Capitolo 2
Hollow
wor(l)ds 1 - Lucifer under the Scorching Sun
O
grande angelo nero
fuligginoso
riparami
sotto le tue ali...
O angelo nero disvelati
ma non uccidermi col tuo
fulgore
Grande angelo d'ebano
angelo fosco e bianco
(Eugenio Montale, L'Angelo Nero)
Passato - 89 B.H. (Before
Hogyoku)
L’Adjuchas
era stravaccato sulla sabbia, sul ciglio di una enorme duna: gli occhi
socchiusi, osservava pigramente l’enorme e desolata distesa
desertica,
come ipnotizzato dai futili arabeschi che il vento imprimeva al
paesaggio. Un panorama deprimente, senza dubbio, uno di quei rari posti
sulla terra dove persino la più cocciuta delle erbacce deve
ogni giorno
lottare per sopravvivere : un luogo non adatto alla vita, un tempio
all’indifferenza della non-esistenza, eppure…
persino quella landa
squallida appariva ai suoi occhi uno spettacolo magico, rispetto alle
fredde regioni dello Hueco Mundo. Il cielo straordinariamente azzurro,
la sfera fiammeggiante del sole che si abbassava lentamente
sull’orizzonte, la temperatura mostruosa erano sufficienti a
creare una
piacevole sensazione sulla bianca pelle degli spiriti maligni: era
l’unico luogo al mondo dove gli fosse ancora possibile
ricordare il
significato della parola calore.
Era bello.
Sotto
la maschera, l’Adjuchas aveva inarcato un sopracciglio,
seccato
dall’improvvisa pulsione omicida che che gli stringeva lo
stomaco:
riuscire ad addormentarsi subito dopo pranzo si era dimostrata
un’impresa impossibile, ma anche la contemplazione
dell’infinito
perdeva quel poco di fascino che aveva con un sottofondo costante di
grugniti e rumori di masticazione; ma quanto mangiava
quel bestione? In momenti come quello, non riusciva proprio a
sopportarlo.
La
sua mano artigliò la sabbia, e dovette fare uno sforzo per
abbandonarsi
nuovamente all’indolenza. La giornata era stato un completo
disastro
fin dalle prime ore del mattino: gli Shinigami erano piombati in mezzo
al loro bivacco poco prima dell’alba, quando ormai si erano
convinti di
aver messo una ragionevole distanza tra loro e il luogo dove si era
svolto il massacro: un magro bottino, un gruppetto di Hollow minori
guidati da un Menos particolarmente ottuso, che avevano fatto strage in
un accampamento di beduini, ma non si erano accorti fino
all’ultimo di
essere diventati a loro volta prede.
Pesce grande mangia
pesce piccolo…
fu in quel momento che cominciò a rendersi conto che
faticava a
raccogliere i pensieri. Quella sera, al riparo della grande rupe al
centro del suo territorio di caccia, nello Hueco Mundo, avrebbe
maledetto la sua stupidità, incapace di addormentarsi per il
dolore
lancinante, privato del suo dolce riposo, che da lungo tempo era
l’unica cosa che gli rendesse sopportabile quella condizione:
l’oblio
del sonno…
Avrebbe ammesso con sé stesso che avrebbe dovuto
avvertire un campanello d’allarme fin da allora, da quando la
sua
coscienza aveva cominciato ad annebbiarsi, ma in quel momento la sua
testa era altrove... sulle pagine di un libro. Un libro dalla copertina
nera, per la precisione, di aspetto ordinario, se si escludevano le
macchie di sangue, che era appartenuto ad uno Shinigami particolarmente
giovane, un ragazzino biondo che aveva rovesciato la sua sacca da
viaggio negli spasmi dell’agonia dopo che gli aveva spezzato
il collo.
Dovevano essere poco più che studenti, forse sulle tracce
del gruppo di
cui si erano nutriti: con l’eccezione del loro comandante,
nessuno di
loro aveva richiesto un secondo colpo. Il che spiegava anche
perché uno di loro si portava dietro i libri di testo: ma
quello che
aveva attirato la sua attenzione, era il fatto che era scritto nella sua lingua:
sì, doveva essere stato proprio quello a fregarlo,
l’essersi reso conto
che dopo più di duemila anni era ancora in grado di
decifrare quei
minuscoli simboli, o forse lo stupore, nel constatare che il suo
alfabeto era sopravvissuto così a lungo: non lo aveva
ritenuto
possibile.
Alfa, beta, gamma,
delta…
Quasi
si era messo a ridere. Preso da un momento di nostalgia, con la sue
fauci che grondavano sangue, aveva aperto una pagina a caso…
…
è altresì una nozione comunemente accettata che
gli Hollow non abbiano
ricordi; la causa è probabilmente da ricondursi
all'intensità del
trauma che si accompagna alla corrosione della Catena del Fato. Il
dolore insopportabile distrugge la memoria a lungo termine del
demi-Hollow, riducendolo ad una creatura di puro istinto, che caccia e
divora le anime degli esseri umani nel tentativo di placare il proprio
vuoto interiore, incapace ben presto di ricordare persino il proprio
nome...
L'Adjuchas si tirò su
pigramente, ripensando a come aveva gettato lontano il libro, con
stizza: quelle parole lo avevano turbato suo malgrado, costringendolo
ad interrompere il suo pasto.
Balle.
Idiozie scritte da Shinigami
per altri Shinigami, per giustificare il nostro massacro..Privi di memoria... hah! Sarebbe
già un guadagno! Purtroppo, qualcuno ricorda...
Lui ricordava. Certo, non ricordava tutto;
diciamo, anzi, che sembrava avere una memoria eccezionale per quanto
riguardava le cazzate... ricordava di essere stato qualcosa di simile
ad un filosofo, un tempo... di avere scritto qualcosa di importante,
persino, (forse un libro
di poesie...? Non ricordo...), qualcosa che riguardava le
stelle... le stelle, che aveva sempre amato... (notti
intere passate a fissare il cielo... ricordare tutte quelle ore perse a
cazzeggiare, e non il volto di chi ti ha messo al mondo... non quello
della mia donna, o di un bambino... sono dunque stato sempre solo...?
Ma ha poi qualche importanza, ormai?)...
… ed un nome. Il suo nome, ne era
certo.
Immerso
nei suoi pensieri, non si era accorto che i suoi passi lo stavano
allontanando dal resto del gruppo: dei suoi tre compagni, solo il
più
forte aveva terminato di cibarsi, ma gli dava le spalle, senza
prestargli la minima attenzione... Tipico. Forse lei
aveva percepito il suo stato d'animo, ma le carcasse che marcivano al
sole a quanto pare erano troppo invitanti per abbandonarle e venire a
consolarlo ( a calci
nelle palle,
avrebbe riflettuto più tardi, ed avrebbe quasi sorriso);
forse, se lo
avesse fatto, avrebbe interrotto il corso dei suoi pensieri appena in
tempo... forse si sarebbe accorto che l'angoscia che provava
stava corrodendo un muro fragilissimo... ma il ricordo del nome occupava tutti
i suoi pensieri.
Non ricordava chi glielo aveva dato: non ricordava nessuno
che lo avesse mai pronunciato, nemmeno i suoi compagni,
perchè lei
si era sempre rifiutata di chiamarlo così, e agli altri non
lo aveva
confidato... Perchè non aveva dimenticato pure quello? Non
gli piaceva
nemmeno, era troppo ingombrante: nella sua lingua,
significava...
IL MIGLIORE!
tuonò una voce che non era la sua, dentro di lui.
Si irrigidì, colto da una fitta di panico.
IL MIGLIORE!
ripetè un'altra voce, femminile.
Ma sei veramente il
migliore fra noi? incalzò una terza,
roca, di vecchietto...
No...
sussurrò l'Adjuchas, allarmato, sentendo che le gambe
cominciavano a
cedergli; in un attimo di gelida lucidità, si rese conto che
si era
allontanato più di quanto credesse, e che una duna gli
nascondeva alla
vista il luogo del massacro.
No. Merda. Non adesso...
non adesso!
Un
coro di risate stridule gli esplose nella testa: seppe
all'istante che
la sua debolezza aveva aperto una breccia, ed ora avrebbe dovuto
pagarne le conseguenze...
IL MIGLIORE!
urlarono le voci, ed erano improvvisamente decine... un coro di dannati
che sussurravano, sibilavano, supplicavano, emergevano dal profondo del
suo essere e minacciavano di sommergerlo: scrollando la testa,
l'Adjuchas lottò per non perdere il controllo, la mente che
gli si
annebbiava, invasa da memorie che non gli appartenevano, da tutto il
dolore di una moltitudine di anime intrappolate che avevano intravisto
uno spiraglio...
No. Non avete alcun
potere su di me. Sono io ad avere il comando. Sparite! Andatevene!
Voglio restare DA SOLO!
Uno
scoppio di risate: centinaia di mani fredde come il ghiaccio si
aggrapparono alla sua essenza, trascinandolo giù nel lago
gelato
dell'incoscienza...
Ti prego, gioca un
pò con me... lo supplicò un bambino
in mezzo al caos delle voci.
Ho tanto freddo...
sussurrò una vecchia.
Una
volta di più, sentì che non aveva la forza di
sottometterli; una volta
di più, era troppo debole per fare ciò che era
necessario...
Nell'ultimo
istante di lucidità, sconvolto, dolorante, dilaniato dagli
spiriti
ribollenti, barcollò per qualche passo prima di emettere un
ululato di
angoscia così lacerante da risuonare per molte miglia
all'intorno:
ovunque lo portò il vento del deserto, gli indigeni si
strinsero nelle
loro tende e fecero scongiuri, convinti di udire nell'aria la voce dei
Djinn del deserto.
Pochi metri più in là, l'enorme
mostruosità
che aveva ancora il muso immerso nella cassa toracica di uno Shinigami
alzò la testa a quel suono e si guardò
stolidamente intorno, confusa;
il secondo spirito, il più piccolo dei quattro
(una femmina: la voce
squillante non lasciava spazio a dubbi...) si irrigidì e
sussurrò un
nome una volta, piano, poi cominciò ad urlare, una nota di
genuino
spavento nella voce, mentre si precipitava incespicando nella sua
direzione; solo il terzo, un Adjuchas magro e sottile dall'aspetto
fragile, sembrò mantenere una parvenza di calma: attraverso
la maschera
inespressiva i suoi occhi verdi e penetranti si fissarono sulla duna
dietro cui (l'idiota!)
era scomparso e videro
all'istante oltre la sabbia, la pelliccia, la carne, il reiatsu, lo
scheletro, fino ad individuare con precisione chirurgica il grumo di
spiriti ribelli che soffocavano l'anima dominante...
Fu un
attimo - il tempo di spiegare un paio di immense ali scure, ed aveva
coperto la distanza che li separava, travolgendo la piccola Hollow che
arrancava sulla sabbia: appena lo ebbe raggiunto circondò il
suo collo
che si contorceva con un braccio, stringendolo in una morsa d'acciaio;
accostando la bocca al suo orecchio, sussurrò parole che
l'altro non
era più in grado di udire, e quando non ebbe risposta, non
esitò un
istante: lo trafisse freddamente con l'altra mano da parte a parte.
Il
corpo ebbe un sussulto, e cominciò a tremare violentemente,
cercando di
divincolarsi dalla stretta mortale, ma la presa dell'altro era salda:
quando le convulsioni aumentarono di intensità, le ali nere
lo
avvolsero completamente in un bozzolo squamoso.
La ferita era
letale: guidati dall'istinto di sopravvivenza, gli spiriti turbolenti
si ritrassero strillando, mentre l'anima dell'Adjuchas veniva strappata
all'oblio dal dolore lancinante allo sterno: la sua visuale
tornò a
fuoco all'istante, inquadrando l'artiglio macchiato di sangue che gli
sporgeva dal petto, pochi centimetri sopra il suo foro di Hollow, e
l'Adjuchas si rese conto che, ancora una volta, il suo compagno gli
aveva amministrato la salvezza, nell'unico modo che aveva a
disposizione...
Ma il suo corpo non rispondeva ancora ai suoi
comandi: l'artiglio ruotò su se stesso, tormentando la sua
carne con
fitte insopportabili, e cominciò a lacerare i muscoli, in
direzione del
cuore; se non lo avesse fermato, lo sapeva, il suo compagno
sarebbe
andato fino in fondo.
(Se ritorno ad
essere un Gillian, farai bene ad uccidermi)
Aprì la bocca inutilmente, divincolandosi con più
violenza, mentre anche le orecchie riprendevano a funzionare.
“... nome”
“RRRrrrrrrrrr...”
“...il mio nome. Muoviti.”
“Uuuulqrrrrr...”
biascicò, mentre il suo controllo si estendeva agli arti e
le fitte
aumentavano: gli spiriti battevano ormai in ritirata, ma non abbastanza
in fretta...
“Non ti sento. Il mio nome. Ora.”
"...UuulquiorrhAAAAHHH!”
ruggì finalmente l'Adjuchas, e all'improvviso fu di nuovo
completamente
sé stesso: la luce bianca accecante di un Cero esplose
spontaneamente
dal buco nel petto, disintegrando gran parte delle ali che lo
imprigionavano e sbalzando l'altro all'indietro di diversi metri.
Completamente
senza forze, senza più nulla a sostenerlo, l'Adjuchas
crollò bocconi,
vomitando sangue, l'intero corpo ridotto ad una prigione di sofferenza.
Vivo.
Fu tutto ciò che il suo cervello fu in grado di mettere
assieme. Dio, ti
ringrazio... Vivo, perchè sto male... vivo. Lilinette...
sono ancora vivo. Ci sono ancora, non ti lascio sola.
Per
diversi minuti, ci fu silenzio, interrotto soltanto dai gemiti
soffocati della piccola Hollow ancora inzuccata nella sabbia.
L'Adjuchas
riuscì appena a girare la testa, intorpidito, e
vide che il suo angelo
custode si era rimesso in piedi e lo fissava, valutando le sue
condizioni.
Il disprezzo era chiaramente leggibile nei suoi occhi.
“Sei un idiota.” disse, in tono perfettamente
neutro: non lo stava insultando. Era una semplice
constatazione.
“Sei
un insulto per la nostra razza. Mi fai schifo. Quante volte te
l'avrò
detto? Cento? Mille? Non ci sono altri trucchi. Devi schiacciarli.
Ferirli. Fargli male. Solo così avrai la loro obbedienza;
sono feccia,
e se non lo capisci sei feccia peggio di loro. Non diventerai mai un
Vasto Lorde. Tanto vale che ti getti sulla punta della Zanpakuto
più
vicina: sarebbe una fine più dignitosa.”
Le sue ali, un attimo
prima ridotte a brandelli, si stavano rigenerando a vista d'occhio; la
sua mano destra era intrisa di sangue. Poi i suoi vigili occhi verdi
individuarono casualmente la copertina nera del libro, le pagine che
frusciavano al vento.
“Ah... ti interessi alla letteratura
Shinigami, adesso? Forse dopotutto la Zanpakuto è davvero la
soluzione
più adatta... Del resto se c'è qualcuno che ha la
possibilità di finire
dalla parte giusta, quello sei tu. Onestamente, non capisco cosa ti
trattiene ancora.”
L'Adjuchas non era in grado di rispondere,
nè l'avrebbe ritenuto necessario: nella sua agonia, la madre
di tutte
le motivazioni gli appariva evidente e concreta, mentre
emergeva
annaspando dalla sabbia, e fu un regalo che non si aspettava: vide la
sua piccola sagoma che balzava in aria e si lanciava su di Ulquiorra,
che non la guardò neppure, cominciando a tempestarlo di
pugni che
dovevano fare ben più male a lei che a lui, gridandogli di
non
prendersi certe confidenze, perchè solo lei
poteva trattarlo a quel modo: quando finalmente si rivolse a lui,
mollandogli un calcio nello stomaco e lanciandogli insulti
irripetibili, la coscienza lo aveva già abbandonato...
Per
questo, non la vide mentre scoppiava a piangere e lo abbracciava,
gridando il suo nome tra le lacrime... né lei
poté vedere, attraverso
la sua maschera, che Stark era svenuto sorridendo.
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Presente - 1
A.H. (After Hogyoku)
Decisamente
imbarazzante; quella notte, ero quasi pronto ad ammettere di dovere
qualche favore a Yammy. Del resto, non era la prima volta che mi
trasportava in quelle condizioni al nostro vecchio covo -la base della
grande roccia- al centro del nostro territorio di caccia...
Nostro?
Lieta di vedere che un briciolo di orgoglio non è ancora
entrato a far
parte dei tuoi numerosi difetti. Nel raggio di un
migliaio di
chilometri, TUTTI erano al corrente che attorno alla grande roccia si
stendeva il TUO territorio. Certo, non era nient'altro che un
puntino
su una mappa – se ce ne fosse una che ritrae queste lande
desolate – al
confronto con quello del Re o dell'Amazzone... ma, e lo sai benissimo
anche tu, i Menos nel raggio di mille miglia non avevano alcun dubbio,
sul fatto che tu fossi... il migliore!
Mio malgrado,
sorrido amaramente. I corridoi di Las Noches si susseguono uguali, uno
dopo l'altro; l'eco delle parole sprezzanti di Aizen si è
spento da un
pezzo.
Dovresti davvero
smettere di parlare con la sua voce. Lilinette ha sempre saputo quanto
valevo davvero; non mi ha mai chiamato in quel modo.
La voce tace per qualche istante, giusto il tempo di illudermi di
averla presa in contropiede...
Da
mille e duecento anni, nessuno ha più osato attaccarti...
Per trovare
da mangiare, eri - eravate, visto che ti piace usare il purale
–
costretti a penetrare nel mondo terreno, come gli Hollow minori, con
l'unica differenza che loro vi erano costretti perchè troppo
deboli, tu
perchè nessuno spirito sano di mente si sarebbe avvicinato a
più di
cinque ri da te...
Il mio sorriso si allarga in un ghigno.
Stark significa forte,
dopotutto... mai detto di non essere stato un tipo pericoloso. Ma odio
essere sopravvalutato....
Ulquiorra non era altro
che il tuo servo!
La voce parla con tono esasperato, adesso. Spero che si stanchi presto,
e si decida a lasciarmi in pace... non è davvero il momento
per queste
cose, ora. Non con una battaglia imminente.
Ulquiorra!
La Cuarta Espada Ulquiorra! Lo sapevano tutti, che stava con te solo
per convenienza! E tu provi ancora una specie di ...affetto? Per lui?
Ti ha solo usato, per tutto il tempo che avete cacciato assieme...
faceva comodo, la protezione del Migliore.
Buona
la seconda, un pò meno la prima... Ulquiorra non
è mai stato il servo
di nessuno. Non mi ha mai nascosto il disprezzo che provava per me...
credo che, secondo la sua filosofia, trovasse intollerabile, quasi
inaudito che uno dotato della mia forza non fosse altro che uno scemo
colossale, che non faceva altro che dormire e, quando sveglio, lo
seccava con i suoi dubbi filosofici da adolescente...
Mi
ronzava intorno per convenienza, dici: peccato che, a conti fatti, i
maggiori vantaggi dalla sua presenza li abbia ricavati io. Sforzati,
avanti, mia cara; riesci a ricordare quando lo abbiamo conosciuto?
Riesci a ricordare quando Yammy è diventato parte della
nostra
combriccola? No?
Non
è forse vero che ci sono sempre stati, lui pronto a ridurmi
in fin di
vita e il bestione a trasportarmi a casa, con due buchi al prezzo di
uno... perchè non ero abbastanza IL MIGLIORE da tenere a
bada gli
spiriti che divoravo per colazione, pranzo e cena?
Pervaso
da un'amara soddisfazione, non le dò il tempo di ribattere:
mi rendo
conto che la questione va chiusa una volta per tutte. Sempre, sempre
così: quando uno non dorme abbastanza, non c'è
verso che i pensieri lo
lascino in pace...
Ho affidato ad Ulquiorra
la mia vita per centinaia di volte... i suoi occhi non hanno mai
sbagliato.
E
se mi disprezzava, lo faceva a ragion veduta... perchè, per
quegli
occhi, io non ero neppure un Hollow: ero ancora un essere umano! Lo sapeva
lui, lo sapeva Lilinette, lo sapevamo tutti! Che se non riuscivo a
schiacciare i miei fantasmi, era perchè vedevo tutte le loro
vite,
tutti i loro ricordi, tutta la loro miseria! Perchè non
riuscivo ad
accettare che, nel nostro mondo vuoto, parole come dignità e
speranza
non abbiano alcun significato... perchè speravo ancora che
un Dio
avrebbe visto la nostra sofferenza, la MIA sofferenza, ed avrebbe dato
un senso a tutto quell'orrore! Lo sapevano tutti, che non facevo altro
che dormire per non vedere cosa il mio mondo era diventato!
Senza
accorgermene, ho cominciato ad ansimare pesantemente: la testa comincia
a farmi male, male da impazzire... quei giorni sembrano lontani come la
luna: eppure, mi sorprendo a farmi cogliere dal panico, come se da un
momento all'altro le voci dovessero tornare a farsi sentire, proprio
ora che Ulquiorra è imprigionato nella
Negacìon... proprio ora che
Ulquiorra potrebbe morire... ed io non riuscirò a
ricambiargli il
favore nemmeno una volta.
Lui
è sempre stato molto, molto più forte di me. Per
questo è diventato
Vasto Lorde prima di me; e se lui non ci fosse stato, io non ce l'avrei
mai fatta. Per questo, sono stati tutti ricompensati con la fede: Dio
è
finalmente arrivato a salvarli. Perchè sono forti, e da
molto tempo non
contavano su altri che sè stessi: per questo, ora credono
tutti in
Aizen.
Io
invece avevo già un altro Dio; e quel Dio non si
è nemmeno degnato di
abbandonarmi... semplicemente, non c'è mai stato. E' fin da
quando ero
in vita che scruto le stelle.
Senza accorgermene, ho
superato la porta della mia stanza: in maniera piuttosto comica, il mio
Sonido fa la conoscenza del muro in fondo al corridoio, e l'impatto
è
sufficiente a spedirmi a terra.
Proprio quello che ci si aspetterebbe dalla Primera Espada;
degna fine, per una gloriosa conversazione con me stesso.
Mi
rialzo faticosamente, cercando di pensare il meno possibile:
convinto di
averla finalmente spuntata, l'ultima domanda mi coglie alla sprovvista.
Ora non sono più tanto sicuro che la voce sia quella di
Lilinette...
Se
c'è uno che ha qualche possibilità di ucciderlo,
quello sei tu. E lo
odi, perchè sai che in fondo è solo un piccolo
uomo così arrogante da
atteggiarsi a Dio. Stark, se lo odi tanto, perchè non lo
uccidi?
Seriamente.
Sospirando stancamente, mi appoggio allo stipite della porta.
Perchè sono
un codardo. E non c'è altro da aggiungere.
Quando
le mie orecchie registrano l'urlo, ci metto qualche secondo a capire
che non viene dall'interno della mia testa: rammento all'istante di
avere supplicato Lilinette di tenersi lontana dal congegno di apertura
dei Garganta ideato da Szayel Aporro finchè non arrivavo...
gridando il
suo nome, spalanco la porta allarmato, solo per venire forzato a
ricordare che l'ho anche
supplicata di piantarla con lo stupido scherzo che la ha
così divertita per tutta la settimana.
Il
secchio d'acqua che mi piomba in testa mi inzuppa completamente, ma
serve anche a schiarirmi le idee: il mal di testa svanisce miracolosamente.
Questo non ti
salverà da una sonora sculacciata, posto che sopravviva alle
prossime ore mi dico mentre la sua risata squillante (meravigliosa...)
risuona nella stanza; purtroppo, la piacevole incombenza
dovrà
aspettare. E' tempo di occuparsi degli ultimi preparativi. E' tempo di
pensare a come fare per restare vivo.
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Fiuu...
ne è passato di tempo. Anche il secondo capitolo
è andato, in barba al
Kubo che ha ridotto Lilinette ad una Colt e Stark ad una copia del
generale Custer. (No, non sono tanto contento del modo in cui Bleach
sta proseguendo. Troppi Bankai, troppe maschere e troppi Espada morti
XD)
La fic avrà probabilmente 3 o 4 capitoli, ma non credo che
si concluderà tanto presto perchè ne ho un altro
paio in cantiere a cui
darò la precedenza.
Spero che vi piaccia e... un grazie a chiunque avrà voglia
di recensirla!
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