Dunque, per
prima cosa, salve a tutti, sono contenta che abbiate scelto di leggere
questa storia, che è il seguito di “Who will take
my dreams away”, di cui consiglio la lettura o non ci si
capirà questo granché.
Prima di iniziare,
spiegherò alcune cosette…
1)
Questa fiction si ambienta, come presto capirete,
più o meno quattro anni dopo la fine di “Who will
take my dreams away”, molte cose sono cambiate in questo
lasso di tempo e si scopriranno a mano a mano che la storia va avanti.
2)
In questo seguito ho deciso di aggiungere un buon numero di
personaggi ‘nuovi’, mai apparsi nelle saghe di
Nolan e che, chi ha confidenza coi fumetti, conoscerà
sicuramente.
3)
Leggendo noterete che l’ambientazione è
molto caotica, le apparizioni dei personaggi possono sembrare
addirittura random ed i capitoli saranno pochi in confronto alla prima
storia ma molto più intensi; quest’impressione
è pienamente voluta, perché i personaggi sono
tanti ed in lotta tra loro, volevo si notasse che ora sono
“troppi” e c’è bisogno di
“fare pulizia” a Gotham.
4) Consiglio caldamente l'ascolto delle canzoni che
inserisco nei vari capitoli, che porteranno i loro titoli; questo
perché le ho scelte accuratemente e con una ragione, ovvero
aiutare a capire meglio il contesto e l'intensità di ogni
parte della storia.
Per quanto riguarda il
capitolo dell’intervista, sto incontrando alcune
difficoltà quindi è probabile che
tarderò molto ad elaborarlo.
Infine, voglio
ringraziare la mia mentore, beta e grande amica rinnie per tutto
il sostegno, l’aiuto, ed i consigli che mi ha dato e che sono
certa continuerà a darmi ^^! Grazie per l’aiuto e
per tutto il tempo che perdi appresso a me xD!
Con questo vi lascio e
vi auguro una buona lettura, sperando di leggere le vostre numerose
recensioni! Un abbraccio, alla prossima!
XxX.SilverLexxy.XxX
PRETEND THE WORLD HAS ENDED.
La canzone usata per
questo primo capitolo è "Blackened" dei Metallica.
Capitolo 1 : Blackened.
Intro.
Quello era forse il party più noioso al quale
Bruce Wayne avesse mai partecipato in vita sua anche se erano, per lo
più, sempre tutti uguali; il milionario si era troppo
abituato, negli anni passati, alla costante presenza di Dick Grayson ma
ora non aveva più nessuna via di fuga dalla noia che quella
gente gli trasmetteva coi loro sguardi, coi loro discorsi, con tutto il
loro essere (falsi).
I sorrisi di circostanza erano qualcosa a cui Bruce si sentiva fin
troppo abituato e che restituiva puntualmente al mittente, come se
fossero stati pugni, come quando lottava nei panni di Batman; era una
lotta estenuante cui riusciva sempre a sopravvivere, comunque.
Quella sera era circondato di donne e non ne trascurava nessuna, fedele
alla sua maschera (Bruce Wayne era la sua vera maschera) e tenendo
testa più che onorevolmente alla sua fama di playboy e
scapolo d’oro; non pensava più a Joker tanto
spesso come una volta ed anche se questo era un bene, visto che gli
evitava di soffrire, ne stava risentendo sotto altri aspetti.
Stava lasciando che i suoi ‘insegnamenti’
– le realizzazioni ed i presupposti che il clown gli aveva
ispirato – svanissero lentamente, lasciando posto solo alla
noia, così che Bruce Wayne o Batman stesso andassero avanti
per pura forza d’inerzia, facendo tutto
‘perché lo aveva sempre fatto’, non
perché ‘era giusto’ o ‘lo
volevano’.
Guardandosi attorno mentre camminava tra gli ospiti, champagne alla
mano, ascoltava solo distrattamente la voce del banditore che stava
mostrando la collezione di diamanti che quella sera sarebbero stati
venduti in beneficienza; quando l’uomo scoprì le
pietre preziose Bruce sentì tutti trattenere il respiro,
estasiati da quella vista ma lui non si voltò neppure.
D’altronde conosceva bene quei gioielli, era stato proprio
lui a donarli per la ‘giusta causa’, una delle
tante che, ora come ora, neppure ricordava… improvvisamente
però le luci andarono via e la sala fu inondata dal buio, i
presenti si lasciarono andare a commenti o esclamazioni di stupore,
mentre il banditore, con voce calma, rassicurava che avrebbero risolto
tutto molto presto.
Blackened is
the End
(Oscura
è stata resa la fine)
Winter
it will send
(L’inverno
la manderà)
Throwing
all you see
(Gettando
tutto ciò che vedi)
Into
obscurity
(Nelle
tenebre)
Al fianco dell’uomo però, sul palco, cadde un
raggio di luce e Bruce non attese oltre per sparire ed indossare il
costume di Batman, perché qualunque cosa stesse accadendo,
non era certamente nulla di buono. Quella era Gotham City
d’altronde, la più grossa calamita per pazzi al
mondo, probabilmente.
**
Immersa nel raggio di luce – come se si stesse facendo un
bagno di sole - Poison Ivy calava lentamente, seduta come una
principessa sulla sua corda di edera e liane fiorite, mentre con un
ghigno di superiorità guardava tutte quelle persone che a
loro volta la fissavano a bocca aperta, strabiliati dalla sua bellezza,
dalla potenza della sua figura guantata di verde, dai suoi capelli
rossi come il fuoco, come il sole al tramonto. Infine scese con un
balzo leggiadro, posando le mani sui propri fianchi, in una posa letale
nella sua sensualità.
“L’unica giusta causa per questo denaro…
è la natura!”
Death of
Mother Earth
(La
morte di Madre Terra)
Never
a rebirth
(Mai
una rinascita)
Evolution's
end
(La
fine dell’evoluzione)
Never
will it mend
(Non
la migliorerà mai)
Nessuno obiettò nulla alla sua affermazione, troppo stupiti
o spaventati per dire una parola, e lei si chinò in avanti
col busto, soffiando un bacio in direzione del banditore che,
immediatamente, fu colto dall’irrefrenabile desiderio di
compiacerla, di averla per sé e si precipitò a
prendere tutti i gioielli per fargliene dono, accolto poi dal suo
benevolente sorriso.
Lei scelse ed indossò una parure preziosissima per poi fare
incetta di tutti gli altri espositori, vuotandoli in una borsa che
teneva a tracolla mentre tutti gli ospiti restavano immobili, incantati
dal suo sorriso e contagiati dai suoi feromoni ed una volta preso
possesso di tutto – quei gioielli erano suoi di diritto,
perché solo lei sapeva cosa era giusto – scese
lentamente dal palco, letteralmente sfilando lungo la piccola scala con
leggiadria incantevole; sugli ultimi gradini onorò il
fortunato che l’aveva raggiunta facendosi aiutare nella sua
regale discesa, poggiando appena la sua bellissima mano su quella
dell’uomo.
Lei era felice. Lei era bella. Lei aveva – o comunque poteva
avere – tutto ciò che voleva. Il suo desiderio di
riportare l’umanità – partendo da Gotham
City, la capitale degli sprechi e dell’arrivismo –
a quello stato di primordiale natura selvaggia ed incontaminata era
solo ad un bacio di distanza; nulla era impossibile per lei e lo
sapeva, ne era compiaciuta.
Never...!
(Mai…!)
Quando la punta del suo stivaletto toccò infine il
pavimento, sentì il volo della sua immaginazione screziarsi
bruscamente a causa di un boato e la furia cieca le montò
dentro alla vista di tutti quegli uomini mascherati con quelle che
sembravano tute di contenimento; si sparpagliavano velocemente
imbracciando armi bianche e lucenti, quasi argentate, proprio come il
ghiaccio.
Alzò lo sguardo iroso verso la porta, spalancata ad
incorniciare lui,
la figura brillante del “re dei ghiacci” come lo
chiamavano in molti, mentre i suoi scagnozzi si aggiravano velocemente
tra gli ospiti, derubandoli di tutto e causando l’inizio del
loro risveglio dall’azione dei suoi feromoni; li odiava.
Odiava lui, il loro capo che con spavalderia stava facendo il suo
trionfale ingresso – troppo trionfale, solo lei aveva il
diritto di apparire in quel modo: potente, affascinante, imponente.
Lo odiava… e tutto ciò che Poison Ivy odia, deve
essere distrutto in nome della sua utopia perfetta, di quel sogno che
era più importante della vita di tutti gli esseri umani.
“Combattete!”
Fu il suo ordine alla folla, sottolineato da un aumento esponenziale
dei feromoni nell’aria.
**
Mister Freeze non fu stupito di trovare la sua – al momento
più temibile – rivale già sul posto: la
piccola era impaziente, viziata e mossa da idee folli dettate dalla sua
mente malata; tutto l’opposto di lui, l’uomo di
ghiaccio, eterno, freddo, privo di qualsiasi sentimento eppure mosso
dall’amore e dalla disperazione: la forza ed il silenzio di
un uomo tanto spietato quanto legato ad un meraviglioso passato fatto
di semplici ricordi, di una vita bruscamente interrotta da coloro dai
quali aveva preso ad esempio per la sua cattiveria.
Lui. L’uomo di ghiaccio si sentiva incredibilmente superiore
a quella povera folle.
FIRE
(Fuoco)
To
begin whipping Dance of the Dead,
(Per
cominciare la danza a colpi di frusta dei morti)
Blackened
is the End!
(Oscura
è stata resa la fine)
To
begin whipping Dance of the Dead,
(Per
cominciare la danza a colpi di frusta dei morti)
Color
our world Blackened!
(Colora
in nostro mondo oscurato)
“Combattete!”
Era il grido della donna e la vide agitarsi come un’amazzone,
i suoi capelli le svolazzavano intorno mostrandola come
l’isterica che in realtà era, ed un attimo dopo
tutti le obbedirono. Le porte si chiusero ermeticamente
all’improvviso, di certo per opera di Nigma, ma neppure il re
degli indovinelli poteva fare nulla per aiutarla, perché
anche lui possedeva un alleato di tutto rispetto.
Jonathan Crane era forse meno abile dell’Enigmista ma avevano
un vantaggio: i loro stili si addicevano e formavano, insieme, una
macchina perfetta.
“Ancora lei?”
Lo sentì chiedere mentre lo raggiungeva sorridendo, poi quel
familiare, curioso suono riempì l’aria mentre
l’ex psichiatra faceva uso della sua arma –
l’avevano progettata insieme, era qualcosa di unico
– sparando in aria, verso il centro della stanza, la sua
particolare pallottola che immediatamente esplose come un razzo
segnalatore, diede inizio ad una pioggia di gas che ricadde su tutti i
presenti; la follia si impadronì di loro ed alzando lo
sguardo su Ivy, la vide iniziare a scappare, ma non c’era
modo di sfuggire al freddo.
Blistering of
Earth
(L’infestazione
della terra)
Terminate
its worth
(Termina
la sua utilità)
Deadly
Nicotine
(La
nicotina mortale)
Kills
what might have been
(Uccide
ciò che avrebbe potuto essere)
Ivy avrebbe fatto meglio a non vestirsi così leggera, quella
notte.
**
Ivy tentava di fuggire, Crane poteva vederla sgambettare e sgomitare in
quella folla terrorizzata ma lui non glielo avrebbe permesso, non era
il suo stile; per non parlare del fatto che l’Edera ancora
aveva addosso ciò per cui erano venuti anche loro
– i diamanti – e non glieli avrebbe mai lasciati,
quelle pietre erano ciò che tenevano in vita Freeze.
L’uomo di ghiaccio gli aveva dato molto: potenza, occasioni
per mettersi in gioco e mai, neppure quando stava con Harvey aveva mai
raggiunto un simile livello di potere. Ora lui aveva tutto e la
promessa di poter ottenere molto di più; aveva incontrato
una persona – proprio dopo il fiasco con Duefacce, quando ne
aveva più bisogno – dal carisma infinito e di cui
finalmente poteva davvero fidarsi, sapeva che Freeze avrebbe sempre
saputo come tenerlo al suo fianco e non sentiva mai neppure il bisogno
di psicanalizzarlo.
Spaventapasseri sorrideva, anche se l’Enigmista aveva aperto
una porta per permettere alla sua padrona
di fuggire, ma a Freeze fu sufficiente un colpo del suo cannone per
congelare quell’uscita e bloccarle la via di fuga.
Crane sentiva emergere, dal profondo, una voglia incredibile di
mettersi a ridere, lasciò che il suo sguardo vagasse
all’interno della sala e si sentì quasi eccitato
di fronte allo spettacolo che tutta quella gente gli stava offrendo,
contorcendosi in terra agonizzanti e terrorizzati.
Callous
frigid chill
(Gelo
insensibile e glaciale)
Nothing
left to kill
(Non
è rimasto nulla da uccidere)
Never
seen before
(Mai
visto prima)
Breathing
nevermore
(E
non respirerà mai più)
Un rumore improvviso attirò la sua attenzione e voltandosi,
senza nessuna espressione, prese nota dell’arrivo al party
– fin troppo presto, accidenti! – di qualcun altro
che, come suo solito, aveva preferito calarsi dal cielo, rompendo
l’enorme lucernario. Le entrate teatrali erano il suo forte,
ma ormai Crane non aveva più paura, da tempo il pipistrello
aveva smesso di infestare i suoi incubi o anche solo di preoccuparlo.
Perché aveva Freeze al suo fianco, ora. Il sovrano del gelo
gli dava anche questo: sicurezza.
Spaventapasseri non si muoveva, restava al suo posto e senza la minima
preoccupazione a deformargli il volto, osservava la lotta –
come sempre qualcosa di memorabile – tra il cavaliere oscuro
e quello d’argento. Non aveva bisogno di osservare il viso
del suo alleato per sapere che non vi avrebbe mai letto traccia di
paura di fronte a nessuno, neppure Batman in persona.
Non aveva bisogno neppure di coprirgli le spalle o aiutarlo, sarebbe
stato un insulto alla potenza del suo gelo, quindi tornò ad
esplorare la stanza alla ricerca di Ivy e la incontrò quasi
subito, ma ugualmente troppo tardi perché era vicinissima;
gli strappò la maschera con prepotenza, per poi soffiare
– sensuale come solo la pazzia riusciva a far apparire certe
persone – il suo bacio ai feromoni dritto verso i suoi occhi
spalancati per lo stupore.
Never...!
(Mai…!)
L’ex psichiatra, per quanto cosciente della
falsità di quelle nuove ed improvvise sensazioni,
già non riusciva ad impedire alla sua mente di lasciarsi
cullare da quel nuovo desiderio ed anche lui fu colto dal bisogno
irrefrenabile di compiacere quella donna stupenda, bellissima, e
avrebbe fatto di tutto per avere un suo bacio ed a nulla servivano le
grida di Spaventapasseri nella sua testa, che tentavano di risvegliarlo
da quel mortale inganno.
“Spostati dalla porta e lasciami passare!”
Era il suo ordine e lei era bellissima, lei voleva qualcosa da lui che
immediatamente, strabiliato ed onorato, si scansò per
lasciarla passare, felice per il sorriso che lei gli aveva rivolto. Non
una parola però uscì dalla sua bocca –
riusciva ancora a mantenere quel minimo di controllo ad impedirgli di
umiliarsi ulteriormente – mentre, con tristezza, la guardava
fuggire via; non poteva, non
doveva tentare di trattenerla, doveva farcela per
sé stesso, per Freeze e per la sua dignità.
Improvvisamente però, fu lei a fermarsi e voltarsi,
cogliendo del tutto di sorpresa Spaventapasseri con la sua bellezza,
gli sorrise crudelmente e, sensuale, tornò ad avvicinarsi a
lui quasi sfilando.
“Tu sei il parassita più fastidioso della mia
rosa, Jonathan Crane. Credo che per tutti i guai che mi hai causato
meriti un bacio.”
Opposition
(opposizione)...Contradiction (contraddizione)...
Premonition
(premonizione)...Compromise (Compromesso).
Agitation
(agitazione)...Violation (violazione)...
Mutilation
(mutilazione)...Planet Dies (Il pianeta muore)
Il bacio di Poison Ivy era male,
le sue labbra erano assassine e lei si stava avvicinando, aveva
già una mano – Dio, leggera come una carezza del
vento – sul suo viso e no, non ce la faceva a tirarsi
indietro e sì, morire per un suo bacio al momento, sembrava
proprio l’idea più giusta che avesse mai avuto
quella sera; già i loro occhi si chiudevano in attesa del
contatto, di quella morte, bellissima come la donna che gliela stava
infliggendo.
**
Non sarebbero mai bastate un paio di porte chiuse per fermare Harvey
Dent, lui aveva l’energia violenta di chi non permette a
nessuno di lasciarlo fuori in nessun caso, aveva con sé la
sua potente doppietta e bastarono due colpi di quest’arma per
mettere fuori uso il sistema di chiusura ermetica della porta, che
immediatamente si spalancò per permettere il suo ingresso
trionfale.
Ad accoglierlo, c’era quello che poteva con
facilità essere definito come il chaos: gente che si
rotolava a terra o che se ne stava appoggiata contro i muri in uno
stato catatonico, Batman ingaggiato in una lotta senza esclusione di
colpi con l’uomo del momento, Mr Freeze... ma non era per
loro che era venuto e, per una volta, neppure per Crane; non ci voleva
un genio per capire che si trovava anche lui a quel party, vedeva
benissimo la sua presenza rispecchiata nell’effetto del suo
gas.
No, lui voleva Ivy. O meglio la sua testa, su un piatto
d’argento.
L’avrebbe fatta pentire di essere uscita da quella serra
schifosa solo per farlo incazzare: gli uomini dell’edera
avevano tentato un attacco quella sera, al suo quartier generale, e lui
aveva dovuto scomodarsi per eliminare quei maldestri bruti, sparando
loro attraverso la porta, prima ancora che avessero avuto il tempo di
entrare per dare uno sguardo al suo volto mezzo ustionato.
Avevano fatto fuori ben sette dei suoi stavolta e per quanto si fosse
sforzato di tenersi fuori dall’assurda lotta tra quei due
scherzi della natura, ora si era davvero incazzato.
“Dov’è quella puttana!?”
Darkest Color,
(Il
colore più oscuro)
Blistered
Earth,
(Terra
infestata)
True
Death of Life.
(Vera
morte della vita).
Era il suo grido attraverso la maschera anti gas –
perché lui conosceva bene i vergognosi poteri
dell’Edera – e tutti lo sentirono risuonare, alto e
potente attraverso la sala.
Harvey Duefacce non aveva nessun tipo di potere speciale, né
un’intelligenza sopra la media, né gas mortali,
né miriadi di gadget per ogni occasione; ciò non
di meno la sua sola presenza riusciva a fare paura, la rabbia scritta
nei suoi occhi era solo il preludio del putiferio che poteva scatenare,
se stuzzicato come il proverbiale “cane che dorme”.
A lui bastavano una doppietta, la sua determinazione e la furia cieca a
circondarlo di quel potere che perfino Ivy o Batman potevano solo
sognare di avere.
Non gli interessava essere il migliore, non si curava di rendere le sue
entrate in scena spettacolari – la sua irruenza provvedeva
sempre a renderle tali – e dipendeva solo dalla sua moneta,
l’unico criterio di giustizia che gli restava, e che quella
sera aveva mostrato – come verdetto – il suo volto
bruciato: era la condanna a morte di quella schifosa puttana di Poison
Ivy.
Dopo una veloce ricerca con lo sguardo attraverso la sala,
riuscì ad intercettarla, proprio mentre si avvicinava alla
sua prossima vittima, incantata dai suoi feromoni. Fece scattare il
caricatore della doppietta, abbassandolo e rialzandolo con furia mentre
si avvicinava ma la rabbia iniziò davvero a bruciare solo
quando capì che il cretino che si stava lasciando ammazzare
da lei era Jonathan.
Col fuoco negli occhi – nel suo unico occhio sano –
iniziò a correre verso la donna che a quanto pareva, non
solo aveva commesso la sciocchezza di attentare – e
miseramente fallire – alla sua vita ma ora voleva perfino
rubargli il piacere di ammazzare Spaventapasseri con le sue mani!
Termination
(estinzione)....Expiration (espirazione)...
Cancellation
(soppressione) Human Race (Razza umana).
Expectation
(Prospettiva)...Liberation (liberazione)...
Population
lay to Waste (popolo insediato per distruggere).
Sollevò la poderosa arma a doppia canna su di lei e fece
fuoco, il colpo la sfiorò, appena prima che riuscisse a
posare le sue schifose labbra su quelle del suo ex, la sentì
emettere un gridolino spaventato e la vide voltarsi nella sua
direzione, il suo sguardo basito evidentemente non si aspettava di
vederlo ancora vivo ma nessuno. Farà fuori. Duefacce.
O per lo meno, nessuno che possedesse un paio di tette ed un cervello
fradicio come il suo.
Duefacce le fu addosso quasi subito e lei non si aspettava davvero di
essere colpita, così forte, in pieno viso, con un pugno
– ma avrebbe dovuto sapere che Duefacce non era certo il tipo
da risparmiarsi solo perché aveva di fronte una donna
– ed andò a terra in un attimo, lasciando cadere
la borsa con la refurtiva che Harvey, nell’impeto della
rabbia, allontanò con un calcio, notando poi che la donna
aveva seguito il movimento della borsa lungo il pavimento.
L’ex magistrato si abbassò su di lei,
costringendola a voltarsi sulla schiena, poi si tirò
nuovamente su, ricaricò velocemente la sua arma e la
puntò dritta sulla faccia spaventata dell’Edera.
See our Mother
(Guarda
nostra madre)
Put
to death
(Messa
a morte)
See
our Mother die
(Guarda
nostra madre morire).
“Sei morta, schifosa!”
Disse, ma un dolore acuto dietro la nuca lo fermò proprio un
attimo prima che premesse il grilletto e spargesse le sue cervella tra
mura e pavimento; la distrazione permise all’Edera di tirarsi
in piedi e fuggire a gambe levate, lasciando Duefacce ondeggiante a
reggersi la testa con un mano... non poteva svenire ora, non doveva
assolutamente cadere a terra!
Nonostante stesse barcollando, la sua forza d’animo non si
affievolì neppure per un attimo, provvedendo a sostenerlo.
Duefacce si voltò indietro, vide quell’imbecille
di Crane e per un attimo pensò lo avesse colpito in preda ai
feromoni di Ivy, ma gli bastò lanciare uno sguardo sui suoi
occhi per capire che non era così, Jonathan era
letteralmente invaso dalla furia, era stato proprio il ritrovarsi
Duefacce davanti a strapparlo alle grinfie dell’Edera,
perché nell’ex psichiatra non esisteva sentimento
più grande che quello che provava per Harvey.
Duefacce lo sapeva e non poté fare a meno di sorridere
malignamente al pensiero che, nonostante non stessero più
insieme da tempo, Crane non fosse riuscito a liberarsi del suo ricordo,
proprio come non ci era mai riuscito nemmeno lui. Forse l’ex
psichiatra non lo amava davvero più, ma quel sentimento
– era tutto così bello, una volta, con lui
– era stato sostituito da qualcosa di altrettanto potente e
questo bastava a riempire Harvey di un orgoglio malato, senza confini.
Il suo occhio si posò su Spaventapasseri, su quel viso che
una volta lo aveva incantato, sul corpo che era solito stringere a
sé ogni notte, su tutto ciò che era Crane e per
il quale lui aveva tanto lottato, sulle ceneri di una storia che per
lui aveva significato – e purtroppo, continuava ancora a
significare – così tanto ed una furia cieca lo
colse di sorpresa.
Si riprese completamente dalla botta di poco prima, era contento di
aver salvato la vita di Spaventapasseri.
Fanculo Ivy, fanculo i gioielli, lui voleva solo Crane.
Morto.
Smouldering
decay
(Rovine
bruciate)
Take
your breath away
(Ti
mozzano il fiato)
Millions
of our years
(Milioni
dei nostril anni)
In
minutes disappears
(In
pochi minuti svaniscono)
Lo vide sollevare un uzi e, con uno sguardo polverizzante, minacciarlo;
Duefacce contraccambiò immediatamente con la sua doppietta e
coi suoi occhi, uno più furioso dell’altro.
Non si scambiarono una parola, non ne avevano bisogno, gli bastava
sapere che si volevano morti e ne ricordavano ancora perfettamente i
motivi, in quel momento erano mossi solo da una passione bruciante, da
un odio senza limiti, ed il primo a fare fuoco fu Spaventapasseri, la
sua arma era più veloce e leggera e, con un movimento
scattante, Duefacce si gettò di lato, afferrò
l’uzi di Crane e gli mollò un calcio
all’altezza dello stomaco, sollevandogli poi il braccio
dietro la schiena; i suoi lamenti di dolore erano musica per le
orecchie, esattamente come lo erano quelli di piacere appena due anni
prima – prima dei tradimenti, degli inganni – vide
però l’ex psichiatra gettare la testa indietro per
colpirlo sul naso.
Al momento dell’urto Duefacce chiuse gli occhi, strettissimi,
per bloccare le miriadi di scintille che gli erano esplose dietro le
palpebre, così simili a quelle che riusciva a vedere durante
i suoi orgasmi, mentre riversava il suo piacere nel corpo –
gli sembrava così fragile e caldo, allora – di
Jonathan.
L’ex psichiatra approfittò di
quell’attimo di distrazione per strappare dalle sue facce la
maschera anti gas, il suo movimento veloce e preciso –
piccolo ma goffo, così Crane era sempre stato, era
l’odio a renderlo forte – ma prima che potesse
spruzzargli contro il suo gas, Harvey lo caricò, gettandolo
a terra e schiacciandolo sul pavimento col peso del suo corpo
– sembrava quasi stessero nuovamente facendo
l’amore in quel momento – poi si sollevò
e gli mollò, forte – ma, suo malgrado, non tanto
quanto avrebbe voluto – un pugno sul viso, vide il naso di
Crane iniziare a sanguinare e, come in ogni loro scontro - come
accadeva anche prima, quando stavano ancora insieme - non
riuscì a reprimere quel secondo di senso di colpa,
perché ancora gli faceva uno strano effetto colpire Crane,
nonostante tutto.
Spaventapasseri però contraccambiò
immediatamente, sollevando un ginocchio per colpirlo con forza tra le
gambe, - sì, lui aveva sempre giocato sporco quanto
più poteva in ogni situazione – e poi ricambiare
il pugno ricevuto poco prima, di certo senza la stessa premura di
Duefacce, riuscendo a ribaltare le loro posizioni.
La prima cosa da fare agli occhi di Harvey era tenergli i polsi ben
lontani, pena un terrore devastante che lo avrebbe accompagnato fino
alla morte ultima; così glieli afferrò con forza
e li sollevò, per poi portarli dietro la schiena di
Spaventapasseri, sollevandosi a sedere ed arrivando a stargli
così faccia a faccia; non aveva mai fatto fatica a
trattenere i polsi di Crane con una sola mano prima, ma ora era
diverso. Ora si odiavano.
Darkening in
vain
(Oscurandosi
invano)
Decadence
remains
(Resta
la decadenza)
All
is said and done
(Tutto
è stato detto e fatto)
Never
is the sun
(Il
Sole non lo è mai)
La mano libera di Harvey volò a stringersi attorno alla gola
sottile dell’ex psichiatra per poi serrarsi a chiudere la
trachea, bloccando il suo respiro. All’improvviso
però un dolore acuto lo costrinse a lasciare la presa su
quegli esili polsi e si ritrovò a dover bloccare un coltello
prima che scendesse a trafiggergli il petto. Si era fatto furbo, era
diventato molto più pericoloso, aveva imparato ad usare armi
da fuoco e da taglio... Duefacce sapeva che avrebbe dovuto scoraggiare
fin dall’inizio la grande amicizia che era sbocciata tra lui
e Joker durante i primi tempi che erano stati insieme. Quel clown gli
aveva insegnato forse troppo, ricordò che in quel periodo si
sentiva spaventosamente geloso del rapporto che aveva instaurato col
pagliaccio e che a tratti mostravano su un piano fin troppo fisico per
i suoi gusti... aveva la netta impressione che Joker glielo facesse
apposta, il più delle volte.
Ma la cosa che più lo irritava era che in quel momento
Jonathan aveva l’aria di una persona sicura di se stessa e
che era diventato ancora più bello di quanto ricordasse
– gli sembrava quasi perfetto e per merito di tutti tranne
che suo, pareva – gli restituì la testata di poco
prima e lo gettò a terra, tornando a sovrastarlo col suo
fisico più massiccio, ma non riuscì a fare
nient’altro perché si sentì afferrare
per il collo della giacca e, voltando lo sguardo, incontrò
gli occhi gelidi di Mr Freeze; Harvey percorse la sua figura argentea
per un secondo. Era. Davvero. Di ghiaccio.
Darkening in
vain
(Oscurandosi
invano)
Decadence
remains
(Resta
la decadenza)
All
is said and done
(Tutto
è stato detto e fatto)
Never
is the sun
(Il
Sole non lo è mai)
Era la prima volta che aveva occasione di vederlo così da
vicino e non trovò nessun’altra parola per
descrivere quegli occhi, quella presa, quell’espressione, se
non ‘gelido’. Infine sperimentò la sua
forza, si sentì scaraventare lontano da Crane, fino a
sbattere violentemente la schiena contro il muro, si stupì
di non trovarsi immediatamente ridotto ad un cubetto di ghiaccio e
pensò – a ragione – che Freeze doveva
aver quasi esaurito la sua energia.
Ricordava che tutto aveva a che fare coi diamanti anche se non sapeva
precisamente in che modo, ma ora non doveva pensare a quello, doveva
solo concentrarsi per non perdere i sensi dopo quell’urto
spaventoso, vide Freeze avvicinarsi a Crane ed aiutarlo a rialzarsi per
poi fuggire e si stupì di scoprirsi furioso alla vista di
quell’uomo toccare il suo
Spaventapasseri. Voltò stancamente la testa e vide
l’uomo pipistrello tentare di liberarsi il più in
fretta possibile del blocco di ghiaccio ai suoi piedi. L’
ultimo pensiero che ebbe prima di perdere i sensi fu che finalmente
aveva capito cosa avesse spinto Crane a preferire l’uomo del
ghiaccio a lui.
Never...!
(Mai…!)
**
Batman si sentiva sconfitto, seppure ancora in piedi ma il fatto che
Freeze gli fosse sfuggito bruciava come ghiaccio sul suo orgoglio (se
maneggiato a mani nude, il ghiaccio provoca ustioni simili a quelle del
fuoco). Per lo meno, i diamanti per l’asta di beneficienza
erano stati abbandonati; non si poteva dire lo stesso per i gioielli
dei suoi ospiti ma, da qualche parte in lui, Bruce si sentiva contento
per questo. Ora non restava che sparire prima dell’arrivo
della polizia e delle ambulanze che avrebbero portato i sieri contro il
gas di Crane.
Si voltò a controllare la situazione – ancora
caotica e macabra – alle sue spalle, abbracciando con lo
sguardo l’intera sala e qualcosa nella coda
dell’occhio colpì la sua attenzione, qualcosa di
scuro, lucido e strabiliante, affascinante come un gatto nero.
Dopo un’agile e fluida corsa, la figura arrivò con
un balzo sul davanzale di una finestra, troppo lontana da lui per
sperare di arrivare in tempo a fermarla e comunque qualcosa
sembrò tenerlo inchiodato sul posto. Quando quella
silhouette di pelle scura si fermò, riuscì a
distinguere chiaramente una donna sotto quei panni. I loro sguardi si
incrociarono ma troppo tardi Batman notò la borsa di Poison
Ivy, piena di diamanti, sulla sua spalla.
“Miaou.”
Gli strizzò l’occhio prima di saltare, scomparendo
nella notte. Quella gatta era riuscita a lasciare il pipistrello troppo
allibito anche solo per pensare di muoversi… ma da
dov’era uscita? E chi era? L’avrebbe rivista? Cosa
diavolo c’era a Gotham che sembrava attirare tutti i matti
del mondo?!
FIRE
(Fuoco)
Is
the outcome of hypocrisy,
(è
la conseguenza dell’ipocrisia)
Darkest
potency!
(La
Potenza più oscura)
In
the exit of humanity,
(Nella
fine dell’umanità)
Color
our world Blackened!
(Colora
il nostro mondo oscurato!)
Diamanti.
Quelle pietre le sarebbero potute bastare probabilmente per vivere bene
tutto il resto delle sue nove vite.
Questo, certo… se non si trattasse per l’appunto
di una donna.
E svanì anche lui nella notte, convinto che avrebbe rivisto
quella ladruncola molto presto, solo il suono delle varie sirene
restò a riempire l’aria della sala.
BLACKENED.
(Oscurato.)
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