The moment I needed you most

di Myra11
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The moment I needed you most

Una parte di lui compativa lo sfortunato soldato che gli si era trovato davanti quel giorno.
L’altra parte stava calcolando senza nessuna empatia ogni punto dove colpire per infliggere una ferita letale.
Parò senza fatica e sfruttò quel breve stallo per tirare un calcio nel petto del suo compagno di allenamento, spingendolo lontano.
Era intimorito, glielo leggeva negli occhi, eppure stava seguendo gli ordini.
«Combatti come se ne andasse della tua vita.» Era stato il suo ordine perentorio, e il soldato lo stava eseguendo.
Ma Kylo Ren era frustrato e confuso, e doveva sfogare tutto ciò in qualche modo.
Chissà se lei si sentiva così…
Scartò di lato evitando il colpo per un soffio, sentendo la cicatrice tendersi.
No, lei stava bene, era fiera e sicura nelle sue convinzioni.
E lo odiava.
Non poteva biasimarla. In fondo, lui stesso si odiava quando, sudato nella notte gelida, si svegliava con il viso di suo padre morente davanti agli occhi.
Eseguì una mezza piroetta a sinistra, sbilanciando il suo avversario, e la spada laser tagliò carne e stoffa, il suo colore rosso che andava a mescolarsi con quello del sangue.
Solo in quel momento si rese conto di cosa aveva fatto, osservando i medici che accorrevano; aveva quasi staccato di netto un braccio a uno dei suoi soldati dalla spalla.
«Il pros…»
Fu come se il cuore gli avesse saltato qualche battito.
Un rapido, eterno secondo di sospensione della realtà che lo riempì di una strana consapevolezza.
Lei lo stava pensando.
Uscì dalla stanza a grandi passi, un senso di attesa nel petto che gli era familiare e sconosciuto allo stesso tempo.
Lei lo stava chiamando.
Chiuse la porta della propria stanza con il sangue che gli rimbombava nelle orecchie e un unico pensiero.
Lei aveva bisogno di lui.
Si sedette e cercò di placare il proprio animo impazzito, respirando ad occhi chiusi.
Quando li riaprì lei era davanti a lui, la luce soffusa di un fuoco a dividerli.
Era…bella, pensò, bella come solo le cose letali sanno essere, ma in quel momento era diversa.
Era bagnata e infreddolita e là, avvolta in una coperta, sembrava indifesa come un cucciolo e - nascose la fitta di dolore che gli causò notarlo- piangeva.
«Ben.» Fu giusto un sussurro, ma gli mandò comunque un brivido alla schiena.
Nascose anche quello dietro ad un’espressione neutra.
Era fragile, fragile e indifesa.
E l’aveva chiamato.
«Rey.»






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