cap 3
CAPITOLO
III:
Benvenuti
a MagicWorld
«...devo andare via di casa e frequentare una scuola con
quadri parlanti e scale che si spostano?»
«No, no, niente di tutto questo!»
«Devo imparare a fare trucchetti con le carte?»
Io il cilindro non me lo sarei mai messo...
«Non serve, ma se sei interessata te ne posso insegnare
qualcuno.»
«No, grazie.»
Quindi che diavolo voleva dire che ero diventata una maga?
«Guarda, mia cara,» riprese a parlare Nik dopo
qualche colpo di tosse «in realtà la faccenda
è molto semplice. Basta che vai all’ufficio
“contratti” di MagicWorld e lì ti
spiegheranno tutto.»
Ah beh, semplice. Semplicissimo.
«Che cos’è MagicWorld?»
«La società che si occupa della gestione della
magia da circa cinquant’anni.»
«Una società? Niente ministeri segreti e roba
così?»
«Un tempo c’era la “Corte della
Magia” ma con gli anni si è osservato che gli
uomini di affari sono molto più efficienti di nobili e
politici.»
«Ah.»
«Non è saggio mischiare magia e
politica...»
Per quel che ne so di politica, non è saggio mischiarla con
niente.
«...per non parlare della religione! Fortunatamente ormai
nessuno segue più la “Mistica Chiesa della
Magia” con le sue dieci o venti divinità e tutti
quei sottoculti strani...»
«Va bene, va bene,» lo interruppi prima che
iniziasse a dilungarsi con la teologia «ma dove lo trovo
questo ufficio contratti?»
«Ce n’è uno in ogni “Centro
MagicWorld”.»
Molto utile.
«E dove lo trovo un “Centro MagicWorld”?
Non mi pare proprio siano pubblicizzati!»
«Ah già, è normale che tu non li
conosca visto che sono nascosti. Per caso nel tuo paese
c’è un negozio che vende elettrodomestici e altri
arnesi elettronici?»
«Sì, certo.» risposi confusa
«Anche più di uno.»
«Sì, però quello che intendo ha un nome
particolare, qual era pure...» prese a grattarsi la testa
pensieroso «Mi pare avesse una scritta bianca su uno sfondo
rosso, o il contrario...»
«...Media World?»
«Esatto! Dovrebbe essere proprio quello!»
Che diamine c’entrava il Madia World con MagicWorld? A parte
finire entrambi in “world”,
non riuscivo a trovare
un collegamento valido tra un negozio di elettronica e una
società “magica”. Però, forse
non era stato un caso (di sfiga) se invece di un animaletto parlante
(maledette maghette dei cartoni animati) mi sono ritrovata con un
cellulare
parlante (e obsoleto). In effetti, visto quello che riusciva
a fare adesso la tecnologia, ci poteva essere dietro qualcosa di
magico...
«Allora, domani mattina va subito al Media World del tuo
paese. Fai un giro nei vari reparti, da qualche parte ci deve essere
una porta o una botola. Occhi aperti perché di solito
è ben nascosta, Machia ti aiuterà a
trovarla.»
«Ehm ehm» si schiarì la voce, sentendosi
interpellato. Che cosa assurda. «Questo, poi, lo decido io.
Magari se la bamboccia me lo chiede in modo gentile.»
Ma perché quel vecchio aggeggio doveva avere dei modi
così irritanti?
«Di solito un mago usa “per favore” per
dare ordini
al proprio famiglio?» domandai in tono mellifluo.
Il cellulare emise un suono stizzito.
«Punto uno: non si sa ancora se tu sia una maga e fino a che
non ne avrò l’assoluta
certezza io non mi
considererò il tuo famiglio!»
«Machiavelli, comportati bene.» lo
ammonì Nik con un’occhiataccia «Sii
più galante con la signorina.»
Machia borbottò qualcosa ma non aggiunse altro. Bene, se
avesse continuato a fare il bravo telefono, forse quella sera lo avrei
messo in carica. Forse.
«Bene, sono quasi le sette.» disse il mago
osservando l’orologio appeso al muro «Posso
chiacchierare ancora per...mmm...una quarantina di minuti, poi devo
andare a cenare con gli altri ospiti.»
«Se vuole posso andare, non voglio disturbarla.»
Intanto avevo capito che per avere informazioni utili sarei dovuta
andare da MagicWorld... Lo stesso posto dove di solito compravo gli
auricolari, ma dai. Magari lì mi cambiavano pure il
cellulare.
«Ma che disturbo!» fece lui invitandomi con la mano
a sedermi sulla sedia «Se tu non hai fretta, mi piacerebbe
sapere qualcosa in più sulla futura padrona del mio Machia.
E, per favore, dammi del “tu”. Dopotutto, sono
riuscito a indovinare il tuo nome.»
Indovinare... lo aveva letto su un messaggio.
Va be’, mi sedetti. Dopotutto non è che avessi
molto altro da fare, nella migliore dell’ipotesi avrei dovuto
aspettare mia sorella per un’altra mezz’ora.
«Ok, va bene. Che cosa vuoi sapere?»
«Dunque, hai detto che hai sedici anni. Vai a
scuola?»
«Sì, faccio il liceo classico, sono in
terza.»
«Uh, il classico! E dopo cosa ti piacerebbe fare?»
Eccola là, la solita domanda odiosa che mi fanno da quando
ho finito le medie. “Che cosa vorresti fare dopo?”
Ma che cavolo ne so! Non sono nemmeno così tanto sicura di
cosa voglio fare adesso,
figurati tra due o tre anni.
«Ci sto pensando.»
Tradotto: boh.
«Università?»
E certo, percorso scontato. Dove lo vado a trovare un lavoro con il
diploma del liceo classico?
«Forse.»
Mah.
«Non ti piacerebbe fare l’insegnante?»
Piuttosto mi unisco a una banda itinerante e imparo a ballare la polka.
«Non credo faccia per me.»
«E, invece, come vanno gli affari di cuore? Ce
l’hai un fidanzatino?»
Cosa...??
«Un fidanzatino?»
«Ma sì, un ragazzo. Hai già trovato
qualcuno di speciale?»
Eh?!?!
«Guardi, non credo siano affari suoi...» iniziai ad
alzarmi.
«Eddai, Giò, sono solo un vecchietto curioso! Puoi
confidarti, prometto che io e Machia non diremo niente a
nessuno!»
Ok, forse avevo frainteso... Era solo un anziano invadente.
«Ma figurati se c’è qualcuno che se la
piglia...»
Ehi!
«Machiavelli! Ma che maniere sono!»
«Dai, è oggettivamente bruttina. Poi hai visto
quanto è sciatta?»
Simpatico. E per una settimana quel coso si è giocato il
caricabatterie.
«Veramente al momento non sono interessata ai
ragazzi» risposi gettando il cellulare dentro la borsa,
incurante delle sue proteste.
«Oh, capisco.» constatò Nik aggrottando
la fronte «Ti piacciono le ragazze?»
Che anziano moderno.
«No, no, neanche quelle. Al momento non sono proprio
interessata a trovare qualcuno di speciale.»
«Ma come?!?!» esclamò sconvolto
«Una ragazza della tua età che non cerca
l’amore!»
Eew. Ma che piega aveva preso quella conversazione?
«Come puoi rinunciare adesso all’amore?!»
«Non ho detto che ci ho rinunciato, solo che adesso sto bene
senz-»
«Un giovane cuore che non brama palpitare d’amore
non è altro che un organo mutilato!»
Avevo scioccato una principessa Disney.
«Tutti hanno bisogno di qualcuno d’amare e da cui
essere amati! Tu
più di tutti!»
«Io?»
«Sì, tu! Adesso che il tuo spirito è
ancora spensierato e non appesantito dall’esperienza! Non
devi perdere la gioia pura e ingenua che l’amore sa
trasmettere in questi anni!»
Wow. Non capivo se il suo scopo fosse spronarmi o deprimermi.
«Il formicolio allo stomaco, la testa improvvisamente
leggera, il sorriso ebete sulla faccia...»
Sembravano gli effetti collaterali di un medicinale.
«Davvero, signor mago, sto bene così. Sono una
ragazza bruttina e cicciottella che non interessa ai ragazzi e a me non
interessano loro. Ho altro a cui pensar-»
«Sciocchezze!» sbottò battendo le mani
sulle gambe secche «Tu troverai l’amore!»
Venerdì
12 febbraio 2016, ore 14:20
Solignano, Parma
«Ma dov’è questa porta?»
«Hai guardato nel reparto computer?»
«Ci siamo già stati, niente di niente. Ma non
possiamo chiedere a un commesso?»
«Nah, quelli non sanno niente. Prova dagli elettrodomestici,
apri qualche sportello.»
Ottimo. Avrei passato il pomeriggio, dopo sei ore di scuola, a
ispezionare frigoriferi e a mettere la testa dentro a forni. E mi
toccava pure tenere in mano, così, in bella vista, quel
rudere tecnologico di Machia.
Maledetti film! Una poi si fa delle aspettative sulla magia, i
maghi...e invece io mi ritrovavo con una specie di Nokia 3310 e un
prestigiatore romantico un po’ ammattito!
«Ciao! Ti posso aiutare?»
Era apparsa una commessa selvatica, polo rossa e sorriso smagliante.
«Ehm... veramente stavo solo dando
un’occhiata.»
«Oh...» aggrottò la fronte e il suo
sguardo si abbassò sul telefono che reggevo. Non la potevo
di certo biasimare. «Se stai cercando il reparto telefonia
è lì sulla destra.»
Il cellulare iniziò a vibrare furiosamente.
«Mi scusi, mi stanno chiamando.»
Mi allontanai velocemente dall’efficiente commessa, portando
il telefono all’orecchio con un finto
“pronto”.
«Ma come si permette??! Io sono un signor cellulare! Non ho
nulla da invidiare a quei cosi senza tasti, grandi come un libro e
spessi come un fazzoletto!»
«Piantala di urlare! Mi sfondi un timpano!»
«Portami in quel reparto che li spacco tutti!»
No. Assolutamente no.
«Aspetta!»
Mi bloccai.
«Che c’è?»
«Ho avvertito qualcosa di strano. Cosa
c’è alla tua destra?»
Mi girai in quella direzione. Due file di scaffali delimitavano una
corsia totalmente deserta. Stranamente quella zona sembrava
più buia e silenziosa rispetto al resto del negozio... Un
luogo dimenticato che emanava desolazione.
Curiosa, quasi affascinata, presi un oggetto dallo scaffale alla mia
sinistra. Vi soffiai sopra per rimuovere lo strato di polvere che lo
ricopriva.
“ABBA Gold:
Greatest Hits”
«È il reparto con i CD.»
«Mmm... potrebbe aver senso... Cerca qualche disco con la
parola “magic” o simile.»
Sospirando mi misi al lavoro, rassegnata a impolverarmi le dita.
«Può andare “A Kind of
Magic”?»
«Dei Queen? Nah, troppo famosi, cerca ancora.»
«E “Magic” dei The Jets?»
«Dei chi?»
«Boh, sono quattro tizi e tre tizie con vestiti molto anni
’80. Uno ha una pancera sopra la camicia...»
«Perfetto! Aprì la custodia!»
Tenendo il cellulare tra l’orecchio e la spalla, feci
ciò che mi aveva detto...solo che dentro non vi trovai alcun
CD. Confusa, mi rigirai la custodia tra le mani.
«Ehi, qui c’è un bottone
rosso!»
«Bingo!»
«Ma che vuol dire?»
«Premilo.»
«Ma non può essere collegato a un
passaggio!»
«Tu premilo.»
«Ma se qualcuno comprasse il CD?»
«Vedi forse molta gente smaniosa di comprare dei dischi? E,
soprattutto, di questi The Jets?»
«No, ma non si sa mai...»
«Gioacchina premi quel pulsante.»
Lo premetti e non mi sentii più il pavimento sotto i piedi.
Fortunatamente, la sensazione di cadere durò meno di un
secondo, non ebbi neppure il tempo di urlare per il terrore. Mi
ritrovai scioccata e con il cuore in gola, ma comodamente seduta su una
soffice poltrona.
«Oh, eccoci qua!»
Con tutti i modi che potevano trovare... una scala nascosta, un
ascensore seminvisibile... Perché optare per un sistema a
rischio di infarto?? Volevano decimare i potenziali neomaghi??
Mi sfilai il telefono da sotto l’orecchio, tenendolo con la
mano destra mentre nelle dita della sinistra continuavo a stringere
“Magic”.
«Salve, posso aiutarla?»
Prima ancora che potessi guardarmi attorno, apparve una ragazza in
tailleur, schiena ben dritta e capelli tirati indietro in uno chignon.
Doveva essere abbastanza giovane, tra i venti e i venticinque anni,
come la commessa del piano di sopra, però questa non esibiva
alcun sorriso cordiale. Il suo sguardo era totalmente inespressivo.
«Se è una fan dei The Jets, la prego di seguirmi.
La conduco subito alla cassa.»
«Dobbiamo andare all’ufficio contratti.»
«Capisco.» non sembrava minimamente sorpresa nel
sentire un cellulare parlare «Allora vi porto da un nostro
dipendente al momento disponibile. La prego, mi segua.»
Nonostante il suo gentile invito, quella partì spedita,
senza nemmeno voltarsi per vedere se la seguissi effettivamente,
così mi affrettai a mettermi in piedi e allungare il passo.
Attraversammo un lungo corridoio, formato da un pavimento di piastrelle
grigie e due pareti bianche con numerose porte dell’identico
colore. Non si vedeva anima viva, non si percepiva alcuna voce, ma
dietro a quelle porte chiuse ci doveva essere qualcuno. Infatti, oltre
al tacchettio che accompagnava la marcia della mia guida, sentivo
distintamente il rumore di dita che lavoravano frenetiche su tastiere
da computer.
«Arrivati» la ragazza si fermò davanti a
una porta identica a tutte le altre, non c’era nemmeno un
cartellino che indicasse la funzione della stanza o il nome di chi la
occupava.
L’aprì senza perdere tempo a bussare.
«Nuovo cliente» annunciò in tono piatto.
«Avanti» rispose una voce femminile con lo stesso
entusiasmo della collega.
Entrai titubante e, non appena misi entrambi i piedi nella stanza,
quella che era stata la mia ospitale guida mi chiuse la porta alle
spalle, abbandonandomi senza una parola di commiato.
«Prego, si sieda.»
La ragazza che mi attendeva dietro a una scrivania era
un’esatta copia dell’altra: abito formale, capelli
legati e sguardo privo di ogni gioia di vivere. A differenziarle
c’era giusto un paio di occhiali dalle lenti strette e
quadrate.
Mi accomodai sulla sedia di fronte a lei e appoggiai Machia sulla
scrivania. Quella, dopo una rapida occhiata, tornò a
concentrarsi sul suo computer portatile, iniziando a muovere
velocemente le dita.
«Cognome?»
«Rossini.»
«Nome?»
«Giò.»
«Gioacchina.»
«Bene, Gioacchina Rossini... Mi faccia controllare...
sì, qui risulta che la recente defunta maga, Marcella
Corvetti, le ha lasciato in eredità il suo contratto prima
di morire. Abbiamo ricevuto il modulo due settimane fa, firmato sia
dalla signora Corvetti che da lei.»
«Da me?!»
«Sì, c’è la sua
firma.»
«Ma non è possibile!»
«Aspetti che le stampo una copia del documento.»
Qualche colpetto sulla tastiera e la stampante alla sua destra si mise
in azione.
«Ecco a lei.»
Presi il foglio che mi porgeva e lo analizzai con attenzione.
Impossibile.
«Non è quella la sua firma?»
«Sì, è la mia.»
E non sembrava neppure falsificata.
Allora mi tornò in mente ciò che era successo
circa un mese prima...
“Giò,
tesoro, hanno suonato al campanello.
Potresti scendere giù tu? Dovrebbe essere il corriere con un
pacco.”
Infatti, proprio del corriere si trattava. Il corriere più
strano che avessi mai visto: una signora sulla settantina, con un
berretto stile marinaio in testa, una tuta da lavoro blu e degli spessi
occhiali dalle lenti scure. Sì, degli occhiali da sole. A
gennaio.
Tra le mani reggeva il fantomatico pacco, dalle dimensioni di una
scatola da scarpe.
“Mi serve una
firmetta” mi disse dopo avermelo
consegnato, allungandomi un foglio tutto ripiegato dove si leggeva solo
la parola Firma
seguita da dei puntini.
E io ho firmato.
Ed ecco cosa avevo firmato.
Era una maledetta trappola.
«Quindi adesso sono una maga...?»
«Adesso lei ha un contratto magico qui da noi, glielo abbiamo
creato non appena abbiamo ricevuto la richiesta. Però, le
devo prima fare qualche altra domanda per poterla dichiarare una
“maga”.»
«Prego.»
«Allora, partiamo completando i dati... Luogo e data di
nascita ce li abbiamo già.... residenza?»
«Via Fondovalle 34, Solignano.»
«E-mail?»
«Jo_Rossini@gmail.com»
«Bene, passiamo alle caratteristiche fisiche...»
«Il numero di telefono non serve?»
«No, useremo quello che a breve le verrà dato
dalla compagnia Magicphone. Dunque... Occhi castani, capelli rossi,
segni particolari lentiggini... porta occhiali o lenti a
contatto?»
«No.»
«Mi può dire quanto è
alta?»
«Un metro e settantatré.»
«Le sue misure?»
«Prego...?»
«Misure del corpo: petto, vita e fianchi.»
«Non vedo a cosa le possa essere utile.»
«Questo è irrilevante. È un dato
richiesto.»
«Però io non le so.»
«Allora per adesso lascio la casella in bianco. Appena le sa
ce lo faccia sapere. Passiamo al resto... stato?»
Confuso...?
«In che senso?»
«Stato civile.»
«Ah! Single.»
«Nubile... professione?»
«Studentessa.»
«Bene, passiamo ai dettagli del contratto... Lei vuole
diventare una maga o una strega?»
Ah, si poteva scegliere?
«Cioè, devo decidere se essere buona o
cattiva?»
«Niente di tutto questo, a noi di MagicWorld non interessano
i suoi conflitti morali.»
«Allora che differenza c’è tra maga e
strega?»
«Essenzialmente le differenze sono due: la prima consiste nel
costume che le recapiteremo ogni anno a casa il 31 ottobre. Un piccolo
omaggio da parte di MagicWarld e Magicphone per festeggiare Halloween.
La seconda sta nella formulazione degli incantesimi: maghi e maghe
devono usare la rima baciata mentre streghe e stregoni quella
alternata.»
«Sta scherzando?»
Ma la risposta gliela potevo già leggere nel suo sguardo
spento come un camino in agosto.
«Affatto.»
«Ma posso scegliere di diventare una strega anche se la
signora Corvetti era una maga?»
«Sì, non ci sono problemi.»
Dunque, visti i miei capelli rossi, diventare una strega poteva essere
una scelta sensata... “Maga” faceva più
cartomante o Maga Magò... Però, c’era
il discorso non indifferente delle rime. La rima alternata forse era
più carina, ma anche più complicata rispetto a
quella baciata...
«Vada per maga.»
Massì, livello difficoltà: poesie delle
elementari.
«Perfetto, quindi “maga”, magie
“AABBCC”. Bene, passiamo agli incantesimi. Dato che
lei è appena diventata una nostra cliente, per il primo anno
avrà diritto solo alla nostra tariffa base, ovvero
potrà usare un unico tipo di incantesimo per un massimo di
mille volte all’anno. Allo scadere dell’anno,
quindi il 12 febbraio 2017, ore 15:01, potrà tornare qui a
cambiare il suo piano tariffario.»
«Cioè, per un anno ho diritto a un solo
incantesimo?»
Che fregatura...
«Un solo tipo di incantesimo. Ad esempio, con il tipo di
incantesimo “Suitcase”, anche detto
“Hockety Pockety”, può far entrare
qualsiasi cosa in un'altra, indipendentemente dalle dimensioni. Molto
richiesto con l’avvicinarsi delle vacanze. Ogni volta che lo
si usa, occorre cambiare la formula in base alla situazione, ma
l’incantesimo resta sempre quello.»
«Capisco... tra che incantesimi posso scegliere?»
«Lei non può scegliere.»
«Perché?»
«Visto che l’è stato ceduto il contratto
della signora Corvetti, è obbligata ad usare uno degli
incantesimi lì presenti. Nell’ultimo anno di vita,
la signora Corvetti ne aveva lasciato attivo solo uno.»
«Che sarebbe...?»
«L’incantesimo “Iocundo”, anche
soprannominato “Pollon”.»
«Pollon?»
«Come la protagonista del cartone animato
“Pollon”.»
«Perché è soprannominato
“Pollon”?»
«Perché agisce in modo simile. Serve ad
influenzare l’emozioni di chi la circonda e il suo scopo
è, appunto, dare l’allegria.»
«Dare l’allegria...»
«Sì, rendere felici gli altri, spargendo allegria
e inglobando tristezza.»
«E io questo incantesimo non lo posso proprio cambiare,
vero?»
«Solo dopo il 12 febbraio 2017.»
Ma la signora Corvetti non poteva scegliere qualcosa di più
utile? Quasi quasi era meglio l’Hockety Pockety...
«Scaduto questo primo anno, le potremo offrire molte altre
opzioni tariffarie e potrà accedere alla nostra vasta gamma
di incantesimi. Inoltre, potrà anche usufruire del nostro negozio di
gadget magici.»
Mi sporsi in avanti sulla scrivania.
«Vendete anche gadget magici?»
«Sì, oggetti di ogni tipo. Penne col correttore
automatico, occhiali con zoom variabile, bastoni incantati per fare
selfies perfetti e, ovviamente, per gli amanti del vintage, abbiamo
anche bacchette e scope volanti. Poi ci sono le varie collezioni
“maghette e streghette della tv”.»
«Cioè?»
«Vendiamo lo scettro lunare di Sailor Moon
funzionante.»
«Avete anche qualcosa di più recenti?»
«L’arco di Madoka.»
Oh mio dio.
«Avete anche i costumi?»
«Certamente.»
«Animali parlanti?»
«No, quelli non li possiamo più vendere. Abbiamo
chiuso il settore anni fa a causa di un gruppo di streghe animaliste.
Però può sempre rivolgersi a un altro mago o
strega per fare un incantesimo all’animale che vuol far
parlare.»
«E poi diventerebbe un mio famiglio?»
«Non diciamo fesserie. Ci vogliono anni di esperienza e un
esame per avere l’attestato di famiglio.»
Cioè, per diventare maghi bastava fare un contratto e per
diventare gli “schiavetti” dei maghi bisognava fare
un esame? Qualcosa mi sfuggiva...
«Esatto, il procedimento è più
complesso. E visto che si sta parlando di famigli, potrebbe passarmi il
suo?»
Spinsi il cellulare verso la ragazza che si rimise a pigiare sui tasti.
«Bene... Famiglio inorganico, forma cellulare, modello...
mmm, che modello sarebbe?»
«MAKIA ’00. Non è in commercio,
è stato creato apposta per me.»
Sì, prendendo un Nokia e cambiandogli solo il logo...
«Se vuole la possiamo trasferire in un modello più
recente e funzionale. Al piano di sopra la possono aiutare a scegliere
quel-»
«No.»
«Perfetto. Nome?»
«Machiavelli.»
«Forme precedenti?»
«Cane, taccuino e biro stilografica.»
«Numero precedente?»
«3343 274 9881»
«Lo cancelli e memorizzi il suo nuovo numero con Magicphone:
3353 649 8219»
«Fatto.»
«Bene, qui abbiamo quasi finito.»
sentenziò spingendo indietro gli occhiali sul naso e
riportando gli occhi vitrei su di me «Non resta che parlare
del suo debito.»
Eh?
«Quale debito?»
«Il debito che ha con MagicWorld.»
«Ma quale debito? Io fino a ieri non sapevo nemmeno cosa
fosse MagicWorld!»
«La signora Corvetti era indebitata con noi, quindi, cedendo
il contratto, il suo debito è passato a lei.»
«Cosa??!»
«Lei attualmente ha un debito di quattro milioni, centodieci
mila e cinquanta euro.»
«QUANTO??»
«Questo è l’ultimo aggiornamento ad
oggi.»
«Ma è una cifra enorme!»
«La magia costa, signorina. Per essere precisi, a lei costa
esattamente dieci mila e cinquanta euro all’anno, visto che
ha attiva solo la tariffa base con un unico incantesimo della fascia
economica.»
«E come pensate che io vi riesca a pagare??»
«Allo stesso modo delle altre persone: lavorando e/o rubando.
Inoltre, lei può anche ricorrere all’uso della
magia.»
«Posso usare un incantesimo che serve a rendere felice la
gente! Lei crede che le persone sarebbero felici regalandomi dei
soldi??»
«Non credo.»
«Nemmeno io!»
«Non si preoccupi comunque, ha tutto il tempo che vuole per
ripagarci.»
«Ma non credo che mi basterà una vita intera se
ogni anno devo spendere altri dieci mila euro!»
«Diecimila e cinquanta. Nel caso non le bastasse,
vorrà dire che dopo lavorerà per noi,
finché non avrà estinto il suo debito.»
«Dopo??»
«Dopo la sua morte. Finito il funerale il suo corpo
verrà riportato in vita per lavorare negli uffici
MagicWorld.»
«Zombificate le persone??»
«Si rimette in sesto il corpo privato di
personalità e gli si affida un compito. Tutti qui dentro
abbiamo subito quel processo.»
«Tu sei morta?!»
«Sì, parecchi anni fa.»
«Ma come?!»
«Incidente stradale. Avevo appena comprato il medaglione
magico a forma di portacipria dell’Incantevole
Creamy.»
«Com’è possibile che riportino in vita
la gente??»
«Con la magia, naturalmente. Non ti lasciano morire
finché non hai ripagato tutto il tuo debito. Alla fine degli
anni Ottanta, i cartoni animati hanno aiutato molto a riempire
MagicWorld di forza lavoro giovane.»
«Ma è terribile!»
«Molti, per evitare di lavorare, fanno come la signora
Corvetti: cedono il proprio contratto prima di morire, così
che tocchi a qualcun altro occuparsi di pagare.»
Maledetta vecchiaccia!!!
Mi accasciai sulla scrivania, tenendomi la testa tra le mani. Altro che
dolce nonnina! Quella strega mia aveva fregata per bene! Prima
tè e biscottini e adesso boom! Un debito di
oltre quattro milioni!
«Posso cedere il mio contratto??»
«Sì, certo. Ma non quest’anno, deve
sempre aspettare il prossimo 12 febbraio.»
Aaaaah!!!
«Se vuole un consiglio, cerchi di evitare situazioni
pericolose in questo periodo.»
«Senz’altro» bofonchiai contro la
scrivania.
«Inoltre, potrebbe esserle utile sapere che oltre ai soldi
esiste un’altra forma di pagamento.»
«E quale??»
«Può attivare il sistema a punti e saldare il
debito con quelli. Per ogni incantesimo che userà per
aiutare qualcuno, le può venire assegnato un punteggio da 1
a 100.»
Tirai su la testa. Questo era interessante.
«E come funziona?»
«Le faccio un esempio: lei ha appena usato
l’incantesimo Pollon per rendere felice una persona. A
MagicWorld arriverà la notifica dell’incantesimo
lanciato e, nel giro di un giorno, manderà un questionario
alla persona che ha reso felice, con domande velate ma mirate per
capire il suo grado di soddisfazione verso il suo
incantesimo.»
«Oh, tipo una recensione.»
«Circa. Un punto equivale esattamente a un euro, attivare il
sistema a punti non richiede costi aggiuntivi e lo può
disattivare quando vuole, sempre gratuitamente. Dunque, vuole che
glielo attivi?»
«Certo!»
Forse avevo qualche speranza di ripagare quel debito senza finire
zombificata...
«Di solito il problema di questo sistema sta nel fatto che
spesso la gente non ha voglia di rispondere ai questionari, cestina le
e-mail e scaccia i nostri agenti in incognito...»
Maledetti!!!
«Va be’, ci proverò lo stesso.»
«Allora lo attivo. Ecco fatto. Direi che abbiamo
finito.»
«Posso andare?»
«Prima le devo fare qualche raccomandazione: tra massimo
un’ora invieremo le istruzioni sull’incantesimo
Pollon al suo famiglio, le legga attentamente prima di
usarlo.»
«Sarà fatto.»
«Le rammento che le formule per gli incantesimi devono essere
in rima baciata, se no non funzioneranno. Non importa quanto siano
lunghe (anche se noi raccomandiamo sei versi), l’importante
è la rima.»
«Solo baciata, mai alternata.»
«Molto bene. Infine, noi di MagicWorld invitiamo sempre i
nostri nuovi clienti ad essere creativi e a divertirsi.»
Detto con quel tono piatto e quello sguardo smorto (be’...del
resto era davvero morta), non era per niente credibile...
«Mi faccia una firma qui e può andare. Le
invieremo poi un’e-mail con in allegato una copia del
contratto. E si ricordi di inviarci le sue misure, entro il 31 ottobre
se vuole ricevere il suo costume.»
E chi se lo perde il costume... Probabilmente era una delle poche cose
gratuite, bisognava approfittarne.
Analizzai scrupolosamente il documento che mi aveva avvicinato,
controllando bene che non prevedesse altri addebiti di milioni di euro,
e lo firmai.
«Congratulazioni, ora lei è una maga: il suo unico
limite è la sua immaginazione.»
«E il mio conto in banca...»
«Esatto. Conto di cui ci dovrà dare accesso appena
ne avrà uno.»
Il mondo della magia non mi era mai sembrato così poco
magico.
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