I
bambini dormivano e la Vigilia di Natale era arrivata con lo scoccare
della mezzanotte, da pochi minuti, dopo un'anti-Vigilia passata a
festeggiare il primo compleanno di Isabella-Rose.
Di
soppiatto, finito di festeggiare la figlia più piccola,
nella loro
stanza Demelza e Ross stavano finendo di impacchettare i doni per i
loro sei bambini, nel secondo Natale che avrebbero trascorso a
Nampara dopo il loro rinnovato matrimonio giunto dopo anni di
lontananza e silenzi.
Bisticciando
con la carta colorata che non voleva impacchettare a dovere la
bambola nuova per Clowance, Ross sospirò sconsolato, seduto
sul
letto in mezzo a pacchetti, nastri e barattoli di colla. Santo cielo,
picchettare al buio in miniera la dura roccia, era decisamente meno
faticoso e frustrante! "Credi che i bambini saranno contenti di
questi doni? Due anni fa, a Londra, il tuo Natale da Lady Boscawen
era molto più ricco".
Demelza,
più veloce di lui a mettere nastri e nastrini, gli si
sedette
accanto dopo aver riposto nell'armadio il dono per Valentine. "Certo,
sono i doni che ci hanno chiesto. Jeremy vuole una canna da pesca e
l'avrà. Così come sarà per Clowance
con la sua bambola, Valentine
col suo puzzle, Demian col suo cannocchiale con cui guardare la luna,
Daisy col suo orsacchiotto nuovo e Bella... Beh, lei ha un anno,
questi vestitini nuovi di lana la renderanno contentissima e la
terranno al caldo. E per il resto, ci penseranno Falmouth e Alix a
riempirli di vizi e dolcetti, questa sera".
"Sei
sicura?".
"Sicura.
E poi..." - gli diede un buffetto sulla guancia – "Tu ed
io, da piccoli, avevamo Natali simili? Ce li sognavamo tutti questi
regali e questo genere di feste in famiglia".
Ross
sorrise, lei aveva ragione. Come sempre... Poi prese l'orsacchiotto
per Daisy, grande, morbido, dal muso grazioso, ma... "Ce lo
tirerà in faccia, preparati".
"Ross,
ne abbiamo già parlato".
Lui
non sembrò molto convinto. I gemelli avevano ormai sei anni,
avevano
gusti definiti e precisi e Daisy non era una che si poteva condir via
con un orsacchiotto finto, un surrogato di ciò che voleva
davvero.
Aveva desiderato un orso quando aveva tre anni, poi per un
pò aveva
accantonato l'idea ma ora, vivendo spesso in spazi aperti e in
campagna, si era convinta che la Cornovaglia andasse bene per un
orsetto tutto suo ed era tornata alla carica. Fra tutti, sarebbe
stata la meno contenta del suo regalo e fra tutti invece, era quella
che meritava di esserne più appagata. Era il folletto di
famiglia,
fra i più piccoli ma anche la più saggia e
sagace, quella che
pensava sempre agli altri prima che a se stessa, che si lanciava in
improbabili difese dei fratelli, quella che combinava più
guai ma
che sapeva essere irresistibile anche in castigo. La più
indipendente ma anche la più bisognosa di amore... Aveva un
debole
per Daisy, fin da quando si erano conosciuti. E ora lo chiamava
papà
e lui era orgoglioso di questo e di quando, più che con gli
altri,
lei gli si rannicchiava fra le braccia e condividevano un mondo di
segreti solo loro. "Daisy vuole un orso vero, non un orsetto di
stoffa".
Demelza
alzò gli occhi al cielo. "Ross, non possiamo regalarle un
orso.
L'ho spiegato a lei il perché, ma speravo non fosse
necessario
spiegarlo anche a te".
"Però
a Natale, un bambino dovrebbe essere contento del suo regalo"
–
tentò di argomentare.
Demelza,
esasperata, si mise le mani sui fianchi. "Ross, un orso è un
essere vivente grande, grosso e pericoloso. Non un giocattolo da
regalare a una bimba di sei anni. E indipendentemente da questo,
nessun essere vivente dovrebbe essere donato come regalo ma deve
essere frutto di una scelta consapevole".
Ross
guardò la piccola Isabella-Rose che, nel lettino, iniziava
ad
agitarsi. "Beh, noi lo scorso anno abbiamo avuto lei... Non
è
stato un regalo natalizio pure Bella? Lei è un essere
vivente...".
"Ross!!!".
D'accordo,
stava giocando col fuoco ma lo divertiva da morire quel battibecco
con lei. E, poteva giurarci, la stava anche mettendo in
difficoltà...
"Amore mio, sto facendo un ragionamento logico...".
La
donna scosse la testa. "Una bambina non arriva con la slitta di
Babbo Natale, una bambina arriva dopo che una mamma e un
papà han
fatto certe cose in camera da letto. Lo sai, vero? Che Bella sia nata
poco prima di Natale è solo un caso che nulla ha a che
vedere col
desiderio di Daisy di avere un orso".
Si
sentì un pò scemo, davanti a quella spiegazione
su come nascono i
bambini. E reagì tirandole scherzosamente l'orsetto in
faccia.
"Questa è un'anteprima di ciò che
succederà alla nostra cena
della Vigilia. Preparati".
Stizzita,
Demelza lo guardò storto. "Ross, non può avere un
orso vero!".
"Ma
Clowance ha una lupa" – ribatté lui.
"Una
lupa è un pò più di un cane. Un orso
è MOLTO più di un cane. Le
passerà e per ora avrà un dolce orsetto finto con
cui giocare".
Ross
sospirò. "Ma non ne sarà contenta e io vorrei che
lo fosse".
Dalla
sua culla, Bella si mise in piedi e poi si appoggiò alle
sbarre in
legno che la tenevano riparata da cadute dal letto. "Mammaaaaa"
– urlò con la sua voce squillante.
"Giuda,
si è svegliata di nuovo" – borbottò
Demelza.
Ross
si avvicinò alla piccola, accarezzandole la testolina piena
di
ricciolini neri. "Canta per lei, adora le canzoni".
Sua
moglie ripose nell'armadio i doni che aveva preparato e poi si
avvicinò alla culla. "Non ho scelta, a quanto pare"
–
disse, osservando la figlia che sprizzava argento vivo da ogni poro e
saltava nel letto tenendosi alle sbarre tutta contenta sulle sue
gambette ancora malferme. Decisamente, non pareva assonnata...
Ross
la prese, mettendola in braccio alla madre, poi si avviò
alla porta.
"Vado a controllare che gli altri dormano. Oggi, fra il
compleanno di Bella e la fatica che hanno fatto per portare un abete
alla mia miniera per addobbare il mio ufficio, credo siano stanchi".
Demelza
rise. "Ross Poldark, integerrimo proprietario di miniera e
politico, con l'ufficio addobbato da un piccolo abete pieno di nastri
e coccarde... Cosa direbbero i tuoi avi?".
Anche
Ross rise. "Jeremy, Valentine e Clowance ci tenevano che avessi
un simbolo natalizio anche alla miniera e gliel'ho lasciato fare.
Anche i miei minatori ridacchiavano per questa cosa, oggi...
Soprattutto vedendo come Clowance comandava a bacchetta i suoi due
fratelli maschi su come disporre gli addobbi".
"E'
una Poldark decisa, lei" – ribadì Demelza.
"Lo
so". E così dicendo, orgoglioso, Ross uscì dalla
stanza per
andare a controllare i bambini.
I
tre maschietti dormivano tranquilli, guardati a vista dai fedeli Fox
e Tannen che dormivano in due ceste sul tappeto e anche Demian ormai
pareva piuttosto a suo agio in un letto solo suo, anche se al mattino
spesso sgattaiolava in camera loro in cerca di un momento con la
madre.
Nella
stanza delle femmine, anche Clowance era ormai addormentata, eterea e
bellissima nella sua camicia da notte di seta rosa e coi lunghi
capelli biondi ad incorniciarle il viso perfetto. Daisy invece non
dormiva e se ne stava rannicchiata sul parapetto della finestra, col
faccino appoggiato al vetro. Sembrava assorta, tanto che non lo
sentì
entrare.
"Hei,
che ci fai ancora sveglia?" - le chiese sotto voce, arrivandole
alle spalle.
Lei
sussultò presa alla sprovvista, poi si voltò
sorridendogli. "Papà,
nevica!".
"Ohhh".
Ross guardò fuori dalla finestra e constatò che
era vero. Non se
n'era accorto. E ora tutto stava diventando magicamente bianco.
Prese
una coperta, avvolse la bimba e si sedette con lei sul letto,
mettendosela sulle gambe. "Sarà un magico Natale, allora,
con
la neve. Ma tu devi startene al caldo".
"Ma
stavo pensando, papà".
"Puoi
pensare anche a letto".
Daisy
scosse la testa. "Nooo, stavo guardando la direzione da cui LUI
arriverà".
"Chi?".
"Babbo
Natale col mio orso. Non vedo l'ora di domani notte! Sono stata brava
quest'anno, vero? Ho aiutato la mamma con gli animali, a Londra ho
fatto la brava e non ho insegnato nessuna parolaccia di Prudie a
nessun bambino al parco e non ho mai tirato la minestrina in testa
allo zio. Nemmeno mi è mai venuta voglia. E col maestro ho
anche
imparato a scrivere il mio nome. Tutto quanto: Daisy Alexandra
Charlotte! So anche stare seduta e ferma per un pochino senza
scappare e quindi, visto che sono stata brava e ho anche aiutato la
mamma a curare Bella, l'orso me lo merito! Jeremy, Clowance e
Valentine hanno i cani, mamma ha Garrick, Demian avrà la
luna e io
voglio il mio orso".
Ross
si sentì sudare freddo, era terribile che ci tenesse
così tanto ed
era ancora più terribile pensare a quanto sarebbe stata
delusa di lì
a poche ore. Era vero, era stata brava, era stata ubbidiente e con
l'inizio dei suoi studi, a Londra, era stata più brava del
previsto
anche se era ben lontana dall'eleganza di scrittura e disegno di
Demian. Più che altro il suo nome lo scarabocchiava con
tratti
malfermi, ma ci si era impegnata e a lui come padre, questo
importava. Avrebbe avuto molti regali, da tutti. Ma lei ne voleva
solo uno e non avrebbe potuto averlo. Certo, era ovvio che non
potesse avere un orso vero, ma la cosa lo intristiva lo stesso
perché
voleva vedere Daisy felice come quel primo Natale di due anni prima a
Londra, quando non chiedeva altro che di toccare le palline di vetro
dell'albero di nascosto. "Daisy, un orso è un regalo
impegnativo, forse troppo anche per Babbo Natale. Non essere delusa
se non riuscisse a portartelo".
Lei
scosse la testa, imbronciata. "Ma noooo! E' magico Babbo Natale!
Certo che me lo porta".
Ross
sospirò. "Sì, ma nel caso...".
Gli
occhi di Daisy divennero lucidi. "Ma io sono stata brava, basta
questo...".
Si
chinò, a baciarla sulla fronte. "Sei stata brava di sicuro,
ma
resta un regalo difficile da fare e tu hai già tante cose
per cui
essere contenta, no?".
Lei
ci pensò su. "Sì. Ma voglio il mio orso".
La
mise sotto le coperte, rimboccandogliele fino al visino. "Beh,
vedremo che succede. Ora dormi però...".
Daisy
allargò le braccia, prendendogli il viso. "Va bene. Buona
notte, papà" – disse speranzosa, baciandolo sulla
guancia.
Ross
le sorrise e poi, tristemente, si avviò alla porta. Essere
padre di
Daisy era così bello ma anche così complicato,
non era una bambina
semplice... Sperò che non ci restasse troppo male, non
voleva
vederla triste. Sperò che gli altri regali avrebbero
distolto il suo
pensiero dall'orso e da ciò che desiderava e in cui sperava.
Sperò... Ma conoscendo Daisy, erano vane speranze...
Tornò
da Demelza cercando in lei una soluzione che sua moglie non poteva
dargli e la piccola, rimasta sola, osservò per un attimo il
soffitto
di legno della stanza. Il suo papà sembrava così
scettico sulle
capacità di Babbo Natale...
Con
un gesto veloce, saltò di nuovo giù dal letto,
osservando dalla
finestra il paesaggio circostante che la neve rendeva via via sempre
più bianco. Lei ci credeva, c'era tutto ciò che
serviva perché il
suo sogno si avverasse: la neve, gli addobbi, una famiglia bella
bella dove ci si voleva tutti bene e lei era stata una brava bambina.
E Babbo Natale poteva tutto, niente era troppo per lui...
Appoggiò
nuovamente la fronte contro il vetro della finestra, sospirò
e cercò
nella neve una strada comoda per una grande slitta che arrivava dal
cielo. Poi, silenziosamente pregò. "Ti prego, ti prego...".
...
Era
stata una festa della Vigilia chiassosa quella, piena di allegria,
doni e bambini contenti.
Lord
Falmouth aveva tenuto banco con lunghi discorso politici, cercando di
rapire Ross, Dwight, il povero Zachy Martin e pure Jon Gimlet, se gli
capitava a tiro. Fra un bicchiere di porto e l'altro aveva
chiacchierato allegramente di ogni cosa che gli passava per la testa,
reso loquace dal dolce sapore del vino. Lady Alexandra, Caroline,
Demelza, Prudie e Jane Gimlet avevano chiacchierato fra una portata e
l'altra mentre inseguivano le tre bimbe più piccole che
avevano
formato una gang vivacissima e irrefrenabile guidata da Sophie Enys
che, dall'alto dei suoi due anni di età, comandava a
bacchetta le
povere Melliora e Isabella-Rose di un anno, che la seguivano
chiassosamente ovunque, gattonando o abbozzando qualche passo.
I
bambini avevano trovato i doni portati di soppiatto dai Gimlet nello
studio di Ross e tutti erano stati felici. Demian si era messo subito
la mantellina per correre fuori in mezzo alla neve a guardare la luna
col suo cannocchiale, Valentine aveva coinvolto Jeremy e Falmouth nel
mettere insieme i pezzi del suo puzzle e Clowance si era messa seduta
sul divano a cullare la sua bambola.
Daisy
invece si era messa in un angolo, seduta tutta sola davanti al
camino, senza dire nulla. L'orso che aveva ricevuto in dono lo aveva
portato con se, al suo fianco, ma non lo aveva degnato che di uno
sguardo e poi l'aveva riposto a terra senza nemmeno abbracciarlo.
Demelza
e Ross avevano cercato di coinvolgerla nella festa, di spiegarle il
perché Babbo Natale aveva preferito farle quel dono e le
avevano
promesso in cambio un pony per la primavera, in modo che imparasse a
cavalcare. Ma lei non aveva reagito con entusiasmo nemmeno a questo
ed era rimasta silenziosa e muta in disparte, tutta la sera, senza
toccare cibo e senza nemmeno sentirsi attratta dalle palline
dell'albero di Natale.
Lady
Alix aveva cercato di consolarla e anche Demelza ci aveva tentato ma
lei, come spesso faceva quando voleva stare sola, le aveva scacciate
in malo modo. Era il suo modo, da sempre, di dire che dovevano
girarle al largo...
Si
sentiva tradita. Era stata una brava bambina come i suoi fratelli ma
solo lei non aveva ricevuto il dono che tanto desiderava...
Il
suo orso dov'era? Perché Babbo Natale gliene aveva portato
uno
finto? Un orso aveva bisogno di lei e lei aveva bisogno di un orso...
Ed ora erano entrambi soli e lontani, senza poter godere della
compagnia l'uno dell'altra.
Ci
rimuginò sopra tutta la sera...
Quando
gli ospiti se ne furono andati, i Gimlet, Prudie e la sua mamma si
affaccendarono a sistemare qualcosa e lei e i fratelli furono mandati
a letto.
Il
suo papà aveva cercato di consolarla, di spiegarle che il
suo orso
finto era bellissimo e che Babbo Natale era saggio ed aveva avuto le
sue buone ragioni per non portarle un orso vero, ma Daisy non voleva
essere né convinta né consolata. Il suo
papà sapeva tutto, ma
questa cosa non la capiva proprio. Lei un orso avrebbe saputo curarlo
benissimo...
Rimasta
sola, con Clowance che ormai dormiva, Daisy sgattoiolò
nuovamente
fuori dal letto e scese al piano di sotto. Non aveva sonno, per
niente...
Ormai
tutti dormivano, era notte fonda e la casa era rischiarata solo dal
bagliore dell'ultima brace incandescente nel camino.
Si
arrampicò fino alla finestra, guardando fuori
nell'oscurità.
Nevicava molto, faceva freddo e Babbo Natale era andato ormai
chissà
dove...
O
forse no, forse era tornato indietro e da qualche parte aveva
lasciato il vero dono per lei. In effetti non ci aveva pensato ma uno
studio mica è adatto a lasciare un orso, un orso non
è un regalo
come gli altri e deve essere portato nel posto giusto! "La
stalla!" - esclamò, rendendosi conto di non essere sola e
che
Garrick le era giunto alle spalle e la guardava con aria circospetta.
"Shhh" – gli intimò, col dito davanti al musetto.
Il
cane inclinò il capo, incuriosito. E poi, fedele come
sempre, la
seguì fino alla porta.
Vestita
solo con la sua camicina da notte e con delle ciabattine di lana ai
piedi ma accaldata per l'emozione, Daisy corse fuori incurante del
vento, della neve e del freddo e arrivò fino alla stalla,
seguita da
un preoccupato Garrick. "Il mio orso è quì, il
mio orso è quì
Garrick!".
Aprì
la porta della stalla e corse verso i vitelli e gli altri animali,
controllando nella paglia. "Orso, orsetto dove sei?".
Nulla,
dopo un'accurata ricerca dovette arrendersi al fatto che non ci fosse
nulla...
Ma
non doveva demordere, c'era ancora il fienile da controllare! E
uscì
di nuovo fuori, di corsa, seguita da Garrick.
Entrarono
nel fienile, illuminato dal bagliore della neve che entrava dalle
piccole finestrelle laterali. Garrick, accanto a lei, si mise ad
annusare in terra, come se di colpo percepisse qualcosa di strano...
Improvvisamentela
luce dall'esterno sembrò aumentare come se il cielo si fosse
illuminato in un grande bagliore e uno strano rumore giunse
dall'esterno, come uno scampanellio lontano, come se qualcosa si
allontanasse veloce scivolando sulla neve... E poi tornarono silenzio
e buio, lasciando però la strana sensazione in lei che
qualcosa di
magico si fosse mosso o fosse accaduto... Una sensazione bella, di
pace... Cos'era stato? Avrebbe voluto andare fuori a vedere, ma Daisy
non fece in tempo a controllare cosa fosse successo perché
dalla
paglia ammassata davanti a lei, avvertì un piccolo
movimento.
Il
cuore prese a batterle forte mentre Garrick si avvicinava guardingo
dove i fili dorati si erano mossi impercettibilmente.
Anche
Daisy si avvicinò, rabbrividendo più per
l'emozione che per il
freddo. E quando la paglia si mosse di nuovo e ne sbucò un
musino
bianco e rosso, con due occhietti neri dolci e vivaci, per poco non
cadde a terra per l'emozione.
Uno
strano animaletto, un cucciolotto dal pelo morbido piuttosto lungo,
rosso e bianco, sbucò interamente dalla paglia sulle sue
quattro
zampette paffute. Era piccino, avrebbe potuto tenerlo in braccio
senza fatica, aveva un aspetto dolcissimo e una lunga coda cicciotta
a righe, di due tonalità diverse di rosso. Sembravano i
capelli
della sua mamma e lei non aveva idea di che animale fosse. Non aveva
mai visto nulla del genere... Ma sentì subito che lo adorava
e che
gli voleva già bene, chiunque lui fosse.
Emozionata
Daisy gli corse vicino, prendendolo in braccio. Era caldissimo,
morbido e dolce e appena lei lo prese, gli si rannicchiò
contro al
petto in cerca di calore. Garrick, incuriosito, cercò di
annusare il
nuovo arrivato ma Daisy decise di proteggerlo tenendolo stretto a se.
Non sapeva che pensare, ma sentiva che era il suo regalo di Natale...
"Daisy!".
La
voce di suo padre la raggiunse di colpo, spezzando quel magico
momento. Daisy sussultò, si voltò e lo vide sulla
soglia del
fienile, con un'espressione preoccupata e una coperta in mano. E
accanto a lui, la mamma... Erano entrambi bianchi come fantasmi...
Demelza
le corse incontro, spaventata. "Giuda, non farlo mai più!
Siamo
venuti a controllare se dormissi e non ti abbiamo trovata! Che ci fai
quì in camicia da notte, in mezzo alla neve e al freddo, in
piena
notte?" - urlò quasi, stringendola convulsamente a se.
Ma
Daisy, tranquilla, cercò di spiegare qualcosa che per lei
era
assolutamente ovvio. "Sono venuta a prendere il mio regalo di
Natale, mamma".
Ross
si avvicinò alle due, mettendo la mano sulla schiena di
Demelza per
paura che svenisse dopo la paura presa entrando in camera delle
bambine dove non avevano più trovato Daisy. Avevano temuto
fosse
scappata per protesta, spinta dalla delusione del suo dono, ma per
fortuna la piccola non si era allontanata di molto ed ora se la
sarebbe cavata con una ramanzina e forse un raffreddore, visto che
era uscita di casa in piena notte con indosso solo la sua camicia e
delle pantofoline. "Daisy, non farlo mai più!" - le
intimò, in un tono autoritario che raramente usava coi
bambini.
"Ma
papà, io dovevo!" - tentò ancora di giustificarsi
lei, fra le
braccia della madre. E poi, scostandosi, mostrò loro il
cucciolo che
teneva fra le braccia. "Dovevo venire a prendere lui, il mio
regalo".
Ross
e Demelza spalancarono gli occhi. Santo cielo, da dove arrivava
quell'animaletto rosso?
"Daisy,
dove l'hai preso?" - chiese Demelza, osservando gli occhietti
neri del cucciolo.
La
bimba indicò il fieno. "Era quì, l'ha portato
Babbo Natale e
io sono venuta a prenderlo se no moriva di freddo. E' il mio regalo
vero, ve lo dicevo che me lo avrebbe portato".
I
due adulti si guardarono negli occhi, accigliati. "Ross, che
animale è? Non ho mai visto nulla del genere" –
chiese
Demelza.
Lui
osservò Daisy, ripensò al suo grande desiderio,
alla fiaba di Babbo
Natale e allo strano caso che aveva portato lì quel
cucciolo. Magia,
destino, casualità... Ma era l'avverarsi di un sogno. "E' un
orsetto lavatore. Ne ho visti molti in America, durante la guerra".
Daisy
spalancò gli occhi. "Un orso?! Un orso!!! UN ORSOOOO!!!" -
gridò eccitata, scoprendo la vera natura del cucciolo che
aveva
trovato poco prima.
Più
preoccupata e meno entusiasta della figlia, Demelza guardò
Ross con
terrore. "Un orso? Santo cielo, che ci fa in Cornovaglia un
orso? Quì non vivono animali del genere. E' pericoloso?".
Ross
sorrise, accarezzando il musino del cucciolo. "No, gli orsetti
lavatori non sono pericolosi. Si arrampicano sugli alberi come
Demian, non diventano grandi nemmeno da adulti e possono essere presi
in braccio anche da un bambino. Questo è un cucciolo ma non
crescerà
molto più di così... Sono animali puliti,
giocosi, intelligenti.
Degli orsi più piccoli che possono essere tenuti anche in
una
casa... Come sia arrivato fin quì però,
è un mistero".
Per
Daisy però, quello non era affatto un mistero. "Lo ha
portato
Babbo Natale prima. Ho sentito le campanelle della sua slitta fuori,
quando l'ho trovato".
"Daisy...".
Demelza le accarezzò i capelli biondi arruffati,
stringendola a se
nella coperta. "Sarebbe bello ma credo più semplicemente che
questo animaletto sia scappato a qualcuno e si sia rifugiato
quì".
"No,
io le campanelle le ho sentite davvero. Anche Garrick! Vero
Garrick?".
Il
cane abbaiò e Demelza e Ross si guardarono negli occhi
ancora una
volta, interdetti.
Ross
abbracciò moglie e figlia, sorridendo. "Beh,
indipendentemente
da tutto, hai un orso a quanto pare. Il tuo desiderio si è
avverato
e un orsetto lavatore è un ottimo compromesso".
Il
visino di Daisy si illuminò. "Posso tenerlo?".
Ross
guardò Demelza in cerca di assenso, poi annuì.
Non c'era nulla di
pericoloso in quel cucciolo e per Daisy sarebbe stato un grande amico
come lo erano gli altri cani per i figli più grandi. "Direi
di
sì. Ma dovrai prendertene cura, volergli bene, assicurarti
che mangi
e giocare con lui. E tenerlo al caldo e al sicuro. Sei certa di
esserne capace?".
"Sì".
Ross
le credette. Daisy era da sempre la più brava fra i bambini,
a
prendersi cura degli altri. Si fidava di lei, si fidava di lei
più
di quanto facesse con molti adulti. "Dovrai dargli un nome".
"Esatto"
– aggiunse Demelza, decidendosi infine ad accarezzare il
cuccioletto.
Daisy
ci pensò su. "Come si chiama Babbo Natale? Il suo nome vero".
"San
Nicola... Nicholas" – rispose Ross.
La
bimba sorrise, baciando l'orsetto che, fra le sue braccia, con le
zampine giocava con la stoffa della sua camicia da notte. "E
allora si chiamerà Nick. Me lo ha portato Babbo Natale,
è giusto".
"E
Nick sia" – concluse Demelza.
Ross
le strinse a se, rabbrividendo. "Su però, adesso che hai il
tuo
dono, che ne dite di tornare in casa prima di prenderci tutti un
raffreddore?".
Ben
contenta della proposta, Demelza non se lo fece ripetere. Uscirono
dal fienile con Garrick e si avviarono verso casa quando Daisy chiese
di essere portata sul retro del fienile, nell'aia, nel punto da cui
aveva sentito provenire il rumore di campanelle e il cielo si era
fatto chiaro e dorato.
Demelza
e Ross decisero di accontentarla e raggiunsero il retro. Neve e vento
la facevano da padroni, la brughiera e i campi erano una infinita e
solitaria distesa bianca ma d'un tratto, nella neve, Ross scorse
qualcosa che brillava. Si chinò a vedere cosa fosse e vi
trovò un
piccolo campanello dorato abbandonato in mezzo alla neve, arrivato
lì
da chissà dove, come il dolce Nick. E guardandolo,
iniziò a pensare
che davvero qualcosa di magico fosse successo in quella notte di
Natale e di neve, fuori da casa sua. Non aveva mai creduto alle
fiabe, nemmeno da piccolo. Era sempre stato una persona pratica e
realista ma prima Demian e ora anche Daisy, gli stavano insegnando
che forse, sotto la superficie visibile a tutti, c'è
dell'invisibile
pronto a stupirci, se gliene si da l'opportunità.
Osservò meglio e
nella neve intravide le tracce lasciate da qualcosa... Due righe
dritte che parallele andavano avanti da lì fino ai prati,
come se
una slitta fosse passata da quelle parti lasciando le sue impronte.
"Ross?".
Anche Demelza le aveva viste e sembrava stupita quanto lui, sebbene
più propensa forse a credere a certe cose.
Daisy
rise. "Ve lo avevo detto, era la slitta di Babbo Natale".
Ross
deglutì, seguendo per alcuni metri le tracce lasciate nella
neve.
Proseguivano per una decina di metri e poi si interrompervano, come
se la slitta che le aveva lasciate si fosse volatilizzata nell'aria
fredda. O avesse preso il volo... "Santo cielo..." -
esclamò, guardando il piccolo Nick che si era addormentato
fra le
braccia di Daisy.
Demelza
lo raggiunse con la piccola fra le braccia. "E' una magia, vero?
Ed è un peccato crederci come fa nostra figlia?".
Ross
la abbracciò, decidendo che per quella notte non voleva che
fosse la
sua razionalità a farla da padrone. "Suppongo di no. E se
Nick
sapesse parlare, credo che avrebbe una grande storia da raccontarci".
Demelza
accarezzò la testolina dell'animaletto. "Lo credo anche io".
Ross
dondolò il campanellino trovato a terra davanti agli occhi
di Daisy.
"Che ne dici, gli leghiamo al collo un collarino rosso con
attaccato questo campanello?".
La
bimba annuì. "Sì, così lo sentiamo
arrivare".
Ross
le sorrise. "Babbo Natale ha regalato a te un sogno e tu lo hai
regalato a noi, lo sai? Le fiabe, per gli adulti, sono qualcosa di
difficile a cui credere ma tu lo hai reso possibile. Resta piccola
più a lungo che puoi Daisy, aspetta tanto e ancora di
più prima di
diventare una piratessa, così che possiamo vivere altre
notti così".
Daisy
rise. "Sì, tanto ho solo sei anni. Ci vuole tanto prima di
diventare grande e adesso voglio stare con te, la mamma e Nick. E
anche Clowance, Jeremy, Valentine e Bella. E i Gimlett e Prudie. E
anche la nonna e lo zio".
Ross
e Demelza si guardarono negli occhi, sorridendo. Anche quelle parole
erano un dono di Natale per loro, soprattutto perché
pronunciate
dalla loro cucciola più sfuggente e indipendente che
però, da
quando erano diventati una famiglia, aveva imparato quanto fosse
bello quel nido chiamato 'casa'...
E
con la piccola Daisy e Nick, portato da Babbo Natale, si riavviarono
verso casa con un nuovo membro della famiglia fra le braccia.
E
guardandola addormentata nel suo letto, col cucciolo fra le braccia,
Ross strinse a se Demelza deciso a raccontarle in parte uno dei tanti
segreti che lo avevano legato a Daisy fin da subito. "Sai, se lo
merita e Babbo Natale lo sapeva".
"Che
vuoi dire?".
Ross
ricordò quando aveva conosciuto la piccola quasi tre anni
prima, a
Londra, e quanto fra tutti fosse stata la prima a fare il tifo per
lui e per la sua mamma, perché fossero insieme. "Ha sempre
lottato per me e te, ha sempre desiderato che fossimo una famiglia.
E' stata la mia alleata più preziosa quando pensavo di
averti persa
per sempre. Se ora siamo quì, se esiste Bella, se Nampara
è tornata
ad essere una casa, è anche merito suo".
Demelza
osservò con amore sua figlia e poi abbracciò
Ross, baciandolo sulle
labbra. "E allora Babbo Natale ha fatto bene a scomodarsi e a
regalarle il suo sogno".
Nick
si stiracchiò, Ross lo osservò e decise di
credere, per la prima
volta in vita sua, alla veridicità di certe favole. E anche
questo,
soprattutto per lui, era magia, la magia del Natale.
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