“Nothing really matters
anyway the wind blows.”
(Bohemian
Rhapsody - Queen)
Il vento non sposta
le stelle
Si incontrano all’alba, quando una rientra
dalla torre più alta del castello e l’altra esce per occuparsi delle creature
nei terreni più lontani. Si augurano il buongiorno e la buonanotte nella quiete
sospesa degli alloggi degli insegnanti.
Aurora nota il suo sorriso franco e
sbrigativo, domandandosi quanta tempesta vi sia anche oltre le pieghe di quella
bocca. Wilhelmina coglie lo sguardo deciso, chiedendosi con discrezione cosa lo
faccia sciogliere.
I loro mantelli si toccano al passaggio,
le mani non si sfiorano.
Ma non si frenano, più tardi, a cena, in
due gesti fintamente casuali che si incrociano a metà strada sotto la tovaglia.
I vincoli non importano, per la curiosità di una abituata a varcare i confini
del firmamento e un’altra che accarezza i limiti dell’umano.
«Pensi di poter raggiungermi più tardi?
Credo di aver intravisto un gruppo di Knarl dall’alto.»
«Ma
certo.»
*
Le stelle lontane non si curano dei
sussurri degli amanti, e i telescopi della professoressa Sinistra non indagano
le dita tra i capelli – così vicine, adesso.
«Scioglili.»
Wilhelmina tira indietro il capo
proteggendo la crocchia severa. «Mi piacciono così.»
Sciolti intralcerebbero il lavoro nel
vento fuori. Legati sono un impedimento a carezze nuove, intimità incastrata
nelle ciocche ingrigite.
«Nella mia torre faccio io le regole.»
Potrà aver visto meno lune, Aurora, e la
sua chioma più scura ne è la prova. Ma colori diversi non le importano, perché
da quando assiste al loro sorgere tra le braccia della collega tutti gli astri
sono più brillanti.
“Buongiorno”
e “buonanotte” sono diventati confidenze prive di futilità.
*
Dita laccate di rosso tirano la pipa e
Wilhelmina geme infastidita. «Smettila. Non venirmi a cercare mentre fumo, se
ti dà fastidio.»
Aurora si lascia andare a una risatina che
la fa sembrare ancora più giovane. «Mina…»
Alcune prime parole tra loro per chiederle
di fumare lontano, così l’altra non gliel’ha mai più imposto.
«…non l’hai ancora capito?»
Molte altre parole per domandarle una
prossimità sfuggente come un Ippogrifo nella bufera.
Aurora termina sulle sue labbra: «Se devi
smettere di fumare in mia presenza, è solo perché preferisco utilizzi migliori
di questa bocca.»
Occhi accesi la sfiorano, ciglia lunghe la
scrutano.
«Tu sei troppo…» Wilhelmina scuote il
capo. Gliel’ha già detto.
Aurora le prende il mento tra le dita e
stringe. «Tu puzzi dello sterco dei tuoi animali, la tua pelle è una
costellazione di lividi e graffi, la tua voce è peggio dei versi dei tuoi
mostri.» Le morde le labbra, perché sia lei a lasciarle gli unici segni addosso
con qualche valore. «Ma a me non interessa.»
«Dovrebbe.» L’altra ribatte alle illusioni
dei corpi celesti con tono burbero e pelle arrendevole: «Tu hai la testa tra le
stelle.»
Nessuna delle sue obiezioni è destinata a
perdurare, tutte calano e sorgono, nessuna ha importanza.
Aurora sorride. «È un posto bellissimo; raggiungimi.»
Wilhelmina
lo fa sempre, sempre tentata di scappare, e l’altra la trattiene per le unghie.
Perché le stelle non si fanno
spostare dal vento.
Note:
Inutile dire che questa ship
è assolutamente inedita per me e, se le mie ricerche sono corrette, anche per
il fandom di Harry Potter su EFP. Non so raccontarvi esattamente come sia nata,
da un momento in cui volevo scrivere di professori a Hogwarts. L’ho iniziata
l’anno scorso, ma revisionata approfonditamente soltanto ora, dopo mesi in cui
è stata chiusa in una cartella del mio computer. Dettagli come la pipa, le
stelle sono canon; per il resto, probabilmente l’unica interazione tra questi
due personaggi a cui assiste Harry nei libri è una semplice conversazione.
La citazione all’inizio
viene dal contest a cui la flashfic partecipa.
Spero che la storia vi sia
piaciuta, vi ringrazio per aver letto e per il tempo che vorrete dedicare a un
commento.
Tra una pubblicazione e
l’altra, mi potete trovare anche su Facebook e Instagram.
Alla prossima!
Legar