Fisis - Cristalli di Memoria

di Sognatrice Realista
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Dolce Patto

Un dolce patto



Quella mattina vide Aidra al mercato; non fece però in tempo ad avvicinarsi che lei era già sgusciata via rapida tra i banchi di fiori e farine. Sul momento non vi diede importanza, immaginando semplicemente che non l’avesse visto, e accantonò il pensiero per occuparsi delle sue commissioni.

Più tardi, avvicinandosi alla fattoria del lattaio – situata poco fuori dal villaggio – la scorse nuovamente: stavolta, ne era quasi certo, prima di voltarsi e sparire nella direzione opposta lei l’aveva notato.

Lo stava deliberatamente evitando.

Ma perché? L’aveva fatta arrabbiare? No… il giorno prima erano stati insieme al fiume, parlando e giocando come sempre. Lui non aveva fatto nulla! Vero? Il dubbio lo stava facendo impazzire.

Si sbrigò a terminare le consegne e tornare al forno, provando a convincersi che andava tutto bene. Doveva trattarsi di un malinteso, sicuramente – si era sbagliato, alla fattoria. Non l’aveva visto affatto. Ma perché era così difficile convincersene?

Era la prima volta che provava sensazioni simili. Non gli piaceva. Ottenuto il permesso dalla madre, dopo pranzo corse al tempio – o meglio, all’alloggio posto sul retro. Lì abitava, come da tradizione, la Fonè del villaggio. Con lei Aidra, da ormai quasi cinque cicli.

Come la maggior parte degli abitanti di Lytho, Odrik provava ancora un po’ di soggezione nei confronti di Mirel. Tuttavia, quando aprì la porta riuscì a balbettare un saluto.

La ragazza gli rivolse un ampio sorriso. «Entra pure, Ai è in cucina» l’informò, lasciandolo entrare.

Odrik deglutì, ringraziò e raggiunse il corridoio; c’era già stato. Del fumo proveniente dalla sua destinazione lo allarmò.

«Aidra!» urlò preoccupato, irrompendo nella stanza.

«Od…» mormorò la bambina, volgendosi verso di lui con gli occhioni lucidi.

Piange…? Odrik si paralizzò, spiazzato.

Aidra tossì. «Troppo fumo!» esclamò con voce roca.

Giusto. In qualche modo, trovò abbastanza presenza di spirito da raggiungere la finestra e spalancarla. Aidra tossì ancora un paio di volte, prima di rivolgergli un sorriso imbarazzato. Ne notò gli occhi rossi e l’espressione strana.

«Ai» iniziò, impacciato; voleva chiederle se fosse arrabbiata, ma gli mancarono le parole.

Lei poggiò una mano a terra, interrompendolo. «Pumi ti sia benigna!» esclamò, così rapidamente che lui non comprese subito. Sbarrò gli occhi. Aidra rimase in quella posizione per un po’, il volto stranamente rosso. «Buon Neociclo, Odrik!» aggiunse infine, gettandogli di slancio le braccia al collo.

Si era ricordata – gli stava facendo gli auguri. Non era arrabbiata. Incredulo e felice, glielo chiese.

«Arrabbiata? No!» fu la subitanea, quasi allibita, risposta. «Perché… oh» iniziò, arrossendo. «Volevo farti una sorpresa, per questo ti ho evitato, stamattina».

Una sorpresa?

Aidra si scansò, mostrandogli delle forme annerite su un vassoio. L’origine del fumo. «Se n’è salvato solo uno» constatò triste, recuperando l’unico biscotto ancora dorato. «È ai mirtilli» spiegò, porgendoglielo.

Odrik lo prese e lo spezzò a metà – Aidra parve sul punto di dire qualcosa – e gliene porse una. «Amici per sempre?» propose, fissandola serio.

Lei accettò con un sorriso. «Sempre».

Diedero insieme il primo morso, mentre la certezza di quella promessa si faceva strada in Odrik scaldandolo.




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