Non era ciò che intendevo

di therealbloodymary01
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Merlino lavorava nel castello come servitore personale del principe e, a sentire Artù, non avrebbe potuto essere più fastidioso. Quel giorno, però, aveva veramente passato il limite.
Quando il suo padrone era tornato dall'allenamento giornaliero, esausto ed affamato, aveva trovato Merlino intento a lustrargli l'armatura e la spada, sebbene non sembrasse prestare particolare attenzione al suo lavoro. A dire il vero, pareva piuttosto preso dai suoi pensieri.
Il principe si era schiarito la gola per palesare la sua presenza ed il servitore gli aveva portato il pranzo, come al solito.
Tuttavia, poco tempo dopo che aveva cominciato a mangiare, Merlino, preso dal nervosismo, aveva iniziato a sbattere ripetutamente la spada che stava lucidando sul tavolo. Artù aveva cercato di non prestare attenzione a quel comportamento insolito, sperando che prima o poi avrebbe smesso, ma quel giorno sembrava proprio che Merlino avesse deciso di esasperarlo.
Quel dannato rumore metallico continuava a risuonargli nelle orecchie ed il principe non sapeva quanto a lungo avrebbe potuto resistere. Stava per riprendere a consumare il suo pasto, quando sentì un'altra volta quel suono irritante. Cercò di ignorare la rabbia che lo stava attanagliando, ma era veramente difficile controllarsi. 
"Clink, clink, clink", quel rumore disturbante continuava a riecheggiare per tutta la stanza.
"Clink, clink, clink."
"Clink, clink, clink"
...
"Clink, clink, clink"
"Ora basta! Devi smetterla!" Sbottò l'incollerito futuro re, fulminando il suo sorpreso servitore.
"S-smetterla di fare cosa, Sire?" Domandò con cautela, non capendo a cosa il suo padrone si stesse riferendo.
"E me lo chiedi? Smettila di sbattere quella dannata spada sul tavolo! Ti piacerebbe se sbattessi te sul tavolo?"
...
Il principe si paralizzò, realizzando ciò che aveva appena implicato con quella frase.
《Cosa. Ho. Appena. Detto.》 era l'unica cosa che riusciva a pensare in quel momento.
Fanculo, fanculo, fanculo, non poteva essere vero.
Lui, Artù Pendragon, principe del regno ed unico erede al trono, aveva appena accidentalmente alluso ad un rapporto sessuale tra lui ed il suo servitore. Sul suo tavolo. Ed ora si trovava lì, a maledirsi mentalmente per la sua idiozia e cercando di trovare qualcosa di sensato da dire per non rendere la situazione peggiore di quanto già non fosse.
Merlino lo stava fissando con gli occhi spalancati, scioccato dalle parole del suo padrone.
Improvvisamente, il suo labbro inferiore iniziò a tremare. Fece del suo meglio per controllarsi e non scoppiare a ridere, ma non era affatto facile.
"NON ERA CIÒ CHE INTENDEVO" esclamò costernato l'erede al trono, cercando disperatamente di salvare il suo orgoglio.
Merlino stava a malapena riuscendo a rimanere serio, quando si accorse che Artù stava arrossendo violentemente. Si stava praticamente trasformando in un pomodoro. Era così adorabile che lo stregone per poco non si sciolse, ma non poteva farsi scappare una preziosa occasione per torturare quella testa di fagiolo.
"Posso solamente dire una cos-"
"Attento a ciò che dici" lo avvertì il principe, vedendo il sorrisino ironico sulla faccia di Merlino. Il povero Pendragon stava già morendo di imbarazzo e non avrebbe sopportato una delle battutine del suo servitore in quel momento.
"Volevo solamente dire che ho capito benissimo ciò che intendevate Sire, che per me sarebbe spiacevole essere... ehm... sbattuto sul tavolo come io stavo facendo con la spada, quindi non dovrei avere certi comportamenti. Ma non preoccupatevi mio Signore, non accadrà di nuovo, di certo non voglio rischiare che Voi vi arrabbiate e poi mi... beh... mi sbattiate sul tav-"
"Può bastare, Merlino, sono felice che tu abbia afferrato il punto."
Il corvino ridacchiò, ma dopo aver incontrato lo sguardo furioso del principe decise di ricomporsi.
"Bene, ora credo che andrò a riposare, se vuoi scusarmi," annunciò il principe.
"Ma certo Sire, io andrò a sparecchiare il... tavolo".
Merlino soffocò un'altra risata e si affrettò a svolgere il suo lavoro, sentendo lo sguardo di Artù su di sé.
Quando ebbe finito di togliere i piatti, si avviò verso la porta.
"Ah, Merlino?"
"Sì, Artù?" replicò lui innocentemente.
"Se ti fai scappare qualcosa di ciò che è successo oggi con qualcuno, io ti uccido. È chiaro?"
"Sì, Mio Signore," confermó lo stregone sorridendo, sapendo benissimo che entro il giorno seguente lo avrebbe saputo tutto il castello.




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