"Penso che dovremmo
sposarci."
Magnus appoggiò con forza, sul fornello, la grossa pentola
piena d'acqua bollente, per evitare di farsela cadere su un piede e
ustionarsi tutto, e si voltò verso Alec a una tale
velocità che per poco non si spezzò l'osso del
collo, mentre Presidente Miao alzò per un attimo il muso,
guardandolo con uno sguardo canzonatorio e ridacchiando sotto i baffi,
prima di tornare a mangiare con gusto la sua scatoletta di tonno.
Magnus stava preparando il Nasi
Padang secondo la ricetta di sua madre, nella speranza di
fare colpo sul suo ragazzo con le sue doti culinarie. Ma a quanto pareva
ci era già riuscito alla grande. Fin troppo, forse.
Lui e Alec vivevano insieme da quasi un anno e, fino a quel momento,
era andato tutto a meraviglia. Quando non lavoravano, passavano ogni
momento libero insieme e, quando non erano fisicamente vicini,
spendevano ore e ore al telefono a parlare di tutto e di niente.
Non avevano mai toccato l'argomento proibito, forse
complice anche il fatto che sua madre stava velatamente diventando ogni
giorno più insistente e fastidiosa, portando Magnus a
maturare, di contro, un'allergia sempre più grande nei
confronti del sacro rito nuziale. Gli veniva l'orticaria anche solo a
sentire nominare la parola matrimonio!
Ecco perché quella proposta l'aveva completamente spiazzato.
Fissò, con sguardo stralunato, il suo ragazzo, ma questo se
ne stava tranquillamente accoccolato sul divano a ingozzarsi di
patatine e guardava con interesse un quiz televisivo, come se non
avesse neanche parlato.
Magnus gli lanciò un'occhiata dubbiosa, chiedendosi se per
caso non si fosse immaginato tutto. Ormai era prossimo ai quaranta.
Stava invecchiando. Poteva benissimo essere, quindi, che la
senilità avesse fatto un mostruoso balzo in avanti e avesse
intaccato le sue sinapsi. O forse iniziava a sentire le voci nella sua
testa. Chissà.
Scrollò le spalle e si diede mentalmente dell'idiota,
tornando a prestare attenzione alla cena che stava preparando. Prese in
mano il bicchiere di vino che aveva appoggiato accanto ai fornelli e ne
bevve, con gusto, un lungo sorso. Sì, doveva sicuramente
essersi sbagl..
"Penso che dovremmo sposarci."
Magnus sputò il vino e iniziò a tossire
convulsamente. Il suo corpo si piegò in due, scosso da
tremiti violenti, mentre grosse lacrime gli bagnavano le guance.
"Tutto ok?" chiese Alec, precipitandosi verso di lui, con sguardo
sbalordito, e iniziando a massaggiargli premurosamente la schiena.
Magnus si raddrizzò e si asciugò la bocca con il
dorso del mano. "Uhm... Sì, grazie." biascicò,
con tutta la dignità che riuscì a racimolare.
Alec sorrise, asciugandogli le guance con le proprie dita.
Magnus si appoggiò contro il piano cottura. "Ehm..."
iniziò, tamburellando nervosamente le dita contro il mobilio.
"Sììì?"
"Ehm..." mormorò nuovamente Magnus, in seria
difficoltà.
Per la prima volta, in vita sua, era a corto di parole. Lui, che non
stava mai zitto e parlava anche nel sonno, non riusciva a pronunciare
una frase di senso compiuto. Era preoccupante.
Fissò il suo ragazzo con gli occhi sbarrati e il suo cuore
iniziò a battergli nel petto così forte da
sembrare quasi voler sfondare la cassa toracica. Forse gli stava per
venire un infarto. Dubitava, però, di essere così
fortunato.
Alec sorrise dolcemente e lo abbracciò. "Penso che dovremmo
sposarci." affermò nuovamente, con sguardo calmo, ma deciso.
"D-davvero?" balbettò Magnus, con un groppo in gola che
sembrava ingrandirsi ogni secondo di più, impedendogli di
respirare.
"Ahn-ahn." rispose Alec, baciando l'uomo sulle labbra.
"P-perché?" farfugliò Magnus, iniziando a sudare
freddo.
"Perché ti amo." affermò Alec, con ferrea logica.
"Questo lo sai, no?"
Magnus annuì.
"E tu ami me." continuò Alec, in tono sicuro. "Giusto?"
Magnus annuì freneticamente.
Alec sorrise, soddisfatto della risposta. "Bene. Quindi penso proprio
che dovremmo sposarci." ribadì, in tono convinto. "Ci ho
pensato a lungo e mi sembra la cosa giusta da fare."
"Ehm..." mormorò Magnus, inghiottendo a vuoto.
"Perché aspettare?" chiese Alec, pragmatico, facendo
spallucce. "Siamo innamorati. E normale desiderare di fare il passo
successivo, no?"
Magnus fissò il suo ragazzo per un lungo momento, poi si
diede un pizzicotto particolarmente aggressivo sulla pelle. Stava
sicuramente sognando. Doveva
essere un sogno, diavolo!
Dal dorso della sua mano, però, partì una scarica
di dolore che gli fece realizzare che non stava affatto dormendo e che
quella proposta era dannatamente reale.
Inghiottì nuovamente a vuoto, la mente completamente nel
panico.
Non che quella proposta non gli facesse piacere, sia chiaro (anzi,
qualche volta aveva addirittura accarezzato l'immagine di loro due che
si giuravano amore eterno davanti a un officiante e a un numero
esorbitante di invitati), ma così, all'improvviso, senza
neanche un minimo di avvertimento... Magnus credeva di non essere
affatto preparato a un passo così importante. Non ancora
almeno.
Lo stuzzicava però l'idea che, se avesse sposato Alec,
almeno avrebbe risolto definitivamente l'enorme problema con sua madre.
D'accordo, non era un nobile motivo per sposarsi, ma perlomeno meritava
una certa considerazione.
Alec piegò la testa e sorrise dolcemente, guardandolo come
se sapesse perfettamente cosa gli stava passando per la testa.
"Non voglio una risposta adesso, Mags." affermò il moro,
accarezzandogli una guancia e baciandogli la punta del naso.
"Ah no?" chiese Magnus, sorpreso.
Alec rise allegramente. "No." confermò, baciandogli le
labbra. "Ma sappi che, fino a quando non avrò una risposta,
metterò in atto tutte le mie arti per convincerti."
sussurrò, facendo scorrere un dito lungo il petto dell'uomo.
Magnus inarcò un sopracciglio e sorrise, sentendosi come se
un enorme peso gli fosse appena stato tolto dalle spalle. "Arti, eh?"
mormorò, malizioso, accarezzandogli lentamente la schiena
fino ad arrivare a palpargli il sedere sodo e tornito.
Alec ridacchiò, passandogli le braccia attorno al collo e
baciandolo appassionatamente. "Già." annuì, con
un sorriso. "Ma non ho alcuna intenzione di rivelarti le mie strategie
in anticipo. Preferisco farti una sorpresa." concluse, mentre
trascinava l'uomo sul divano, la cena ormai dimenticata.
Magnus non aveva idea del guaio in cui si era cacciato fino al mattino
seguente, quando, di buon'ora, subì l'assalto di sua madre.
Alec era uscito di casa giusto cinque minuti prima, millantando di
commissioni urgenti da fare e lavoro arretrato da sbrigare.
Quando si ritrovò la donna davanti al naso, Magnus
ripensò a quel "Preferisco
farti una sorpresa" che il suo ragazzo gli aveva
sussurrato la sera precedente, prima di gettarlo sul divano e farlo
suo. Quel figlio di buona donna!
"Malaikatku
[ndr. angelo mio]!" berciò Dewi, abbracciando
stretto-stretto il corpo di suo figlio. "Ho appena saputo la
meravigliosa notizia!" affermò, mentre irrompeva in casa sua
alle otto del mattino.
Magnus sbarrò gli occhi e iniziò a sudare freddo.
"Q-quale notizia?" balbettò, terrorizzato di conoscere la
risposta.
Dewi prese il viso di suo figlio tra le mani e gli baciò
dolcemente le labbra. "Oh, malaikatku,
mi hai resa così felice! Le mie preghiere di madre sono
finalmente state ascoltate." sorrise, facendosi il segno della croce
per ringraziare il Signore di averle finalmente rivolto le sue
attenzioni.
Magnus sentì una stretta allo stomaco. "Chi te l'ha detto?"
indagò, ben conoscendo la risposta.
Dewi sorrise, raggiante. "Il mio futuro genero! Chi
sennò?"
Magnus ridusse gli occhi a due fessure maledicendo pesantemente, in
silenzio, il suo ragazzo. Che era sulla buona strada per diventare ex.
"Quel meraviglioso ragazzo mi ha informato questa mattina che ti ha
fatto la proposta!" sospirò Dewi, congiungendo le mani con
aria sognante.
"Mamma..." sospirò Magnus, stringendosi il setto nasale.
"Sì, sì, so che non gli hai ancora dato una
risposta." lo interruppe Dewi, sventolando una mano con noncuranza. "E'
per questo che la tua adorata ibu
[ndr. mamma] è qui!" affermò, spalancando le
braccia. "Sono venuta per aiutarti a prendere una decisione."
Magnus alzò gli occhi al cielo e si voltò per
dirigersi verso la cucina. Caffè. Aveva un disperato bisogno
di caffè. O avrebbe commesso un matricidio.
"Malaikatku,
sai benissimo qual é la cosa giusta da fare."
berciò Dewi, tallonando suo figlio. "Devi sposarlo. Alec
é stupendo. E' perfetto per te. Non troverai nessun altro
come lui." affermò, con convinzione. "Ohhh,
chissà quanti bei bambini adotterete!" sospirò,
con un sorriso estasiato.
Magnus si appoggiò contro il piano cottura, sorseggiando con
calma il suo caffé e fissando davanti a sé con lo
sguardo perso nel vuoto. Un mese senza sesso. Sì, quella era
di sicuro la giusta punizione da infliggere ad Alec. Quello stronzo non
avrebbe visto il suo pisello e il suo sedere per trenta fottuti giorni!
"Malaikatku,
Alec ti ama e tu ami lui. Si può sapere di cos'altro hai
bisogno per dirgli sì?" chiese Dewi, piazzandosi le mani sui
fianchi e iniziando a battere la punta del piede sul pavimento.
Magnus continuò a fissare il vuoto, meditabondo. Ok, forse
un mese era una punizione troppo crudele per il suo pasticcino alla
crema. Una settimana. Ecco, sì, una settimana senza sesso
era una vendetta perfetta.
"Mi dispiace di essere stata così opprimente con te, in
passato, tesoro. Solo adesso mi rendo conto che é stato un
errore." mormorò Dewi, picchiettando la mano del figlio con
un sospiro esagerato. "Ma devi sapere che pensavo di fare la cosa
giusta per te e credevo che ti comportassi così solo
perché sei un po' testardo."
Magnus si morse il labbro inferiore, accigliandosi appena. Certo,
però, che anche sette giorni erano una penitenza ardua da
scontare. Il suo dolce Fiorellino
avrebbe potuto andare in crisi di astinenza senza i suoi baci e le sue
coccole! Magnus non poteva proprio permettere una cosa del genere. Lo
amava troppo!
"Oh, malaikatku,
sono così felice!" urlò Dewi, abbracciando di
slancio suo figlio, prima di afferrargli le guance e baciargli la punta
del naso. "Ora devo andare!" annunciò, dirigendosi verso la
porta con un sorriso beato. "Ho appuntamento con i proprietari di
alcuni servizi di catering tra meno di un'ora. Uno é un po'
più costoso degli altri, ma che importa? Non si
può risparmiare su un matrimonio!" affermò, in
tono sicuro, facendogli l'occhiolino. "Oggi pomeriggio, invece,
vedrò il fiorista e devo anche ordinare gli inviti."
continuò, picchiettandosi il mento con fare meditabondo.
"Oh, e dobbiamo anche scegliere il sarto per l'abito! Hai
già idea di dove vorresti andare a prenderlo? La signora
Penhallow ha già promesso di farmi uno sconto favoloso se ci
rivolgiamo a lei!" proseguì, sempre più
entusiasta. "Ti chiamo più tardi per aggiornarti, malaikatku!"
berciò, lanciandogli un bacio volante, prima di scomparire
dietro la porta.
Magnus assottigliò lo sguardo. Oh, sì. Il suo
tartufino pregiato avrebbe dovuto impegnarsi seriamente per farsi
perdonare... o niente sesso per ben ventiquattro ore!
"Questa tonalità di verde é orribile. Non mi
piace per niente. Dovremo cercare qualcos'altro, Magnus. Qualcosa con
un po' più di personalità."
Magnus lanciò alla sua migliore amica, Catarina Loss, uno
sguardo infastidito, mentre la ragazza si voltava verso lo specchio per
nascondere un ghigno divertito. L'uomo sapeva che la ragazza lo stava
punendo per averla trascinata in quella pazzia che sua madre aveva
messo in piedi in neanche due ore, ma visto che Cat era stata eletta
come sua damigella d'onore, non aveva potuto fare niente per sfuggire a
quella follia.
Con un sospiro drammaticamente esagerato, Magnus chiese alla commessa
del negozio Penhallow's
Bridal, una bisbetica donna sulla settantina, con un
vistoso paio di baffi sotto le narici e un cespuglio cotonato al posto
dei capelli, di mostrare loro degli altri vestiti da damigella.
"Cosa c'é che non va nel verde? A me piace il verde!"
obiettò Dewi, piazzandosi le mani sui fianchi. "La damigella
d'onore della figlia dei Blackthorn era vestita di verde ed era
bellissima. E poi, io sto benissimo in verde. Lo dicono tutti!"
Cat scosse la testa. "Non è vero, signora Bane. Lei ha la
pelle olivastra e il verde la fa sembrare slavata."
Dewi fissò la ragazza con occhi terrorizzati e si
precipitò verso lo specchio più vicino, per
sincerarsi delle sue parole.
Magnus alzò gli occhi al cielo, sentendo un principio di
emicrania farsi strada nella sua testa. "Cat, puffetta mia adorata, hai
già posto il veto al rosa, al turchese e ora al verde. Ti
prego, non puoi semplicemente dirmi quale colore preferiresti
indossare?" chiese, esasperato.
"Che ne dici di un bel rosso carminio?" rispose Cat, con un sorriso
divertito.
La madre di Magnus si voltò a guardarla scandalizzata e si
fece il segno della croce. "Rosso carminio? Sei matta? Il rosso
é sconveniente per un matrimonio!"
Cat sventolò una mano con noncuranza. "A me piace. Tutti
quei colori pastello che si usano di solito sono terribili."
affermò, scrollando le spalle. "E poi il rosso le starebbe
divinamente addosso, signora Bane." sorrise, con l'aria di una che la
sapeva lunga. "Senza contare che creerebbe un bel contrasto con il tuo
abito, Mags."
Per quanto lo riguardava, Magnus avrebbe solo voluto andarsene a casa a
concedersi un bel bagno caldo, con un bicchiere di vino rosso di fianco
alla vasca e il suo cuore di panna, dall'animo subdolo e infame, seduto
dietro di lui, che gli massaggia le spalle e gli bacia la pelle del
collo.
Invece sua madre l'aveva praticamente costretto a forza ad
accompagnarlo in quel negozio per trovare l'abito nuziale adatto, dopo
averlo coinvolto nella scelta del catering. Poco importava che Magnus
non avesse ancora dato una risposta ad Alec, che sembrava sparito nel
nulla, negandosi addirittura al telefono. L'inarrestabile macchina
organizzativa indonesiana era stata messa in moto e nessuno poteva
più fermarla.
"Forse io e Alec dovremmo semplicemente scappare e non tornare mai
più." mormorò Magnus, pensieroso, fissando il suo
riflesso nello specchio.
Aveva gli occhi spiritati, il suo eyeliner si stava sbavando e il mal
di testa aveva iniziato a tormentarlo da un minuto buono. Era sfinito.
"Scappare? Demi surga
[ndr. per l'amor del cielo]! Non ti sembra di stare esagerando?"
sbottò Dewi, alzando gli occhi al cielo. "Mi spezzeresti il
cuore se lo facessi, malaikatku,
lo sai benissimo." esalò, portandosi una mano al petto, con
fare melodrammatico. "Su, non dire stupidaggini. Troveremo il colore
giusto per la tua damigella d'onore e tutto si sistemerà."
"Certo, ibu."
sospirò Magnus, massaggiandosi la fronte.
"Sapete di cosa avremmo bisogno tutti, in questo momento?" propose Cat,
battendo le mani per attirare l'attenzione di madre e figlio.
"Di una buona seduta psichiatrica?" ribatté Magnus, con un
sorriso sarcastico.
Cat rise di gusto. "No, stupido. Di un buon pranzetto che ci rimetta in
forze." affermò, sorridendo, mentre prendeva sottobraccio il
suo migliore amico. "Giusto, signora Bane?" chiese, facendole
l'occhiolino.
"Ma... ma... e il tuo abito da damigella?" rispose Dewi, guardando la
commessa, che sembrava anche più confusa di lei.
"Lo sceglieremo un altro giorno." dichiarò Cat, guardando la
donna con uno sguardo significativo e sfidandola a osare contraddirla.
Magnus si sporse verso l'amica e le baciò la guancia, grato.
Diverse ore più tardi, l'ex Marine entrò nella
cucina dei suoi genitori e trovò suo padre vicino ai
fornelli, intento ad assaggiare (e solo assaggiare, aveva giurato il
più anziano dei Bane) la cottura dello stufato per la cena.
Il profumo della carne e della cipolla riempiva l'ambiente.
"Ciao, ayah
[papà]." bofonchiò Magnus, sedendosi pesantemente
su una sedia.
Asmodeus accolse suo figlio con un gigantesco sorriso. "Ecco il mio malaikat [ndr.
angelo] preferito! Ho sentito della bella notizia." lo
salutò, festoso, stampandogli un bacio sulla fronte. "Come
mai da queste parti? Credevo fossi a fare spese con tua madre..."
Magnus gli lanciò un'occhiataccia. "L'ho lasciata dal
fiorista." rispose laconico, dopo essere stato abbandonato da Cat a
fine pranzo e aver passato un pomeriggio d'inferno con la propria madre.
Asmodeus ridacchiò, arruffandogli i capelli e dirigendosi
verso la credenza. "Ho quello che fa per te." annunciò,
porgendogli poi un pacco di biscotti al cioccolato.
Magnus sospirò, piluccando un dolcetto con aria pensierosa.
"Cosa ti preoccupa, malaikatku?"
chiese Asmodeus, sedendosi di fronte al figlio.
Magnus fece spallucce, continuando a sbriciolare il suo biscotto. "Non
gli ho ancora detto sì." mormorò, con un sospiro.
Asmodeus sorrise dolcemente. "E questo é un problema?"
"Forse." rispose Magnus, titubante. "E' da questa mattina che non
risponde alle mie chiamate. Ha spento il cellulare."
Asmodeus gli strinse affettuosamente una mano. "Mags, tesoro, sono
certo che non ti sta affatto evitando. Ci sarà sicuramente
una buona ragione per cui il suo telefonino é spento."
Magnus fece nuovamente spallucce. Si stava comportando come un bambino,
ne era consapevole, ma era sfinito, dopo una giornata con sua madre, e
tutto quello che voleva fare era tornare a casa e vedere Alec. E
scoprire se il fatto che non gli avesse ancora dato una risposta fosse
diventato improvvisamente un problema.
"Sai, malaikatku,
non devi sposarlo per forza." affermò improvvisamente
Asmodeus, sgranocchiando un biscotto al cioccolato.
Magnus guardò suo padre, sorpreso. "Cosa?"
Asmodeus sorrise teneramente, accarezzando una guancia del figlio. "Malaikatku, se hai
tutti questi dubbi, forse é il tuo istinto che ti suggerisce
di non farlo." suppose, piegando la testa.
Magnus si morse il labbro inferiore, meditabondo. Non é che
stesse pensando di dirgli di no, ecco, ma non voleva neanche dirgli di
sì semplicemente perché era terrorizzato all'idea
che Alec lo lasciasse.
"Per quanto tua madre desideri moltissimo vederti percorrere la navata,
stai pur certo che né io né lei vogliamo che tu
trascorra il resto della tua vita con una persona con cui non vuoi
legarti in un vincolo tanto importante. Saresti infelice."
continuò Asmodeus, picchiettandogli la mano.
"Ma Alec mi rende felice. Tanto felice. Immensamente felice."
ribatté Magnus, con fervore.
Asmodeus sorrise. "Sono contento di sentirtelo dire, Mags, ma se non ti
senti ancora pronto, allora dovresti dirgli di no. L'unica cosa che io
e tua madre abbiamo sempre desiderato é la tua
felicità, lo sai."
"E dei nipotini."
Asmodeus rise, allegro. "E dei nipotini, sì. Ma la tua
felicità viene al primo posto. Qualunque sia la tua
decisione definitiva riguardo al matrimonio, sappi che noi saremo
sempre al tuo fianco."
Magnus sorrise, baciando il dorso della mano del padre. "Grazie, ayah."
mormorò, prima di rubargli il biscotto da sotto al naso e
addentarlo con gusto.
Magnus si fermò davanti alla porta del loft e trasse un
respiro profondo, come a infondersi coraggio.
Per tutto il giorno, non aveva fatto altro che pensare al momento in
cui avrebbe rivisto Alec. Gli era mancato davvero tanto. Ma che cosa
avrebbe trovato al di là della porta? Delle valigie
già pronte? O, peggio, un freddo e striminzito biglietto di
addio?
Magnus non voleva neanche pensare a un'ipotesi tanto orribile. In tutto
quel tempo passato insieme, il moro gli era diventato indispensabile
come l'aria che respirava e non aveva problemi ad ammettere di essere
innamorato cotto di lui. Alec era l'uomo che aveva aspettato per una
vita intera. Come aveva potuto non dirgli subito sì?
Si diede una manata in fronte, dandosi dell'imbecille, ed
entrò nel loft, titubante. Non c'erano valigie all'ingresso
e questo era già un buon segno. Un'intensa zaffata di odore
acre, però, gli aggredì le narici non appena
varcò la soglia. Qualcosa stava decisamente bruciando in
quella casa.
"Alec?" chiamò, allarmato, gettando le chiavi in una ciotola
posizionata su un mobile posto all'ingresso.
Il moro balzò fuori da dietro il bancone della cucina, con
gli occhi sbarrati. "Per l'angelo! Sei qui? Perché sei
già qui?" chiese, completamente nel panico.
Magnus inarcò un sopracciglio e fissò il suo
ragazzo, che era in condizioni disastrose. Il grembiule che indossava
era macchiato vistosamente da Dio solo sapeva cosa, il viso era unto di
farina e i capelli sembravano essere diventati il rifugio di qualche
uccellino, tanto erano sporchi e arruffati.
"Stai bene?" chiese Magnus, sinceramente preoccupato.
Alec si morse il labbro inferiore e sembrava sull'orlo di una crisi di
nervi. "V-volevo prepararti la cena." pigolò, in un tetro
balbettio. "Ma... ma l'arrosto é bruciato e..."
"Volevi prepararmi la cena?" chiese Magnus, sorpreso, avvicinandosi a
lui.
Alec annuì mestamente. "Volevo fare una cosa carina per te."
mormorò, abbassando lo sguardo. "N-non per convincerti a
sposarmi eh!" precisò subito dopo, alzando le mani. "Solo...
volevo... io volevo farmi perdonare e... ma l'arrosto é
bruciato, e..." esalò, tirando su con il naso e
scompigliandosi ancora di più i capelli con un gesto
esasperato. "Per l'angelo, è stata una giornata tremenda!
Tremenda! A lavoro non ho avuto un attimo di respiro, il cellulare mi
é caduto a terra, spaccandosi in mille pezzi, e ho provato a
chiamarti con il telefono dell'ufficio, ma c'era un guasto nella linea
telefonica che non sono ancora riusciti a riparare." iniziò
a elencare, respirando appena tra una frase e l'altra. "E poi... mi
dispiace davvero tanto di aver detto a tua madre della proposta. Giuro
che non l'ho fatto apposta e..."
Magnus sorrise e piegò la testa, fissando il volto stravolto
e angosciato del suo ragazzo. Scosse la testa e rise, intenerito. Non
aveva bisogno di sapere altro. Con due sole falcate, lo raggiunse e lo
strinse forte tra le sue braccia, assaporando la sua vicinanza, la sua
forza e il suo amore. Affondò il naso nel collo del moro,
chiudendo gli occhi e inspirando a pieni polmoni il suo odore. Quello
era il suo posto, la sua casa.
"Ti amo." sussurrò l'uomo, felice.
"Anch'io. Tanto." rispose Alec, allacciando le braccia al collo
dell'ex Marine.
"Alexander?" sussurrò Magnus, dopo un lungo momento, le
labbra pressate sulla pelle della clavicola.
"Sì?"
Magnus si scostò appena da lui. "Chiedimi di nuovo di
sposarti." mormorò, con un sorriso luminoso.
Alec spalancò gli occhi, sorpreso, poi gli rivolse un
sorriso gigantesco. "Che c'é? Devo chiederti di sposarmi
mentre ti faccio un pompino?" domandò, quando l'altro
indicò verso il basso con l'indice.
Magnus gettò la testa all'indietro e rise di gusto, prima di
tuffarsi sulle labbra del ragazzo e baciarlo con passione. Non c'era
alcun dubbio: quello era l'uomo giusto per lui. L'unico.
Alec rise nel bacio, felice, prima di liberare Magnus dal suo abbraccio
per inginocchiarsi ai suoi piedi. Questa volta, l'avrebbe fatto nel
modo giusto.
===
Note dell'autrice
E con questo piccolo extra, la storia é davvero giunta al
termine. Giuro! :D
Chiedo scusa per i tempi biblici che ho impiegato per concludere questa
fanfiction, ma il CoVid ha stravolto la mia vita lavorativa e a un
certo punto ho deciso di abbandonare momentaneamente la scrittura,
perché, davvero, arrivavo a casa stremata e l'ultima cosa
che volevo fare era mettermi nuovamente davanti a un computer.
Chi scrive fanfiction lo sa bene: non é per niente facile.
Ci vuole impegno, concentrazione e ricerca (almeno nel mio caso, che
consulto internet ogni due per tre per cercare dettagli che inserisco
nelle mie storie, visto che voglio che queste siano quanto
più possibili vicine alla realtà).
Ma soprattutto ci vuole tempo. Tanto tempo. Un'infinità di
tempo. Ad esempio, io spendo ore e ore a rileggere quello che scrivo,
nella speranza che fili tutto come voglio, e soprattutto a eliminare
quanti più errori e strafalcioni possibili. (se ne trovate,
non fatevi nessuno scrupolo a farmelo notare!)
Perdonatemi, quindi, se ci impiego una vita a postare una fanfiction
completa XD (soprattutto in questo caso, in cui si é messa
di mezzo anche questa terribile pandemia)
Detto questo, permettetemi di ringraziarvi! *___*
Grazie a chi ha recensito (siete troppo gentili, davvero! *___*).
Grazie a chi ha inserito la storia tra le preferite, tra le ricordate e
tra le seguite.
Grazie ai lettori silenziosi e a chiunque ha perso del tempo per
leggere questa fanfiction.
Grazie! Grazie! E ancora grazie!
Un bacio e a presto! ;-*
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