma non immaginava che
“perdere” il keyblade sarebbe stato così
devastante.
-Rappresentante
della Luce, vieni avanti.-
Terra trattenne il
respiro e sgranò gli occhi, per poi voltarsi verso la
moglie. Sotto lo sguardo intimorito e preoccupato dei cittadini di
Dansaxe, di amici e conoscenti, la regina avanzò con passi
lenti ma decisi. Camminò a testa alta, fiera e determinata
com’era sempre stata, ma glielo lesse nelle iridi color delle
violette quando gli fu accanto, anche lei non era pronta. Forse,
però, non lo sarebbero mai stati.
-Cuore
puro, prescelto della Shining Star, il tuo compito come custode
è giunto al termine.-
sentenziò la voce, causando la comparsa del keyblade bianco
avvolto dal verde ramo d’edera.
La donna
s’inginocchiò al cospetto del candido cuore e
accolse sui palmi l’arma che era stata in suo possesso per
quasi trent’anni.
-Io, Miyo Sunsky,
custode della Shining Star, sovrana del Regno della Luce, rendo la
chiave che mi era stata affidata.- dichiarò con lo sguardo
basso, sentendo le mani alleggerirsi dal loro peso.
Tornò eretta
accanto al suo compagno e guardò il suo keyblade levarsi
sempre più in alto, finché non esplose di una
luce così intensa che costrinse tutti i presenti a coprirsi
il volto per non restarne accecati. Quando rivolsero nuovamente lo
sguardo alla chiave bianca, al suo posto trovarono una corona di sette
sfere luminose, tinte ognuna con un diverso colore
dell’arcobaleno.
-Cuore
puro, questo è il destino previsto per la tua
eredità.-
riprese la voce con tono solenne. -Il tuo potere
è stato diviso: sette saranno i cuori di pura Luce, ma solo
una di queste virtù impugnerà la sacra chiave
forgiata dal Regno Supremo.-
Quelle parole misteriose
generarono un brivido che corse lungo la schiena del maggiore dei
Blackeagle. I venerabili saggi il giorno prima dell’ultima
battaglia avevano pronunciato parole profetiche e in esse avevano
accennato a un’ultima virtù che avrebbe affiancato
il Giorno durante le battaglie future. Terra si voltò a
guardare la donna al suo fianco e accennò un sorriso,
pensando che una parte di loro si sarebbe sempre cercata anche in un
domani incredibilmente lontano.
-Prescelti.- chiamò ancora una
volta la luna a forma di cuore, e internamente, il castano sapeva che
si stava rivolgendo a tutti e quattro.
Dei passi alle sue
spalle confermarono il suo pensiero, quindi si fece attento
perché era certo che quelle sarebbero state le ultime parole
che Kingdom Hearts avrebbe rivolto loro in questa vita.
-La vostra
strada è stata lunga e difficile, ma siete usciti vincitori
dalla missione che vi è stata affidata. Il vostro destino
come custodi è compiuto, il Regno Supremo vi congeda e
benedice il vostro futuro con la Luce che avete sempre difeso con
orgoglio e con coraggio.
-Addio prescelti da Kingdom Hearts, che la luce dei vostri cuori possa
brillare in eterno.-
Terminato il suo
discorso, il perlaceo astro fece ritorno al proprio silenzio vigile:
gradualmente il suo intenso splendore si affievolì, tornando
alla sua consueta luminosità, e riprese il suo ruolo di
osservatore. Il sovrano si girò verso i tre compagni,
trovandoli nella sua medesima condizione: scossi, stanchi ma anche
più leggeri. Sapevano che prima o poi avrebbero dovuto
restituire il keyblade e in quel momento sarebbe terminato il loro
ruolo. E se non c’era più bisogno di loro, questo
poteva significare una cosa sola: l’Oscurità non
avrebbe più messo mano alle loro vite, il Regno della Luce
poteva prosperare.
In futuro sarebbero
stati nominati altri prescelti, ma per adesso non c’era
motivo di preoccuparsi.
|