Solo una storia
|Padre|
Metallo fuso che schiarisce, lineamenti che prendono consistenza, mani
tremanti di un creatore che ammira la sua opera.
Dar vita a ciò che vita non ha, un progetto ambizioso,
eccentrico, osceno.
Il padre della creatura appena nata attende ansioso che questa dimostri
di possedere il soffio vitale.
Lo osserva, lo sfiora, bellissimo.
Lui sarà il primo e il solo a vedere questo essere
straordinario, loro non comprenderebbero la sua unicità, loro lo odierebbero.
Ma non accadrà lui sarà il suo adorato figlio, lo
curerà, gli insegnerà tutto, non
permetterà che
qualcuno lo sporchi, lo contamini e lo renda uguale a loro.
No, lui è diverso.
Prima ancora che si svegli l'inventore la può già
percepire, la dolce diversità che pervade quella creatura.
Finalmente questa apre gli occhi, confusa e spaventata, proprio gli
occhi sono stati la prima parte a essere costruita, li voleva
esattamente così limpidi e fiduciosi.
Ha pensato a lungo al nome da dargli, qualcosa di armonioso e musicale,
qualcosa di profondo.
Con delicatezza sposta la testa della creatura in modo che i loro occhi
si
fissino, occhi vecchi e un po' alienati di un padre, occhi incerti e
inesperti di un figlio.
Le labbra dell'uomo si piegarono in un sorriso "Ciao Edward.".
Battezzandolo.
|Bugiardo|
Un vecchio guarda il parco disordinato della sua villa da una finestra.
Un vecchio molto
solo.
Qualcuno lo
chiamerebbe folle,
altri genio se solo il mondo sapesse della creazione della sua
solitudine che ora giaceva sul tavolo del laboratorio.
"Edward, vuoi che
ti racconti
una storia?" chiese alla creatura che, fiduciosa, aspettava il suo
creatore, attendendo paziente che lo rendesse ancora più
umano.
La creatura
sorrise timida, con quella bocca che ancora tale non si poteva definire
"Sì, ma solo se bella.".
Il vecchio si
avvicino felice
osservando con reverenza gli occhi innocenti del suo Edward "Ma certo,
perché mai dovrei raccontarti qualcosa di brutto." Tu
devi rimanere puro.
"C'era una
volta," inizio "Un
povero vecchio che aveva passato tutta la sua vita a costruire
macchine, si sentiva tanto, tanto solo ma le macchine non potevano
consolarlo e...".
"E non c'erano
altri uomini
con lui?" lo interruppe curioso quella macchina che più non
è tale, quell'uomo che uomo non sarà mai.
"No,
perché il vecchio non li voleva.".
"E
perché no?".
"Perché
gli uomini Edward, sono spesso crudeli." e un
giorno lo scoprirai anche tu.
Gli occhi della
creatura si ingrandirono a sentire questa sorprendente rivelazione "E
anche tu lo sei?"
Il vecchio rimase
spiazzato dalla domanda "Non è la stessa cosa, io ti voglio
bene, non ti farò mai soffrire."
Bugiardo senza neanche sapere di esserlo.
"Ma
torniamo alla
storia... il vecchio voleva un figlio e amava le sue macchine,
così decise che una di loro sarebbe divenuta suo figlio, ma
non
uno qualsiasi, uno speciale, come te." sussurrò dolcemente
accarezzandogli una guancia pallida.
La creatura si
mosse per
mettersi seduta stando attento a come muoveva le sue mani, sapeva che
se lo toccava con quelle suo padre avrebbe iniziato a colare uno strano
liquido rosso, non gli piaceva che accadesse, il
sangue,
così sapeva che si chiamava, aveva un odore fastidioso, lo
stesso odore che sentiva durante ogni operazione.
"Furono felici
insieme?" chiese con quella voce non umana o, forse, molto
più umana di tutte le altre.
"Ovvio Edward,
felici, insieme per sempre, altrimenti che storia sarebbe.".
La creatura
sorrise serena, rassicurata.
Ma
ci sono anche le storie tristi Edward, e tu, lo sei.
|Illusione|
Da
un po' nel vecchio si era insinuata una certa inquietudine, una strana
ansia che gli attanagliava il petto, delle fitte di dolore che ogni
tanto risalivano dalle braccia.
Era come se sentisse che il suo tempo stava per finire, ma non poteva
essere, Edward non era ancora pronto, non poteva lasciarlo solo non era
in grado di affrontare il mondo.
Così si mise con più energia che mai nel suo
lavoro, lo istruiva su come comportarsi, lo perfezionava, le mani devo dargli delle mani.
Ignorava i suoi sguardi interrogativi, e lo tranquillizzava quando
questi chiedeva se andasse tutto bene.
Parlava poco quella creatura, forse riteneva superflue le parole, ma
soffriva, il vecchio lo capiva, fin da quando l' aveva creata
dimostrava una spiccata predilezione per il contatto fisico, accoglieva
felice le sue carezze, ma
non le poteva ricambiare.
"Padre, ci sono tante persone al mondo?" chiese un giorno.
"Davvero molte Edward, te lo già spiegato." rispose senza
dilungarsi.
La creatura aggrottò la fronte, pensierosa "E sono tutte
cattive?" domandò innocentemente.
"No, non tutte ovviamente." il vecchio iniziò ad agitarsi,
non
gli piaceva che Edward pensasse troppo alla gente, sapeva che ne era
affascinato, l'aveva trovato una volta intento a rimirare un volantino
pubblicitario riuscito ad arrivare fino a loro, lo osservava con cura
sfiorare, graffiare,
i contorni del viso del giovane ritratto per poi fare lo stesso con il
proprio, procurandosi alcune lievi ferite.
La creatura sembrava intenzionata a continuare il discorso "Non
potremmo, solo una volta, incontrarne una?"
"Questo è escluso, sarebbe troppo pericoloso per te, non
capirebbero, non accetterebbero ciò che sei." disse con tono
duro.
La creatura non aveva mai visto il padre così e si ritrasse.
Il vecchio vedendolo addolcì il tono della voce prima di
proseguire "Vedi ,Edward, non è facile capire se una persona
è buona o cattiva, perché le persone mentono.".
"Cosa significa?"
"Significa non dire la verità, raccontare qualcosa al posto
di ciò che è vero."
"Non capisco, perché lo fanno?"
"Lascia stare, non devi capire queste cose." non puoi.
Per un po' la creatura
continuò a vivere con il padre fino a che l'illusione di
quel mondo isolato si ruppe.
Il vecchio morì lasciando dietro di se una creatura sola,
come lo era stato lui.
|Fine|
La creatura sapeva poco della morte, solo qualche volta il
vecchio aveva accennato all'argomento, gli aveva detto che si trattava
di un lungo sonno, dal quale non si sarebbe svegliato, gli aveva detto
di chiudere il suo corpo in una stanza e di lasciarlo riposare
lì senza disturbarlo mai.
La creatura però non voleva credere che fosse morto, forse
si sarebbe svegliato, non poteva lasciarlo da solo, doveva svegliarsi.
Alla fine si convinse ad eseguire gli ordini del padre, quel giorno
imparò a riconoscere la morte, e a riconoscerne l'odore.
Per molti giorni non mangiò, ci pensava suo padre a nutrirlo
e lui non sapeva che fare, ma poi dovette imparare a costo di diverse
cicatrici.
Viveva ricompiendo ogni giorno gli stessi gesti, rassicuranti nella
loro monotonia.
La creatura non piangeva, non sapeva farlo perché non
l'aveva mai visto fare,
ma c'erano momenti in cui pensava che doveva esserci uno sfogo per
quella opprimente sensazione di tristezza.
"C'è nessuno, c'è nessuno in casa?"
squillò una voce rompendo l'aria ferma di quelle stanze.
Una voce umana.
La creatura voleva davvero obbedire al padre, aveva paura di quegli
umani da cui si sentiva attratto, ma era sola, ed era curiosa.
Una creatura come te non
dovrebbe nemmeno esistere, ma tu esisti, Edward.
Non so neanche
come mi sia
venuta in mente, così di colpo mentre guardavo questa
sezione di
efp ho visto che le poche ff sono tutte sul rapporto Edward/Kim e
così mi è partita l'ispirazione. Inizialmente
doveva essere solo una flash, la seconda, poi sono nate le altre.
Piccola nota ho
usato il
termine creatura perché è quello usato per
definire il
mostro di Frankenstein, storia a cui il film si ispira e a cui
mi sono ispirata anch'io per la prima flash.
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