Le storie esistono per i lettori, ed un autore non sarebbe nulla senza il
suo pubblico.
Per questo la prima cosa da fare in questo ultimo capitolo è ringraziare
tutti i miei lettori per il supporto, la pazienza, la dedizione e l’affetto dimostrati
verso me e “Ciò che sorge”.
Grazie soprattutto per la pazienza nell’aspettare questo ultimo capitolo.
The Dark Wolf, acuto
osservatore, compare di teatrini, e tenace come un cavaliere dell’antico codice
(cit. “Dragonheart”).
Aladidragocchiodiluce, velocissima, precisa nel cogliere tutto quello
che ho scritto e anche quello che non ho scritto. E per i
meme XD
X_98, fan affezionata di
me e di Shen, che ci teneva almeno quanto me a dare una sorta di redenzione al
pennuto psicopatico.
Shinigami di fiori, che mi ha fatto più complimenti di quanti io ne meriti
Rose 29, accomunata a me
dalla mancanza di tempo libero. Capisco, eccome se capisco!
Fire_Shenny_, tesoro, scusa se sei rimasta incastrata proprio sull’ultimo capitolo per
il mio non aggiornamento. Spero mi perdonerai con questo finale.
Grazie a tutti per le vostre bellissime recensioni. Vi siete meritati un wanton gigante, servitevi pure se Po non li ha già fatti
fuori tutti.
E grazie anche a voi, lettori e recensori del futuro. Ho provato a fami
dire i vostri nomi da una certa capra ma si è rifiutata.
E adesso imbarchiamoci tutti assieme nell’ultimo capitolo di
Ciò che sorge
***
Dalla rinascita
***
Un canto di sponde sicure
di bimbi festanti in un prato
voce che sale più in alto
di un sogno mancato
(Spunta la luna dal monte – Pierangelo Bertoli e i
Tazenda)
Mosse appena la testa sotto l'ala e rimase semplicemente
in ascolto.
I piccoli rumori della casa, il fruscio dei vestiti ad ogni respiro, il battito
del suo stesso cuore...
Era completamente diverso da tutto ciò che Shen conosceva.
Lui si era sempre svegliato di soprassalto, la
transizione dal sonno alla veglia brusca e fastidiosa, soprattutto durante
l’ultimo mese che aveva passato nel buio della prigione.
Quella mattina era diverso.
Forse perché ormai era già la seconda volta che si
svegliava lì ed ormai sapeva di non correre nessun pericolo, forse perché già
la sera prima si era addormentato dopo il conforto di un pasto caldo preparato
apposta per lui, ma qualcosa si era finalmente sciolto.
Qualcosa si era dissolto come la nebbia sotto il sole,
lasciandolo perplesso su dove fosse finito ma ancora più sorpreso di scoprire
tutto quello che c’era dietro la caligine appena sparita.
Il mondo era tornato ad avere per lui contorni e colori
ben definiti.
Per la prima volta in tanti anni c'era silenzio nella sua
mente e calma nella sua anima.
Ne era così sorpreso che si tastò il petto alla ricerca
del proprio battito, dato che non lo sentiva rimbombare nelle tempie come
sempre era stato negli ultimi anni.
Lo trovò calmo ed al sicuro sotto le ferite rimarginate.
In astratto riusciva a realizzare che andava tutto bene.
Non sapeva che ore fossero, e in fondo nemmeno gli
importava.
Aveva solo bisogno di scivolare di nuovo dentro la
sensazione di pace del momento e di viverla.
Riaggiustò la testa al buio e rimase lì, immerso in quella nuova tranquillità
ovattata, dove niente poteva fargli male.
***
L’aria era carica di foschia nel giardino dedicato alla meditazione.
Il sole del mattino era ancora troppo basso
sull’orizzonte e non arrivava ad illuminare l’interno del giardino. Era un
angolo di mondo dove era ancora il crepuscolo dell’alba.
Maestro Shifu si preparava a dire addio a quel luogo di
serenità in cui lui aveva potuto passare così poco tempo.
Ed anche adesso, che poteva sostare nella pace dei fiori
e delle fontane, aveva compagnia.
-Maestro Shifu, ho bisogno del vostro aiuto- iniziò la
Divinatrice.
Shifu annuì dietro il vapore della sua tazza di thé.
-Chiedete pure, Divinatrice. Vi aiuterò, se posso-
Normalmente lei era una delle persone più calme che Shifu
conoscesse, ma in quel momento gli sembrava tesa.
Shifu non aveva dubbi su chi sarebbe stato l’argomento
della conversazione.
-È per Shen.. lui sta cambiando, e tutti i cambiamenti
ci rendono fragili. Temo che il peso del rimorso ricada su di lui. Temo che
Shen possa soffrire adesso tutto il dolore che ha causato agli altri in
passato-
Una parte di Shifu avrebbe voluto scattare e rispondere
che la sofferenza del rimorso era il minimo che il pavone meritasse, e che
assaggiare la sua stessa medicina sarebbe stata la lezione migliore di quei
mesi.
Un’altra parte, una più saggia forse, sapeva che far
soffrire ancora Shen sarebbe stato del tutto inutile.
Non solo inutile, sarebbe stato ingiusto e meschino
infierire oltre.
Il pavone aveva già pagato. Tutta la sofferenza che Shifu
aveva scorto a tratti oltre la rabbia di Shen era lacerante ed era stata
abbastanza.
-Capisco il vostro timore, nobile divinatrice. Il rimorso può essere terribile.
E tuttavia, per quanto io voglia aiutare Shen, non so se sarò la persona a cui
chiederà aiuto. Non so nemmeno se esista una persona a cui chiederebbe mai
aiuto, considerato il suo orgoglio-
-Avete ragione. Shen morirebbe piuttosto che chiedere aiuto. Che io sappia lo
ha fatto una sola volta, con il Guerriero Dragone. Maestro, mi basta che voi lo
teniate d'occhio e che mi contattiate se notaste qualcosa di preoccupante nel
suo comportamento. Oh, lo so che tutti i comportamenti di Shen sono
preoccupanti! Mi fido di voi per tutto, ma se il senso di colpa ed il rimorso
lo dovessero trascinare a fondo, vorrei che me lo diceste-
Shifu le fece un cenno di assenso per rassicurarla.
-Certo, capisco. Sì, me ne occuperò io e vi terrò informata, non temete-
-E vorrei anche, se mai riuscisse ad andare oltre
l’orgoglio ed a chiedere aiuto, che voi facciate tutto il possibile-
Shifu era praticamente certo che avrebbe ricevuto quella
richiesta.
Per qualche momento si perse a scrutare i riflessi
ambrati del thé.
L’universo aveva uno strano modi di fare circolare le
energie, se gli ultimi allievi che gli mandava erano un panda inadatto al kung
fu ed un pavone che era stato un assassino.
Con il panda aveva imparato la sua lezione di accettare
anche chi non corrispondeva alle sue aspettative, ma con Shen?
Shifu sospirò.
-Maestro Rhino aveva il mio rispetto, e sarà difficile
mettere da parte il dolore che Shen ha causato. Tuttavia so che anche lui è una
vita, e che anche lui ha diritto ad essere protetto dal dolore. Io mi impegno a
fare del mio meglio per lui anche se non me lo chiederà-
Solo quando la Divinatrice sorrise di nuovo con gli occhi
accesi di speranza Shifu riuscì a sentirsi tranquillo.
Dopotutto una lezione da imparare c’era: imparare la
compassione per chi compassione non aveva avuto.
-Potete contare su di me, Divinatrice. Con tutta la mia sincerità,
sarò per Shen la guida di cui ha bisogno-
***
Shen scese in cucina teso.
Non si sentiva pronto ad incontrare tutti loro durante le
normali attività quotidiane, ed era ben deciso a mantenere più possibile la sua
riservatezza anche quando avrebbe convissuto con loro.
Il suo unico obiettivo in quel momento era procurarsi
qualcosa per colazione.
Dalla cucina non proveniva alcun rumore, il che poteva
significare o che era molto presto e che lui avrebbe dovuto arrangiarsi, oppure
che era molto tardi e che il panda aveva già mangiato tutto.
Il suo pensiero andò alla sera prima, quando aveva colto
il panda con le zampe nel sacco, o meglio nelle ciotole.
Trovarsi nella stessa situazione della sera prima, a
rischiare il digiuno per compensare l’appetito smodato del
plantigrade, lo contrariava parecchio, ed allo stesso tempo non sapeva
come sentirsi riguardo a quello che era accaduto dopo, con il panda che
cucinava per lui.
Shen sospirò e fece scorrere il pannello di carta di
riso.
Dentro non c’era nessuno.
Si guardò attorno, sul tavolo e sulle mensole.
C’erano dei cestini fatti di strisce sottili di bambù che
ragionevolmente avrebbero potuto contenere del cibo, alcuni chiusi con lo spago
ed altri no.
Shen sollevò i coperchi di quelli non legati e trovò wanton e riso in foglia di loto.
L’odore immediatamente gli fece ricordare la sera prima,
quando lui non aveva nemmeno lontanamente idea di come fare a procurarsi del
cibo ed il panda aveva cucinato per lui.
Si chiese se l’orso lo avesse fatto apposta a lasciare
quei cesti chiusi, per lasciare davvero qualcosa da parte per lui.
Per il momento prese una ciotola ed i kuaizi
e si servì wanton e un paio di involtini di riso.
Si sedette al tavolo da solo.
La sera prima c’era un panda ciarliero a fare da
sottofondo, quella mattina c’era solo silenzio.
Il riso sprigionò un vapore ricco di aromi non appena
scostò la foglia, e già dal primo boccone era denso e nutriente.
Shen si sentiva un po’ come la sera prima, quando era
riuscito a provare del sollievo, ma se la sera prima era stato naturale
scivolare nel sentirsi al sicuro, adesso alla luce del giorno provava imbarazzo
a lasciarsi andare, anche se era solo.
Un movimento alle sue spalle lo fece scattare all’erta.
-Buongiorno, Shen. Hai riposato?-
Era il panda minore.
Shen non aveva idea di come comportarsi con lui, per cui
scelse di mantenere un tono neutro.
-Buongiorno. Sì, ho riposato-
-Bene. Questa sera inizieremo il viaggio per tornare alla
Valle della Pace. A questo proposito, tra poco andremo a salutare i Maestri
della Città dei Gong. Sarei venuto a chiamarti io-
Shen ebbe una fugace visione del bue e del coccodrillo.
-Non sarebbe stato necessario venire a chiamarmi-
-Shen…-
-Potete riferire i miei saluti- Tagliò lui.
Riferire tramite terzi dei saluti freddi, di facciata e
per nulla sentiti era il massimo che poteva fare per mantenere un’apparenza di
civiltà nei confronti di quei due.
Sembrò che il panda volesse aggiungere qualcosa, ma dopo
un lungo sguardo che esprimeva molto chiaramente quanto disapprovasse la sua
decisione di non presentarsi personalmente decise di non insistere.
-Molto bene, sarà mio il compito di riferire a loro-
Shen non sapeva se lo facesse per evitare contrasti con
lui fin dal primo momento o se volesse evitare dell’imbarazzo facendolo entrare
di nuovo a contatto con quei due.
-Partiremo con un battello fluviale al tramonto. Ho già
spiegato alla divinatrice dove accompagnarti. Hai tempo per sistemare qualche
affare personale, se lo desideri-
Il maestro uscì dalla cucina e lo lasciò di nuovo solo.
***
Po era nervoso. Più che nervoso.
Stare lì di fronte a Maestro Croc
e a Maestro Bue in un clima così formale, rigido, senza nessuna confidenza, era
semplicemente sbagliato.
Se ne stava in disparte, al posto che Maestro Shifu gli
aveva assegnato e faceva del suo meglio per non emettere nemmeno un suono mentre
il maestro sistemava le cose.
Saluti, ringraziamenti, tutte cose che a Po sembravano
estranee e che non rendevano la miticità di tutto quello che avevano passato
tutti insieme.
Tuttavia era ben deciso a non rovinare tutto proprio
l’ultimo giorno.
-… con il Guerriero Dragone-
-AAhhh!!! Va bene, va bene! È
una pessima idea, lo so!-
Si buttò in ginocchio senza nemmeno pensare.
Tanto sicuramente aveva di nuovo sbagliato qualcosa, e
Maestro Bue era arrabbiato con lui, e Maestro Shifu era di nuovo seccato perché
aveva fatto un’altra figuraccia.
-Panda…- soffiò il maestro, le labbra strette ad una
linea sottile -Rimettiti in piedi-
Attorno a lui era calato il silenzio più completo.
Po desiderava solo appallottolarsi ancora più stretto e
sparire, e invece dovette rialzarsi.
-Scusate- tentò debolmente.
Accanto a lui Tigre scuoteva la testa.
-Stavamo dicendo, Guerriero Dragone, che Maestro Bue
vorrebbe scambiare qualche parola con te in via informale- chiarì Maestro Shifu
-Ci raggiungerai a casa quando avrete finito. Maestri, ancora una volta i miei
rispetti-
Shifu si allontanò lanciandogli un ultimo, lungo, sguardo
di ammonimento in cui Po sentiva “non combinare guai mentre io non ci sono,
intesi?”.
Gli altri seguirono Shifu con espressioni più o meno
perplesse, tranne Scimmia che si fermò vicino a Po a battergli una pacca di
comprensione sulla spalla, e Mantide, che fece la stessa cosa ma saltandogli
sulla testa.
Tigre gli fece un cenno di incoraggiamento, che servì a
riaccendere un minimo di sicurezza nel panda.
Anche Maestro Croc salutò ed
uscì, e Po rimase solo con Mastro Bue.
-Allora, adesso possiamo anche mettere da parte le
formalità, non credi?-
Po annuì. In effetti si sentiva meglio adesso che erano
solo loro e che lui non si sentiva il peso di non fare sfigurare il suo
maestro, il palazzo di Giada, e possibilmente l’intero kung fu.
-Maestro, mi…-
-Io volevo…-
Iniziarono a parlare nello stesso momento, e si
bloccarono imbarazzati.
-Scusate, Maestro. Cosa stavate dicendo?-
Maestro Bue fece un respiro profondo prima di
ricominciare.
-Volevo solo dirti che mi dispiace per come mi sono comportato a volte con te.
È solo che non capivo perché ci tenessi tanto a Shen. Ora so che volerlo
salvare è stata la cosa giusta da fare. So cosa significa essere come lui, ed è
terribile-
Cadde un attimo nel silenzio, ma Po aveva l’impressione
che volesse dirgli qualcos’altro e gli lasciò un po’ di tempo.
-Non so perché mi abbia risparmiato la vita al cimitero, ma adesso so perché tu
non volevi fargli del male. Fare del male a qualcuno che già soffre è
l'ingiustizia più grande che si possa commettere.
Ti ringrazio per aver visto la sua sofferenza quando noi non ci riuscivamo, e
ti ringrazio per averci impedito di fargli del male. Be', non troppo, almeno-
Maestro Bue si inchinò, e Po aveva già gli occhi lucidi per l’emozione.
-Grazie per avermi impedito di diventare un assassino. Non stavi proteggendo
solo Shen, stavi proteggendo anche me-
Po non ci pensò nemmeno a cosa stava facendo.
Si trovò ad abbracciare stretto maestro Bue.
-È che vi ammiro tanto! sniff! … Non volevo che vi
succedesse qualcosa di brutto! E mi dispiace tanto per tutti i problemi che vi
ho causato- disse in fretta e tirando su col naso.
-Snif… scusate...-
-No... va bene così-
Invece di sciogliersi Maestro Bue ricambiò l'abbraccio e lo strinse contro il
suo corpo solido e tutto muscoli.
Po non riusciva a crederci!
Quando si separarono lui ancora sorrideva e Bue sembrava
più a suo agio.
-Ora tornerete nella Valle della Pace. Spero che possa
chiamarsi ancora così dopo che avrete portato lì il pavone-
-Non preoccupatevi, in qualche modo andrà bene. E voi cosa farete adesso, Maestro?-
Bue si strinse nelle spalle, rassegnato.
-Dovrò imparare a convivere con il dolore. La Divinatrice ha detto che mi
aiuterà, ed anche Croc. È l'unica cosa che posso
fare. E poi, questa città ha bisogno di me. Ora che abbiamo sgomberato le
macerie bisogna ricostruire-
Po gli offrì un sorriso di incoraggiamento.
-Continuate a lavorarci e prima o poi andrà bene-
-Lo spero. Voglio fidarmi di te, Guerriero Dragone-
Si salutarono come maestri kung fu e Po andò via molto
più leggero di quando era entrato in quella stanza.
***
L'acqua del fiume scorreva lenta, placida, attorno
ai pali che sostenevano il molo.
Sarebbe potuta sembrare ferma se non fosse stato per le increspature vicino al
legno e per qualche filo di paglia o qualche foglia trasportata di tanto in
tanto.
Shen osservava il fiume scorrere lungo la riva. I
colori del cielo si riflettevano sulla superficie liquida man mano che viravano
verso il rosso del tramonto e poi il blu della notte.
Attraversare la città assieme alla divinatrice non
era stato terribile come lui aveva pensato.
L’ultima volta che aveva meso piede per le strade
di Gongmen era stato quasi linciato, quella volta
invece c’erano stati solo sguardi perplessi che lo avevano seguito ma nessun
segno di ostilità.
Merito probabilmente del fatto che l’abitazione in
cui era stato ospitato assieme ai cinque ed al panda era piuttosto lontana dal
centro della città, e lì si era risentito molto di meno della sua occupazione e
della battaglia contro i maestri kung fu.
Erano riusciti ad arrivare in relativa tranquillità
alla zona dei moli sul fiume grande, dove non c’era nessuno a preoccuparsi di
loro.
Shen non aveva più detto una parola, ed era
sollevato dal fatto che lì ci fossero pochissime persone e in ogni caso lontano
da loro.
Avrebbero aspettato l’arrivo del panda e degli
altri, e poi del battello fluviale che li avrebbe trasportati verso nord.
Non era sicuro di come si sentiva.
A momenti si sentiva distaccato, superiore a tutto
ciò che accadeva attorno a lui, altri si sentiva confuso, incredulo rispetto a
ciò che gli stava succedendo.
E poi, in altri ancora, non riusciva a capire.
Perché darsi tanta pena per lui? Perché aiutarlo a
tutti i costi? Perché volerlo salvare?
Passasse il panda, ma gli altri perché mai
avrebbero dovuto farlo?
C’erano talmente tante cose che non riusciva a
comprendere.
Era un cambiamento radicale, ed a volte gli
sembrava semplicemente troppo.
Era qualcosa di troppo difficile da gestire, ed a
momenti Shen se ne sentiva schiacciato.
Era la sensazione di essere piccolo e
insignificante rispetto a qualcosa che era totalmente fuori dalla sua
comprensione e dal suo controllo.
Non lo avrebbe mai ammesso con nessuno, ma adesso
che tutte le sue certezze erano state scrollate, il mondo gli sembrava troppo
vasto.
Ora che tutto il suo essere era stato stirato, compresso, disfatto e
riplasmato, non era più sicuro di nulla, e si sentiva smarrito di fronte alle
incognite del futuro.
-Stai facendo la cosa giusta-
Disse la capra alle sue spalle. Shen non le
rispose.
In un altro momento si sarebbe premurato di trovare una risposta saccente da
opporle, ma in quel momento era alle prese con troppe forze che pretendevano la
sua attenzione.
Le gettò
un’occhiata da sopra la spalla, poi tornò a scrutare l’acqua che scorreva sotto
di lui.
-Lui è davvero l'ultimo?-
Non ebbe
bisogno di precisare a chi ed a cosa si stava riferendo.
La capra
gli rispose a voce bassa e velata di tristezza.
-Non lo so. Non ho mai avuto il coraggio di controllare-
-Controlla-
-Shen? Perché vuoi saperlo?-
La traccia
di preoccupazione nel tono della capra lo irritava.
-Io non voglio sapere niente. Se c'è n'è sono altri, è lui che deve saperlo-
-E se Po fosse l'ultimo?-
-E se non lo fosse?!-
Shen non
voleva nemmeno pensarci. Se c’era una possibilità, anche solo una, che…
-Vuoi che lo sappia? Perché?-
Abbassò lo sguardo sulle sue ali, dove le maniche della veste quasi si toccavano
ed i bordi ricamati di rosso incorniciavano con grazia le penne bianche.
-Essere unici vuol dire essere soli. Lui non è fatto per stare solo-
-Non è solo-
-Non è la stessa cosa. Sai cosa intendo-
La capra lo
guardò attentamente, inclinando leggermente la testa di lato.
-Stai
tentando di fare ammenda, Shen?-
-Non è
quello che vi aspettate tutti?-
-Non è
quello che ti aspetti tu da te stesso?-
Shen scattò
indietro.
Odiava
quando lei gli guardava dentro come dentro le sue ciotole!
Distolse lo
sguardo e si rivolse ostinatamente lontano, dovunque lontano da lei, verso il fiume,
le imbarcazioni, qualsiasi cosa che non lo costringesse ad affrontare certe
cose.
Riprese a
parlare solo quando ebbe totalmente riacquistato il controllo di sé.
-Se ce ne
sono altri, trovali e diglielo-
Alle sue
spalle sentiva la capra sorridere ai suoi modi bruschi.
-Lo farò-
-E non
dirgli che te l’ho detto io-
-Non vuoi
che si sappia che puoi fare qualcosa di buono?-
-Non voglio
che venga a ringraziarmi!-
Si voltò di
scatto e si trovò con il becco a pochi centimetri dal suo muso.
Lei
sorrideva placida e comprensiva, ancora più del solito.
-Shen,
ricorda sempre che qualsiasi cambiamento è arduo. L’unico modo per trovare
sollievo nelle difficoltà è chiedere aiuto, ed il destino ti ha messo accanto
tante persone a cui domandare. Puoi scegliere in qualsiasi momento di chiedere,
di parlare, di farti aiutare. Impara a dare fiducia, Shen, come ne è stata data
a te-
Shen si ritrasse
spaventato.
Avrebbe
voluto rispondere indignato, ma la verità era che adesso sapeva che era così, e
la consapevolezza lo atterriva.
Aprì il
becco un paio di volte ma non riuscì a ribattere nulla.
La
divinatrice lo toccò leggermente sulla guancia con uno zoccolo ma non aggiunse
altro sull’argomento.
-Arrivederci, Shen. Ti auguro felicità-
Shen
ricordò l’altra volta in cui lei aveva usato quelle parole.
Anche
allora lei lo aveva messo in guardia, gli aveva indicato un cammino che non danneggiasse
nessuno, ma lui non era stato in grado di capire.
Ora capiva.
A tratti.
Rimase
rigido sotto il suo tocco.
Le sue
parole avevano scavato a fondo dentro di lui, ed avevano lasciato una traccia
che lui non sapeva come considerare.
Voleva
scappare lontano da lei ed allo stesso tempo aveva timore di lasciare l’unica
cosa che gli fosse familiare.
-Va’. Credo
che ti stiano aspettando-
Shen si
voltò verso la riva, dove in effetti la sagoma del panda e del resto della
congrega erano già visibili lungo la strada.
“Ha sentito
il rumore, deve essere così…. No, non è vero. Li ha sentiti e basta”
Si aggiustò
a tracolla la sacca da viaggio che conteneva le vesti e gli speroni ed assicurò
il dao con il suo fodero di traverso sulla schiena.
Era molto
più facile nasconderlo di traverso sotto la veste quando non aveva il fodero, e
convivere con il freddo dell’acciaio sempre a contatto e sempre pronto ad
essere sfoderato, ma non poteva più farlo adesso che aveva giurato di non
attaccare mai per primo.
Guardò la
capra un’ultima volta.
-Arrivederci-
Le disse
soltanto.
Non si
voltò indietro, ma sapeva che lei lo stava seguendo con lo sguardo, e che in un
modo o nell’altro avrebbe trovato il modo di sapere cosa faceva.
***
Er Yu guardò Shen che si
allontanava.
Molte cose
erano cambiate, lo sentiva nelle energie che l’avevano sfiorata.
Lo guardò
mentre raggiungeva il gruppo di maestri, e schivare il panda che stava per
abbracciarlo.
Scosse la
testa con un mezzo sorriso.
No, forse
non sarebbe stato mai il momento per quello.
Mentre i
maestri si incamminavano sul molo per essere pronti a salire a bordo non appena
il battello fosse arrivato, Shen e Shifu rimasero indietro.
La
divinatrice rimase a guardarli.
Era
impossibile dire se stessero parlando o meno, ma quella sarebbe stata un’altra
storia.
Per il
momento le bastava sapere che Shen era più al sicuro di quanto lo fosse mai
stato negli ultimi anni.
Respirò
lentamente l’aria della sera, calma, tranquilla, come può essere solo il
sollievo dopo un dolore che guarisce.
Guardò
verso l’alto, verso il cielo ormai diventato indaco e verso le prime stelle che
brillavano.
La luna
appena sorta era una falce perlacea sospesa nell’infinito.
Era la
forma della luna crescente, sorta dal buio della luna nuova.
Era la
forma della rinascita.
Se c’è una notte buia abbastanza
Da nascondermi, nascondermi
Se c'è una luce, una speranza
Sole magnifico che splendi dentro me
E poi un giorno tutto
il dolore avrà un significato.
Un giorno la
compassione guarirà le ferite ed il perdono resterà scritto nelle cicatrici, e
ci sarà conforto per la paura e sollievo per il dolore.
Un giorno, quando le lacrime avranno lavato via tutto, resterà solo una vita da
raccogliere, proteggere e lasciare sbocciare per un nuovo inizio.
E allora sorgerà un mondo nuovo, ed una nuova esistenza, e ciò che era stato
spezzato sarà guarito.
E si guarderà fin
dentro il cuore delle azioni più esecrabili, ed oltre l'odio e la repulsione si
potrà scorgere la ferita.
E dalla compassione
per le ferite del cuore di un assassino sorgerà, abbagliante, la speranza.
Dammi la gioia di vivere
Che ancora non c'è
Miserere, miserere
Quella gioia di vivere
Che forse ancora non c'è
(Miserere – Zucchero Fornaciari e
Luciano Pavarotti)
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Cantuccio
dell’Autore
Eeee….. ce l’abbiamo fatta!
Lo so: nessuno di voi
avrebbe voluto davvero leggere le parole “ultimo capitolo”, me compresa, però
anche le cose più belle finiscono.
Non so se il finale è
all’altezza del resto della storia.
Lo spero davvero. In ogni
caso ho preferito pubblicarlo piuttosto che restare a lavorarci eternamente.
Fatemi sapere che cosa ne
pensate.
Io vi saluto con tanto
affetto e me ne vado a mangiare una ciotola di noodles…
…
…
No, accidenti, ma dove
sono finiti…? Li avevo appena preparati…
…
PANDA!!!
Vi abbraccio forte
Smeralda E. Elessar