Una volta mia
madre mi ha chiesto che cosa avrei voluto fare
da grande, avevo circa sei anni e ricordo perfettamente di aver
risposto: venderò
le macchine come il padre di Toby; probabilmente
all’epoca lo pensavo
veramente ma crescendo ho scoperto che cosa amo davvero e nonostante
abbia
fatto la gioia di mio padre giocando ad hockey nella squadra del
college, ora
sono esattamente dove voglio essere: alla Major Crime di Washington DC
come
agente speciale.
I miei genitori
sono rimasti un po’ sorpresi quando ho detto loro
che dopo la laurea sarei entrata a Quantico, non capivano
perché volessi farlo,
soprattutto mia madre ma adesso penso che si stia abituando
all’idea, in fondo
ha Hank che seguirà le sue orme e diventerà un
brillante antropologo, io
preferisco risolvere crimini e andare sul campo come mio padre.
<<
Booth! Booth vieni abbiamo un caso >> sollevo
la testa dalla scrivania guardando verso l’ufficio del mio
caposezione per poi
raggiungerlo ed entrare con un piccolo sorriso:<< Ciao
zio Aubrey
>> lui mi fa un mezzo sorriso poi torna
serio:<< Agente Speciale
Aubrey quando siamo qui dentro >> io annuisco fingendomi
seria ma appena
vedo la confezione di ciambelle accanto al pc mi viene da sorridere:
papà ha
ragione quando dice che zio Aubrey mangerebbe ogni ora del giorno!
<<
Ho fatto una colazione leggera e la colazione è il
pasto più importante della giornata, devo integrare con
qualcosa di dolce
>> si giustifica notando dove puntano i miei occhi e
quando faccio per
scusarmi lui solleva una mano per bloccarmi:<< Ma adesso
torniamo a noi,
abbiamo un caso Booth, hanno trovato un corpo all’interno di
un bagno alla Union
Station, pare che sia stato scaricato lì da qualcuno, mi
serve che tu vada al
Jeffersonian ad attendere l’arrivo del corpo mentre io e la
squadra andremo ad
ispezionare il luogo del ritrovamento >> senza che io
possa controllarle
le mie labbra si arricciano in una smorfia:<< Oh andiamo
zio Aubrey, è il
sesto caso in cui mi lasci in panchina, quando potrò venire
sul campo? >>
lo vedo dalla sua faccia colpevole che questa storia non è
tutta una sua idea:<<
Sei giovane Christine e sei qui solo da nove mesi, datti un
po’ di tempo e ti
prometto che presto verrai sulle scene del crimine con me
>> alzo gli
occhi al cielo ma mi trattengo dal dire qualsiasi cosa, so di aver
ereditato la
schiettezza senza filtri di mia madre ma so anche che non è
colpa di zio Aubrey
quello che sta succedendo, probabilmente mio padre, che ora dirige la
sede di
Washington dell’FBI, ci ha messo lo zampino e come al solito
cerca di
proteggere la sua piccola Christine come se io fossi ancora una
bambina! Prima o
poi dovrò parlare chiaramente con mio padre di questa cosa
ma preferisco farlo
in un momento in cui non rischierei di dire cose di cui io possa
pentirmi,
voglio bene a papà ma vorrei che mi desse la
possibilità di cavarmela da sola.
<<
…ti stanno già aspettando e…
>> torno a
guardare Aubrey:<< Cosa? >>
<< La dottoressa Saroyan e tua
madre ti stanno già aspettando, fai rapporto il prima
possibile >> annuisco
e tornando verso la mia scrivania recupero la borsa e mi dirigo agli
ascensori.
Una volta
all’interno del laboratorio forense del Jeffersonian
mi fermo per un attimo ad osservare la piattaforma sopra cui mia madre,
zia
Cam, zio Jack e tutti gli altri stanno lavorando, questo posto non
è cambiato
per niente da quando ci venivo da piccola salvo per qualche nuovo
macchinario
ipertecnologico, ma il resto è rimasto tutto uguale.
<<
Ciao Boothy >> prendo un respiro profondo prima
di girarmi alla mia destra:<< Hodgins >>
mormoro a denti stretti
mentre lui si avvicina con il suo dannato sorrisetto sfacciato e con in
mano uno
di quei vassoi di metallo per le prove:<< Oh andiamo non
ce l’avrai
ancora con me, pensavo l’avessi superata Booth
>> un altro respiro
profondo:<< Se non ricordo male sono io che ti ho
scaricato, non vedo
come potrei avercela… >> <<
Signor Hodgins che cosa sta facendo? Non
aveva dei risultati da consegnare a me alla dottoressa Saroyan?
>> e il
proverbiale tempismo di mia madre salva il mio interlocutore da quella
che si
preannunciava una carneficina:<< Arrivo dottoressa
Brennan, eccomi
>> poi girandosi per l’ultima volta verso di me
mi sorride facendomi l’occhiolino
prima di salire sulla piattaforma…dannato Michael con il suo
sorriso da
capogiro! Non dovrebbe farmi ancora questo effetto, insomma ormai sono
passati
due anni, è finita da tempo e siamo entrambi andati
avanti…guardo di nuovo il
piccolo gruppo che sta girando attorno ai resti quando una voce mi
riscuote:<<
Christine vieni qui, non startene lì impalata
>> mia madre che mi
richiama all’ordine, a casa come sul lavoro, è una
cosa a cui non mi abituerò
mai ma senza aggiungere altro la raggiungo.
Qualche ora dopo
sto andando verso la mia macchina nel parcheggio
quando, sollevando gli occhi, incrocio il profilo di Michael a qualche
decina
di metri accanto alla vecchia Mini di zio Jack, ho un sacco di ricordi
legati a
quell’auto…mamma direbbe che sono una sentimentale
ma in fondo…i miei pensieri
si interrompono bruscamente quando vedo una ragazza avvicinarglisi
quasi
correndo per poi gettargli le braccia al collo e appiccicare le labbra
sulle
sue: e quella chi diavolo è? Ho conosciuto la sua ultima
ragazza e quella
decisamente non gli assomiglia neanche un po’…
<< Se te lo stai
chiedendo si chiama Tracy, lavora nell’area
di storia americana >> faccio un passo indietro
spaventata:<< Hank!
Mi hai spaventato >> mio fratello mi guarda, fa spallucce
e
sorride:<< Sei un agente dell’FBI, non dovresti
avere i nervi più saldi?
>> << Sei un tirocinante del Jeffersonian,
da quando ti interessi
ai pettegolezzi? >> lui sorride di nuovo:<<
Pensavo avessi
dimenticato Michael ma da quanto sei acida sorella direi che non
è così
>> mi mordo metaforicamente la lingua mentre prendo le
chiavi dell’auto:<<
Io l’ho dimenticato, sono stata io a lasciarlo, ricordi
>> Hank sale
sulla mia auto dal lato del passeggero:<< Sì
sorella e non fai che sottolinearlo
ogni volta che ne parliamo >> lo guardo
perplessa:<< Che ci fai
sulla mia auto? >> domando poi perplessa:<<
La mia è dal meccanico
e mamma e papà sono fuori a cena, mi serve un passaggio a
casa Chris >>
sbuffo innervosita ma giro comunque la chiave nel
quadro:<< Ok, d’accordo,
andiamo >> e mentre sto mettendo in moto guardo nello
specchietto
laterale lanciando un’ultima occhiata a Michael e Tracy che
sono ancora lì a
baciarsi appoggiati all’auto, che esibizionisti!
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