Illusion's
Lover
[Guida alla lettura:
La storia ha come personaggio principale Sulpicia, la moglie di Aro.
Sono dell'idea che lui non la ami e che lei, dopo aver passato anni e
anni nell'illusione che fosse il contrario, alla fine si sia decisa ad
arrendersi e prendere parte alla recita infinita che è
Volterra.
Secondo questa storia Sulpicia era una nobile e Aro un servo. Quindi
lui l'ha sposata per il puro piacere di vincere, di poter testimoniare
a tutti che era abbastanza potente per farlo.
E' anche vero, però, che Sulpicia è una donna, e
spera sempre in un lieto fine e quindi, pur di non vivere nella
verità, cioè quella di essere solo un oggetto,
decide di abbandonarsi all'illusione; dove un regalo è un
segno di amore sincero. Per lei. Perciò tutto il testo si
divide tra la rabbia della verità e la malinconia del
ricordo e dell'illusione.
E' complicata, molto. Mi scuso. Buona lettura, per quanto possibile]
Ma sì, me la dedico.
Me la dedico perché sono prorpio come Sulpicia.
Idiota, cinica e innamorata.
L'amore
è l'illusione che ha creato l'uomo per credere, in quel
minuscolo attimo che è la sua esistenza, misera ed infima,
che a qualcuno, chiunque lui abbia scelto, importi di lui.
Hanno continuato a parlarne, dell'amore. Ne hanno scritto, discusso,
c'è chi è morto per amore; ma io so bene che
l'unico motivo per cui si sono fatte queste cose è
semplicemente per non scordare, per non dimenticare questa nebbia di
cui l'uomo si droga.
Perché è così sottile e leggera che
vederla sparire è facile, e doloroso.
Io porto le ferite di questo baluardo dalla fragile stoffa, ho
combattuto sotto di esso, sono vissuta, morta e rinata per amore;
eppure, ormai dovrei aver capito, dopo tutte le ferite che mi ha
procurato, che non è nient'altro che una grandissima ed
immensa stupidaggine.
Il giorno che vi sto per raccontare è un giorno come tanti,
niente di speciale, l'ennesima pagina di questo libro infinito che
è la mia esistenza; senza disegni, senza una trama,
costituito da delle semplici parole ripetitive e noiose.
Non amo passare il mio tempo tra i corridoi della mia dimora,
né passarlo con quegli scarti di vita che sono i suoi
abitanti. Niente è eccitante, niente è degno di
nota qui.
Si respira per abitudine; si vive per inerzia; ci si nutre per noia.
Mi chiedo come mio marito
possa trovare divertente e necessario tutto questo. Né come
possano farlo i suoi subordinati, perché dovrebbero saperlo
tutti meglio di me, qui, in questi angusti corridoi, siamo
tutti pedine di una scacchiera costruita con immensa cura e minuzia.
In questo spicchio di esistenza grigia io non sono altro che l'ennesimo
pedone da spostare a piacimento, sempre che lui, con me, la sua mossa
non l'abbia già fatta.
Passeggiavo da sola accanto alla corte centrale, c'era il
sole quella mattina, brillava incessantemente su tutto; sugli alberi
verdi, sulla statua di quella donna aggraziata che versava acqua nella
fontana di bianco marmo, sui fiori curati. Tutto era luce in quel
momento, e luce era anche la pelle di mia cugina, Athenodora, che,
seduta su una graziosa panchina di preziosa roccia, accarezzava
dolcemente i capelli candidi del marito.
Non stavano parlando, si fissavano, semplicemente. Era come se
sapessero assaporare la vera essenza della felicità e, per
fare questo, non c'era bisogno di parole.
Avevo imparato da tempo che i discorsi sono gli scudi dell'uomo, le
frasi pensate le lance con le quali vogliono combattere.
Mi nascosi dietro una colonna, non volevo assolutamente farmi vedere;
già era imbarazzante trovarsi da sola con Caius, pensare in
questa situazione! Dovevo andarmene, dovevo fare in modo che, almeno
qualcuno, potesse mantenere vivo quel sentimento che nel mio cuore era
ormai deceduto e gelato.
Amore, ti ho abbandonato, vero?
Percorsi velocemente il porticato, lasciando scivolare la mia tunica
sul pavimento senza produrre altri rumori all'infuori di quello; poi,
un attimo prima di scomparire di nuovo, li guardai.
Un bacio.
Assaporato con la calma di chi sa di essere solo e di essere amato;
notai il viso dell'uomo distendersi, una volta tanto, lasciarsi andare
in balia di quei fluttui gentili e amorevoli, accarezzarli a sua volta,
leggero e dolce, come non credevo potesse essere.
Mi fermai, boccheggiando. Sembrava come se stessi affogando in un mare
opprimente e scuro; lava che mi bruciava e soffocava allo stesso tempo,
riempendomi i polmoni di fuoco e dolore.
Scappai, senza curarmi di quanto avrei potuto attirare l'attenzione,
una volta tanto ignorando ciò che gli altri avrebbero potuto
pensare di me.
Mi sentivo morire, come non mi succedeva da tanto tempo; avvertivo
delle dita affilate e sottili, come le zampe di un ragno velenoso,
risalire la ragnatela che si era venuta a creare intorno al mio cuore;
tessuta con seta nera e indistruttibile.
Io non ero amata e non amavo.
Questa era una convinzione che avevo maturato dopo troppe sconfitte,
dopo troppe perdite in quel campo di battaglia che è l'amore.
Ripresi a respirare -quell'inutile azione che continuavo a ripetere
senza motivo- solo quando sentii la porta chiudersi dietro di me e la
mia schiena poggiarsi sfinita su di essa.
Lasciai scivolare la mia mano dietro la stoffa nera che mi ricopriva il
corpo e la tolsi, singhiozzando; la scagliai sul letto, freddo da
troppo tempo, privo di significato o scopo, se non quello di abbellire
una stanza, di testimoniarne la ricchezza, degnandola della sua
bellezza. Proprio come me: io, in fin dei conti, non ero nient'altro
che un oggetto, un piacevole tesoro da mostrare, da possedere.
Ma gli oggetti, per quanto piacevoli e ammirati non verranno mai amati,
sono e sempre saranno oggetti.
Presi tra le mani la pietra rude e mal tagliata che adornava il mio
collo e chiusi gli occhi.
Tutte le persone, perfino quelle come me, hanno un ricordo felice; un
lembo di gioia a cui aggrapparsi e tirare per salvarsi da tutta la
disperazione che ci circonda.
Riportai alla mente il ragazzo dai lunghi e sporchi capelli corvini, la
sua pelle rovinata dal sole, gli occhi eccitati e brillanti di gioia,
le dita rudi e poco abili nell'allacciare una collana intorno ad un
collo così candido e delicato come il mio. Mi ritrovai
accanto a lui, seduta sulle rive di un ruscello gorgogliante,
ascoltando le sue parole balbettate, mentre un indice insicuro passava
sopra il foglio ruvido del libro che gli avevo portato.
Assaporai nuovamente la brezza del proibito: un servo non dovrebbe
leggere, la sua padrona, allo stesso modo, non dovrebbe insegnarglielo.
Vidi, proprio come quel giorno lontano e avvolto nel vapore di un
passato remoto, la sua testa alzarsi e le sue dita cercare qualcosa
dentro la sacchetta di cuoio che teneva affianco a lui. Sospirai
sorpresa, di nuovo, come ogni volta in cui rievocavo questa memoria,
quando si avvicinò con il ciondolo grezzo a me, pronto a
regalarmelo.
Mi passai la lingua sulle labbra, credendo, sperando, volendo che fosse
la sua, come quella volta.
Ma così non era, le trovai fredde e secche, prive di amore
da troppo tempo.
Singhiozzai, scivolando lungo la porta e sedendomi per terra.
Non ero amata e mi chiesi se mai lo ero stata.
Alzai la testa dal basso solo dopo qualche ora, il vivere
così a lungo ci rende insensibili al tempo; e lo vidi.
Notai la piccola scatola di legno posata sul tavolo di mogano, la
candela che la illuminava flebilmente, sostituendo quella luce da cui
ero scappata -il sole, la vita- e mi alzai, prendendola tra le mani
tremanti.
La aprii e la collana di oro puro che era racchiusa là
dentro mi fece rabbrividire, la chiusi veloce e smisi nuovamente di
respirare.
Mi aveva fatto un regalo. Perché? Cosa lo aveva spinto a
farlo? Valevo qualcosa per lui?
Forse mi amava?
Forse era solo la mia mente cinica e stanca di tutto a crearsi problemi
invisibili e inesistenti?
Forse la vera insensibile ero io?
Indossai il regalo meccanicamente, le domande che mi ero posta erano
stupide ed inutili.
Sapevo bene che era un gesto come un altro da parte sua, niente di
speciale, un'abitudine che aveva tanto con me quanto con le altre donne
che abitavano in queste mura.
Eppure la gioia che mi percorreva il corpo ogni volta che, proprio come
in quel momento, trovavo qualche suo regalo era troppo preziosa per
essere ignorata. Una perla troppo rara per essere lasciata giacere
dentro una conchiglia, nel fondo di un oceano scuro, dove nessuno
può raccoglierla e godere, anche per poco, del suo splendore.
Potevo credere che il suo sorriso fosse rivolto solo a me, che le sue
parole dolci fossero ispirate da me, da sua moglie; potevo illudermi
che mi amasse e che io, di conseguenza, potessi amare.
Che potessi provare un sentimento tanto umano quanto complicato; che
credevo di aver lasciato morire sotto strati e strati di
insoddisfazione.
Ma lo sapevo pure io che questa coperta pesante spariva ogni volta che
lui si degnava di ricordarsi di me, di farmi notare che era al corrente
della mia esistenza e, soprattutto, del fatto che, volente o nolente,
lo amavo.
Riuscivo a convincermi che non ero un semplice oggetto, un trofeo; ero
qualcosa di più, un'amante, io, Sulpicia, ero la sua amante.
L'amante dell'illusione.
Si infrange, si spezza contro lo
scoglio.
Non conosce perdono, non
conosce ricordo.
Ritornerà
ogni volta, come sole dorato;
ed io, l'Amore, ospite
ingrato,
farò dormire
nella mia casa.
Raccoglierò
gli oggetti da lui distrutti,
osserverò la
mia dimora bruciare sotto il fuoco da lui provocato;
ma senza fiatare ti
stringerò nuovamente tra le mie braccia,
baciando le tue labbra,
scordando quanto male questo mi faccia.
Angolo autrice:
YEA! Primo posto *O* con una storia che ho profondamente odiato, yep,
oggi giornata di risultati XD *da il cinque a Sulpicia* Oh,
sì, una volta vediamo pure l'Aro OMMMO bastardo, che fa
tanto fiQuo.
E anche Caius, se si sarà sposato un motivo ci
sarà, no? Un po' umano anche lui lo sarà ; ma lo
vedo tanto pussolo con la moglie <3
Invidio Sulpicia, molto, quindi questo è un rapporto amore
odio che non so come andrà a finire in futuro. Spero di
riscriverci su, perché è stato -in fondo in
fondo- quasi divertente.
Ah, il contest a cui ha partecipato è questo: Potere
alle Donne
Ora vi lascio ai giudizi (per ora parziali):
Prima classificata:
Princess of vegeta6 con "Illusion's lover"
Correttezza grammaticale e sintattica, ortografia:
4, 5 punti
Stile, forma e lettura scorrevole: 5 punti
Originalità: 8 punti
Caratterizzazione dei personaggi: 4, 5 punti
Giudizio personale: 9 punti
Per un totale di: 31/35
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