Farfalle, fate, pietre calde di _Cthylla_ (/viewuser.php?uid=204454)
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«Altro?»
«Sono
a posto così, grazie!»
«Allora... la festeggiata della suite campanula»
disse Maccadam «Ti è piaciuta la torta?»
Gli occhi azzurri e incredibilmente tondi del barista
-nonché proprietario dell'intera struttura e probabile Prime
sotto copertura- non risultavano per nulla inquietanti a Spectra che,
come suo solito, tendeva a notare più il comportamento
gentile che l'aspetto bizzarro di chi le stava davanti. Maccadam, con
la sua massiccia struttura fisica giallo-arancio e dalla alt mode
difficilmente comprensibile, non faceva eccezione.
«Molto! Era davvero buona e anche molto bella con tutte
quelle decorazioni a forma di cyberfarfalle. È stata una
sorpresa, nonostante tutto non me lo aspettavo, non me lo sarei proprio
sognato! Sono stata felice».
«Molto bene» annuì il barista
«Quando è pronto ti faccio portare tutto al
tavolo».
«Perfetto!»
«Solo un'ultima cosa, a proposito di sogni. Di solito sono
una bella cosa ma in certi casi è meglio non lasciare che
essi ci portino troppo in là».
«In... che senso?»
«Sul tuo azoto gelato vuoi anche le stelline?»
«Aah... sì, sì, grazie».
Discorsi bizzarri: Tarn glielo aveva detto.
Si mise seduta
al tavolo proprio pensando a lui e al resto del gruppo.
Era il periodo
più lungo che avesse vissuto insieme a qualcuno che non era
Spectrus e, per quanto le condizioni della devastata fazione Decepticon
non lo avessero reso sempre facile per tutte le conseguenze che esse
comportavano, Spectra poteva dire che fosse il migliore in assoluto.
A volte
pensieri come quelli di prima tornavano ancora a farsi sentire ma
succedeva sempre meno spesso, sia perché continuava a
lavorarci su sia perché le persone che aveva attorno le
volevano bene ed erano felici di averla nell'astronave quanto lei era
felice di stare con loro. La DJD poteva avere la fama di un gruppo di
serial killer legalizzati, pazzi assassini e quant'altro -e in
effetti lo
erano, come ben sapeva-
però la definizione "famiglia" nel suo caso era azzeccata.
Si sentiva al sicuro, era molto serena e, sì, spesso anche
felice, abbastanza da pensare che in futuro sarebbe stata dura andare
via com'era ancora nei suoi programmi.
"Te lo meriti... non per quel che fai in cucina e nemmeno per i tuoi
sogni, sebbene l'ultimo ci abbia risparmiato svariati problemi".
Riusciva perfino a essere veramente utile anche se, come aveva detto
Tarn, non erano quelle le ragioni per cui lui riteneva che lei
meritasse del bene.
"Chissà cosa gli è tornato in mente".
Nonostante la curiosità non aveva insistito, era legittimo
che ci fossero argomenti che lui non voleva affrontare -o che non
volesse farlo in quel momento- anche se, dopo un vorn e mezzo di
convivenza, di solito riuscivano a parlare bene uno con l'altra. Non
era scontato: che lui si fosse "aperto" abbastanza in Antartide non
implicava farlo anche in seguito, invece le cose erano andate in modo
diverso.
Un messaggio di Dreadwing la distrasse dai suoi pensieri. Non sempre
riusciva a chiamarla ma anche con una disastrosa guerra civile in corso
non mancava mai di scriverle una o più volte al giorno.
Spectra non avrebbe potuto giurarci ma era probabile che quei minuti
fossero tutto il tempo libero che il seeker riusciva a ritagliarsi tra
il caos, la guida del gruppo che aveva creato e la ricarica. Sarebbe
stata molto più felice sapendolo meno a rischio ma quella
era la strada che Dreadwing aveva scelto, nonché una che
percorreva da molto tempo, e Spectra riteneva che sarebbe stato
ingiusto da parte sua cercare di impedirgli di realizzare i suoi
propositi.
«Ecco il suo ordine» annunciò il
cameriere «Azoto gelato con stelline, bignè
ripieni di tallio ed energon speziato al bario con biscotti secchi da
intingere».
Tarn aveva detto di non avere nulla in mente ma da quando erano
lì Spectra l'aveva visto ordinare sempre le ultime due cose
in simili occasioni, dunque tanto valeva avvantaggiarsi. Era sicura che
avrebbe apprezzato.
«E poi c'è questo enermimosa. Ecco
fatto».
«Grazie... ma non ricordo di aver ordinato anche
questo».
«Offerto dalla signora al bancone».
Spectra sollevò lo sguardo.
Era sicurissima di non aver mai visto in vita propria la femme che le
stava sorridendo mentre la salutava con un cenno della mano non
occupata da un drink, in caso contrario l'avrebbe ricordata,
perché aveva tutto l'aspetto di una principessa delle sue
beneamate fiabe o di una fata. Forse più la seconda:
l'armatura verde chiarissimo che sembrava quasi bianco, sfumata con un
verde più scuro, e i molteplici decori color oro sul suo
corpo oltre alle ali ricoperte di madreperla richiamavano
più quel tipo di creature.
"Mi sa che se al posto mio ci fosse stato Kaon sarebbe stato cacciato
fuori davvero stavolta" pensò mentre ricambiava il saluto.
«Ciao. Posso sedermi con te?» sorrise di nuovo la
sconosciuta.
Spectra annuì.
«Il mio nome è Skyfall» si
presentò la femme, tendendole la mano destra
«Piacere di conoscerti».
«Io mi chiamo Spectra, piacere mio. Sei molto
bella!» aggiunse mentre le stringeva la mano, dicendo la
prima cosa che le era passata per la testa.
Forse non sarebbe mai riuscita a togliersi di dosso quell'abitudine, in
realtà non ci provava neppure.
«E tu sei adorabile. Non vorrei sbagliarmi, e a questo punto
è molto difficile che mi sbagli, ma tu mi ricordi molto una
persona che conoscevo... ecco qua!» esclamò dopo
aver fatto scorrere brevemente dei file sul proprio datapad personale
«Guarda pure. Concorderai con me che la somiglianza
è impressionante».
Le ottiche azzurre di Spectra divennero ancora più grandi di
quanto già fossero nell'esaminare una fotografia che
ritraeva Skyfall in compagnia di...
"Mamma?"
Era una foto di Sparkleriver Specter che non rientrava tra quelle che
Spectrus era riuscito a salvare e le aveva mostrato, anche se lo sfondo
suggeriva che fosse stata scattata proprio in quella che era stata la
dimora ancestrale di famiglia. Studiando brevemente i visi delle due
donne ritratte Spectra non riusciva a notare altro che
tranquillità sul volto di Skyfall, mentre dell'espressione
di Sparkleriver avrebbe detto che fosse uno strano misto tra il
sollievo e una vaga inquietudine... o forse era solo un po'sorpresa per
qualche ragione e, se anche fosse stato così, di sicuro lo
era meno di quanto fosse lei in quel momento.
«Conoscevi mia madre?»
Skyfall annuì. «Prima la frequentavo nei limiti
del possibile per una nobile di Iacon e una di Vos»
indicò se stessa «In seguito per una serie di
vicissitudini ho avuto modo di conoscerla molto meglio portando a
termine certe commissioni per lei. Mi era simpatica, è stata
la seconda miglior datrice di lavoro che abbia avuto»
aggiunse «Vuoi la foto? Te la invio volentieri. Credo di
averne anche qualche altra».
«Sì, grazie!» sorrise Spectra, felice di
quello che per lei era un ulteriore regalo di compleanno ancor
più inaspettato di festa e torta.
«Mi rallegra che gli Specter a sopravvivere alla classica
imbecillità di Astrum Varian Skyfire siano stati due e non
uno solo».
«Astrum-»
«Starscream, maaah» disse
Skyfall, caricando il "maaah" con tutta la mal sopportazione possibile
«Non era una cima neppure da piccolo, in età
adulta non poteva che peggiorare e considerando già solo
quel che è capitato a voi avrei dovuto fare in modo che gli
alloygator lo mangiassero sul serio. Il famoso "senno di
poi"».
"Io il senno di poi l'avevo avuto in forma di sogno/ricordo, ma non
l'avevo capito" fu il pensiero di Spectra, pensando alla propria breve
e ignara "frequentazione" col seeker in questione, ripromettendosi di
chiedere più informazioni sulla faccenda degli alloygator.
«Credo che se i miei genitori avessero immaginato come
sarebbe finita avrebbero a loro volta deciso di andare in una colonia
lontana e basta, tenendosi fuori da tutto quanto...»
Nel corso della sua vita era stato inevitabile per Spectra pensare a
una lunga serie di "E se", non ultimo quello. Perlopiù aveva
evitato di condividerli, anche perché la prima e ultima
volta che aveva provato a parlarne a Spectrus aveva ottenuto solo un
"La tua immaginazione non può mandarci indietro nel tempo,
sorellina, stare lì a fantasticare è solo un
passatempo per gente stupida. Sei stupida?".
«Però non è andata
così» continuò «E comunque in
tutto questo ho avuto la fortuna di incontrare persone a cui voglio
molto bene e che in caso contrario non avrei potuto proprio conoscere.
Con questo non voglio dire che non mi importa di quel che è
successo, è solo che...»
«Capisco molto bene quel che intendi, mi puoi credere. Il
passato importa, a volte importa molto ed
è naturale che sia così, però man mano
trovi motivi per cercare di fare la cosa giusta, ossia andare
avanti» disse Skyfall «E alcune volte tra i motivi
ci sono proprio certe persone che incontri. Diventano abbastanza
importanti da provare a farlo anche per loro, oltre che per
te».
«Sì!» esclamò Spectra, lieta
di essere stata compresa in tutto e per tutto «È
proprio quel che volevo dire».
«Se anche tu hai trovato persone così, tienitele
strette a qualsiasi costo. Qualsiasi mossa inconsulta ti venga in mente
di fare non vale quanto ciò che hai costruito con loro.
Vendetta e giustizia in certi casi sono un po' la stessa cosa e nel
cercare di ottenerle, con o senza successo, inizi a disinteressarti del
resto» proseguì la femme «Col solo
risultato di distruggere tutto e tutti quelli che hai intorno. Nessuno
escluso».
«Se poi fare quest'ultima cosa inizia a piacerti e diventa la
tua attività principale è anche peggio»
fu il solo commento che fece Spectra dopo un lungo sorso di enermimosa.
La jetformer le diede un'occhiata. «Spectrus?»
Spectra, dopo una brevissima esitazione, annuì.
«Vi conoscevate?»
«Più o meno. L'ultima volta in cui abbiamo avuto
un contatto diretto non camminava ancora ed era abbastanza piccolo
perché io riuscissi a prenderlo in braccio,
figurati» disse Skyfall, facendo spallucce «Ma, al
di là di quel video trasmesso ovunque un vorn e mezzo fa, ho
avuto modo di vedere come si comportava quando era un giovane adulto.
Non mi stupisce che con l'accaduto e con il tempo sia degenerato. Mi
dispiace, questo deve averti reso le cose più
difficili».
«Già. Ormai però non è
più un problema, lui non è più
online» disse Spectra «Se l'è proprio
cercata, tante volte, in tanti modi e forse... no, sicuramente, è un bene
che sia andata a finire così. Anche tra me e lui le cose
erano arrivate a un punto tale che non...» si interruppe
«Era mio fratello, starai pensando che forse nonostante tutto
non dovrei parlarne in questo modo».
«Il CNA in comune non è una garanzia di volersi
bene, se dici così devi avere i tuoi motivi e non mi serve
altro, tanto più avendo presente il soggetto».
Spectra sorrise. Parlare con quella femme era facile, lei era
estremamente gentile e sembrava capirla proprio bene. Fare amicizia con
gente nuova era ancora piacevole per lei. «Grazie».
«Di cosa? Uno o più parenti di cui avremmo fatto
volentieri a meno li abbiamo tutti, estrij nor?»
«Estrii...»
«Estrij.
Estrij nor:
"è vero o non è vero?". Significa
questo...» diede un'occhiata al proprio datapad
«Hm. Rain ormai dovrebbe aver quasi finito con
l'haloterapia».
«Rain?»
«La mia quasi cognata, "quasi" nel senso che il mio attuale
compagno è il fratello di suo marito. Se le cose continuano
così, e penso proprio di sì, tra qualche tempo
diventeremo cognate senza "quasi"» disse Skyfall
«Non avrei mai pensato che fosse possibile trovare la persona
giusta non una, ma ben due volte... eppure eccomi qua. E tu?»
«Io?...»
«Nessun mech in vista? Mi sembrerebbe strano, non mentivo
quando ho detto che sei adorabile».
«Io veramente-»
Un nuovo messaggio di Dreadwing fece vibrare il datapad personale di
Spectra, e l'icona con la foto del seeker parve non sfuggire al tipico
occhio lungo vosniano.
«Da giovane era una persona onorevole, se i vorn non l'hanno
cambiato hai fatto una buona scelta. Certo, al momento dev'essere molto
dura considerando la guerra civile in corso».
«Conosci anche lui?»
si stupì Spectra.
«Solo quel che serve per capire il tipo. Vedi, ormai
parecchio tempo fa Dreadwing si è trovato coinvolto in
quella che a un certo punto è diventata una mia faccenda
personale, cosa che ci ha messi ai lati opposti del campo di battaglia.
Per quel che vale ti assicuro che non ce l'avevo con lui, puntavo a tutt'altra
feccia della quale sono stata a tanto così da distruggere la
Scintilla. Purtroppo per tutti ho fallito sia in quell'occasione sia
nella precedente».
In quelle ultime frasi non si poteva riscontrare un grammo della
gentilezza mostrata fino ad allora, già solo per il tono che
aveva utilizzato oltre alle parole. La cosa sulle prime sorprese
Spectra, ma ricordando quel che lei stessa si era trovata a dover dire
riguardo il proprio fratello concluse che anche Skyfall dovesse avere i
propri motivi.
L'accostamento
a una fata era sempre più azzeccato: se c'era qualcosa che
risultava molto chiaro nelle fiabe era che anche le fate buone potevano
diventare terribili nel caso in cui avessero subìto quello
che consideravano un grave torto.
«Ma ormai ho altre priorità»
tagliò corto la femme «E in ogni caso è
di te e Dreadwing che si parlava. Come vi siete conosciuti voi
due?»
«Io e Spectrus facemmo un atterraggio di fortuna su un
pianeta chiamato Terra. Finimmo divisi e io fui soccorsa e portata
nella Nemesis, Dreadwing era lì. Inizialmente eravamo solo
amici e io non lo vedevo in quel modo per via di... varie ragioni. Poi
le cose sono cambiate. Lord Megatron però è
morto, e c'è tutto questo disastro e... insomma diciamo che
anche con lui è tutto da costruire, ecco».
«Io percepisco una storia incredibile dietro tutto questo e
ora la devo sapere, caso chiuso. Due piatti di chips di rame e un altro
drink, grazie!» esclamò Skyfall, rivolta al
cameriere, per poi tornare a dare tutta la propria attenzione a Spectra
«Ora che ci penso, se sei finita nella Nemesis significa che
ti sei trovata faccia a faccia anche con quello sdramajkar del mio
conterraneo. Ti prego, dimmi che l'hai pugnalato mentre
dormiva».
«In realtà era sveglio...»
L'altra femme rispose con una risata particolarmente sentita.
«Bravissima, mi piace assai e questa è un'altra
cosa che dovrai raccontarmi».
«Prima però vorrei sentire la storia degli
alloygator...»
«Degli alloy- oh, sì, quella. Tre cose
fondamentali: la prima, ossia che io e lui ci siamo conosciuti prima di
iniziare a camminare. Pensa che fortuna» disse Skyfall, con
evidente ironia «La seconda: Starscream è
particolarmente sadico con chi gli sembra essere più debole
di lui e striscia come un verme del mare di ruggine con chi invece
è più forte. Se lo conosci lo sai
già».
Spectra, memore dell'atteggiamento di Starscream ogni volta che si era
trovato in potenziale pericolo, annuì.
«La terza: nella Cittadella di Vos la regola che valeva per
tutti era "se non ti sai difendere da solo non ti aspettare che lo
faccia qualcun altro e se fallisci nell'intento la colpa è
tua"» aggiunse Skyfall, concludendo così la sua
premessa «Allora-»
«Allontanati subito».
Tarn era arrivato a farle compagnia, ma tutta la
tranquillità di pochi minuti prima era scomparsa in favore
di un ordine palesemente NON rivolto a
lei -già solo per il tono, anche nel suo caso- e uno sguardo
omicida diretto proprio alla femme vosniana, la quale lo stava
ricambiando con un'espressione di odio puro dipinta sul bel volto
pallido.
"Per quel che
vale ti assicuro che non ce l'avevo con lui, puntavo a tutt'altra
feccia della quale sono stata a tanto così da distruggere la
Scintilla. Purtroppo per tutti ho fallito sia in quell'occasione sia
nella precedente".
"Non stava parlando di Tarn, vero?" pensò Spectra, facendo
saettare lo sguardo da uno all'altra "... vero?"
«Bsjreikar!»
ringhiò Skyfall «Non ci credo, parlo della feccia
e spunta l'erjapta».
Speranza vana, la risposta a quella domanda (retorica) era chiara. Era
palese che Skyfall si fosse riferita proprio a lui, com'era palese il
fatto che con o senza Maccadam in giro le altre persone non avessero
voglia di stare nella stessa stanza con un Tarn poco tranquillo,
tant'era che avevano abbandonato la sala ed erano rimasti lì
solo loro tre e il barista stesso -occupato ad asciugare dei bicchieri
con tutta la calma del mondo.
«Spectra, vai».
Era un ordine, dato con maggior gentilezza ma comunque un ordine, e se
i trascorsi erano quelli che sembravano Spectra poteva capire
perché pur essendo in un posto sicuro preferiva che lei si
allontanasse.
Skyfall però non sembrava dell'idea di lasciare che
succedesse, tanto da mettersi davanti a lei come a volerla proteggere:
se lo stesse facendo davvero per lei o si sentisse spinta a farlo solo
perché c'era Tarn di mezzo, a Spectra non era dato sapere.
«Lei va dove vuole andare» affermò la
femme «Torna a piangere Megatron nel buco da dove sei
strisciato fuori e lasciala in pace».
«Io sono venuta qui con lui e gli altri» intervenne
Spectra, temendo che l'allusione a Megatron facesse dimenticare a Tarn
la politica del "Niente massacri nel mio locale", mentre raggiungeva il
mech passando dall'altro lato del tavolo «Vivo con loro, sono
con loro per mia volontà, non c'è bisogno di
litigare per questo motivo. Ora vado» aggiunse, rivolta a
Tarn.
«Per "tua" volontà?» Skyfall,
distogliendo brevemente lo sguardo da Tarn, scosse la testa
«Se ti è stato vicino mentre per un qualsiasi
motivo eri incosciente è praticamente certo che la "tua"
volontà sia frutto della mnemosurgery».
Le luci all'interno della stanza esplosero tutte insieme.
«Andranno sul conto di entrambi» fu il commento di
Maccadam.
Spectra avrebbe preferito andarsene con lui, soprattutto dopo quello,
ma il "vai" non lasciava dubbi sul fatto che non sarebbe successo e
l'unica cosa che poteva fare a quel punto era allontanarsi.
«Ehi».
Non prima che Skyfall le avesse messo in mano il cibo che c'era sul
tavolo, chips incluse.
Uscì dal locale, non senza voltarsi indietro un'ultima
volta, e nel cercare un altro posto dove andare si imbatté
in Nickel beatamente intenta a leggere riviste di gossip seduta su un
divanetto.
«Non mi ero resa conto che i fanghi mi fossero mancati tanto,
te li consiglio verame... che succede?» domandò la
minicon, passando visibilmente dalla tranquillità alla
profonda inquietudine.
«Un incontro poco piacevole, non tanto per me quanto
per lui» disse
Spectra «Spero che a parte le luci non si rompa
altro».
«Qualcuno nella Lista?»
«Non ricordo di aver mai visto il nome "Skyfall"-»
Nickel si coprì il viso con una mano borbottando una sfilza
di cose in prioniano stretto che sarebbero potute tranquillamente
sembrare una maledizione. «Di tutti quelli che potevamo
beccare qui doveva essere proprio quella stronza?!»
«Tu sai cos'è successo di preciso tra
loro?»
«C'è una parte della storia che conosco molto
bene» confermò Nickel «Ma non sta a me
dire di più. Dov'è successo?!»
«Al bar».
«Ti ha chiesto lui di andare via».
«Sì. Ho sbagliato a non insistere
perché lui facesse lo stesso?»
La minicon sospirò, l'espressione era funerea.
«Non hai sbagliato, in questo caso non potevi fare altro. Se
mai è sorprendente che non si sia già fatto
cacciare fuori cercando di staccarle la testa!... senza riuscirci,
visto dove siamo».
Restava solo da sperare che il confronto tra i due non fosse
né troppo lungo né troppo disastroso.
Come forse si è potuto intuire qui ho scelto la versione
Cyberverse di Maccadam: un po' per gli occhi tondi
inquietanti, un po'
perché la sua versione cyberverse è effettivamente uno dei
Prime originari sotto copertura e dunque, con somma gioia (?) di Tarn e
Skyfall, di scannarsi non ne ne parla proprio 😂
Forse qualcuno
non ricorda il significato di certe parole/espressioni vosniane (i cui
crediti vanno sempre a MilesRedwing) dunque
Erjapta:
l'insulto
peggiore che un vosniano possa rivolgere a un'altra persona. A seconda
dell'interlocutore può essere un augurio di subire
l'empurata (disonore assoluto per i vosniani ancor più che
per gli altri causa rimozione delle ali) o un commento sul
suo essertela meritata
"Estrij
nor?": "è vero o
non è vero?"
Bsjreikar: espressione
utilizzata dai vosniani nel contesto specifico in cui si trovano belli
tranquilli in un qualche posto per passare una bella serata e per pura
botta di sfiga vedono entrare un loro nemico che vuole ucciderli (i
vosniani in questo sono come i tedeschi, hanno una parola per tutto
🤣). Il significato letterale è "In nome di tutti gli
antenati maledetti della mia famiglia"
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