The lost rogue
Whiterun
14. Stella del Mattino, 4E 201
Hai sentito del Drago ad Helgen!?
questa era la notizia che stava correndo fra gli abitanti della bella
cittadella, tra i quartieri bassi e quelli alti.
Certe voci si
diffondono molto velocemente, e possono alimentare multeplici emozioni.
Stupore, orrore, paura, ma anche incredulità,
scetticismo. Soprattutto quest'ultima. Insomma, si stava parlando di un
Drago, ma a detta di alcuni erano solo baggianate, poichè di
queste creature
non se ne vedevano da moltissimo tempo.
Gli abitanti si sarebbero aspettati un paio di ali imponenti volare
sopra le loro teste, e lingue di fuoco bruciare le loro case,
ma
di questo fantomatico drago non se ne vedeva ancora alcuna traccia. E
la gente, non tutti ma la maggior parte, si era convinta che fosse solo
una cosa di poco conto e quindi non ha più dato peso alla
cosa.
Lo stesso non si poteva dire del giovane incappucciato che aveva appena
varcato il portone della bella città, con lo sguardo di
qualcuno che aveva visto l'Oblivion e
ne era uscito vivo. Aveva appena
messo piede a Skyrim e il benvenuto non era stato uno dei
migliori. Di certo non si aspettava di finire in mezzo ad una disputa
tra un gruppo di ribelli e l'esercito imperiale, e di conseguenza
finire
sul ceppo del boia quando la sua unica colpa era essere arrivato nel
posto giusto ma al momento sbagliato.
Aveva quasi sfiorato la morte, poi era apparso il fantomatico
Drago, portando fiamme,
distruzione e tanta paura.
Forse era stato toccato dagli Dei, perchè fu uno dei
pochi che riuscì a salvarsi. Lo stesso non si poteva dire di
tutti quelli che aveva visto morire tra le fiamme. Un giovane
guerriero, spavaldo e intrepido, lo aveva aiutato a fuggire fino al
villaggio più vicino e offrendogli poi un tetto sulla testa
per un
po' di tempo, quanto bastava che lo aiutasse a riprendersi. Aveva perso
quel poco che aveva; l'arco, la borsa di monete, alcuni
libri e tomi magici, e il cavallo.
Aveva ringraziato quel giovane, Ralof, e sua sorella per
l'ospitalità, dirigendosi nella città
più vicina
in cerca di fortuna, e un paio di septim che gli sarebbero serviti per
ricominciare. Devi
dirgli del Drago, gli avevano detto prima di lasciarlo
andare, Vai a Whiterun,
comunica la notizia allo Jarl, deve saperlo! Ed ora si trovava
nei pressi di una città a lui
sconosciuta, le immagini di quell'orrore nella sua mente, e lo
stomaco che brontolava dalla fame.
Diede un'occhiata al piccolo sacchetto di monete che Ralof gli aveva
donato. ''Cazzo...'' si rese conto che era vuoto, siccome quei septim
li aveva spesi per un'armatura leggera, un arco da caccia,
e pelli di animali per creare un mantello che lo
riparasse dal freddo pungente di quella landa gelida.
Adocchiò
una delle bancarelle presente al mercato che vendeva della frutta
fresca, e lo stomaco brontolò rumorosamente alla vista di
quella
polpa gustosa. Dannazione,
aveva una fame da lupi, ora come ora avrebbe ammazzato per una zuppa di
patate. Non letteralmente.
''Vilkas,
cosa stiamo cercando?''
''Carne
di hoker.''
''Mm,
mi piace la carne di hoker.''
''Lo
so, Farkas...''
Alle
sue
orecchie arrivò una conversazione poco distante, da due
persone
che erano davanti al chiosco delle carni. A prima vista gli
sembravano parenti, forse erano fratelli, ed entrambi
indossavano
un'armatura pesante. Gli davano le spalle, e lo sguardo del giovane
cadde su una piccola borsa che uno dei due teneva attaccata alla
cintura e, dal tintinnio che emetteva, constatò che era
piena di
septim. Bingo!
Gli occhi gli brillarono leggermente mentre un idea gli sfiorava la
mente. Era davvero il caso di prenderela in prestito?
Non che non l'avesse mai fatto, ma finire dietro
una cella subito dopo essere scampati alla morte non sembrava un idea
allettante.
Ma il suo stomaco rispose per lui, più forte di prima, quasi
pregandolo di sazziare la sua fame. O la va, o la spacca,
si disse mentre si avvicinava, silenzioso e calmo, con lo sguardo
attento a tutto ciò intorno a lui, verso le due ignare
figure...
''Ah, povero coniglio...'' uno dei due fratelli, Farkas, si
lasciò andare a quel commento osservando quasi tristemente
la
carcassa morta dell'animale. ''Vilkas, credi che avesse una famiglia,
nei boschi?'' l'altro fece le spalluccie. ''Non preoccuparti,
probabilmente sarano morti anche loro.'' rispose mentre davanti a lui
veniva tagliata della carne di hoker in pezzi più piccoli.
Per
un attimo Vilkas percepì come un leggero fruscio dietro le
proprie spalle, come se qualcuno gli fosse appena passato
accanto...
Si voltò di scatto, ma non vide nessuno. ''Mm? Vilkas?'' lo
chiamò suo fratello, vedendolo come guizzava lo sguardo alla
ricerca di qualcosa, o qualcuno. ''Tutto bene?''
''Mm, si... tutto bene.'' gli rispose riportando l'attenzione sul
chiosco delle carni. ''La mente mi gioca brutti scherzi.''
borbottò quasi a se stesso, per poi prendere la propria
borsa di
septim. ''Che diamine-'' ma, andando a toccarsi i fianchi, si accorse
di non averla più attaccata alla cintura. ''Dove cazzo
é!?' guardò anche a terra sperando che gli fosse
semplicemente caduta, ma non la vide. Farkas provò a
constatare
che forse li aveva dimenticati a Jorvask, ma Vilkas era sicuro di
averli portati con se. Poi realizzò.
''Giuro sugli Dei che se becco quella canaglia, lo faccio a pezzi!''
quasi ringhiò come un animale mentre si allontanava dal
mercato
parecchio incazzato, attirando sguardi preoccupati e lievemente
spaventati di alcune persone, e seguito dal fratello che cercava
inutilmente di calmarlo. Nessuno notò che la canaglia in
questione si era rifugiata nella locanda lì presente.
''Per un pelo...'' il giovane cacciò tutta l'aria che
inconsapevolmente aveva trattenuto, dopo
essersi chiuso la porta alle spalle e lasciandosi investire dal calore
che il fuoco della locanda emanava. Non ricordava l'ultima volta che
aveva provato a rubare da qualcuno, forse quando era ancora un
ragazzino ma lì si limitava a saccheggiare qualche barile
pieno
di patate, e quando veniva beccato era inseguito da qualcuno che
brandiva una scopa minacciandolo di sparire dalla vista. Certo, sua
madre poi le aveva insegnato qualche trucchetto e, a quanto pare, aveva
dato i suoi frutti.
''Mm? Oh benvenuto, accomodati pure vicino al fuoco, l'ho appena
ravvivato!'' quella che doveva essere la locandiera gli rivolse un
sorriso cordiale, mentre disponeva della legna per alimentare le fiamme
del focolare. ''Abbiamo cibo caldo, bevande, e letti caldi!''
Il giovane
rispose con un altrettanto sorriso liberandosi del cappuccio che gli
celava il capo, mostrando una chioma di capelli biondo grano un po'
mossi, non perfettamente pettinati, con ai lati della testa due sottili
trecce, e un viso coperto da una leggera peluria.
Non
c'era quasi nessuno dentro la locanda, se non un bardo che stava
suonando il liuto, e una giovane redguard. Il
giovane si sedette al bancone, sfilandosi poi l'arco e poggiandoselo di
fianco. Chiese dell'idromele, una zuppa di cavoli accompagnata
da due
tozzi di pane e una fetta di carne di cervo. E nell'attesa,
prestò attenzione ad una conversazione
tra il bardo e la redguard.
Ehi,
hai sentito anche tu del... drago ad Helgen?
Cosa?
Allora è vero!? Per gli Dei, non voglio casa mia
completamente distrutta! Il tetto l'ho riparato solo ieri.
Sono
sicura che lo jarl ci proteggerà.
Si,
ma... lui sa? Del drago, s'intende.
Beh,
immagino di si... altrimenti perché non...
"Tieni
tesoro." venne distratto dalla giovane locandiera che gli pose davanti
una ciotola colma di zuppa, una bottiglia di idromele, del
pane e della carne. Lui
la ringraziò, gustandosi poi il pasto con grandi cucchiaiate. "Mm,
questa storia del drago mi mette a disagio..." borbottò la
locandiera
poggiandosi con le braccia sul bancone. Il giovane non capì
se stesse
parlando con lui o semplicemente pensando ad alta voce, ma non disse
nulla continuando a consumare il proprio pasto.
Dopo un po' di
tempo rimasta in silenzio, lei si rivolse direttamente a lui. "E
tu? Hai... sentito della notizia? È da un po' che va in
circolazione,
ma questo drago sembra sparito siccome non ci sono più stati
avvistamenti oltre ad Helgen. E gli unici che l'avrebbero visto
sarebbero... be, morti."
"...
Non tutti." sospirò lui, guardandola dritta negli occhi e
ricevendo uno
sguardo perplesso, che sparì poco dopo quando lei
realizzò.
"Tu...
eri lì?"
Rispose
alla sua domanda con un lieve cenno del capo, giurò di
vedere nei suoi
occhi un bagliore di terrore che svanì così
com'era apparso lasciando
spazio ad uno sguardo più mite. "E... oh cielo, sei ferito?
Niente di
rotto? Al tempio di Kynareth potresti trovare un po' di ristoro-"
"Io...
no, sto bene, ma grazie, l'apprezzo molto." sussurrò il
giovane sorridendo lievemente, per poi pagare e alzarsi. "Ah, una cosa,
se possibile... uhm-"
"Hulda,
mi chiamo Hulda, ragazzo."
"Il
palazzo dello Jarl... dove si trova?"
Arrivato
a Dragonsreach venne accolto dalla piu grande sala del trono che avesse
mai visto. Colonne di legno tanto spesse da sembrare tronchi d'albero,
soffitto a colta con balconate su ogni lato, un lampadario in ferro
battuto su cui brillavano almeno trenta candele e un finissimo tappeto
rosso disteso sul pavimento in legno. "Uhm,
ehilà?" esclamò ben poco convito il giovane
mentre
avanzava, con lo sguardo meravigliato che vagava per tutta la sala. Non ottenne
una risposta, ma udì quello che sembrava un discorso tra due
uomini.
...E
cosa vorresti che facessi, Proventus? Niente?
Mio
signore, ti prego. Questo non è il momento di prendere
decisione
affrettate, credo che abbiamo bisogno di maggiori informazioni prima di
agire.
Superò
il falo che spiccava al centro della sala e si fermò poco
lontano dal
trono dove siedeva colui che doveva essere lo Jarl di Whiterun, la
faccia tirata e le rughe di preoccupazione che gli solcavano la fronte. Non
si accorse della sua presenza, ma la dunmer che gli era affianco si,
perché scattò verso di lui bloccandogli la
strada, la mano bene in
vista sul pomolo della spada.
"Cosa significa
questa interruzione? Lo Jarl non riceve nessuno."
"Un
momento, Proventus. Ireleth, questo chi è?"
Il
giovane si schiarì un poco la voce prima di rispondere;
"Vengo da...
Riverwood, signore. La gente lì ha bisogno del vostro aiuto.
E... so
del drago."
"Dunque
eri a Helgen? Hai visto con i tuoi occhi questo drago." disse, la
preoccupazione sul suo volto e le occhiaie parvero intensificarsi alla
nomina di quella bestia. "Si, signore. E l'ultima volta si è
visto
volare fino qui."
Lo Jarl
scambiò uno sguardo ad Irelith rivolgendosi poi all'uomo
accanto a lui. "Cosa dici
ora, Proventus? Dobbiamo continuare ad affidarci alla
solidità delle nostre mura? Contro un Drago?"
''Mio signore,'' intervenne Irelith. ''Dovremmo mandare subito delle
truppe a Riverwood. E' in grave pericolo e se quel drago si aggirasse
tra le montagne-''
''Lo Jarl di Falkreath la vedrà come una provocazione!''
Proventus la interruppe. ''Penserà che siamo dalla parte di
Ulfric e che ci stiamo preparando ad attaccarlo. Non possiamo
rischiare.''
''Possiamo invece.'' ribattè la dunmer. ''Basta
così!''
tagliò corto lo Jarl. ''Non me ne starò fermo
mentre un
drago brucia il mio feudo e massacra la mia gente! Irelith, invia
subito un distaccamento a Riverwood e ordina lo stato d'allerta per la
città. E ordina di riaprire i cancelli Proventus, ma
cominciate
subito a deviare l'acqua del canale per formare delle cisterne. Offri
un compenso per chiunque voglia aiutare. Dobbiamo essere pronti.''
Entrambi si inchinarono e presero congedo per le loro mansioni, e lo
jarl rimase solo col giovane davanti a lui. Si alzò
finalmente
dal trono avvicinandosi a lui. ''Grazie per il tuo contributo,
ragazzo, non lo dimenticherò facilmente.''
''Nessun ringraziamento, davvero. Era il minimo che potessi fare per la
gente di Riverwood.'' Nello sguardo dello jarl si potè
vedere un
leggero barlume di rispetto. ''Mi piaci, giovane. Dimmi,
qual'è
il tuo nome?''
''... Damien, signore.''
''Bene, Damien. Ho una proposta che forse potrebbe essere al caso tuo.
Te la senti?''
''Di cosa si tratta?''
Lo jarl fece cenno di seguirlo, per poi camminare con passo calmo verso
le stanze adiacenti. ''Il nostro mago di corte, Farengar, stava
investigando su una questione collegata a questi draghi e alle... voci
su di loro. Credo che tu postresti dargli una mano.'' arrivarono alla
camera del mago, sommersa dalle carte. Libri e pergamene erano aperte
su ogni ripiano, e gemme dell'anima erano sparse qua e là.
Un
globo di luce galeggiava sopra al tavolo, sostituendo le candele. Un
uomo avvolto da ampie vesti da mago era chino sui fogli. ''Farengar,''
si annunciò lo jarl. ''Penso di aver trovato qualcuno che
possa
aiutarti col tuo progetto sul drago. Questo giovanotto è
Damien,
nonchè testimone di Helgen. Prego, forniscigli tutti i
dettagli.'' poi si rivolse al giovane. ''Buona fortuna.''
Non appena lo jarl prese congedo per tornare ai suoi compiti, Damien
rimase solo con l'apprendista, e lo scherno che gli adombrava gli occhi
lo fece sentire parecchio a disagio. Cercò di sfoggiare il
migliore dei suoi sorrisi, ''Uhm, ciao.'' disse. L'altro
sembrò accigliarsi ancor di più, nemmeno
ricambiò il saluto. ''Mm, quindi lo jarl pensa che tu
possa essermi utile.'' disse mentre tornava a lavorare come se non si
fosse mai interrotto. ''Il fatto che tu sia stato ad Helgen
è
effettivamente una motivazione convincente. Ma non sarà
un'impresa facile, devi addentrarti in una rovina pericolosa in cerca
di un'antica tavoletta di pietra che potrebbe persino non essere
là. Sei comunque interessato?''
Aveva appena iniziato a parlare e Damien già capì
che
questo Farengar era una di quelle persone non proprio amichevoli,
dalla lingua abbastanza affilata e dal carattere, più o
meno,
scontroso. Ma aveva abbastanza pazienza da tenergli testa. O almeno
sperava. ''Si, m'interessa.'' rispose. ''Ma... puoi dirmi cos'ha a che
fare la tavoletta coi i draghi? Che tipo di collegamento hanno?''
''Ah, allora non abbiamo un rude mercenario, ma un pensatore. Uno
studioso, magari?''
fece il mago, e Damien poteva percepire l'ironia nelle sue parole.
''Beh, si, mi interessa scoprire quanto più possibile su
ogni cosa che innesca la mia curiosità.'' rispose con tono
calmo. ''Per quanto mi riguarda, va
bene se non vuoi il mio aiuto, lo comprendo... ma credo dovrai
aspettare qualcun'altro per recuperare quella tavola. E immagino che la
responsabilità non sia mia, ma solamente... tua.''
Ci fu inaspettatamente dello stupore sul volto del mago, forse anche
del lieve fastidio. Forse non era abituato a qualcuno che rispondesse
alle sue provocazioni. Sollevò le mani dal libro dove stava
scrivendo degli appunti veloci e cercò una pergamena tra
quelle
distese sul tavolo.
La spianò sopra tutte le altre e, quando Damien si
avvicinò per osservarla meglio, vide che raffigurava tutta
Skyrim. ''Vedi, quando le storie sui draghi hanno iniziato a circolare,
molti le hanno liquidate come fantasie.'' parlò il mago,
ogni
accenno di derisione ormai sparito dalla sua voce. ''Credevano fosse
impossibile, ma solo gli stolti considerano impossibile tutto
ciò che non rientra nella loro esperienza. Io
però ho
sempre cercato informazioni sui draghi; dov'erano scomparsi, moltissimi
anni fa? E da dove provenivano? E' stato allora che ho sentito parlare
di una certa tavoletta di pietra che dovrebbe trovarsi... qui.''
Indicò col dito un punto poco a sud di Whiterun, tra le
montagne. ''Al tumolo delle Cascate Tristi. Si tratta della Pietra del
Drago, e dovrebbe riportare una mappa dei siti di sepoltura dei
draghi.''
''E' quella rovina che si trova vicino Riverwood?''
''Esattamente.'' rispose Farengard. ''Appena puoi, vai al tumolo, trova
la pietra e portamela. Ci stai?''
''Ci sto.'' i due si strinsero la mano. ''E... per farmi perdonare dal
modo in cui mi sono comportato, puoi... addocchiare qualche mio libro e
i
miei appunti, ma non rovinare nulla, per favore.''
Damien, curioso com'era, diede uno sguardo alle varie carte che
Farengar aveva steso sul tavolo. Appunti, note personali, piene di
parole e simbole che prima d'ora non aveva mai visto. Prese con
delicatezza quello che lo aveva colpito maggiormente; una carta che
sembrava raffigurare un drago che subito gli sembrò
familiare.
La figura era colorata di nero, e ruggiva contro il cielo mentre era
avvolto da alte lingue di fuoco. ''E questo!'' esclamò.
Farengar gli lanciò un occhiata interrogativa. ''Il drago
che
ho visto ad Helgen, è questo.'' gli porse la pagina per
mostrarglielo. ''Mi prendi in giro? Impossibile.'' Farengar glie la
strappò dalle mani con ben poca gentilezza.
''Non sto scherzando. Il drago di Helgen era... uguale a questo qui, ne
sono sicuro!'' ribattè con voce sicura Damien. ''Mi aveva...
cioè, aveva parlato! Una cosa del tipo... dovah... dovah..?
Ah,
non ricordo, ma giuro che-'' s'interruppe quando vide lo sguardo di
Farengar incupirsi improvvisamente mentre continuava a guardare
l'immagine del drago. Il fatto che quel mago non gli stesse
più
rispondendo subito lo fece quasi allarmare.
''Ascoltami,'' disse infine Farengar, voltandosi verso di lui con il
viso contratto in un espressione seria. ''Ti
conviene andare subito al Tumolo delle Cascate Triste.''
''Ma... puoi spiegarmi perchè-''
''No, non c'e tempo!'' lo interruppe spingendolo quasi con forza fuori
dalla sala. ''Vai al Tumulo, ora. Adesso!''
Nonostante fosse molto confuso, Damien percepì chiaramente
la
preoccupazione nella sua voce e annuì lasciando
immediatamente
la sala del mago che continuò a fissare il disegno di quella
bestia nera, le dita leggermente tremanti che scorrevano lentamente su
una scritta.
ALDUIN
-angolo autrice;
siccome vorrei uscire da questa quarantena il meno esaurita possibile,
ho deciso di impiegare il mio tempo riprendendo a scrivere una long fic
su skyrim... e a rigiocarci ancor di più. Liberi di lasciare
recensioni positive e non, consigli e suggerimenti. E se notate errori
di qualsiasi tipo, ben venga. Purtroppo ho il vizio di non notarli,
anche se rileggo più volte il capitolo :'')
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