1
(Il punto della situazione)
“Dispersi
nel vento”.
Quella,
pensò Arcee, era stata la sua risposta quando Jack
le aveva chiesto che fine avessero fatto il resto dei suoi compatrioti,
colleghi, amici.
Triste pensare
che ormai quella risposta valesse anche per
il suo compagno di vita, del quale aveva appena fatto in tempo ad
accettare la
proposta prima di doverlo abbandonare all’interno di una base
in procinto di
essere distrutta.
“Non
dovrei pensare a questo” si rimproverò Arcee
“Non nella
situazione in cui ci troviamo ora io, Jack e il resto dei nostri
compagni,
augurandoci che siano ancora vivi e non siano stati presi. Non dovrei
pensare
all’amore perduto, dovrei pensare al fatto che la squadra
vada riunita e
necessiti di un comandante, è a questo
che dovrei pensare”.
Peccato che,
nonostante i buoni propositi, nei momenti
notturni in cui lei e Jack si fermavano a riposare in luoghi riparati
non
potesse fare a meno di provare una certa sofferenza nel ricordare il
suo
“matrimonio” ultra rapido con Optimus Prime. Non
per l’unione in sé, per quei
pochi istanti si era sentita davvero una femme felice, ma proprio
perché era
durato tutto così poco.
Poggiò
la schiena contro un ammasso di rocce e si mise a
guardare il cielo. Inizialmente cercò eventuali nemici in
arrivo ma ben presto,
non vedendone affatto, tornò a rimuginare.
Aveva
l’impressione di essere una persona destinata a
perdere irrimediabilmente tutto uno dopo l’altro. Aveva perso
come tutti il suo
pianeta natale, morto da tempo e senza possibilità di
rivitalizzazione dopo che
l’Omega Lock era stato distrutto; aveva perso, tanto in
guerra quanto dopo, la
stragrande maggioranza di quelli che conosceva; aveva perso due
partner,
Tailgate e Cliffjumper, sopravvivendo a entrambi; la base in cui aveva
iniziato
a sentirsi non a casa -nessun posto era come casa- ma molto a proprio
agio, era
stata distrutta dai Decepticon, e come se non fosse stato sufficiente
ora erano
tutti dispersi, sparpagliati, forse morti. Nel caso di Spectrus
Specter, Arcee
sperava proprio nell’ultima opzione.
Era stata
colpa sua se i Decepticon li avevano trovati.
“Come
abbia potuto credere anche solo per un secondo che
quel grosso pezzo di stronzo potesse essere meglio di quel che
sembrava, non lo
so neanche io!” pensò con una smorfia,
trattenendosi a stento dallo sputare per
terra “Mi ero illusa che facesse l’arrogante solo
perché credeva di poterselo
permettere, mi ero illusa che avesse solo un carattere un
po’difficile ma che
in fondo non fosse una bestia completa. A ripensarci mi strapperei il
processore e me lo metterei in bocca”.
«Arcee…»
Sentendosi
chiamare, l’Autobot si voltò verso il suo
“partner” umano. «Non dormi
ancora?»
«Ci
provo ma ogni volta che chiudo gli occhi finisco per
pensare ai nostri compagni, a mia madre…»
«Sono
certa che stiano tutti bene. June in particolare,
l’agente Fowler la sta sicuramente proteggendo in questo
momento» disse Arcee
«Come il resto degli abitanti di Jasper. Non dubito che siano
stati tutti
evacuati in fretta».
«Fino
a poco tempo fa Jasper era una cittadina noiosa… ora non
è più neanche una cittadina, è uno di
quei paesi fantasma in cui da bambino mi
sarebbe piaciuto andare» sospirò, passando una
mano tra i corti capelli neri
«Ora non mi attirano più, ci credi?»
«Ci
credo, sì. Jack, ora cerca di dormire» disse la
femme, tornando
a guardare il cielo «Domani continueremo a cercare gli altri.
Sarà dura».
Il ragazzino
annuì e, concludendo che fosse meglio darle
retta, si voltò di lato e chiuse gli occhi.
***
«Io
mi chiedo solo una cosa, Starscream…»
«Ehm…
sì, Lord Megatron?»
Assiso sul suo
trono a Darkmount, Megatron sollevò un grosso
sopracciglio metallico. «La nostra è una posizione
di netto vantaggio. Abbiamo
Darkmount, abbiamo un esercito intero, mentre gli Autobot sono dispersi
e privi
di una base… se non altro il maledetto ci è
servito a qualcosa…» aggiunse,
riferendosi a Spectrus e al fatto che l’esplosione da lui
causata avesse
permesso loro di trovare la base nemica.
«Ci
è servito per poi essere mandato offline, finalmente,
grazie all’Allspark!» esclamò il seeker.
Era realmente sollevato per il fatto
di non averlo più alle calcagna, di nemici ne aveva
già abbastanza.
«Tutto
vero» annuì Megatron «Quel che mi stavo
chiedendo
però era: considerato tutto questo,
com’è possibile che tu non sia ancora riuscito
a catturare quei pochi Autobot che sono in giro? Come possono essere
tanto
problematici per il mio secondo in comando?! E dovresti essere grato di
avere
ancora il tuo posto!»
«Lord
Megatron, Lei ha perfettamente ragione riguardo il
fatto che catturarli sia mia responsabilità in quanto
secondo in comando e
comandante delle nostre forze armate. Tuttavia…»
sollevò l’indice della mano
destra, con l’espressione di chi cercava di difendersi
«Come potrei catturarli,
se la persona che dovrebbe darmi modo di farlo non compie il suo
dove-»
«Soundwave
sta facendo tutto quel che è nelle sue
possibilità dall’interno della Nemesis»
lo interruppe con durezza il signore
dei Decepticon «La qualità del suo lavoro non
è diminuita nonostante una
situazione che, ritengo, tu stesso hai contribuito a creare! Dunque ti
consiglio di pensare per te stesso e mettere più impegno in
quel che fai,
invece di cercare inutilmente di sviare la mia attenzione dalla tua
negligenza».
Per qualche
attimo, l’unico suono udibile in quella parte di
Darkmount fu solo il vento.
«Non
è stata trovata».
Quella di
Starscream non era una domanda, era piuttosto
un’affermazione.
Megatron
scosse il capo. «No. Non che la cosa ti debba
interessare».
L’occhiata
del leader dei Decepticon fu tale che il seeker
fece un passo indietro. «Ne sono consapevole, Lord Megatron,
Lei è stato molto
chiaro a riguardo, chiarissimo! Ehm. Torno dal nostro gradito ospite, le assicuro che
riuscirò ad avere le informazioni
che servono!»
Detto questo
se ne andò alla svelta, facendo ticchettare i
tacchi sul pavimento metallico, e Megatron rimase solo.
L’ex
gladiatore sbuffò, poggiando la schiena contro il suo
trono di metallo. Pensò agli Autobot, pensò al
messaggio che aveva dato agli
esseri umani… sciocche creature. Pensavano davvero che fosse
interessato a una
coesistenza pacifica? Era evidente che dei Decepticon sapessero ben
poco.
Infine,
essendo stata menzionata poco prima, il suo pensiero
andò alla situazione del suo più fidato amico.
“Non
lo invidio”.
Tra i motivi
per cui Lord Megatron non aveva da tempo una
compagna c’era anche quello: era difficile portare avanti una
relazione in
tempi di guerra, specie essendone coinvolti quanto erano loro. Poteva
immaginare che la sofferenza del suo tecnico per il fatto che la sua
compagna
di vita se ne fosse andata, per di più dopo una brutta
discussione dalla quale
Soundwave era venuto fuori con un graffio all’altezza del
petto, fosse grave.
“Continua
a far danni anche da morto” pensò Megatron, cupo,
riferendosi a Spectrus.
L’uccisione
di Spectrus da parte di Soundwave era stata la
goccia che aveva fatto traboccare il vaso nella psiche di Spectra, che
era già
molto provata di suo. Megatron non si meravigliava del fatto che fosse
andata
via. Riteneva che averlo ucciso fosse la miglior cosa ma, allo stesso
tempo,
non essendo uno stupido e conoscendo Spectra riusciva a capire la
reazione che
aveva avuto.
Lei aveva
deciso di lasciarlo andare dopo averlo sconfitto,
pur avendo capito che bestia fosse e quanti torti le avesse fatto
-più che a
chiunque altro- e Soundwave non aveva dato il minimo peso alla sua
decisione, come
se non valesse nulla, facendo di testa propria.
“Avrebbe
dovuto consegnarlo a me. Soundwave non avrebbe
potuto impedirmi di terminarlo, cosa che Spectra sa benissimo, e dunque
non
avrebbe neanche potuto biasimarlo per la fine che Spectrus avrebbe
fatto, né
avrebbe pensato che per Soundwave lei e le sue decisioni non
contassero. Hai
scelto il momento sbagliato per agire d’impulso, amico
mio”.
Glielo aveva
perfino detto quando erano inevitabilmente
finiti a parlarne, ma Soundwave era rimasto fermo sulla propria
posizione. “Era
per il suo bene e lei lo deve capire”, aveva detto,
“Non ci avrebbe mai
lasciati stare”, aveva aggiunto, “Non credo di aver
sbagliato qualcosa, e devo
trovarla prima
che qualcun altro se ne
approfitti”,
aveva concluso, perché sì: era piuttosto convinto
che
Dreadwing, oltre ad averla portata via su sua richiesta, volesse
portargliela
via in ogni senso.
“Conosco
Dreadwing. Non sono certo che sia andato via solo
per lei o di quali intenzioni avesse prima di incrociarla”
pensò Megatron, da che i filmati di sorveglianza
lo
avevano mostrato intento ad andare da tutt’altra parte, dopo
aver sentito parlare
Knockout e Starscream “Ma sono sicuro che non le farebbe
nulla di male né
lascerebbe che gliene accada. Per il resto, anche fosse, non mi
riguarda!
Soundwave è stato poco lungimirante e Soundwave, se mai,
troverà il modo di
risolvere. Era convinto di volerla come compagna di vita pur
conoscendola poco
più di un mese, lei merita tutto tranne che del male ed
è per questo che ho
incoraggiato l’unione, però la mia intromissione
finisce qui”.
Concluso
ciò, decise di tornare alle questioni pratiche e di
contattare Knockout via comm-link.
«Knockout,
recati a Cybertron con una squadra di vehicons»
ordinò «Cerca le reliquie che sono rimaste
lassù dopo la battaglia per l’Omega
Lock. Optimus Prime…» ringhiò, una
volta chiusa la comunicazione «Che tu sia
maledetto. Spero che bruci all’Inferno per quel che hai
fatto, distruggere la
sola possibilità di ridare vita al nostro pianeta natale
solo per salvare un
po’di organici».
“Avrei
potuto rimediare a parte di ciò che ho contribuito a
fare con la nostra guerra, avrei potuto salvare la nostra casa.
Terraformare
questo pianeta, poi, non era uno sbaglio: è più
legato alla nostra specie di
quanto sia legato agli umani” aggiunse mentalmente.
«Ma
cose come questa erano tipiche di te, vero?»
proseguì «Dovevi
cercare di farti passare per l’eroe dell’Universo
pur non essendolo affatto,
sbaglio? Come tuo solito».
Avrebbe voluto
aver modo di dirglielo in faccia: l’aveva già
fatto in passato, ma repetita iuvant… in teoria. In pratica,
secondo Megatron
sarebbe stato più facile parlare a un muro.
“Non
che il problema si ponga più ormai. Le seccature
più
grandi sulla mia strada sono morte, tutto ciò che resta da
fare è occuparsi
delle briciole” concluse.
***
«…“Nin chi li chisi ti
dibbi intirissiri,
Stirscrim”!
Che se ne vada all’Unicron, dico io»
borbottò il seeker,
stringendo in mano un pungolo di energon, mentre camminava svelto verso
la sua
destinazione finale.
La dipartita
di qualcuno che l’avrebbe voluto morto era
positiva, tuttavia continuava a sentirsi tutt’altro che
tranquillo. Sapeva di
non essere mai piaciuto particolarmente a Soundwave in quanto
molto meno leale a Megatron di
quanto fosse lui, e le cose erano peggiorate terribilmente con i fatti
di
qualche tempo prima: prima non si trattava di qualcosa di personale,
ora sì.
Essere
consapevole del fatto che il tecnico non avrebbe
cercato di terminarlo, salvo ordine diretto da parte di Megatron
stesso, lo
consolava solo fino a un certo punto.
“Tutto
per colpa di quella piccola e laida meretrice
irriconoscente!” pensò Starscream, stringendo con
più forza il pungolo.
Quando era
venuto a conoscenza del fatto che lei fosse una
Specter -per la precisione la protoforma che lui stesso aveva reso
invalida nel
tentare di ucciderla- si era sentito tutt’altro che bene.
Ricordava di aver
rigettato il poco di energon che aveva bevuto e ricordava di aver
temuto che
Spectra si unisse al “caro” fratello per dargli la
caccia e non fosse indifesa
come sembrava. Poi aveva scoperto che Spectrus aveva cercato di
uccidere anche
lei.
“Ed
è meglio che non ci sia riuscito, perché voglio
provvedere io”.
Lo
sconvolgimento iniziale era passato da un pezzo e al
momento Starscream riteneva Spectra una delle principali fonti dei suoi
guai.
Era iniziato tutto quando non era riuscito a uccidere lei e Spectrus
-subendo
poi una tremenda punizione da Megatron per essere riuscito a uccidere i
loro
genitori, quando invece non avrebbe dovuto toccare alcun membro di
quella
famiglia- ed era finita con Soundwave e il violento pestaggio che gli
aveva
riservato.
Spectra era
per lui una fonte di disgrazie, questo era
quanto, ed era ironico che tempo addietro avesse creduto che in lei ci
fosse il
suo destino e che gli portasse fortuna. Quelle due cose e il fatto che
lei gli
piacesse in vari aspetti lo avevano spinto a chiederle di diventare la
sua
compagna di vita, ed era stato allora che lei lo aveva rifiutato. Lei
gli aveva
sempre detto fin dall’inizio di essere innamorata di
Soundwave, aveva sempre
definito Soundwave “il suo principe”,
però non aveva impiegato molto tempo per lasciarsi
convincere a dividere la cuccetta con lui, Starscream. Era
così inesperta che
aveva ceduto presto alle sensazioni piacevoli che lui le aveva dato,
l’aveva
convinta che non fosse “sbagliato” come Spectra
diceva all’inizio quando la
baciava, lei poi aveva anche desiderato
qualcosa di più… ma non tanto da andare fino in
fondo.
Miss
“La connessione solo col mio compagno di vita ma
intanto tu metti la testa tra le mie gambe e viceversa”, Miss
“Mi sposo e il
giorno dopo scappo con un altro”.
“Questo
però fa ridere. Così Soundwave impara”
pensò il
Decepticon, sorridendo malevolo “Ed è conveniente
per me: se fosse stata nella
Nemesis con lui non avrei potuto portare a compimento le mie idee,
Soundwave l’avrebbe
tenuta sempre sott’occhio, ma lei non è
nella Nemesis. Ucciderla
e dare la colpa a qualcun altro è perfettamente
fattibile! Ci sono in giro gli Autobot,
c’è in giro Airachnid che l’ha sempre
odiata e Dreadwing stesso potrebbe
ucciderla per colpa di un’avance rifiutata!… no,
non ce lo vedo” fece una
smorfia “Però l’importante è,
eventualmente, far sì che ce lo vedano gli
altri”.
Era sicuro di
volerla uccidere; se concludere o meno il
lavoro che aveva iniziato quand’era abbastanza ubriaco,
invece, era un aspetto
della questione su cui era ancora indeciso. Magari avrebbe seguito
l’ispirazione una volta che se la fosse trovata davanti.
Arrivato a
destinazione si fermò davanti a una porta che
scorse di lato pressoché senza rumore. Si rese conto di
avere ancora in volto
il sorriso malevolo di prima ma concluse che andasse benissimo anche
per
quell’occasione.
«Ho
portato un pungolo più grosso e doloroso. Oggi ti
deciderai a parlare, Wheeljack?»
Il demolitore,
legato e ricoperto di graffi e ferite dovuti
alle torture subite nelle due settimane passate, sollevò le
ottiche azzurre
riservando al seeker uno sguardo a metà tra
l’essere seccato e di sfida.
«Ci
sono degli animali volanti chiamati “henn” che di
solito
sono noti per avere un modulo cerebrale piccolo e mal funzionante.
Comincio a
pensare che tuo padre possa essersi connesso con-ngh!»
esclamò, sentendo sul petto il forte bruciore causato dal
pungolo.
«Non
so se dirti di farla finita e rivelarmi dove si
nascondano i tuoi compagni o dirti di continuare a fare inutilmente lo
spaccone, così che possa divertirmi ancora un
po’» disse il Decepticon «Il tuo
masochismo e il fantasticare sugli accoppiamenti di mio padre ti rende
abbastanza
depravato per essere un Autobot, lo sai?»
«Io
non sono più un Autobot e tantomeno so dove possano
essere finiti i miei ex compagni. Sono stato lontano dalla base fino a
poco
prima dell’esplosione, brutto idiota, te l’ho
già spiegato almeno ventisette volte.
L’unica cosa che so, grazie a te»
sottilineò Wheeljack «È che sono
sopravvissuti al disastro e che quindi presto o tardi prenderanno a
calci te,
Megatron e il resto dei Decepticon per poi buttare giù
questo schifo di
fortezza che chiamate Darkmount,
“amico”».
Sapeva che
quelle parole avrebbero portato a ulteriori
torture da parte di Starscream -guai ad attentare all’ego del
seeker mentre era
in una posizione di vantaggio!- ma non gli interessava: non aveva
informazioni
da fornirgli e, in ogni caso, sentiva di meritare qualunque cosa i
Decepticon
avessero voluto fargli.
Quel che aveva
combinato insieme a Spectrus era
imperdonabile, lo sapeva benissimo, e il rigurgito di coscienza che
l’aveva
spinto a cercare di tornare nella base per avvertirli di quel che
voleva fare
Spectrus Specter -far esplodere la base con loro dentro- non cancellava
quel
che c’era stato in passato. Era stato complice di Specter in
tante cose, non
ultima cercare di incatenare Arcee in una grotta per poterne abusare a
piacimento come avevano fatto con Airachnid. Non andava fiero neanche
di
quello, nonostante Airachnid avesse fatto altrettanto e di peggio
durante il
conflitto su Cybertron.
Gli sarebbe
piaciuto poter dare la colpa a Spectrus di tutto
quel che era accaduto, gli sarebbe piaciuto poter dire che lui era un
mostro e
l’aveva corrotto, però era troppo onesto con se
stesso per pensarlo: ora come
due settimane prima lui non era una protoforma, era un mech adulto e
“veterano”
di guerra. Non era stato il medico a dirgli di dare retta a quel
compagno di
squadra che di Autobot aveva solo il simbolo, dunque Wheeljack si
considerava
sul suo stesso piano.
Era il motivo
per cui, una volta venuto tutto a galla, aveva
detto a Bulkhead che non erano più migliori amici. Bulkhead
meritava persone
migliori attorno, come il resto dei loro compagni di
squadra… o Miko. Quella ragazzina
era un demolitore nell’anima, se n’era convinto da
un pezzo.
“Se
le cose continuano così raggiungerò presto
Specter all’inferno”
pensò “Lo meritiamo in due. Mi spiace solo per la
sorella, ovunque sia: non ho
avuto modo di conoscerla per bene ma per non volerlo morto nonostante
tutto dev’essere
stupida o troppo buona, e ringraziamo la lingua lunga di questo demente
di
seeker per le informazioni”.
«Un
gruppetto di fuggitivi non possono distruggere questa
fortezza, anche perché per farlo dovrebbero riunirsi prima e
smettere di
nascondersi poi, contrariamente a quel che fanno da buoni codardi quali
sono»
affermò Starscream mentre col pungolo bruciava, impietoso,
parte del volto del
demolitore «Non che potrebbero fare altro. Optimus Prime
è morto, Specter è
morto anch’egli e non può cercare di avvelenare
tutti col Tox-En di nuovo, questo ignorando il
fatto che
cercherebbe di uccidere anche voi... gli Autobot sono spacciati,
finiti, kaputt,
quindi perché non ti decidi a parlare e basta?!»
«Perché
n-non so nulla!» sbottò Wheeljack, sibilando per
il
dolore al volto «E con questa sono ventinove volte che te lo
dico, henn troppo
cresciuta che non sei altro!»
Vedendo
Starscream avvicinare di nuovo il pungolo al suo
corpo, comprese che sarebbe stata l’ennesima sessione di
interrogatorio
estremamente lunga.
***
Sdraiato sulla
nuda roccia di una grotta sotterranea, più
morto che vivo ma ancora in grado di parlare, Optimus Prime
aprì lentamente i
sensori ottici azzurri.
«Ar…cee…»
Vorrei dire
tante cose ma non so da dove iniziare, per cui…
ebbene sì, ho cominciato davvero questa sequel dopo ANNI.
Chi ha letto la roba
che ho pubblicato ultimamente se lo aspettava ma questo è
solo un dettaglio. Spero
davvero di riuscire a proseguirla decentemente e a finirla,
soprattutto.
Spero che
questo primo capitolo vi sia piaciuto abbastanza
:)
Alla prossima,
_Cthylla_
|