*toglie ragnatele*
*spolvera*
I'm back! E spero di essere tornata con tempi di aggiornamento
migliori. Mi scuso profondamente con tutti quelli che hanno atteso
questo capitolo per tanto, troppo tempo. Negli ultimi tre anni la mia
vita è cambiata sotto tanti aspetti, mi sono laureata e ho
iniziato a lavorare. Faccio un lavoro che adoro, che amo, ma che mi
tiene fuori casa da mattina a sera e spesso sei giorni su sette, quindi
diciamo che il tempo e le energie mentali per scrivere si riducono al
minimo. Avevo quasi perso le speranze di tornare a scrivere su questa
storia, invece eccomi qua! Qualcosa di buono da questa quarantena
è uscito. Beh, che altro dire? Spero che il capitolo vi
piaccia. Buona lettura!
Capitolo X: Tornare in piedi
Un urletto di sorpresa mista a terrore disturbò la sua
quiete e con lentezza cominciò a destarsi. Si accorse
però, di non avere affatto voglia di alzarsi dal posto in
cui si trovava, quindi si accomodò meglio contro il corpo
caldo accanto al suo e inspirò a fondo il profumo della sua
compagna, stringendola a sé e facendo aderire il proprio
petto contro la sua schiena. Fregandosene altamente del mondo e di chi
aveva intorno, Riku tornò a dormire.
Chi lo stava guardando non era dello stesso parere. Con gli occhi
sgranati e increduli e la bocca spalancata fin quasi a rompersi, Andy
W. Hol fissava la coppia di custodi beatamente addormentata nella parte
bassa del letto a castello che aveva di fronte. La sera prima era
sicuro di aver visto solo il ragazzo con i capelli argentei sdraiarsi
sul materasso con addosso un suo pantalone e una sua maglietta di una
taglia più grande che teneva di scorta, ora invece oltre a
Riku c’era anche una ragazza. Una ragazza con addosso solo la
sua maglietta, le gambe nude -ben visibili- intrecciate a quelle del
compagno, nella sua stanza che si trovava nel dormitorio maschile.
-Per tutte le sacre buche…- mormorò con lo
sguardo fisso sulla coppia e sulle loro mani, una sopra
l’altra, posate sul grembo di Jessie.
-Andy…- farfugliò Amata dal letto sotto il suo
mentre girava la testa sul cuscino. -È presto…
torna a dormire…-
-No fratello, non capisci!- esclamò l’altro,
balzando sul pavimento per scuotere l’amico.
-C’è una ragazza! Una ragazza ha addosso la mia
maglietta!-
Il ragazzo dai capelli rossi sembrò pensarci su, ma alla
fine sospirò stanco. -Andy, hai sicuramente
sognato… torna a dormire…-
-Se ti girassi e guardassi dall’altra parte della stanza la
vedresti anche tu!- insistette lui, prendendo l’amico per la
maglia del pigiama e costringendolo a sedersi.
Amata Sora si strofinò gli occhi ancora pieni di sonno e
sbadigliò, per poi guardare il letto di fronte al proprio.
Perplesso, sbatté le palpebre e si passò le dita
sugli occhi chiusi ancora una volta. Poi semplicemente esplose.
-C’è una ragazza!- urlò indicando la
coppia. -Andy! C’è una ragazza nella nostra
stanza!-
-È quello che ti sto dicendo da un pezzo!-
-Ma si può sapere che cosa avete da urlare tanto?-
borbottò il custode della Catena Regale, tirando fuori la
testa da sotto il cuscino.
-C’è la tua amica nel letto sotto il tuo! Ecco
cosa!-
-Eh?- fece il castano per poi sporgersi e guardare giù. Riku
si stava passando una mano tra i capelli, evidentemente seccato per la
brusca sveglia e Jessie accanto a lui faceva altrettanto mentre si
sedeva. -E allora?- disse prima di concedersi uno sbadiglio enorme.
-E allora?! Dormivano insieme!- replicò Andy.
-Come se fosse la prima volta…- commentò lui con
sufficienza, scioccando gli altri due.
Riku si mise a sedere accanto alla compagna con un sospiro, e ignorando
completamente le facce sconvolte dei due Element, si voltò a
guardarla: la trovò adorabile con i capelli scarmigliati,
l’espressione assonnata e vestita solo con una maglietta
troppo grande che le pendeva da una spalla.
Sorrise e la baciò sulla guancia. -Buongiorno.-
In risposta, Jessie borbottò qualcosa di poco chiaro poi si
girò e cercandolo con l’aiuto delle mani gli
salì a cavalcioni e gli circondò il collo con le
braccia. Il ragazzo rise e dopo aver preso i vestiti di entrambi, si
alzò in piedi.
-Povero me, continuo a pensare che tu sia un tipo mattiniero.- disse
divertito, accorgendosi solo in quel momento degli sguardi dei due
padroni di casa. -Buongiorno, vi dispiace se usiamo il bagno per primi?-
-P-prego… Ci mancherebbe…- balbettò
Amata, guardandoli sparire oltre la soglia della toilette.
Come se l’Accademia della Neo-DEAVA fosse una scuola
qualunque, neanche due ore dopo il risveglio generale, nella mensa non
si parlava nient’altro che della coppia di custodi vista
uscire insieme dalla stanza di Andy e Amata. All’apparenza
incuranti degli sguardi curiosi degli Element, i quattro si erano
seduti a un tavolo lontano dall’ingresso della sala e i due
ragazzi si erano assunti l’onere di procurare la colazione
per tutti.
Seduta di fronte alla compagna, Kairi incrociò le braccia e
si guardò attorno di sfuggita. Non appena i suoi occhi blu
incrociavano quelli altrui, questi dirigevano l’attenzione
altrove, ma sapeva che sarebbero tornati su di loro non appena si fosse
voltata. Sospirò a labbra chiuse. Gli sguardi dei ragazzi
erano opprimenti quanto le loro chiacchiere sussurrate ed erano davvero
difficili da ignorare del tutto. E quando tornò a guardare
Jessie, comprese che per lei doveva essere un’impresa ancora
più ardua.
Jessie strinse ancora di più la presa sulle braccia
incrociate sotto il seno, mentre lo stomaco sembrava volersi
accartocciare su se stesso per non farci entrare alcunché.
Le avvertiva quelle occhiate curiose, pronte a giudicare, se le sentiva
addosso come dita puntate e alle sue orecchie giungeva forte e chiaro
il brusio dei sussurri. Intanto, nel buio della sua mente
l’Emissario rideva di lei, accentuando le sensazioni negative
che tutto l’insieme le provocava: inadeguatezza, rabbia,
disgusto. Verso di loro, verso se stessa. Non voleva fare altro che
alzarsi e andarsene da quella stanza, ma non poteva a causa della
cecità.
Prese un profondo, tremante respiro e provò a concentrarsi
sul battito del proprio cuore, poi si spinse a cercare la luce di
quello di Riku, in movimento insieme a quello di Sora. Girò
il capo e aprì un poco di più gli occhi ciechi,
come se volesse guardare lontano. Con il passare dei giorni, la sua
percezione delle luci altrui si affinava e acquisiva il senso della
distanza: ora sapeva distinguere se fossero vicine o lontane e poteva
dire con maggior precisione in quale direzione si stessero muovendo. Il
sospiro di sollievo che stava per uscirle dalle labbra nel notare i due
amici tornare al loro tavolo, le morì in gola a causa di un
altro cuore in repentino avvicinamento dalla sua sinistra. Si
voltò e riconobbe con un istante di troppo la proprietaria
di quella luce giallo pallido.
-Mix.- esordì Jessie quando la sentì posare con
poco garbo le mani sul tavolo. -Possiamo fare qualcosa per te?-
-Potreste smetterla di fare certe cose! Dovresti vergognarti!-
sbraitò la giovane Element, sistemandosi gli occhiali sul
naso. -Sgattaiolare nel dormitorio maschile e dormire con un ragazzo!
Come ti è saltato in mente?!-
-Non credo siano affari tuoi e poi non è la prima volta che
io e Riku dormiamo insieme.- rispose mentre allungava la mano destra
sul tavolo alla ricerca di quella del suo compagno, finalmente seduto
accanto a lei.
La ragazza impallidì di orrore a quelle parole. -Q-questo
non ti giustifica!-
-E perché mai io dovrei giustificarmi con te?-
Alla replica, Mix si zittì. Aprì la bocca un paio
di volte per dire qualcosa, ma si ritrovò a boccheggiare,
priva di argomenti con cui contestare le azioni dei due ospiti della
Neo-DEAVA.
-Credo sia meglio se torni al tuo tavolo, Mix.- intervenne Riku,
puntando lo sguardo in quello della ragazza. -Se il nostro
comportamento avesse causato problemi seri, credo che il tuo Comandante
sarebbe venuto subito da noi per farcelo notare, ma così non
è stato.-
L’Element trattenne il fiato per un secondo e
sembrò quasi sul punto di esplodere, ma alla fine strinse i
pugni lungo i fianchi e si girò per raggiungere le compagne,
sbattendo per bene i piedi sul pavimento lucido. I tre custodi la
guardarono mentre si allontanava con la sua indignazione e quando
tornarono a voltarsi lo fecero anche tutte le facce curiose che non
avevano trovato di meglio da fare.
-Mamma mia… questo posto è quasi peggio di
Amestris, e lì siamo stati arrestati.- commentò
Sora.
Jessie liberò un sospiro stanco e si appoggiò
allo schienale della sedia. -Si sta avvicinando qualcun altro?-
domandò poi a bassa voce, scrutando i cuori presenti nella
stanza.
-No, nessuno.- rispose Riku, guardandosi in giro.
-Bene, devo dirvi una cosa.-
Ritto in piedi con le braccia incrociate sul petto, Riku osservava con
attenzione la sua compagna, che seduta poco distante a gambe incrociate
e occhi chiusi, era immersa in una profonda concentrazione. Quando poco
meno di un’ora prima Jessie aveva raccontato del suo sogno e
del possibile cambiamento del suo keyblade, si era scoperto
preoccupato. Per cosa non ne era del tutto certo, ma riflettendoci,
comprese che quanto stava accadendo aveva senso: in seguito a tutti gli
eventi successi nell’ultimo periodo, Jessie era cambiata -non
in senso propriamente negativo, ma molti elementi del suo carattere e
della sua personalità erano mutati per adattarsi alla sua
nuova condizione. Era più cauta, insicura alle volte, e
anche intimorita, ma come darle torto? Il suo corpo era cambiato -stava
ancora cambiando, dei, un bambino!- e con esso la sua percezione del
mondo. Da quella prima volta in cui aveva tentato di impugnare la Via
del Tramonto nella Terra del passato, non aveva più evocato
il suo keyblade e probabilmente era stata la paura a frenarla: la paura
di non essere più degna di impugnarlo oppure che non avesse
la forza né fisica né mentale per usarlo al
meglio. Quell’arma che era divenuta ormai
un’estensione del suo stesso braccio, una parte del suo
stesso corpo, necessitava di un cambiamento esattamente come tutto il
resto.
Da quel giorno avevano lavorato insieme per aiutarla a rimettersi in
piedi e riguadagnare un minimo di indipendenza negli spostamenti. La
sua visione mentale dei cuori delle persone migliorava di giorno in
giorno e anche la sua sicurezza pian piano si stava fortificando.
Sospirò leggermente, augurandosi che questo cambiamento
fosse portatore di ulteriori passi avanti e non di perdita di terreno.
Lì seduta, con gli occhi chiusi e il viso disteso, a Riku
sembrò più tranquilla e serena che mai e il nodo
d’ansia che gli era cresciuto nel petto si allentò
un poco, lasciandogli la forza di essere un po’
più positivo.
-Cosa sta succedendo di preciso?- domandò in un sussurro
Amata Sora, quasi temesse di disturbare i due custodi nonostante
fossero a una distanza tale da non poter sentire le loro parole.
Si trovavano nel cortile interno, a ridosso del Berlin, solitamente era
un luogo tranquillo dove gli studenti dell’Accademia
passavano il tempo libero, facendosi ognuno i fatti propri. La presenza
dei custodi, però, aveva destato la curiosità di
chiunque e numerose e lunghe erano le occhiate dirette ai due guerrieri
della Luce, concentrati sulla loro attività silenziosa.
Qualcuno si era persino seduto a osservarli, curioso di vedere cosa
sarebbe successo.
-Possiamo dire che si tratta di un allenamento.- rispose Kairi,
spostando lo sguardo su di lui. -Un allenamento del cuore, se possiamo
definirlo così. Non è detto che accada qualcosa
oggi, ma vale la pena provare.-
-Non credo di capire…-
-Non è nemmeno semplice da spiegare.- intervenne Sora, senza
distogliere l’attenzione dai due amici. -Jessie è
rimasta profondamente ferita, non solo fisicamente. Il suo cuore ha
subito danni che non possiamo nemmeno immaginare e ha bisogno di tempo
per riprendersi del tutto; quello che sta tentando di fare potrebbe
essere ancora troppo per entrambi.-
La sua voce dura turbò Amata che guardò
l’amico Andy in cerca di un qualche tipo di sostegno, ma
questo si limitò a scuotere il capo e ad alzare le spalle,
confuso tanto quanto lui.
-Non essere così severo con te stesso.- riprese la ragazza,
attirando su di sé lo sguardo del compagno. -Abbiamo
già detto che quanto accaduto non è colpa di
nessuno di noi, soprattutto non tua. Ora dobbiamo solo avere fiducia in
lei, d’accordo?-
Kairi sorrise e Sora non poté fare a meno di ricambiare,
mentre il suo petto si faceva più leggero e un lungo sospiro
gli sfuggiva dalle labbra socchiuse. Le prese la mano e se la
portò alle labbra per baciarla sulle nocche, ignorando gli
squittii imbarazzati dei due Element lì accanto.
-Grazie Kairi. Non so che farei senza di te.-
-Osservate con attenzione.- esordì all’improvviso
il Comandante Fudo, comparso come dal nulla accanto ai due Element che
squittirono un’altra volta, stavolta per lo spavento. -Il
potere dato dall’unione di tre frecce è grande e
può rivelarsi inarrestabile…- continuò
indicando poi la custode seduta sull’erba all’ombra
del Berlin. -Ma anche una freccia solitaria può compiere
grandi cose, che forse non credeva di poter realizzare.-
Sotto gli sguardi eccitati di Sora e Kairi e quelli incuriositi di
Amata e Andy e degli altri occupanti del giardino, Jessie si
alzò in piedi e il suo braccio destro, ora disteso, venne
avvolto dalle fiamme.
Sousei
no Aquarion - Pride ~ Nageki no Tabi
Anche questo era strano.
Ultimamente c’erano tante cose che le apparivano strane,
bizzarre, ma comprese che tutto era dovuto alla sua nuova percezione
del mondo e di se stessa. Era difficile concentrarsi solo su di
sé e i propri pensieri quando si era in mezzo a
così tante luci incredibilmente luminose, che ci mettevano
un attimo a distrarla dal suo compito.
Si era ormai abituata alla presenza dei suoi compagni, quindi ci aveva
messo poco a lasciarli sullo sfondo delle sue percezioni -il solo
saperli nelle vicinanze fonte di nuova forza per lei-, ma tutte le
altre luci erano rumorose. Erano
come un chiacchiericcio costante, che aumentava di volume
all’improvviso senza dare avvertimenti di alcun genere. La
custode prese un respiro lungo e profondo e tornò a
concentrarsi sul proprio cuore.
Inizialmente aveva cercato di ritrovare le sensazioni che
l’avevano colpita la prima volta che aveva impugnato il
keyblade tanti anni addietro quando tutto era cominciato, ma ben presto
aveva capito di dover cambiare strategia. Aveva quattordici anni quando
la Via del Tramonto era comparsa nella sua mano e in quei quasi cinque
anni le cose erano cambiate. Lei non era più la stessa
ragazza di allora e non era più la stessa persona che aveva
intrapreso quella terribile battaglia nella Terra del passato contro
Marluxia. No, doveva cercare qualcos’altro. Doveva scendere
in profondità nel proprio cuore e cercare quella luce e quel
calore che aveva percepito durante il suo sogno della notte appena
passata.
Voleva riuscire nel suo tentativo. Anche a costo di restare seduta
lì tutto il giorno e diventare parte integrante
dell’ambiente circostante. Voleva riuscire a impugnare il suo
keyblade. La notte precedente la Via del Tramonto aveva abbandonato la
sua solita forma per plasmare quella nuova e lei non vedeva
l’ora di poterla brandire. Voleva tornare al fianco dei suoi
compagni, voleva combattere insieme a loro e vincere quella guerra che
li stava trascinando qui e là nel cosmo. Voleva sconfiggere
le sue paure. Non sarebbe mai tornata a essere quella di prima, erano
mutate troppe cose, ma era stanca di restare indietro, impotente e
impaurita. Era ora di rialzarsi e andare avanti.
E infine lo sentì. Il fuoco del Tramonto, quello che le
scorreva nelle vene da quando Anike aveva risvegliato il potere
perduto. Il fuoco che aveva aperto l’ala sulla
sommità della sua chiave e che ora bussava alle porte del
suo cuore per ridestarlo. Ed eccolo lì. Acciuffò
il calore del fuoco e lo strinse per impedire che le sfuggisse, ma esso
sembrò rispondere al suo desiderio, al suo bisogno, e non si
fece pregare, anzi. Ricambiò la stretta, la
abbracciò come un vecchio amico di ritorno da un lungo
viaggio.
Jessie appoggiò la mano sinistra sull’erba e si
alzò in piedi, senza vacillare nemmeno per un istante,
prendendo un ampio respiro mentre allargava il braccio destro verso
l’esterno. Fu un istante e il suo arto disteso
sparì in un vortice di fiamme rosse e gialle. La sua mano si
chiuse su un’elsa sottile e un sorriso le allungò
le labbra. Diede una sferzata verso il basso e il fuoco si spense.
Non poteva vederlo, ma Jessie era certa che il keyblade fosse
bellissimo. Schiuse gli occhi e lo sollevò davanti al viso
per poi cercarne il pendente con la mano sinistra: un sole dai raggi
ondulati attraversato da una linea a zig-zag che sembrava dividerlo in
due metà. Fece scorrere le dita sulla guardia
dell’elsa e poi sulla lama. Era diverso dalla vecchia Via del
Tramonto, ma sulla cima l’ala di drago aperta era ancora
lì, pronta a volare sul campo di battaglia.
Quando le fiamme avvolsero il braccio di Jessie, molti presenti nel
giardino urlarono per lo spavento, ma Riku non aveva occhi che per lei
e non indietreggiò di un solo passo, sapeva che era andato
tutto bene e che ogni cosa era tornata al suo giusto posto. Pochi
istanti e finalmente poté ammirare la nuova forma della Via
del Tramonto: la lama era composta da due sottili assi parallele che in
cima si univano ricomponendo l’ala di drago ben spalancata,
mentre in basso s’intrecciavano e ispessivano leggermente per
dare forma al cuore della guardia con un’elsa rossa al
centro, ora rivolto nel senso opposto, da cui pendeva un sole spezzato
per metà rosso fuoco e per metà nero. Fu il
colore del keyblade ad attirare l’attenzione di Riku,
però: il rosso dell’elsa man mano sfumava in un
rosso più scuro che poi diventava porpora e infine nero sui
“denti” della chiave, ma il tutto era sfocato,
sbiadito. Esattamente come gli occhi di Jessie, opachi e spenti a causa
della cecità.
Osservò poi con attenzione la sua compagna e la postura che
aveva assunto: era perfettamente eretta, i piedi ben piantati a terra e
il braccio sinistro rilassato, non in cerca dell’equilibrio
come faceva di solito, mentre la mano studiava i dettagli del nuovo
keyblade. Poteva dirlo con certezza: Jessie aveva ritrovato il suo
equilibrio, interiore ed esteriore, ed era come se fosse tornata in
possesso di un suo pezzo mancante.
-Allora Riku?- disse lei all’improvviso, puntando lo sguardo
vacuo su di lui. -Come ti sembra?-
Il custode dell’Alba sorrise, fiero. -Mi sembra perfetto. E
tu cosa ne pensi?-
-Hai ragione. È perfetto.- concordò la ragazza,
sfiorando di nuovo l’arma con la punta delle dita.
-Che ne dici di metterlo alla prova?- propose Riku, impugnando il
proprio keyblade.
-Perché no?- Jessie si mise in posizione di battaglia, con
la Via del Tramonto orizzontale davanti a sé, poi prese un
respiro profondo e liberatorio, come se fosse stata in apnea fino a
quel momento.
Fudo guardò tutta la scena senza battere ciglio, a braccia
conserte. Era incredibile quanto potesse realizzare un cuore umano se
spinto dalla giusta determinazione, ma sapeva anche che un cuore da
solo non poteva andare lontano. Un sorriso gli arricciò
l’angolo delle labbra nel vedere i due guerrieri
lì accanto stretti in un abbraccio di pura gioia per la
riuscita dell’impresa della loro compagna. I suoi ragazzi
invece guardavano tutto con occhi increduli e confusi, che crebbero
soltanto quando videro i custodi di Alba e Tramonto incrociare le loro
lame in movimenti studiati per un allenamento atto a risvegliare la
memoria muscolare della giovane.
Lentamente, tutta quella zona del giardino si fermò a
guardarli, mentre man mano aumentavano la velocità e la
complessità del loro esercizio. A un tratto, tutti
trattennero il fiato nel momento in cui Jessie menò un colpo
dal basso verso l’alto a piena potenza che venne intercettato
dalla chiave avversaria. L’impatto tra i due keyblade
generò una calda onda d’aria che spazzò
l’erba del giardino fino ai loro piedi.
-Jessie è tornata.- annunciò Sora, respirando
quel calore a pieni polmoni.
-Ma… ma come fa?- domandò Andy incredulo.
-È cieca!-
-Istinto.- rispose Sora. -Istinto e memoria. Dopo cinque anni di lotte
continue, non puoi dimenticare certe cose neanche volendo. E poi, noi
tutti siamo nati per questo.-
L’Element rimase senza parole. Tornò a guardare i
due custodi, soffermandosi sulla ragazza e restandone affascinato: si
muoveva con agilità, schivando più che parando i
colpi, attaccando e arretrando, come il guizzo sfuggente della fiamma
di un falò.
Poi una luce brillò nel cielo sopra le loro teste
all’improvviso e un varco dimensionale si disegnò
nell’aria, aprendo la via verso Altair.
Gli allarmi presero a suonare a tutto volume, dal varco uscirono due
creature di metallo a forma di ragno, insieme a una terza di fattezza
umanoide, tinta di rosso e nero e dotata di una sorta di ali sulla
schiena, nel frattempo gli allievi della Neo-DEAVA corsero
all’interno dell’edificio per svolgere ognuno il
proprio compito con rapidità ed efficienza. Invece, Fudo
restò accanto ai due custodi insieme ad Amata e Andy, in
attesa che gli altri due ragazzi li raggiungessero. Riku aveva preso la
mano di Jessie nella propria ed era corso via, in direzione del
gruppetto rimasto ad aspettarli.
-Che cosa vedi?- disse il Comandante Fudo quando li ebbe davanti.
E Jessie comprese subito che la domanda era rivolta a lei. Riku non le
aveva detto cosa stesse accadendo sopra le loro teste e lei non aveva
avuto il tempo di chiedere i dettagli. Si girò col viso
rivolto verso il cielo, gli occhi ciechi che saettavano da destra a
sinistra, come se stessero seguendo la traccia di qualcosa.
-Un cuore forte, rosso scuro. È a bordo di qualcosa? Si
sposta a una velocità assurda, faccio fatica a
seguirlo… E quello… quello che diavolo
è?- rispose Jessie, facendo un passo indietro e puntando
l’indice nel cielo, dritto verso il portale.
-Cosa?- intervenne Sora. -Jessie, cosa vedi?-
-Un cuore enorme… È così grande che
non lo vedo per intero, ma c’è qualcosa che non
va… La sua luce è debole, sembra sul punto di
spegnersi.-
-Dall’altra parte del portale dimensionale
c’è Altair, il mondo da cui provengono i nostri
nemici.- spiegò Fudo. -Ciò che vedi è
il suo cuore.-
-Comandante.- intervenne Amata. -Io e Andy dobbiamo tornare dentro, le
Bestie Mietitrici-
Fudo annuì e i due corsero all’interno
dell’Accademia.
-Cosa facciamo?- domandò Jessie. -Non possiamo andare
là senza la sicurezza di un ritorno sicuro.-
-Aspettiamo.- replicò Sora. -Contatteremo il castello dalla
gummiship e chiederemo al Re di mandare uno dei Ritornanti. In questo
modo possiamo andare e venire da Altair in tutta sicurezza.-
Senza dire una parola, il Comandante Fudo li condusse
all’interno dell’Accademia, fino alla sala di
comando dove Crea Dorosera impartiva ordini con fermezza. Quando
arrivarono, i custodi notarono che Amata, Cayenne e Andy mancavano dai
rispettivi punti di controllo, ma i loro volti si trovavano in tre
rispettive caselle di collegamento sullo schermo, che mostrava immagini
chiare e nitide del combattimento che si stava svolgendo
all’esterno. Amata annunciò che le Bestie
Mietitrici erano state neutralizzate, ma il giubilo durò
poco perché lui e i compagni si ritrovarono coinvolti in uno
scontro violento con il robot umanoide: il robot bianco e rosso,
l’Aquarion, su cui si trovavano i tre Element subì
un attacco alle spalle, che sì li colse impreparati, ma non
fu sufficiente per abbatterli.
I custodi osservarono quella battaglia con occhi curiosi, ma anche con
un pizzico di timore per le vite dei tre ragazzi. Jessie soprattutto
che poteva affidarsi solamente all’udito, faticò a
mantenere il sangue freddo. Non sentiva altro che esplosioni, urla di
dolore e rabbia, Andy che veniva sostituito da Yunoha -come non ne
aveva idea, ma in quel mondo la tecnologia era evoluta in modo strano,
quindi pensò a una specie di teletrasporto. Sentì
una gran confusione, qualcuno che chiamava un medico per
l’Element appena rientrato e un trio di voci esibirsi in un
terribile grido di guerra. E Jessie era certa che se fossero stati
davanti a lei, avrebbe visto quei tre cuori pulsare e brillare come uno
solo.
Terminato lo scontro e assicurata la possibilità di un viaggio verso la
città, Sora e Kairi furono accompagnati da Cayenne in
elicottero dove avevano lasciato Pippo e la loro nave.
L’Element fece ritorno, mentre i due custodi si presero il
tempo di parlare con l’amico e contattare il Castello Disney.
L’astronave rossa e gialla atterrò placida nello
spazioso cortile interno dell’Accademia dove trovarono i due
keyblader rimasti ad attenderli con impazienza.
-Yuk! Riku, Jessie! È bello rivedervi!- esclamò
Pippo una volta sceso dalla gummiship, posando le mani sulle loro
spalle in un abbraccio contenuto.
-Ciao Pippo, ti sarai annoiato tutto solo.- disse Jessie con un leggero
dispiacere nella voce.
-No affatto! Ho fatto un po’ di pulizie e mi sono tenuto in
contatto con il Re.-
-Come vanno le cose là?- chiese Riku, incrociando le braccia.
-Sua Maestà ha detto che ci raggiungerà domani,
non so chi porterà con sé.- rispose Sora. -Stanno
ancora rimettendo in sesto il castello e il Re non se la sente di
lasciare da sola la Regina. I feriti recuperano e Merlino è
positivo sulla loro guarigione.-
-Meno male.- soffiò la Custode del Tramonto. -Comunque,
aspetteremo. Penso che in ogni caso ci serva che uno di quei portali
dimensionali sia aperto per poter passare, giusto? Non credo che
Ritornanti possano aprire un passaggio per Altair se non sanno nemmeno
dove si trovi.-
Sora annuì. -Ho parlato con Xemnas a riguardo e ha detto la
stessa cosa, quindi non possiamo far altro che attendere.-
-Di Paperino si ha qualche notizia?- domandò poi Jessie.
-Purtroppo no, ma per queste cose ci vuole tempo. Non preoccupatevi, il
nostro amico tornerà presto da noi.- assicurò il
cavaliere.
Un seccato colpo di tosse richiamò l’attenzione
dei viaggiatori, che trovarono Donar a braccia conserte e con
un’espressione impettita a tendergli il viso. -La
Presidentessa mi ha mandato a prendervi. Seguitemi.-
L’ingresso di Pippo in sala di comando, che con il suo
aspetto andava probabilmente oltre la normalità di quel
mondo, suscitò parecchio scalpore tra tutti i membri dello
staff, ad esclusione di Fudo -Sora si era domandato più
volte in quel poco tempo come facesse ad avere sempre
l’espressività di un muro di mattoni, ma nessuno
si era preso il disturbo di rispondergli l’unica volta che
aveva espresso il pensiero a voce alta. Più avvezzo
all’etichetta di quanto potesse apparire, non appena
raggiunsero il tavolo delle autorità, Pippo si mise
sull’attenti e si presentò alla platea con il suo
titolo completo, ringraziando per l’ospitalità dei
compagni e scusandosi per il disturbo procurato dal loro arrivo.
Crea Dorosera cadde in un momento di perplessità, ma si
riebbe e sorrise con dolcezza di fronte ai modi del cavaliere per poi
presentare a sua volta se stessa e lo staff dell’Accademia
lì presente.
-Quando pensa di raggiungervi la sesta chiave?- chiese il Comandante
Fudo.
-Al più tardi domani.- rispose Sora. -Poi attenderemo che si
apra un nuovo portale dimensionale e staremo a vedere…-
-In che senso?- chiese Donar.
-È il mondo stesso a decidere chi tra noi ha il compito di
chiudere la sua serratura, vedremo cosa succederà nel
momento in cui verrete attaccati di nuovo.- spiegò Riku.
-Non intralceremo il vostro lavoro, di questo non dovete preoccuparvi.-
-Ma…- esordì Zessica. -… non avrete
intenzione di andare su Altair da soli?! Non sapete cosa vi aspetta
laggiù!-
-E allora?- replicò Jessie. -Nemmeno quando siamo atterrati
fuori città sapevamo cosa avremmo trovato, eppure eccoci
qui.-
-Non importa quanto sia ardua la strada da percorrere, i custodi del
keyblade devono portare a termine il loro compito.- intervenne il
Comandante Fudo, mostrando a tutti la carta dell’asso di
cuori, per poi girarla e mostrare un jolly. -Non importa quali insidie
li attendano oltre il varco, se un mondo chiama, loro devono
rispondere.-
-Già.- confermò ancora Sora. -Quindi dobbiamo
sperare che le due serrature si facciano vedere con il prossimo attacco
dei vostri nemici, altrimenti ci toccherà restare qui
finché le cose non si sbloccheranno.-
Il custode del Giorno chiuse gli occhi e prese un profondo respiro. Era
dal giorno prima che stava vagliando tutti i possibili scenari che
avrebbero potuto manifestarsi con la comparsa delle serrature, tuttavia
non aveva senso fasciarsi troppo la testa. Avrebbe atteso che Re
Topolino li raggiungesse insieme a chi avrebbe ritenuto opportuno e
solo allora avrebbe esposto ad alta voce i suoi dubbi più
bui.
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