From strangers to...

di biatris
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I ragazzi del Karasuno si diressero verso il pullman che li avrebbe riportati a casa.
Tadashi depose il proprio borsone e quello di Tsukishima a terra perché fossero caricati dall’allenatore Ukai sul pullman.
Kei osservò i compagni attorno a lui. Suga e Daichi erano già pronti con due facce piuttosto assonnate. Nishinoya stava appoggiato ad Asahi che lo sorreggeva con la sua mole, altrimenti sarebbe caduto addormentato. Tanaka stava chiacchierando con Ennoshita. Ma dove la trovava tutta quell’energia alle 5.00 di mattino?
Poi, ovviamente, mancavano Hinata e Kageyama.
Dopo pochi minuti, vide arrivare tre persone. Kei si stupì nel vedere una divisa che, però, non era quella del Karasuno. L’allenatore della Nekoma era arrivato insieme al capitano, Kuroo, e ad un Kenma che sembrava piuttosto assonnato.
Ukai, prontamente seguito da Takeda, si avvicinò ai tre, ringraziando dell’ospitalità e scambiandosi la promessa di ricambiare presto.
Kei avrebbe voluto fare qualcosa, ma si ritrovò a chiedersi se non fosse troppo. Sospirò. Voleva salutare Kuroo. Sapeva che prima di rivedersi sarebbero passate settimane. Scosse la testa. Non voleva essere troppo evidente, a lui non piacevano queste cose. Eppure, si chiese se fosse troppo azzardato dare almeno un abbraccio al moro.
Fu mentre stava per salire sul pullman, dopo aver aspettato gli ultimi ritardatari, per ultimo a causa dell’ingombro delle stampelle, che si sentì tirare una manica della divisa. Non ebbe bisogno di vedere chi fosse, già o sapeva.
  • Ehi – salutò con un sorriso.
  • Ehi – ricambiò il moro.
Si fissarono per un secondo. Kei si chiese cosa dovesse fare in quel momento. Avrebbe dovuto baciarlo? Salutarlo amichevolmente? Fu solo quando Kei, dopo un lungo sguardo carico di promesse, si decise a salire sull’autobus che si sentì tirare verso l’altro finché le loro bocche non si toccarono.
Quando si separarono, Kuroo sorrideva.
  • Ti faccio un buon viaggio. Mandami un messaggio quando arrivi – disse il moro.
Kei lo fissò, poi sorrise annuendo.
Si stava ancora chiedendo come fossero passati dall’essere estranei all’essere… Oddio, cos’erano? Fidanzati? Quella parola faceva quasi paura. Kei sospirò. Avrebbe avuto tempo di abituarcisi, si disse sorridendo. Oh, sì, ne avrebbe avuto di tempo, pensò sedendosi sul pullman che li avrebbe riportati a casa.




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