“Eccoci
qua”
Era la prima volta che Kagami andava a casa di un'amica, sua
madre credeva fosse a lezione di scherma con Adrien, e per questo non
sapeva esattamente come comportarsi in quella situazione.
Si prese
del tempo per osservare la cameretta di Marinette che, doveva
ammettere, la rispecchiava in pieno. Forse c'era troppo rosa per i
suoi gusti, ma nel complesso l'arredamento era carino. In
particolare, la postazione da cucito aveva catturato la sua
attenzione.
Si avvicinò al tavolo
sopra il quale vi era la
macchinetta e tastando le morbide stoffe colorate buttate un po' a
casaccio guardò Marinette, che la stava osservando in
silenzio.
“Sapevo
che volevi fare la stilista” pronunciò con il suo
solito tono
all'apparenza freddo “Ma non pensavo ti fossi organizzata uno
studio in camera”
“Da
qualche parte dovrò pur cominciare!” rise la
corvina, leggermente
imbarazzata da quell'affermazione.
Faceva
ancora fatica ad interpretare tutte le volte gli sguardi di Kagami,
ma rispetto a qualche anno prima aveva fatto dei progressi.
La
schermitrice sorrise di riflesso alla sua risposta
“Ti andrebbe,
insomma... di farmi un vestito?”
Marinette
impiegò qualche secondo buono per realizzare cosa le avesse
appena
detto. Ripetè la domanda stupidamente, ricevendo un cenno
affermativo col capo. Sgranò gli occhi, scattando come una
molla per
l'emozione. Le prese le mani, entusiasta, quasi urlando.
“Vuoi che
inizi subito?!”
Lei balbettò, sia per
la troppa vicinanza del tutto
inaspettata e sia perché non sapeva di preciso cosa
rispondere.
“Facciamo
così. Per il momento ti prendo solo le misure. Il resto me
lo puoi
dire con calma quando vorrai”
Non ci volle molto per afferrare
il
vicino metro da sarta e in poco tempo era già impegnata a
segnarsi
su di un taccuino i centimetri dell'amica, farneticando su quanto
quella richiesta l'avesse resa felice. Aveva realizzato degli abiti
per le altre in passato e mancava effettivamente solo lei.
“Hai
un'idea precisa in mente oppure mi lasci carta bianca?”
chiese, non
appena ebbe finito.
“Nulla di particolare,
solo... rosso mi
andrebbe bene. E mi piacerebbe che si adattasse a molte occasioni,
formali e non”
“Sarà
fatto” rispose prontamente, sorridendole con dolcezza
“Ti farò
il più bel abito che possa fare”.
Kagami
arrossì un po', sentendo dentro di sé delle
sensazioni che non
provava da quando girava intorno ad Adrien alle medie.
“Fintanto
che fa bel tempo è meglio se ci accomodiamo sul mio balcone.
Procedimi pure, vado a prendere qualcosa da bere”.
La
padrona di casa le indicò la botola sopra il letto che non
aveva
notato prima, poi scomparve al piano di sotto.
Era
felice che la ragazza avesse apprezzato la richiesta.
Sua madre era
piuttosto rigida per quanto riguardava la scelta dell'abbigliamento,
come per tutto quello che poteva essere controllato da lei del resto,
e cercò mentre seguiva le indicazioni di Marinette di
imprimere
nella sua mente la sensazione delle scaltre e abili mani che vagavano
sul suo corpo.
Si
sedette sulla sdraio del piccolo balconcino, osservando il cielo poco
nuvoloso che stava lentamente cambiando colore.
“Ho
portato del succo d'arancia, spero ti piaccia”
sentì la voce della
corvina alle sue spalle, che le provocò un piccolo spavento,
e
quando si girò la vide tenere in bilico un vassoietto nella
speranza
di non combinare disastri come al solito.
“Mio papà
aveva appena
sfornato dei crossaint alla confettura di fragole e non ho saputo
resistere alla tentazione” aggiunse con un altro dolce
sorriso,
sedendosi accanto a lei.
“Sono
ancora caldi, è meglio approfittarne”
Kagami
ne prese subito uno, constatando con meraviglia che tutte le voci che
dicevano che era la migliore boulangerie-patisserie di Parigi non
erano insensate.
“Ti
piacciono eh” rise Marinette, notando la sua espressione
estasiata.
“Sono
molto buoni... grazie”
Ne
prese un altro, per poi bere il succo.
La ragazza rise di nuovo,
riuscendo quasi a strozzarsi con la bevanda.
La
schermitrice sorrise lievemente, senza farlo vedere all'amica.
“Sai,
sei molto carina quando sei felice...”
“Mh?”
posò il bicchiere sul vassoio scusandosi “Non ero
attenta,
perdonami. Potresti ripetere?”
“Oh...
niente, niente”
In quel
momento ripensò alla volta in cui l'aveva vista con i
capelli
sciolti. Era bellissima...
Doveva
esserci una specie di campanello d'allarme nella sua testa che le
diceva che era sbagliato.
Insomma... a lei piaceva ancora Adrien e
Marinette aveva le attenzioni di Luka da tempo.
Ma da
quando erano diventate amiche qualcosa era cambiato.
Sentiva una
connessione con la corvina che la confondeva alquanto.
Eppure,
nonostante qualche volta l'avesse persino ritrovata nei suoi sogni
più reconditi, sapeva nel profondo che non avrebbe mai
provato
qualcosa di simile nei suoi confronti.
“In
realtà sì. Prima ho detto che ti trovo molto
carina”
Era
sempre stata sicura delle sue scelte e delle sue azioni, non aveva
mai esitato una sola volta.
Ma davanti a lei si trovava
spaesata,
dopotutto non aveva mai avuto tanti amici prima d'ora, e i sentimenti
che stavano crescendo dentro di lei non facevano altro che renderle
le cose più difficili.
Marinette
sorrise, arrossendo. Era strano come loro due si alternassero, prima
una era timida, poi lo era l'altra.
Non pensava potesse accadere
nella realtà.
La
ragazza giocò per qualche secondo con una ciocca ribelle, in
imbarazzo, evitando di proposito il suo sguardo.
A Kagami sembrò di
sognare.
Una sensazione di calore si
impossessò del suo stomaco,
sembrava che il suo corpo le stesse urlando di smetterla di essere
così attraente.
“Ti
ringrazio...”
“E credo che se ti
sciogliessi i codini saresti
ancora più carina”
“T-tu
dici?” Marinette iniziò a balbettare un poco,
esattamente come
quando aveva quattordici anni davanti ad Adrien. Non sapeva come
reagire a quei complimenti inaspettati da parte della giapponese.
“Si”
Fece come le aveva detto,
togliendosi
gli elastici dai capelli e sentendosi all'improvviso
più sicura di se
stessa.
“Come
pensavo, sei bellissima”
Sorrise
in silenzio questa volta, incontrando per sbaglio gli occhi di
Kagami, e trovandoli meravigliosi.
Qualcosa
nella sua testa, e forse anche nel suo cuore, la spinse ad
avvicinarsi sempre più alla ragazza; trovando dall'altra
parte
nessuna intenzione di respingerla nonostante avvertisse il timore per
quello che stava per accadere.
Chiusero gli occhi, lasciandosi
trasportare dal momento.
Il
bacio che ne seguì durò pochi secondi, ma fu
bastante a scatenare
un uragano all'interno dei loro corpi. Il profumo di Marinette
inebriò le narici di Kagami, pensando di aver raggiunto il
Nirvana.
La
corvina si staccò per prima, lentamente, meravigliata per
quello che
aveva appena fatto.
Sorrise
e poi rise, trovando in risposta un'espressione confusa.
“Cosa
c'è Mari?”
“Niente,
niente. E' solo che le tue labbra sono morbide... e il tuo burrocacao
sa di ciliegia”
“Quindi...”
cercò di biascicare parola la giapponese “Cosa
significa tutto
questo?”
“Credo
voglia dire che mi piaci” disse “Cioè,
nel senso, pensavo di
essere totalmente attratta dai ragazzi ma evidentemente mi sbagliavo.
Cioè, non lo so nemmeno io ma... ho sentito dentro di me la
sensazione di volerti baciare a tutti i costi...”
Eccola,
era ritornata a balbettare e a farsi timida.
Kagami
accarezzò una delle sue bellissime guance rosse, ponendo
fine a
tutte le incertezze che in quel momento avevano colpito Marinette con
un altro bacio. Questa volta senza esitazione.
Una
leggera brezza serale si alzò, raggiuggendo il balconcino di
casa
Dupain-Cheng.
Era di
sicuro un segno, si sa che il vento è portatore di
cambiamento.
E
qualcosa nel rapporto tra le due era cambiato, in meglio.
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