Genere: romantico, erotico
Tipo: one shot
Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Coppia: Yaoi
Rating: PG-13, giallo
Avvertimenti: lime, fluff
PoV: terza persona
Spoiler: sì
Disclaimers: i personaggi non sono
miei, ma di Haruichi Furudate.
I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.
Il compleanno più
bello
Fu lo scoppio di un tuono a destarlo di soprassalto,
socchiuse gli occhi nella semioscurità della stanza, il ticchettio furioso
della pioggia batteva violento fuori dalla finestra aperta. Un brivido percorse
la schiena del giovane, all’aria umida e fresca che entrava, senza curarsi di
indossare qualcosa si alzò e chiuse la finestra, mentre un altro tuono ruggiva
furioso dopo un lampeggio di simile ad un flash.
Gettò una occhiata all’orologio mancavano
dieci minuti alle sei del mattino, decisamente pioveva troppo per andare a
correre.
Tornò a letto approssimandosi al corpo caldo
dell’altro ragazzo, che dormiva quieto su un fianco, coprendo entrambi i loro
corpo nudi con il lenzuolo.
Dopo tutto quello era un giorno speciale, era
il compleanno di Hajime.
Tooru rimase a guardarlo dormire quieto e ignaro
che lui fosse sveglio, il temporale che infuriava fuori non turbava minimamente
la loro intima quiete.
Tooru gli aveva augurato buon compleanno a
mezza notte, mentre facevano l’amore, sussurrato labbra contro labbra, mentre
lo amava lentamente, assaporando ogni istante come fosse l’ultimo.
Oikawa sospirò pesantemente, da che aveva
memoria avevano sempre festeggiato i loro compleanni insieme, ma ora…
Un respiro più profondo lo riscosse dai suoi
ingombranti pensieri, una mano si posò sulla sua guancia seguita da un bacio a
fior di labbra.
“Diluvia” mormorò Tooru sfregando il naso su
quello di Iwaizumi che socchiuse gli occhi “Meglio così possiamo stare a letto
ancora un po’, i miei tornano per pranzo” gli disse spingendolo sul materasso e
l’alzatore lo lasciò fare, ma Iwaizumi arrestò le sue carezze e quando Oikawa
aprì gli occhi lo fissò intensamente.
“Cosa c’è Tooru?”
Era inutile non riusciva a nascondere nulla a
Hajime, si accorgeva di qualunque cosa lo riguardasse, anche semplicemente da
come respirava.
“Farò in modo di esserci a ogni tuo compleanno”
mormorò e lo vide scuotere la testa.
“Non fare promesse che non puoi mantenere”
gli disse e non c’era rimprovero nella sua voce.
“Ma…” tentò di protestare, ma l’altro gli
posto un dito sulle labbra, non voleva parlare in quel momento, voleva fondersi
con Tooru una volta di più, perché non gli bastava mai.
I tuoni si univano ai gemiti, alle promesse,
ai sussurri, che lasciavano le loro labbra e come si esaurì il temporale così
si consumò il loro amplesso.
I timidi raggi del sono cominciarono a fare
capolino dalle nuvole, illuminando piano piano la stanza, mentre i due giovani
si coccolavano pigramente.
“Quel è il compleanno più bello che ti
ricordi” chiese l’alzatore sostenendosi la testa con un braccio, percorrendo
con le dita il petto di Iwaizumi.
“Quando ho compiuto otto anni” rispose senza
un istante di esitazione.
Oikawa si accigliò, ricordava quel giorno:
era stato il più brutto della sua vita invece, si era spaventato a morte.
“Lo hai passato in ospedale” mormorò
mettendosi seduto.
“È vero, ma quando ho aperto gli occhi tu eri
raggomitolato ai piedi del letto, con ancora le ciglia bagnate di lacrime, in
quel momento ho capito che ero legato indissolubilmente a te, ero ancora troppo
piccolo per capire che era amore, ma aveva compreso che non era più semplice
amicizia”
Tooru sentì la commozione salirgli in gola a quelle
parole, ricordava perfettamente quello che aveva provato, nonostante fossero
passati dieci anni.
Quando Hajime si era sentito male a scuola ed
era stato portato via in ambulanza, la maestra era stata costretta a chiamare
anche i genitori di Tooru, perché lui voleva a tutti i costi andare con Hajime,
e non c’erano state ragioni, anche se gli avevano spiegato che era solo
appendicite, ma lui non ne sapeva molto ed era semplicemente terrorizzato di
perdere il suo migliore amico.
Così sua madre era andata a recuperarlo e lo
aveva accompagnato in ospedale dove non si era schiodato per le ore successive.
Il medico che aveva operato Iwaizumi aveva
tentato di spiegargli con parole semplici quello che era successo, che il suo
amico stava bene, ma Oikawa non aveva voluto sentir ragioni; sua madre ancora
lo raccontava di quanto avesse pianto e strillato per restare lì tutta la
notte, fino al mattino, quando finalmente Iwaizumi si era svegliato,
chiamandolo poco carinamente come al suo solito, ma a Tooru non importava e gli
aveva allacciato le braccia al collo, schioccandogli un sonoro bacio sulla
guancia, rendendosi conto anche lui in quel momento che qualcosa era cambiato.
E poi Iwaizumi gli aveva fatto vedere il
grande cerotto che aveva sul fianco e che sarebbe rimasta la cicatrice. Quello
stesso solco bianco che Tooru amava stuzzicare con la lingua, perché a distanza
di anni in quel punto Hajime, era molto sensibile, ma il Tooru bambino era inorridito
a quel pensiero.
“Per entrambi quel giorno è qualcosa è mutato”
ammise Tooru, sfiorando con il polpastrello la bianca cicatrice.
“Già, ma eravamo troppo piccoli per
comprenderlo” rispose sedendosi a sua volta, prendendo il volto di Tooru tre le
mani “Quindi anche se l’anno prossimo non sarai fisicamente in Giappone, non ha
importanza, perché saremo insieme qui” aggiunse posando un dito sul petto dell’alzatore,
all’altezza del cuore, per poi sporgersi in avanti e baciarlo con passione,
sospingendolo sotto di sé.
Oikawa gli allacciò le gambe ai fianchi,
quando sentirono la porta d’ingresso aprirsi e il padre di Iwaizumi urlare “Siamo
a casa”
I due giovani si immobilizzarono “Sono
tornati prima” bisbigliò Tooru mentre Hajime si alzava e gli passava i vestiti
in fretta.
“No, siamo noi che non ci siamo resi conto
del tempo che passava” disse indicando la sveglia, l’ora di pranzo era passata da
un pezzo.
“Dobbiamo dirglielo” mormorò Oikawa
infilandosi in fretta boxer e pantaloni.
“Certo dirglielo, non farci beccare, mentre
facciamo l’amore nel mio letto” sbottò Iwaizumi infilandosi la maglietta mentre
Oikawa faceva lo stesso.
“Ragazzi siete svegli” li chiamò la madre di
Hajime salendo le scale.
“Come fa a sapere che sono qui” bisbigliò
Tooru rendendosi conto troppo tardi di un errore.
“Ci sono le tua scarpe e la tua borsa di
sotto, idiota!”
Oikawa non fece in tempo a rispondere perché la
donna bussò alla porta.
“Posso entrare?” chiese.
“Certo!”
***
La donna si chiuse la porta alle spalle con
un ampio sorriso, tornando in salotto dove il marito aveva aperto la torta per
il figlio.
“Dovevamo ritardare un altro paio d’ore” gli disse
con un ampio sorriso mentre sistemava un pacchetto sul tavolino.
“No, non credo sarebbe servito a qualcosa. Scendono?”
“Sì diamogli il tempo di scambiarsi le
magliette e pettinarsi” sorrise la donna e il marito rise di gusto sentendo l’immancabile
battibecco dei due che scendevano le scale.
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Note dell’autrice
Non potevo far passare il compleanno di
Hajime in cavalleria e quindi sono riuscita a scrivere questa storia.
Grazie a chi è giunto fino a qui e ha
voglia di dire la sua.
Buon compleanno Iwa-cha