E
risorse dalle sue stesse ceneri!
Non so come ne perché, ma questa
storia si è praticamente scritta da sola. E chi sono io per
negare a
Wanxian il fluff che meritano?
Un paio di note.
Non ho idea di
dove sia ambientata la storia. E' un'AU nel mondo moderno, ma non
importa molto il paese. Immaginate pure l'ambientazione che
più vi
piace.
Ho usato per la maggior parte della storia i loro nomi di
cortesia, anche se so che non è una pratica più
in uso. Alla fine
accenno al fatto che entrambi usano anche i loro nomi di nascita, ma
è più uno sfizio mio che altro -non possiamo
negare la bellezza del
sentirli usare i loro nomi di nascita. Idem per gli appellativi tipo
“baba” o “gege”, li ho usati
più perché mi piace come
suonano che per vera necessità.
Pooi, la storia è 80% fluff e
10% hurt&comfort e 10% discorsi sui conigli. Tutto
ciò è stato
scritto per la mia soddisfazione personale. Biasimate il mio
cervello.
Tutto ciò che accade nell'ospedale in sé
è descritto
in maniera molto vaga, non c'è nulla di troppo grafico.
E sì.
Il titolo è un omaggio al drama giapponese Code Blue. Se non
l'avete
ancora visto, aggiungetelo alle vostre liste.
HERE per la
traduzione (by me) in inglese.
That's all. Enjoy!
CODE
BLUE BUNNY
Per
quanto tempo Wei Wuxian avesse passato tra i muri bianchi e asettici
dell'ospedale, non si sarebbe mai abituato al pianto dei pazienti,
né
ne sarebbe mai diventato immune. E per quanto la disperazione di
giovani o anziani gli straziasse il cuore, nulla riusciva a metterlo
in subbuglio come le urla spaventate di un bambino.
Era
quasi un avvenimento normale, soprattutto nel reparto di pediatria.
Non era semplice far capire a quelle piccole anime perché
fossero
costrette a rimanere in quel luogo dall'odore pungente e dall'aria
fredda. C'era poco al mondo meno accogliente di un ospedale, ed era
per quel motivo che Wei Wuxian ci teneva sempre ad apparire
sorridente durante i suoi giri.
La
porta della camera era appena socchiusa, ma i lamenti erano
abbastanza forti da rimbombare nel corridoio e da coprire le parole
di chi stava cercando di consolare quel pianto disperato.
Wei
Wuxian lanciò uno sguardo alla targhetta accanto
all’entrata. Lan
Yuan, sei anni. Appena sei anni e già costretto a conoscere
un luogo
così triste.
Un
brivido gli corse lungo la schiena al ricordo di un bambino
dall’età
simile, ma si sforzò di soffocare quel pensiero. Non era
né il
momento e neppure il luogo adatto per farsi trascinare dai ricordi.
Esitò
un secondo. Quel bambino non era un suo paziente e pediatria non era
nemmeno la sua specializzazione. Era solo di passaggio per fare un
saluto a Wen Ning, che aveva iniziato il tirocinio come infermiere
qualche giorno prima proprio in quel reparto e aveva solo dieci
minuti di pausa –sempre che non ci fosse una qualche
emergenza a
richiamarlo in pronto soccorso.
Eppure…
Eppure
era più forte di lui. Non sarebbe riuscito a lasciarsi alle
spalle
quel pianto senza aver provato a fare qualcosa per consolarlo.
Bussò
piano alla porta e dopo qualche secondo un'infermiera ne
aprì uno
spiraglio dall'interno.
«Dottor
Wei?».
«Ah,
Mianmian, ciao! Non mi aspettavo di vederti qui, hai cambiato
reparto? Pensavo lavorassi alle emergenze, che coincidenza!».
Mianmian,
quella santa donna, si limitò ad alzare gli occhi al cielo
di fronte
al suo tono forse un po' troppo allegro e sospirò.
«Sono qui per un
paziente».
«Oh
si giusto, ha senso. Il bambino che piange, immagino. Posso
entrare?».
Mianmian
esitò un attimo. Si conoscevano da anni, sia come colleghi
che come
amici e Wei Wuxian sapeva che non era il tipo da frivolezze o giri di
parole. Se non poteva stare lì, glielo avrebbe detto subito.
«Insomma,
smettila! Ci stai facendo perdere tempo!».
Una
voce dall'interno colse di sorpresa entrambi e Mianmian
sospirò di
nuovo.
«Entra».
Wei
Wuxian la ringraziò con un cenno ma non nascose il cipiglio
infastidito sul volto. Avrebbe riconosciuto quella voce fastidiosa
ovunque e non si stupì di trovare accanto a uno dei due
letti
proprio Su Minshan, uno degli specializzandi in Medicina Generale.
Era una persona sgradevole e antipatica e quasi nessuno aveva
qualcosa di positivo da dire sul suo conto. Era un medico discreto,
ma la sua incapacità di interagire con i pazienti lo rendeva
l'ultima scelta per tutto. Doveva essere proprio un'emergenza se da
pediatria avevano accettato proprio lui.
Wei
Wuxian lasciò vagare lo sguardo lungo la stanza, una doppia,
simile
a quelle degli altri reparti se non per i disegni colorati sui muri.
Solo uno dei letti era occupato ed era circondato da Su Minshan e due
infermieri. Gli bastò compiere un paio di passi in
più per poter
guardare oltre alle uniformi azzurre e riconobbe una scena fin troppo
familiare. Il bambino, ancora intento a piangere con una disperazione
tale da fargli stringere il cuore, era stretto tra le braccia di un
giovane uomo, che stava alternando sussurri consolatori con
occhiatacce nei confronti del personale medico presente.
«Tutto
bene qui?».
I
due infermieri si voltano sorpresi e lo salutarono con un sorriso
tirato, mentre Su Minshan si limitò a lanciargli
un'occhiataccia.
«Non è di tua competenza, Wei Wuxian».
«Non
voglio rubarle nulla, Dottor Su», replico quest'ultimo.
«Ma le urla
stanno disturbando gli altri pazienti».
«É
esattamente quello che stavo dicendo. Se solo la smettesse di fare
sceneggiate....».
Wei
Wuxian
strinse i pugni per frenare il desiderio di prendere a sberle il -suo
malgrado- collega, e lo interruppe per rivolgersi al padre del
bambino.
«Tutto
bene?
Possiamo dargli qualcosa se sente troppo dolore».
Il
giovane uomo
si voltò verso di lui e per un attimo Wei Wuxian temette di
essere
asceso in cielo. La persona seduta su quello scomodo lettino, con un
bambino tra le braccia e la camicia umida di lacrime e muco, era
l'esemplare maschile più affascinante che avesse mai visto.
Dai
tipici tratti asiatici, allo sguardo penetrante e dal peculiare
colore quasi dorato, l'espressione severa accentuava solo gli zigomi
eleganti e la curva delle labbra. Chissà se erano
così morbide come
sembravano.
No.
Nope. Frena.
Frena.
Quell'ultimo
pensiero riportò Wei Wuxian sul pianeta Terra e si
maledì per la
sua incapacità di rimanere concentrato su questioni
importanti di
fronte a un bell'uomo. Era una grande distrazione, non poteva negarlo
e...
No,
di nuovo.
No.
«É
solo
spaventato».
La
voce profonda
di quel Dio sceso in Terra attirò la sua attenzione e Wei
Wuxian si
costrinse ad annuire senza lasciarsi scappare dalle labbra quanto
avrebbe voluto piazzarsi sulle sue ginocchia come il bambino. Era
davvero un disastro.
Richiamando
a sé
tutta la sua forza di volontà, si inginocchiò a
terra dall'altro
lato dal letto. Uno sguardo silenzioso al padre fu tutta la conferma
che gli serviva per convincerlo a parlare.
«Ehi,
Yuan. Ti chiama Yuan, giusto?».
Il
bambino
spostò appena la testa dalla pancia del padre, ma
tornò nascosto il
secondo dopo. Non aveva smesso di piangere, ma era chiaramente
incuriosito da quel nuovo approccio.
«Lan
Yuan»,
confermò l'uomo. Era difficile capire se stesse apprezzando
o meno
l'intervento di un ulteriore dottore, uno sconosciuto tra l'altro, ma
probabilmente avrebbe potuto cacciarlo dalla camera se si fosse
rivelato inutile. O probabilmente avrebbe potuto sollevarlo di peso
con quelle braccia e...
No.
Insomma.
«Non
devi avere
paura, Yuan. Il dottore ha una faccia antipatica, ma è bravo
e ti
farà scomparire il dolore».
«Wei
Wuxian!».
Lan
Yuan
sobbalzò alla voce piena di rabbia di Su Minshan -non lo
aveva mica
nominato, se si era sentito preso in causa era un problema suo!- e
strillò ancora più forte. Wei Wuxian si
voltò e lo fulminò con lo
sguardo.
«Se
non sa
essere d'aiuto vada ad aspettare fuori, Dottor Su. Lo sta spaventando
ancora di più».
Questo
fece per
ribattere, ma uno squillo del suo cerca-persone lo interruppe. Con un
ultima occhiataccia uscì dalla camera e si
allontanò a passo
pesante.
«Oh,
un po' di silenzio. Dov'eravamo? Ah, giusto. Lan Yuan. Sai che hai
proprio un bel nome? Io ho un nipote che si chiama Jin Lin, ma ti
rivelo un segreto», con fare esagerato si avvicinò
al bambino senza
però toccarlo. «A lui piacciono i cani. Brr,
pessima scelta. A te
quali animali piacciono?».
I
singhiozzi si
interruppero appena e Lan Yuan mugugnò qualcosa nella
camicia del
padre, per poi tornare a stringere il tessuto tra le mani paffute.
«Hai
detto i leoni? Oh si, i leoni sono proprio dei grandi animali. Li ho
visti allo zoo, tu hai mai visto un leone, o una tigre? O una
pantera, quelle sono magnifiche. Ma anche gli animali più
piccoli
non sono da ignorare, sai. Ci sono alcuni insetti molto carini, anche
se l'essere viscidi li rende un po' meno simpatici. Ma anche gli
uccelli sono molto belli e colorati. Oh ma le volpi, sono
così
morbide, e le hai mai sentite ridere?».
«Conigli».
Un
sorriso
spuntò sul volto di Wei Wuxian, che interruppe il suo
monologo. Si
era accorto che più parlava e più Lan Yuan
sembrava calmare per lo
meno i singhiozzi e quando aveva nominato gli uccelli aveva mosso di
nuovo la testa.
«Uh
si, anche i conigli! Sono anche buoni, soprattutto in salsa...».
«Non
è vero!”,
esclamò con tutta la forza di un bambino di quattro anni.
«I
conigli non si mangiano, non sono cibo. Baba, digli che non sono
cibo».
«Mh».
Wei
Wuxian
scoppiò a ridere. Non sapeva dire chi fosse più
adorabile tra Lan
Yuan e il suo musetto imbronciato e rigato di lacrime, o il suo
stoico padre, che quando aveva accennato a mangiare i conigli si era
piegato in una smorfia infastidita.
«I
miei conigli
non si mangiano», ripeté Lan Yuan.
Si
era mosso
quel che bastava per poter guardare quello strano medico
inginocchiato accanto al suo letto e aveva finalmente smesso di
piangere, anche se aveva ancora gli occhi umidi e le guance
arrossate.
«Hai
dei conigli? Come si chiamano?».
«Black
e
White».
Wei
Wuxian rise
di nuovo e la sua reazione non sembrò soddisfare il bambino.
«Li ha
scelti Baba per il mio compleanno. E sono uno bianco e uno nero. E
Baba dice che sono due nomi bellissimi».
«Certo
che lo sono!».
Wei Wuxian non riuscì a trattenersi dall'alzare lo sguardo e
lanciare un occhiolino al padre, che si accigliò.
«E non vuoi
tornare a casa a vederli?».
Lan
Yuan esitò
prima di rispondere, ma poi annuì. «Voglio andare
a casa».
«Aya,
sono sicuro che Black e White ti stanno aspettando. Ma saranno tristi
se torni e sei ancora ammalato, non pensi?».
Per
un momento
Wei Wuxian temette di aver tirato troppo la corda. L'obiettivo di
quella sceneggiata era di far calmare Lan Yuan abbastanza da farlo
preparare dagli infermieri per qualunque tipo di operazione lo
aspettasse, ma stava iniziando a pensare che ci fosse qualcosa di
più
dietro alla reticenza del bambino.
Lo
guardò
stringere di nuovo tra le mani la camicia del padre e trattenne il
fiato nel timore di sentirlo di nuovo piangere.
«Non
voglio
lasciare Baba», sussurrò dopo qualche secondo.
«Ma
il tuo Baba sarà qua ad aspettarti, vero?».
«Mh.
Lo sai che
non ti lascerò solo. Quando ti sveglierai io sarò
qui».
«Ma...
ma...»,
Lan Yuan boccheggiò confuso qualche secondo e fece passare
lo
sguardo tra il padre e Wei Wuxian. «Il dottore antipatico di
prima
ha detto che mi devono addormentare e portare via. Io non voglio che
mi portino via».
Wei
Wuxian si
morse la lingua, ma si ripromise di rovesciare tutta la frustrazione
su quell'idiota di Su Minshan, che non era nemmeno capace di spiegare
a un bambino come si svolgeva una semplice operazione.
«Il
dottore di
prima ha sbagliato. Sai, è nuovo e non conosce ancora tutte
le
regole. Ma ti assicuro che non ti porteranno via e che ti sveglierai
con il tuo Baba vicino».
Lan
Yuan scosse la testa. «Non voglio addormentarmi»,
mugugnò. «Come
faccio se poi mi sveglio e Baba non è con me?».
Quelle
parole lo
colpirono con la forza di un uragano e Wei Wuxian pensò di
nuovo che
ci fosse qualcosa di non detto nella storia di quel bambino. Ma non
era quello il momento per perdersi in supposizioni. Un veloce sguardo
alla flebo attaccata al braccio del piccolo gli indicò che
il
liquido era quasi finito.
Prese
un respiro
e tornò a sorridere. «Facciamo così.
Cosa ne pensi se il tuo Baba
starà con te quando dovrai dormire? Ti stringerà
la mano tutto il
tempo e quando ti sveglierai lui sarà li».
«Dottor
Wei...».
«Si
può fare?».
Wei
Wuxian
ignorò l'infermiere e annuì alla domanda del
padre. «Non è molto
comune, ma se si lava bene le mani e indossa il camice,
potrà stare
con suo figlio fino a quando non sarà
addormentato». E non oltre,
furono le parole che non disse, ma dallo sguardo dell'uomo
intuì che
avesse capito. Era meglio tenere certi dettagli lontani da Lan Yuan,
soprattutto se il non sapere poteva aiutare a mantenerlo calmo.
«Può
andare bene, A-Yuan?».
Il
bambino fece
una smorfia. «Non voglio dormire», si
lamentò di nuovo.
«É
necessario
per guarire», mormorò il padre. «I
dottori ti faranno addormentare
e quando ti sveglierai non avrai più male alla pancia. E
potremo
tornare a casa da Black e White».
Lan
Yuan sembrò
ragionare su quelle parole, ma poi annuì piano.
«Se Baba mi tiene
per mano, allora va bene. Ma voglio tornare in fretta a
casa».
Wei
Wuxian e gli
infermieri dietro di lui tirarono un sospiro di sollievo. «Ti
prometto che faremo super veloci».
«Me
lo prometti?».
«Guarda»,
Wei
Wuxian afferrò la penna blu che portava nella tasca del
camice e il
blocchetto per le note. Ne strappò un foglio e con mano
veloce ne
tracciò uno schizzo di due conigli, accoccolati insieme. Ci
scrisse
sopra «guarisci presto A-Yuan» e ci aggiunse
qualche cuore e
fiorellino. «Un porta fortuna», disse.
Lan
Yuan prese
il foglio e si aprì nel primo sorriso della giornata.
«Grazie,
Dottore».
«Puoi
chiamarmi
Wei Gege, per oggi non sono il tuo dottore».
Lan
Yuan annuì
e tornò a guardare il disegno, passando lungo le linee con
il dito
indice.
«Ora
questi
infermieri ti aiuteranno a cambiarti, così poi andiamo a
fare un
giro per l'ospedale con il letto e poi ti portiamo dal dottore che ti
guarirà».
«Verrai
anche tu, Wei Gege?».
«Per
un pezzo
sì, posso accompagnarvi». Si accigliò
appena quando notò con lo
sguardo l'ora e si rese conto che la sua pausa era finita da
più di
dieci minuti. Ma ormai non poteva andarsene e se ci fosse stato
bisogno di lui le infermiere delle Emergenze sapevano il suo numero.
Con
una calma
opposta alla crisi di poco prima, Lan Yuan permise agli infermieri di
togliergli la flebo e prepararlo per l'operazione -una semplice
appendicectomia, per fortuna, come sbirciò dalla cartella
appesa ai
piedi del letto.
Wei
Wuxian si
avvicinò a Mianmian, che per tutto il tempo era rimasta
qualche
passo indietro insieme agli altri infermieri. «L'uomo che
sussurrava
ai bambini», lo canzonò con un sorriso e Wei
Wuxian rise a sua
volta.
«Sai
com'è.
Non riesco a sopportare il pianto di un bambino. Sono molto
più
belli quando ridono».
Mianmian
lo
conosceva da abbastanza tempo da leggere dietro alle sue parole -da
comprendere come il suo bisogno di consolare un bambino in lacrime
andasse al di là del suo mestiere e di come fosse quasi una
necessità fisica, come se quell'azione nel presente potesse
risanare
le sue stesse ferite del passato. Ma per fortuna non disse nulla e lo
salutò con un cenno prima di uscire dalla camera, diretta ai
piani
interrati per avvisare che il piccolo ritardatario stava finalmente
arrivando. E per preparare tutti al fatto che il padre sarebbe
entrato in sala operatoria per l'anestesia, per quanto poco ortodosso
potesse essere.
Una
volta pronto, gli infermieri sbloccarono il letto e Lan Yuan
ridacchiò quando iniziò a muoversi fuori dalla
porta. «Andiamo
davvero in giro con il letto?».
«Certo!»,
esclamò Wei Wuxian con fare offeso. «Pensi che ti
stessi mentendo?
Uomo di poca fede».
Lan
Yuan
ridacchiò di nuovo e strinse tra le dita della mano il
disegno dei
due conigli.
Proprio
quando stavano per prendere l'ascensore, il cerca-persone di Wei
Wuxian squillò un paio di volte e l'uomo sospirò.
Si inginocchiò
di nuovo accanto al letto. «Wei Gege deve andare ad aiutare
altre
persone che stanno male, ma il tuo Baba starà con te tutto
il tempo.
Se hai paura, chiudi gli occhi, stringi forte il tuo Baba e pensa a
Black e White. Me lo prometti?».
Lan
Yuan annuì
e, a sorpresa, lasciò andare la mano del padre per allungare
il
mignolo verso Wei Wuxian, che lo strinse con solenne
serietà.
Il
cerca-persone
squillò di nuovo e Wei Wuxian scattò in piedi.
Lanciò un sorriso
enorme a Lan Yuan -e al suo affascinante e stoico padre, che
purtroppo non avrebbe più potuto illuminare la sua giornata,
la sua
solita sfortuna con gli uomini (e le donne, a dirla tutta)- e poi
percorse a ritroso il corridoio fino a imboccare le scale verso il
piano delle Emergenze.
Quella
che
doveva essere una breve pausa di dieci minuti si era trasformata in
un incontro peculiare e suo malgrado interessante. Sarebbe stata una
bugia dire che non sperava di poter incontrare di nuovo entrambi,
magari in una situazione meno drammatica, ma Wei Wuxian era il Re
quando si trattava di mentire a sé stesso.
Poteva
solo
immergersi nel suo lavoro e sperare che la confusione del Pronto
Soccorso potesse togliergli dalla mente le lacrime e il sorriso di
quel bambino e lo sguardo penetrante del padre.
---
Lan
Wangji si
era sempre vantato -internamente, perché il vanto eccessivo
è un
vizio- del suo autocontrollo. Tutto questo prima di adottare A-Yuan e
provare sulla sua pelle il terrore ceco e straziante di un genitore
che può solo guardare un figlio soffrire e piangere.
Non
era stata la
prima volta che A-Yuan si era mostrato restio a lasciarlo -era
successo il primo giorno di scuola e il primo giorno del campo estivo
e in altre occasioni simili. All'inizio, quasi tre anni prima, il
bambino era stato inconsolabile ogni volta che Lan Wangji doveva
allontanarsi anche solo per andare in bagno o prendere dell'acqua in
cucina. Poi, col tempo, aveva imparato a fidarsi e che Lan Wangji, il
suo Baba, non lo avrebbe lasciato.
Lan
Wangji
capiva razionalmente che tutta quella paura era dovuta ai traumi dei
due primi anni di vita, alla perdita dei genitori e poi della nonna.
Solo per fortuna Lan Wangji era venuto a conoscenza della morte
dell'anziana signora, che aveva conosciuto tramite il servizio di
volontariato che faceva tutte le settimane. E sempre per fortuna
-anche se non era così ingenuo da pensare che il suo conto
in banca
e il nome di famiglia non avessero influito- era riuscito ad ottenere
la custodia di Wen Yuan. Dopo mesi estenuanti era stata finalizzata
l'adozione e Lan Yuan era entrato a fare parte della sua vita.
Malgrado
tutte
le difficoltà e i momenti in cui aveva temuto di non poter
essere un
buon padre -e quelli in cui aveva dovuto combattere con il terrore di
diventare come il suo, di padre- nei due anni precedenti aveva
costruito con il bambino un rapporto di amore e fiducia.
C'erano
tuttavia
situazioni particolari, come quella in cui si era trovato quel
giorno, in cui tutto il lavoro fatto sembrava sfumare nel nulla.
A-Yuan
l'aveva
svegliato nel cuore della notte con il volto rigato di lacrime e
piegato in due dal dolore. Erano corsi al Pronto Soccorso e, dopo i
primi esami e una buona dose di antidolorifico, un dottore era
arrivato ad annunciare che avrebbero effettuato un'appendicectomia
nel giro di qualche ora. Lan Yuan, che nel frattempo si era
appisolato, era stato trasportato nel reparto di pediatria per
l'attesa e si era svegliato solo quando il dottore e gli infermieri
erano arrivati a prepararlo per l'operazione.
Lan
Wangji
avrebbe voluto biasimare interamente la mancanza di empatia e di
tatto del medico -e si segnò una nota mentale di lamentarsi
con suo
zio del trattamento ricevuto, certo che Lan Qiren avesse abbastanza
conoscenze da rimettere in riga chiunque- ma la verità era
che lo
scoppio era inevitabile. A-Yuan era spaventato e dolorante e la sola
idea di dover lasciare, anche per poco tempo, la sua unica ancora
sicura, era bastata a farlo scoppiare a piangere.
Lan
Wangji aveva
provato di tutto. Aveva cercato di consolarlo, lo aveva stretto a
sé,
gli aveva mormorato nell'orecchio la sua canzone preferita, aveva
provato a distrarlo con i piani per una gita al mare con alcuni
compagni di classe.
L'unica
cosa a
cui non aveva pensato, erano stati i conigli. Sapeva fin troppo bene
quando A-Yuan li adorasse: si prendeva cura di loro al meglio delle
sue capacità, aiutava a pulire la gabbietta e a cambiare
l'acqua e
il cibo e ogni volta che si fermavano in libreria cercava sempre dei
libri sui conigli. Non sarebbe dovuta essere una sorpresa, quindi,
che il trucco per calmare le lacrime si rivelarono essere proprio i
due animali.
Ciò
che non
avrebbe mai immaginato, tuttavia, era di dover stare a guardare
mentre l'uomo più bello che avesse visto in vita sua si
inginocchiava per terra e conversava con suo figlio come se fosse la
cosa più naturale di questo mondo.
Nei
suoi
trent'anni di vita, Lan Wangji aveva avuto le sue esperienze, ma
nessuno era rimasto al suo fianco per più di qualche mese.
Sapeva di
essere troppo serio e noioso per i suoi coetanei, di apprezzare il
silenzio dove la maggior parte delle persone cercavano il caos. I due
uomini con cui era uscito, per lo più durante
l'università, erano
state più avventure di letto che affettive, ma non aveva mai
sentito
che ci fosse qualcosa che mancava nella sua vita.
L'arrivo
di
A-Yuan era bastato a riempire quel vuoto e a colorare la sua
quotidianità e di certo non aveva bisogno di una relazione.
Soprattutto in quel momento, soprattutto ora che aveva un bambino di
cui prendersi cura.
Ma
ammirare un
uomo affascinante non significava mettergli un anello al dito,
ricordò alla sua mente. E così passò
il tempo in compagnia di quel
Dottor Wei – Wei Gege – a fissarlo in silenzio. Era
indubbio che
fosse molto bello, con quegli occhi vivaci e quasi grigi e il sorriso
così luminoso da poter fare luce su un intero universo. Ma
era il
suo atteggiamento che brillava di più, l'attenzione che
metteva in
ogni parola, nel tono dolce ma fermo e accattivante.
Un
incontro di
appena quindici minuti lasciò Lan Wangji con una strana
sensazione
alla bocca dello stomaco, ma non fu difficile ignorarla per rimanere
al fianco di A-Yuan.
Come
promesso,
gli infermieri gli fornirono il necessario per entrare in sala
operatoria e, malgrado il borbottio infastidito del dottore -che per
fortuna era solo un assistente, non si vergognava a dire che avrebbe
richiesto un cambio se quel Dottor Su fosse stato davvero a capo
dell'operazione di suo figlio- gli fu permesso di rimanere al suo
fianco fino a quando l'anestesia non fece effetto.
Una
volta
addormentato, un infermiere lo accompagnò in sala d'aspetto
e Lan
Wangji passò l'ora successiva a contorcersi le mani. Per
fortuna fu
raggiunto da suo fratello Xichen, che rimase al suo fianco fino a
quando il chirurgo non uscì dalla sala operatoria con la
notizia di
un'operazione riuscita. Dopo una decina di minuti due infermiere
portarono fuori A-Yuan, ancora addormentato e i due fratelli Lan le
accompagnarono fino al piano della pediatria, dove aspettarono che il
bambino si svegliasse.
A-Yuan
scoppiò
a piangere nel momento in cui aprì gli occhi, ma questa
volta gli
bastò realizzare che non solo il suo Baba, ma anche lo zio
erano al
suo fianco. Si calmò quando Xichen gli mostrò un
video di Black e
White e alcune foto che aveva scattato quella mattina prima di
correre in ospedale.
«Dov'è
il disegno di Wei Gege, Baba?».
Wangji
prese
dalla tasca dei pantaloni il foglietto che A-Yuan gli aveva
consegnato prima dell'operazione e lo diede al figlio.
«Guarda,
sono uguali! Wei Gege è un mago! Possiamo andare a fargli
vedere una
foto?».
«Ora
Wei Gege
sta curando altre persone, A-Yuan. Magari più tardi, o
quando
torniamo a casa».
A-Yuan
annuì e
Xichen lanciò al fratello un'occhiata curiosa.
«Wei
Gege?».
Wangji
si
trattenne dall'alzare gli occhi al cielo di fronte al tono divertito
del fratello. «Uno dei dottori. Ha aiutato A-Yuan a calmarsi
prima
dell'operazione e gli ha regalato un disegno».
«Per
caso questo Wei Gege si chiama Wei Wuxian?».
Lan
Wangji lo guardò sorpreso. «Come fai a saperlo?».
«É
un amico di
Huaisang. L'ho visto un paio di volte quando abitava ancora con
Mingjue. Sapevo che era un medico, ma non che lavorasse qui»,
spiegò
con un'alzata di spalle.
«Mh».
«Se
vuoi posso
recuperare il suo numero di telefono. Così non dovrai girare
tutto
l'ospedale per trovarlo».
Wangji
ignorò
di nuovo il tono del fratello e annuì. «Mh.
Grazie. A-Yuan sarà
felice di poterlo salutare».
«Non
solo
A-Yuan».
«Xichen!».
«Okay,
scusa», rise Xichen. «Più tardi scrivo a
Huaisang e ti faccio
sapere. Nel frattempo, ti va se ti leggo una storia, A-Yuan?».
Lan
Wangji
rimase in silenzio mentre il fratello iniziò a leggere un
libro sui
conigli ad A-Yuan. Finalmente, dopo quelle che erano sembrate
interminabili ore di paura e ansia, riuscì a tirare un
sospiro di
sollievo. A-Yuan stava bene. Si sarebbe rimesso e in un paio di
giorni sarebbe tornato a casa.
E
se da questa
brutta esperienza ne avesse guadagnato un amico -sia A-Yuan che Lan
Wangji stesso- allora forse avrebbe avuto qualcosa di positivo da
ricordare per una giornata così disastrosa.
---
Lan
Yuan voleva
tornare a casa.
Aveva
dormito
due notti intere in quel letto enorme e dall'odore strano e voleva
rimettersi i suoi vestiti e andare a giocare con Black e White. Baba
gli aveva assicurato che quel giorno sarebbero tornati a casa, ma era
passata tutta la mattina ed erano ancora lì.
«Babaaa.
Quando possiamo andare?».
«Stiamo
aspettando il dottore, A-Yuan. Deve visitarti per capire se hai
bisogno di altre medicine».
«Ma
non voglio altre medicine. E non mi fa più male la pancia.
Ti prego
Baba, possiamo andare?».
«Vado
a chiamare un'infermiera, va bene?».
Lan
Yuan fece
una smorfia, ma annuì. Non era molto contento di
allontanarsi da
Baba, ma voleva tornare a casa più di tutto il resto. E se
questa
infermiera poteva ridargli i suoi vestiti, allora avrebbe sopportato
di rimanere in silenzio per qualche minuto. E si fidava di Baba, lui
sarebbe sempre tornato.
Baba
tornò
prima che Lan Yuan arrivasse a contare dieci conigli sulle dita della
mano e dietro di lui entrò anche il dottore antipatico che
l'aveva
fatto piangere. A-Yuan incrociò le braccia al petto per
indicare
quanto poco apprezzasse la sua presenza, ma poi le sciolse quando i
punti alla pancia gli tirarono in maniera fastidiosa. Il dottore
antipatico gli guardò la ferita e la toccò un
paio di volte, poi
annuì e disse a un infermiere di rimettergli le bende.
«Potete
andare,
vi preparo i documenti per le dimissioni e i fogli per le
cure».
Lan
Yuan smise
di ascoltare e guardò in silenzio mentre un infermiere dal
sorriso
gentile gli medicò la ferita e gli rimise una benda bianca.
Gli fece
scegliere tra due tipi di cerotti quello che gli piaceva di
più e
A-Yuan indicò quello con i dinosauri. Non c'era uno con i
conigli, e
i dinosauri erano meglio dei cani.
Stava
spiegando
all'infermiere Wen Ning perché i dinosauri fossero meglio
dei cani,
quando una risata familiare lo fece voltare verso la porta.
Sull'uscio c'era proprio Wei Gege!
«Wei
Gege!».
«Lan
Yuan!
Bella scelta, i dinosauri vincono sempre. Tranne sui
conigli».
A-Yuan
annuì e
sorrise. «Ti ho fatto un disegno». Baba era il
migliore, perché
prima che potesse anche solo muoversi aveva già appoggiato
sulle sue
gambe l'album di disegni che gli aveva portato lo zio Xichen il
giorno prima. A-Yuan lo sfogliò e, quando trovò
la pagina giusta,
la voltò verso Wei Gege.
«Sono
Black e
White», spiegò. «Baba. Baba, fagli
vedere una foto, per favore».
«Oh
ma che artista che abbiamo! Sono praticamente uguali agli
originali»,
aggiunse dopo aver guardato a una foto sul telefono di Baba.
«Hai
anche scritto i loro nomi!».
«Certo.
Questo
bianco è White. Ha una macchia marrone qua sulla gamba e
sulla zampa
e sull'orecchio. E poi Black ha una macchia bianca su tutta la
schiena».
«Wow,
li hai disegnati proprio bene!».
«Baba
mi ha aiutato», ammise Lan Yuan, perché essere
sinceri era
importante ed era vero che Baba lo aveva aiutato. «E oggi
posso
andare a casa!».
«Ma
davvero? Non hai più male, allora?».
«No,
A-Yuan è super guarito. Possiamo andare, Baba?».
Baba
si piegò
in un sorriso e annuì. «Possiamo vestirci,
così quando arriva il
dottore andiamo a casa subito».
«Vuoi
venire con noi a vedere Black e White, Wei Gege?».
«Mi
dispiace,
ma tra poco devo tornare a guarire le persone».
«Oh.
É importante?».
Wei
Gege annuì.
«Super importante».
«Allora
va bene. Puoi venire un altro giorno?».
Wei
Gege alzò
lo sguardo verso Baba e A-Yuan guardò entrambi con il suo
set
migliore di occhi dolci.
«Mh.
Possiamo
organizzarci».
«Yay!
Ti posso
fare vedere Black e White e la loro casa, i loro cuscini, dove
mangiano e dove dormono. E poi Baba gli sta costruendo un recinto in
giardino e quest'estate potranno andare fuori a giocare con
me».
Wei
Gege rise. «Non vedo l'ora!».
«Davvero?
Può venire domani? Baba?».
«Mh.
Se Wei
Wuxian è libero, può venire a pranzare con noi.
Domani è domenica
e non hai scuola».
«Puoi
venire a
pranzo, Wei Gege? Baba cucina benissimo».
«Sei
fortunato,
Lan Yuan, domani sono di riposo. Vengo volentieri a conoscere Black e
White». Poi sbatté solo una palpebra verso Baba e
si aprì in un
enorme sorriso. «E ad assaggiare la cucina del tuo
Baba». A-Yuan
guardò contento mentre Wei Gege e Baba si scambiarono i
numeri e le
indicazioni per arrivare alla loro casa.
«Ora
devo tornare a lavorare, Lan Yuan. Ci vediamo domani, va bene?».
«A
domani, Wei
Gege».
«A
domani, Wei
Wuxian».
«Wei
Ying,
chiamami pure Wei Ying».
«Lan
Wangji.
Lan Zhan».
Wei
Gege si aprì
in un altro enorme sorriso. «A domani, Lan Zhan. E' un
appuntamento».
Lan
Yuan batté
le mani e salutò Wei Gege.
Finalmente
poteva tornare a casa da Black e White e poteva dormire nel suo
letto. Non vedeva l'ora di sedersi sulle gambe di Baba per la storia
della buona notte ed era disposto anche a prendere tutte le medicine
se poteva davvero far vedere a Wei Gege i suoi coniglietti.
A-Yuan
era
davvero felice.
Non
vedeva l'ora
di domani per giocare con Wei Gege e Baba.
- - -
POST
NOTES
Ciò che succederà nel futuro:
-Wei Wuxian e Lan
Wangji continueranno a girarsi intorno per mesi, fino a quando qualcuno
(Lan Xichen cofcof) non gli farà notare quanto sono ridicoli
-andranno al primo
appuntamento e poi al secondo e poi chi li conta più
-Lan Yuan adora il
suo Wei Gege, ovviamente.
-Wei Wuxian si
trasferisce con i suoi due uomini, diventa ufficialmente "Papa" agli
occhi di Lan Yuan e dopo nemmeno un anno Wei Wuxian e Lan Wangji si
sposano. Perché sì.
-E vissero tutti
felici e contenti (tranne Su Minshan, che fu licenziato. Grazie Lan
Qiren).
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