Non Tutto Quello che LuccicaTitolo: Non Tutto Quello Che Luccica
Autore: SignorinaEffe87
Prompt: 114. Anello (Keywords Challenge; Non Solo Sherlock - Gruppo Eventi Multifandom)
Fandom: Videogiochi > Ghost of Tsushima x Sekiro: Shadows Die Twice Crossover
Genere: Alternate Universe - Yakuza vs Police, One-shot, Slice of Life
Pairing: Bodyguard!Ryuzo/Inspector!Jin Sakai
TW/Avvertimenti: BL/Slash/MlM (se non è la tua tazza di té, non leggere, grazie.)
Ryuzo guardò l’anello nel palmo della mano, cercando di non pensare che
quel fottuto cerchietto di metallo si era mangiato un paio dei suoi
stipendi. Doveva trovare le parole giuste, prima che Jin lo
raggiungesse al laghetto delle carpe nei giardini imperiali.
“Ti voglio sposare, Jimbo” provò, sottovoce, lo sguardo puntato sui pesci grassocci che nuotavano placidi sotto il ponticello.
Romantico. Come un mandato d’arresto.
Digrignò i denti, e un bambino che
stava guardando le carpe scappò piangendo dalla madre, seduta su una
panchina lungo il lato opposto del vialetto.
Spostò l’anello nel palmo
dell’altra mano e riprovò, sempre a voce bassa: “Senti, Jin, la
Khotun-gumi potrebbe ucciderti da un momento all’altro, quindi sposami.”
Certo, proprio
le parole rassicuranti che il cliente, che peraltro ti scopi, vorrebbe
sentirsi dire da una guardia del corpo. Chiedigli anche quale aroma di
incenso preferisce per la tomba.
Chiuse il palmo, e solo il fruscio
degli yen che aveva lasciato sul bancone della gioielleria gli impedì
di lanciare l’anello nel laghetto: non avrebbe mai dovuto comprare
quell’affare, ora avrebbe avuto il portafoglio più pieno e la testa
meno confusa. Non era lui quello bravo con le parole, c’era sempre
stato Jin per questo.
Non è forse il motivo per cui hai comprato l’anello? Per non essere costretto a lasciarlo andare di nuovo?
Riaprì il palmo facendo scricchiolare le nocche: “Ok, riproviamoci. Ancora una volta. Ascoltami, Jin…”
“Lo so, sono in ritardo, scusami.”
Accaldato e con il casco allacciato
al braccio, Jin apparve al suo fianco sul ponticello: “Due turisti
vicino all’ingresso avevano bisogno di indicazioni e il mio inglese
deve essere un po’ arrugginito…”
Si voltò di scatto, troppo in
fretta, e prima di chiudere le dita; l’anello scivolò, rimbalzò con un
limpido tintinnio sul parapetto e cadde nell’acqua del laghetto
sottostante. Se gli sguardi avessero potuto lanciare fulmini, nella
caffetteria dei giardini, quel giorno, avrebbero potuto mettere in menù
zuppa di carpe bollite.
“Qualcosa non va? Sembri più
arrabbiato del solito…” gli chiese Jin, che, ovviamente, non aveva
capito nulla, quell’adorabile idiota.
Pensa. Pensa. Pensa. Anche se non è quello che sei pagato per fare.
Doveva trovare una soluzione e
subito, una che non prevedesse sfilettare pesci sotto tutela dello
Stato: “Zitto, Jimbo. Non parlare, non respirare neanche. Sto
riflettendo.”
“Ok, una piacevole novità”: Jin si
lasciò sfuggire quella sua risata bassa, ritrosa, dal naso alla gola,
quella per cui avrebbe svuotato un intero caricatore di proiettili in
testa al boss della Khotun-gumi in un battito di palpebre. Spostò lo
sguardo verso il basso, come se le travi del ponticello potessero
suggerirgli la soluzione che cercava, quando notò il vecchio
portachiavi di Jin. Era incredibile come si portasse sempre dietro quel
peluche di volpe spelacchiato dal cestino dell’asilo alle chiavi della
moto, un moccioso mai cresciuto.
Il tuo moccioso mai cresciuto preferito.
L’idea gli esplose in testa come un
fuoco d’artificio: tastò la giacca alla ricerca delle chiavi della
macchina, sganciò l’anello che le teneva insieme e glielo infilò
all’anulare: “Jin, sposami. Se vuoi un anello decente, chiedi al
Commissario Shimura di far dragare il laghetto. Oppure parla con quelle
fottute carpe, tu sei sempre stato più bravo di me con le bestie.”
Aveva rigurgitato tutto in un unico
respiro, non era nemmeno sicuro che Jin avesse capito anche una sola di
quelle parole, e forse sarebbe stato meglio se non lo avesse fatto,
visto che se ne stava già vergognando. Poi, però, lo sentì ridere,
mentre osservava l’anello di metallo mezzo arrugginito attorno al dito
come se fosse stato uno dei fottuti tesori imperiali. Valeva davvero la
pena fare la figura dell’idiota per quel sorriso.
“Posso accontentarmi di questo, per il momento, Ryuzo. O forse dovrei chiamarti caro?”
“Fallo e ti spacco la testa in quattro, Jimbo.”
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