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Minerva udì un lieve bussare e alzò lo sguardo.
Neville Paciock sostava sulla porta, un sorriso sul volto. “Buon
pomeriggio, professoressa.”
“Oh, eccoti qui” disse lei con allegria, indicandogli la comoda sedia
imbottita davanti alla sua scrivania. “È un piacere vederti.”
“Anche per me.”
Paciock si guardò intorno mentre entrava nella stanza circolare, e i
suoi occhi si posarono immediatamente sulla spada custodita sotto la
teca di vetro. “L’ha rimessa dov’era” commentò, facendo qualche passo
verso di essa.
“Direi che l’ho rimessa nel posto che le si confà, piuttosto” disse lei
con fierezza. “Non ci sono parole per dire quanto sia orgogliosa che il
Cappello Parlante abbia offerto la spada di Grifondoro a due dei miei
studenti.”
Paciock fece un sorriso imbarazzato, arrossendo un po’ – se non
l’avesse conosciuto così bene, Minerva avrebbe faticato a credere che
era lo stesso ragazzo che aveva tenuto testa a Voldemort in persona.
“Lo sa che ho creduto per parecchio tempo che il Cappello avesse fatto
un errore mandandomi a Grifondoro? Penso che nemmeno mia nonna mi abbia
creduto, quando gliel’ho scritto.”
“Sono certa che non sia così” mentì Minerva, ricordando molto bene
quanto si era indignata quando Augusta le aveva scritto per chiederle
conferma.
Paciock lasciò vagare lo sguardo sui quadri appesi alle pareti, e lei
lanciò un’occhiata al ritratto di Silente, incrociando i suoi
penetranti occhi azzurri – distolse lo sguardo solo quando Neville
sedette di fronte a lei.
“Non ha cambiato molto, da quando c’era Piton.”
“No, in effetti. Tutto sommato condivido il suo desiderio di mantenere
quest’ufficio com’era ai tempi di Silente.”
“Oh… Non ci ero mai entrato prima di Piton. Non sapevo che l’avesse
tenuto uguale.”
“Be’, suppongo che adesso ho finalmente capito il perché. Continuavo a
domandarmi come mai l’avesse fatto…” Minerva sospirò. “Ho finito col
credere che era il suo modo contorto per ricordare a tutti chi sedeva
al suo posto l’anno prima, e perché non era più lì, e invece…”
“Lei non poteva sapere, professoressa. Perfino Voldemort in persona non
si è accorto dell’inganno.”
Minerva trasalì, odiando quanto potere quel nome ancora avesse su di
lei.
“Conoscevo Severus da quando aveva undici anni e ho lavorato con lui
per più di quindici anni… Avrei dovuto capirlo. Lo sai che è stato lui
a mandare i Carrow nella mia classe, quando ti cercavano?”
Paciock annuì. “Seamus me l’ha detto. Non aveva senso, vero? Come
poteva essersi scordato che io non seguivo più Trasfigurazione?”
“Era indubbiamente alquanto strano” concordò Minerva, mentre la memoria
la riportava al terribile giorno in cui aveva temuto per la vita di
Neville.
“Credo che anche lui potesse vedere la Stanza delle Necessità, sa?
All’inizio avevo solo bisogno che tenesse fuori i sostenitori dei
Carrow, ed è per questo che lei poteva vedere la porta e loro no, ma
forse anche Piton poteva vederla, e ha mentito per proteggermi.”
Minerva non ci aveva mai riflettuto, ma ora che Paciock l’aveva
sottolineato, sembrava in effetti assai plausibile. “Sai, penso proprio
che tu possa aver ragione.” Fece un respiro profondo. “Sarebbe stato un
gran sollievo sapere che era dalla nostra parte, l’anno scorso.”
“Be’, meglio tardi che mai.
Almeno ora lo sappiamo, e possiamo dire la verità alle persone.”
“Ho paura che non sarà così facile riabilitare il suo nome agli
occhi degli studenti, nonostante le dichiarazioni di Potter. Il
consiglio di amministrazione della scuola non ha ancora accettato la
mia richiesta per il suo ritratto, tra l’altro.”
“Sì, l’abbiamo sentito dire, ma non si preoccupi, quello di Dean e
Luna verrà benissimo, può stare sicura che Harry se ne accerterà di
persona.”
Minerva sollevò le sopracciglia, sorpresa. “Stanno facendo un
ritratto del professor Piton?”
All’improvviso, Neville sgranò gli occhi, inorridito. “Merda”
borbottò, e Minerva sbatté le palpebre, totalmente presa alla
sprovvista dal fatto che lui avesse usato una simile parola.
“Ehm… Io… Be’, ecco… Ho dimenticato che doveva essere una
sorpresa… Una sorta di regalo per il nuovo semestre da parte dell’ES…”
Minerva non poteva credere alle sue orecchie. Era commossa
all’idea che diversi studenti stessero lavorando insieme per fare
qualcosa per Severus, il professore che li aveva maltrattati per anni
anche prima di diventare Preside, il professore che un tempo era
perfino stato il Molliccio di Paciock.
“Harry mi ucciderà…” mormorò lui.
La mera idea era così ridicolmente divertente che Minerva ritrovò
subito il suo spirito. “Sarei più preoccupata della Fattura Orcovolante
della Signorina Weasley, se fossi in te” disse con un sorriso. “E
comunque suppongo che questo può rimanere il nostro piccolo segreto.
Prometto che sembrerò assolutamente stupefatta quando il momento
arriverà. Ora, che ne dici di prenderci quel tè per il quale ti ho
invitato?” domandò, muovendo la bacchetta nell’aria. In un istante,
sulla scrivania comparvero un vassoio pieno di pasticcini, un bollitore
che già sbuffava vapore, svariati tipi di tè, due tazze, latte e
zucchero.
Minerva versò l’acqua bollente nelle tazze e preparò il tè per
entrambi. Era piacevole fare qualcosa di così semplice e mondano per un
vecchio studente.
“Sono rimasta stupita che tu sia riuscito a venire in tempo” disse
mentre cominciavano a sorseggiare il tè. “Ho sentito dire che avete un
bel carico di lavoro, di questi tempi.”
“Sì, è così. Non è più tanto pesante come le prime settimane, ma
ho dovuto chiedermi a Ron di coprirmi – per la cronaca, dice che Harry
sarà molto geloso quando scoprirà di non aver ricevuto un invito anche
lui” disse Paciock con un ghigno. “Credo che Ron lo prenderà in giro
per parecchio tempo.”
Minerva trattenne un sorriso. “Mi auguro che Potter sia
perfettamente consapevole che è sempre benvenuto per un tè, così come
tutti i miei vecchi studenti.”
“Ci andrei piano con questo tipo di offerte, professoressa” disse
Paciock divertito, prendendo un altro pasticcino. “Harry e Ron
potrebbero farne un’abitudine appena realizzeranno che è la scusa
perfetta per incontrare le loro ragazze ogni volta che vogliono.”
Questa volta Minerva non poté fare a meno di sorridere. “Suppongo
dovrò assicurarmi che non si prenderanno troppe libertà, allora.
Un’altra responsabilità sulle mie spalle, come se essere Preside e
Direttrice di Grifondoro non fosse già sufficiente.”
“Aspetti, questo significa che ha trovato un nuovo insegnante di
Trasfigurazione?” chiese Paciock con curiosità.
“Una professoressa, in effetti. Una mia vecchia studentessa, una
donna brillante. Avrà bisogno di un po’ di tempo per adattarsi,
ovviamente, ma ci sarò io a guidarla, di certo con i ragazzi del
settimo anno, e magari anche del quinto. Credo sarà un’ottima
insegnante, ma soprattutto sono convinta che tratterà bene gli
studenti” spiegò Minerva, guardando Paciock dritto negli occhi mentre
beveva un sorso di tè.
Lui annuì. “Sì, quella è la cosa più importante. Ha già trovato un
nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure?”
“Non ancora, temo. L’Auror Dawlish si è –”
“Dawlish?!” esclamò Paciock con occhi sgranati.
“L’Auror Dawlish si è candidato,” riprese lei con tono fermo, “ma
ho ovviamente rifiutato la sua offerta.”
Paciock si rilassò sulla sedia, appoggiandosi contro lo schienale
morbido. “Non sapevo volesse lasciare gli Auror, ma immagino che non
sia molto apprezzato in ufficio di questi tempi…”
“Una ragione in più per non averlo qui a Hogwarts.”
Paciock annuì di nuovo, e la sua approvazione la fece sentire
stranamente compiaciuta.
Rimasero in silenzio per un po’, bevendo il loro tè e mangiando
pasticcini, quando Paciock la guardò con le sopracciglia aggrottate.
“Non può chiedere alla nuova professoressa di Trasfigurazione di
aiutarla anche con i compiti da Direttrice? Cioè, lo so che è la sua
prima esperienza e tutto, ma può imparare da lei, no?”
Paciock fece un’alzata di spalle, e Minerva si sentì segretamente
soddisfatta per il fatto che ancora non avesse capito la vera ragione
per cui l’aveva chiamato.
“Sarebbe la soluzione perfetta, se non fosse che lei è una
Corvonero, e ad ora non ho nessun altro insegnante delle materie
principali che appartenga a Grifondoro, e mi considererei estremamente
fortunata se riuscissi a trovare un buon professore di Difesa Contro le
Arti Oscure che accidentalmente sia anche un Grifondoro. Ho valutato se
chiedere una mano a Hagrid, anche se la sua classe è facoltativa e non
comincia prima del terzo anno, ma ad essere del tutto franca non riesco
a immaginarlo diventare Direttore di Grifondoro a tutti gli effetti.”
Paciock fu sorpreso dalla sua schiettezza, ma alla fine annuì.
“Be’…. In effetti non ce lo vedo tanto a fare orientamento
professionale…”
“No, ho paura di no. Ma visto che hai tirato fuori l’argomento, lo
sai che questi giorni mi sono ritrovata a pensate alla tua sessione di
orientamento professionale più di una volta?”
“Davvero?” domandò Paciock, le sopracciglia sollevate per la
sorpresa.
Minerva annuì. “Ho realizzato che a differenza di Weasley e
Potter, tu non hai mai espresso il desiderio di diventare Auror, a suo
tempo.”
“Oh… Io… No, suppongo di no…”
“Ricordo di esserne rimasta sorpresa, perché mi ero aspettata che
tu volessi seguire le orme dei tuoi genitori – se non di tua spontanea
volontà, almeno per volontà di tua nonna.”
Minerva ricordava anche di aver accuratamente evitato l’argomento,
perché all’epoca era convinta che Paciock non sarebbe mai stato in
grado di racimolare abbastanza G.U.F.O…. e perché, sotto sotto, era
convinta che non avrebbe mai potuto diventare un bravo Auror.
Erano rare le volte in cui si era sbagliata così in modo tanto
palese.
“Io… Non è che non volessi…” disse Neville, rigirandosi la tazza
tra le mani. “È solo che… Non aveva senso dirglielo, visto che sapevo
che non avevo voti abbastanza buoni per quello…”
Minerva non fece commenti in proposito, ma era pronta a
scommettere che probabilmente Augusta lo aveva fatto sentire piuttosto
inadeguato per via dei suoi bassi voti.
Guardò Neville per un lungo istante, quindi aprì un cassetto e
tirò fuori una scatola di latta scozzese.
“Prendi un biscotto.”
“Un biscotto?” domandò lui perplesso, muovendo lo sguardo sul
vassoio di pasticcini ormai mezzo vuoto.
“Dammi questa piccola soddisfazione, Paciock” disse lei brusca,
spingendo la scatola verso di lui, che prese uno Zenzerotto con un
sorriso timido.
“Avrei dovuto chiederti se sognavi di diventare Auror. Avrei
dovuto offrirti il mio supporto, se quello era ciò che volevi, e avrei
dovuto lottare per te come ho fatto per Potter. E magari non avresti
comunque preso abbastanza G.U.F.O., ma almeno ci avresti provato.”
Neville la stava guardando a occhi spalancati. Teneva mezzo
Zenzerotto nella mano destra, dimenticato.
“Eppure… ora che sei un
Auror non posso fare a meno di chiedermi se è davvero quello che vuoi.”
Paciock deglutì, poi si ricordò dello Zenzerotto mezzo masticato e
se lo infilò in bocca, masticando piano. “È bello sentirsi utili” disse
infine.
“Lo è” concordò Minerva. “Ma non posso non domandarmi se lo stai
facendo perché è quello che ami, o perché è quello che pensi di dover
fare.”
“Io… mi hanno chiesto di aiutare…”
“Certo che l’hanno fatto. Sei un giovane mago talentuoso e
affidabile che ha già provato il suo valore più volte di quante ne
possa contare” disse lei, facendo un cenno verso la spada. “Ma credo
sia ora che tu scelga la tua strada, senza preoccuparti di cosa credi
di dover fare… senza preoccuparti di cosa renderebbe tua nonna più
orgogliosa. È la tua vita, Neville. Hai combattuto strenuamente per
questa libertà, e se essere un Auror è quello che vuoi veramente,
allora avrai tutto il mio appoggio. Ma se lo stai facendo perché ti
senti obbligato, o perché credi sia tuo dovere, allora… be’, allora
voglio che tu sappia che esiste un’altra possibilità.”
“Un’altra possibilità?”
“Qualche giorno fa ho sentito dire che la professoressa Sprite era
molto contenta del risultato del tuo M.A.G.O. di Erbologia.”
Neville la guardò con le
sopracciglia aggrottate in un’espressione perplessa, e Minerva si
chiese se stesse cominciando a cogliere il cuore della questione.
“Deve essere stato difficile
preparare l’esame mentre lavoravi come Auror.”
“Oh, be’… un po’, sì” disse lui
con modestia. “Ma non era come… come fare i compiti quando ero a
scuola. Amo Erbologia. Io… mi aiuta a non pensare al lavoro, quando
torno a casa.”
Un attimo dopo Neville sembrò realizzare il significato più
profondo delle sue stesse parole, e si affrettò a prendere un altro
Zenzerotto, il suo sguardo chino sulla scrivania di legno.
“Cosa penseresti se ti dicessi che Erbologia può diventare il tuo
lavoro, se lo desideri?” chiese Minerva quando Paciock ebbe ingoiato il
biscotto.
Lui alzò la testa di scatto, guardandola con occhi sgranati.
“Suppongo tu sia al corrente che la professoressa Sprite non è
riuscita a ritrovare la sua forma migliore, dopo la Battaglia, giusto?”
Neville annuì, un po’ preoccupato.
“Be’, sarai felice di sapere che nonostante ciò lei ha espresso il
desiderio di rimanere a Hogwarts ad aiutare me e gli studenti dopo
questo anno terribile. È molto generoso da parte sua e non ho parole
per esprimere quanto sia sollevata per il fatto che non voglia
ritirarsi del tutto, soprattutto considerando che lo staff sarà
pesantemente rinnovato, ma temo che non riuscirà a ricoprire tutti i
suoi incarichi precedenti. Le ho suggerito che potrebbe continuare a
insegnare agli attuali ragazzi degli ultimi tre anni e mantenere il suo
ruolo da Direttrice di Tassorosso, delegando ad un assistente il
compito di occuparsi delle serre e di tenere lezione agli studenti dei
primi quattro anni. Sono felice di comunicarti che Pomona era
entusiasta all’idea, e che ha fatto il tuo nome per questo lavoro.”
Paciock la stava fissando con occhi ancora più sgranati,
chiaramente preso alla sprovvista. “Il mio nome?”
“Come ti ho detto, stiamo cercando persone con esperienza, ma
anche fidate e capaci di instaurare un rapporto sano con gli studenti.
Sono convinta che tu rientri perfettamente in tutti i criteri.”
“Ma… ma io non sono un esperto… Non… non ho mai insegnato a
nessuno, non…”
“La professoressa Sprite si occuperà della tua formazione, e lei è
certa che tu sia all’altezza. In aggiunta, come abbiamo già discusso
non mi dispiacerebbe affatto avere qualcuno che possa darmi una mano
con i miei compiti da Direttrice” disse Minerva, godendosi
l’espressione incredula di Paciock. “Senza contare che posso rimanere
Direttrice solo temporaneamente, essendo anche la Preside. Certo, il
consiglio di amministrazione mi ha concesso una deroga per via delle
circostanze, ma credo che tu possa cominciare ad assistermi, con l’idea
di svolgere il ruolo in autonomia nel giro di un paio d’anni.”
Paciock sembrava sempre più incredulo. “Lei vuole me come Direttore di Grifondoro?”
Le labbra di Minerva si piegarono in un sorriso. Era difficile
capacitarsi che il giovane uomo di fronte a lei ancora non riusciva a
vedere quanto meritevole fosse, anche dopo tutte le cose che aveva
passato – tutte le cose che aveva dimostrato.
“Faccio fatica a pensare a qualcuno più adatto della persona che
ha ricevuto in dono la spada di Godric Grifondoro, una persona capace
di guidare, inspirare e rispettare gli altri studenti.”
Paciock deglutì, senza parole. “Io...”
Minerva sollevò una mano, interrompendolo. “Non devi darmi una
risposta ora. Prenditi il tuo tempo per pensarci. Posso assicurarti che
qui saresti utile tanto quanto con gli Auror, seppur in modo diverso,
ma ti prometto che non serberò alcun rancore se deciderai di proseguire
con il tuo attuale lavoro. Sappi solo che averti qui significherebbe
molto per gli alunni. E a dir la verità, sarebbe un grande onore anche
per me.”
***
Il primo settembre, sopra la
scrivania del suo nuovo ufficio Neville trovò un regalo con un piccolo
frammento di pergamena posato sopra.
Buona fortuna, diceva.
Non era firmato, ma quando Neville scartò il regalo e trovò una
scatola di latta scozzese colma di Zenzerotti seppe immediatamente chi
glielo aveva mandato.
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Eccomi qui con un pezzo
nuovo di zecca, ispirato da Blackjessamine in uno dei suoi meravigliosi
commenti!
Il caso vuole che proprio in
questo periodo ho rimesso mano alle mie storie che vedono Neville,
Minerva e i famosi Zenzerotti come protagonisti, e questa storia si
sposava a puntino (tra l’altro mi sono ricordata che avevo già qualche
appunto in merito – tipo la faccenda del ritratto di Piton – ma che non
avevo mai considerato di inserirci un richiamo agli Zenzerotti! ^^)
È canon (nel senso che l’ha
detto JKR) che Neville è stato con gli Auror solo per un brevissimo
tempo prima di andare a Hogwarts, quindi io ho ‘quantificato’ questo
breve tempo nei pochi mesi tra la Battaglia e il primo settembre
successivo. Non è chiaro se sia mai diventato Direttore di Grifondoro,
quindi su quell’aspetto mi sono presa delle libertà.
Grazie a tutti per aver
letto ^^
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