Nagareboshi
Ehm, ehm. Ok, ok. Avrei dovuto pubblicare il terzo capitolo di A friendly hand, però, ecco..
C’è che ieri si vedevano le stelle cadenti, e io e Fuyu
eravamo lì ad aspettare, e-e a un certo punto c’è
venuta in mente Nagareboshi, e allora è stato tutto un percorso
in discesa e adesso vi dovete sorbire questa.
Tecnicamente
non è una fanfiction a quattro mani, ma è comunque uno di
quei progetti che non si capisce bene di chi sia stata
l’idea… In pratica potete leggere solo la mia versione o
solo quella di Fuyu, ma se le
leggerete entrambe otterrete due punti di vista diversi della stessa
giornata. Le parti in corsivo sono comuni a entrambe le
one-shot, così non vi stancate xD
E’ un regalo per San Lorenzo, in ritardo! <3
Spero tanto che vi piaccia.
Chuu!
E dimenticavo: se potete, leggete la fanfiction con Nagareboshi come colonna sonora!
E arridimenticavo: Naruto
è un marchio registrato. E non da me, che sennò a
quest'ora Iruka e Kakashi avrebbero già convolato a giuste nozze.
Nagareboshi
[ When you wish upon a star ]
Quella mattina
di Agosto a Konoha faceva un caldo infernale. Nessuno si sarebbe mai
sognato di mettere il naso fuori di casa, eccetto quei pochi che
avevano qualcosa da fare, e anche loro lo facevano malvolentieri.
L’unico a sembrarare entusiasta anche sotto il sole cocente di quel mezzoggiorno di fuoco era il Maestro Gai.
Sebbene fossero
in pochi quelli che gli stavano veramente prestando attenzione, lui
continuava ad agitarsi in quel suo costume a forma di stella in carta
d’alluminio altamente riflettente, mise che più che altro lo faceva assomigliare ad un grosso arrosto di tacchino al cocco.
Fedele come
sempre, Rock Lee gli era accanto anche nella presente impresa. Questa
volta lo si poteva ammirare tutto intento a far svolazzare un lungo
mantello ricoperto di brillantini argentati appuntato sulle
spalle del Maestro.
Sebbene ci
volesse uno sforzo interpretativo sovrumano, soprattutto a quelle
temperature, alcuni dei più intelligenti in mezzo alla piccola
folla radunata sotto al palchetto, indovinarono che il costume di Gai
sensei imitava una ….
- Cometa.
La voce di Kakashi giunse soffocata da sotto la maschera, e avresti detto che malgrado tutto stesse per svenire dal caldo.
Il Maestro Iruka si voltò appena, per scoccargli un sorriso vago e perplesso, e bello sotto una risatina soffocata.
- Credevo fosse Gundam.
- Tu leggi troppi fumetti.
- Parole sante, Kakashi. -Ammise
quello, in un sospiro mozzo. E poi tornò con lo sguardo alle
cassette di verdura adibite a palco da quei forsennati, e le dita
sottili giocherellavano in modo quasi casuale con un passante dei
pantaloni di Kakashi.
Iruka, ebbe da pensare il Jonin
mentre gli accarezzava il profilo con lo sguardo, aveva un modo tutto
suo di mandarlo nel pallone.
Intanto
dal loro palco nel bel mezzo della piazza, Gai sensei e Rock Lee
avevano preso a srotolare un gigantesco cartellone multicolore, che
recitava più o meno così :
“ LO SPIRITO ARDENTE DELLA GIOVINEZZA!
Grande caccia al tesoro di Konoha.
LIBRATI IN VOLO COME UNA STELLA, RISPLENDI FIN QUANDO PUOI
E POI LASCIATI CADERE NELL’OCEANO DELLE SENSAZIONI.
Cerca la stella sperduta. Il fortunato vincitore avrà in regalo
un buono ramen al nuovo chiosco Ichiraku.
AFFRETTATEVI!
Ai primi cento iscritti andrà in omaggio un meraviglioso calendario
con le foto esclusive di Rock Lee. “
Attorno al
fatidico cartellone i due esaltati verde-vestiti raccoglievano
occhiatacce e adesioni. Alcuni degli iscritti erano personaggi
insospettabili, vere personalità di Konoha.
- L’avevo detto, io, che era una cometa.
- E’ per questo che ti hanno
fatto Jonin. -Concesse Iruka, e poi lo guardò in quel modo, come
faceva sempre per rimbeccarlo, con le ciglia socchiuse e le braccia
incrociate al petto, mentre gli sbatteva la spalla contro la spalla, di
scherno e d’affetto.
- Per le mie competenze
astronomiche..? -Lasciò cadere il punto di domanda, certo che il
suo senso dell’umorismo non riscuotesse molti consensi presso
Iruka. -Credevo avessi una lezione, stamattina.
- Ce l’ho, infatti. -E
sottolineò il concetto con un’alzata di sopracciglia,
prima di affibbiargli un pugno leggero, sulla clavicola. Probabilmente,
nel Paese Degli Omini con una Cicatrice sul Naso, questo era un
arrivederci.
- Pensavo di mostrarti la tecnica
della pomiciata ventisette bis.. - Insinuò Kakashi, come a
trattenerlo. E lo guardò in quel modo, che non poteva proprio
rifiutare..
- Troppa gente. Più tardi. A dopo!
..A meno che non lo facesse per
lui. La solita compassione di Iruka -pensò Kakashi in brodo di
giuggole-, che lo costringeva a non mettere in pericolo il suo
compagno; qualcuno avrebbe potuto vederlo senza maschera, e sarebbe
stato orribile.
Qualche ora
dopo, nei boschi nelle vicinanze di Konoha, si aggirava una
strana figura zazzeruta, luccicante nel suo vestito di carta
d’alluminio.
Rock Lee,
alias Spirito vivente della giovinezza, alias Stella Sperduta,
saltellava fra i cespugli canticchiandosi una colonna sonora da film
d’azione, guardandosi di tanto in tanto alle spalle, giusto per
assicurarsi di non essere seguito da una muta di lupi inferociti.
E poi, uno
scricchiolio sospetto lo costrinse a voltarsi del tutto. Passi, dei
passi che si avvicinavano. Persona in avvicinamento. Rischio di
ritrovamento.
- Daaaaaan! -
Un acuto sottolineò i turbamenti che si agitavano nella
sua testolina capelluta. E con un balzo si nascose in un cespuglio
rigoglioso.
Hatake Kakashi era una persona che non si arrendeva.
La determinazione non era esattamente il suo Nindou, e non era neppure la ragione della sua fama.
Tuttavia, era una persona che non si arrendeva.
E il fatto che Iruka si fosse negato a lui, era semplicemente inconcepibile, per Hatake Kakashi.
Dovette essere questa la ragione
delle sue azioni successive nel corso di quella giornata, azioni che in
seguito negò categoricamente di avere eseguito.
Alle ore tredici, l’una post
meridiana, il Maestro Iruka sedeva al Nuovo Chiosco Ichiraku Ramen, e
attendeva di consumare il suo meritato pasto.
Non poteva sapere, quando ordinò un ramen al pollo e funghi, che minaccia lo attendeva.
Fu solo quando la cameriera si voltò per servirlo che si rese conto del pericolo in cui si era cacciato.
- Tecnica della pomiciata numero ventritrè bis! Il CORVO IN PICCHIATA!
Poco ci mancò che cadesse
dallo sgabello, quando un Kakashi Hatake del tutto inedito, in
grembiule rosa e cucchiaio di legno, piombò su di lui con le
grinfie ben pronte. Gli ci vollero forza bruta e una scodella di ramen
alla temperatura del
ferro fuso per liberarsi dell’impiastro.
Poco più tardi, gli fu comunicato che lo Hokage intendeva riceverlo, per comunicargli un certo affare privato.
Mise da parte il fastidio divertito
che gli solleticava l’umore dall’incidente dell’ora
di pranzo, e percorse il corridoio di moquette arancione scervellandosi
su cosa potesse chiedergli Naruto di così privato da convocarlo
lì a quell’ora.
Quando aprì la porta dell’ufficio del Rokudaime, seppe immediatamente che c’era qualcosa che non andava.
La sedia puntata verso la
finestra prese a girare in sua direzione, e scricchiolava di istinti
omicidi nella rivelazione del suo occupante, una gamba posata ad angolo
retto sull’altra, una maschera di stoffa a celare metà del
viso.
- Tecnica della pomiciata duecentroquarantrè, il colibrì sensuale?
Pochi istanti dopo, chi si fosse
trovato a passare sotto la sventurata finestra del Ninja supremo del
villaggio della foglia, avrebbe assistito al miserando spettacolo che
vedeva Hatake Kakashi, jonin d’élite, eseguire una
delicata parabola in aria prima di cadere riverso al suolo, sullo
zigomo sinistro i segni evidenti di una gancio ben piazzato.
Quella sera, Umino tornò a
casa che il sole tramontava. Si era concesso una merenda tardiva
con un paio di studenti, ed era stanco e aveva voglia di una doccia.
Era appena uscito dal bagno,
quando, accappatoio lilla e muscoli e mente rinfrancati, ebbe la
sventurata idea di aprire l’armadio.
- Tecnica della pomiciata numero novantasei! Il rospo in amooore!
L’anta si richiuse sul muso di un certo Uomo Mascherato, di botto.
Fu allora che Umino Iruka, che era noto per essere l’uomo più equilibrato di Konoha, urlò.
Ma un altro
urlo disumano ebbe modo di squarciare l’altrimenti tranquillo
crepuscolo del Villaggio. Chi si fosse trovato a passare per la
boscaglia per ammirare il tramonto avrebbe potuto assistere
all’inusuale spettacolo di una stella ululante inseguita da un
branco di lupi sbavanti, probabilmente attirati dalla sua accattivante
somiglianza ai resti di un tacchino flambé.
Sotto il cielo stellato delle dieci
di sera, Iruka decise che lo sconsiderato attacco alla sua
personalità poteva essere perdonato.
Fu un decisione dettata dalle
foglie frementi e dall’aria fresca sulle guance, e dal desiderio
che Kakashi si trovasse con lui, in quel momento.
- ..Cosa non faresti per un buono-ramen, eh, Iruka?
Doveva essere appena passata una
stella cadente, pensò il succitato Maestro, e alzò gli
occhi al ramo sopra la sua testa, e sorrise all’uomo che vi era
appollaiato sopra, e che reggeva un libro arancione.
- Beccato. -Si strinse nelle
spalle, e poi si inerpicò per un poco fra radici aeree e foglie
verdi, fino a raggiungere il ramo dell’altro. - Esprimi un
desiderio?
- Nah, tutte stronzate.
-Replicò il Jonin. E Iruka si trovò a sospettare, suo
malgrado, che lo sguardo dell’altro, fino a qualche istante prima
melanconicamente rivolto al cielo, rivelasse un’opinione molto
differente, circa i desideri. - E tu non me la racconti giusta, con la
storia della caccia al tesoro. -Un sopracciglio si levò,
indagatore, da sotto il coprifronte della Foglia.
-In realtà, sto cercando
Lee. Conoscendolo, a quest’ora lo starà inseguendo una..
Chessoio, muta di cani inferociti.
- Che bravo ragazzo.. - Metà
imbeccata e metà avance, la frase fu pronunciata a mezza voce,
da un Kakashi che si sporgeva a sfiorargli il mento.
- Tanto bravo da non potermi
distrarre.. -Ridacchiò l’altro, scostandogli la mano. E si
calò giù dall’albero, fra radici aeree e foglie
verdi, lasciando Kakashi con un palmo di naso -naso invisibile, ovvio-
e l’ombra di un rimpianto.
- Niente Tecnica della pomiciata numero quattordici? -Gli urlò dietro, inascoltato. Allora decise di accompagnarlo.
- Pussa via! Pussa via! DEVI CONTROLLARE LO SPIRITO ARDENTE DELLA GIOVINEZZA! -
Appollaiato su
un leccio, Rock Lee cercava di ricacciare indietro un grosso grizzly
affamato, che pareva ben intenzionato ad abbrancarlo graziosamente
-
Vattene! Vattene! - Parlava e saliva, e parlava e saliva , e si
ritrovò presto sulla cima dell’albero.
Calcolò la distanza e prese un grosso fiato. Si preparava ad un grande salto.
- Si può sapere dove siamo?
- Parco giochi. Ottima
visibilità. Sempre qui da piccolo. -Grugnì Iruka,
colpevole. E l’impressione era che avesse trascinato lì
Kakashi solo per vedere le stelle cadenti, e perché si era
arreso, e perché la Tecnica della Pomiciata numero Sedici lo
allettava da morire. E ce l’aveva quasi trascinato, anche, nel
giardino pubblico annesso all’Accademia; senonchè, da
dietro le siepi, sedute alle altalene, si trovò a scorgere due
figure in ombra. Due uomini che si tenevano per mano, in ombra, come si
era detto, ma abbastanza riconoscibili da essere identificati come
Sasuke e..
- Naruto! -Il Chunin sembrava
vicino a un triplo infarto carpiato. Pallido come un cencio, si sporse
fra i cespugli per vedere meglio -Quello è Naruto! Naruto, COSA
STAI FAC…
Una mano guantata gli tappò quella boccaccia, apparendogli improvvisamente e minacciosamente da dietro la schiena.
Prima che se ne fosse reso conto, Kakashi l’aveva bloccato contro un tronco.
- Nascondiamo un animo passionale, eh, Iruka-sensei..
- ..E’ un po’ il mio bambino!
-Protestò quello flebilmente. Ma non dovette crederci troppo
neppure lui, perché l’aria profumava di gelsomino e di
calendula, e aveva il corpo di Kakashi stretto contro il suo, e la
testa cominciava a farglisi leggera di pensieri languidi.
- ..E’ il momento giusto per chiederti di collaudare la Tecnica della Pomiciata numero trecentoventitrè bis?
Il naso di Kakashi gli sfiorava la
guancia mentre gli parlava all’orecchio, e i suoi capelli sottili
gli solleticavano la tempia. E Iruka guardò sopra la spalla del
compagno, e vide una stella cadente, e pensò che in fondo.. In
fondo si poteva fare. Arrendersi. Si era già arreso, del resto.
Gli strinse le dita sul colletto
della divisa, e lo guarò negli occhi, e con la mano libera gli
scostò la maschera, piano.
- Esprimi un desiderio, Sensei.
Un’altra stella percorse il cielo di Konoha in quel momento, una stella enorme e splendente.
Quello che lo
Umino Iruka e Hatake Kakashi non potevano vedere era la zazzera scura e
le folte sopracciglia della stella in questione, che ardeva
nell’aria della sera urlacchiando
- GAI SENSEEEEEEEI! -
owari
|