Iniziativa:
Questa storia partecipa al #Writober 2019 di Fanwriter.it.
Prompt:
in canon (giorno 16).
Numero
parole: 490.
Per
Ginny era come se vedesse Hogwarts e il mondo intero per la prima
volta. Mano
nella mano con Harry, sotto gli sguardi curiosi e un po’
maliziosi degli
studenti che incontravano, si incamminarono in silenzio verso il parco.
Si
lasciarono alle spalle la Torre di Grifondoro, i festeggiamenti, ogni
tipo di
problema, per sprofondare l’uno fra le braccia
dell’altra, sul prato verde davanti
al lago. Ginny non aveva il coraggio di guardarlo in viso, sebbene
desiderasse
farlo, desiderasse incidere nella propria mente ogni più
piccolo particolare
del volto di Harry, dell’unico ragazzo che avesse mai amato
in vita sua.
Lui
l’aveva baciata, non riusciva ancora a crederlo. Era avvenuto
tutto così in
fretta, ma in modo così naturale, così giusto,
che non aveva potuto fare altro
che prenderlo per mano e seguirlo fuori, lontano dalla calca e da
ipotetiche
domande. Quel momento era solo per loro e così doveva
essere, si era detta
Ginny.
Sospirò
e Harry la strinse un po’ di più. Aveva la
sensazione che desiderasse dirle
qualcosa, ma che non trovasse le parole giuste per farlo. Forse voleva
scusarsi
per il bacio improvviso? Voleva giustificarsi? Ginny trovò
il coraggio dentro
di sé per risollevare il capo e, finalmente, guardarlo. Gli
sorrise e lui fece
lo stesso. Harry aprì la bocca per parlare, ma lei si
sollevò quel tanto che
bastava per baciarlo di nuovo, per impedirgli di rovinare un momento
con parole
inutili e superflue.
Ginny
si sentì tornare poco più che bambina, quando
aveva fantasticato su quel
momento mille e mille volte nel segreto della sua stanza. Certo, non
era come
se l’era immaginato all’epoca, quando non sapeva
cosa fossero la malizia o la
passione, ma era comunque unico e superava di gran lunga ogni suo sogno
più
intimo.
Le
braccia di Harry che la stringevano la facevano sentire al sicuro, le
sue
labbra che si muovevano all’unisono con le sue avevano il
potere di scacciare
via dal cuore la paura di una guerra imminente e il terrore di perdervi
le
persone che amava.
Si
staccarono all’unisono, con i respiri affannosi e gli occhi
fissi in quelli
dell’altro. Ginny sorrise e pensò che fosse tutto
perfetto, che lui lo fosse,
che lei lo fosse, che la vera magia non era quella che usciva dalle
loro
bacchette, ma che fosse l’amore che l’avvolgeva e
le scaldava il cuore in quel
momento.
«Harry?»
«Sì?»
«Quando
ti sei accorto che ti piacevo?» chiese e si sentì
una sciocca. Era davvero
importante saperlo?
Harry
le sfiorò il viso, con il pollice disegnò il
profilo delle sue labbra,
provocandole brividi in tutto il corpo.
«Ginny,
tu non mi piaci», rispose e a quelle parole il suo cuore
fremette, temette che
quel sogno a occhi aperti potesse in qualche modo infrangersi,
«io ti amo.»
Ginny
gli gettò le braccia al collo e lo baciò
più forte.
«Ti
amo anch’io, Harry.»
E
rimasero lì, a godersi quell’attimo fuggente di
pace e perfezione.
Angolino
dell’autrice:
Ciao
a tutti,
questo
Writober2019 mi sta facendo sperimentare praticamente tutte le coppie
su cui mi
sarebbe piaciuto scrivere fin dall’inizio e ne sono tanto
felice. Brevissimo
missing moments tratto da Il Principe Mezzosangue. Missing moments che
non è
stato narrato, ma dato che io sono pettegola (?) ho trovato questa
mancanza
fastidiosa.
Spero
che la flash vi sia piaciuta.
p.s.:
per chi fosse masochista volesse, QUI
sul mio blog trovate tutte le altre storie scritte fino a oggi per il
writober.
Senza
alcuna pretesa,
Elly
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