L'Ottantesima Vittima
Takane esce dalla porta e chiude a chiave il bar. Le pulizie le hanno
preso fino ad ora, non ha tempo per sedersi a mangiare prima della
missione. Prenderà qualcosa per strada e si fermerà al
rifugio per cambiarsi.
Lascia uno dei pacchetti di bastoncini al cioccolato nascosto nel portaombrelli per il cliente abituale ed inizia a correre.
La zona portuale è calma di sera, con i pescherecci in mare
aperto le poche tracce di vita sono un paio di gatti concentrati su
delle frattaglie lasciate sul retro di un ristorante.
Takane si mette la giacca, tira su il cappuccio e sistema le cinghie
sulle maniche. Chiude l’armadietto, tira un respiro profondo.
Batte lentamente le palpebre, quando le riapre lo sguardo è
freddo e distaccato.
Come da addestramento.
Si dirige verso l’uscita. Il metallo del soffitto cigola, mette
mano alle fondine allacciate alle gambe, estrae le pistole.
“Eiyoo.” Spectre atterra davanti a lei, caccia un
imprecazione sottovoce mentre si massaggia la gamba. “Dopo che
abbiamo trovato sis, cerchiamo un paio di caviglie nuove per me. Devo
essermele sfracellate.”
Takane stringe appena gli occhi. Non ridere, non ridere.
Spectre le si avvicina con il volto, Takane dissimula con una smorfia, si volta e ripone le armi. “Troviamo Geist.”
La sorella le dà un colpetto sulla schiena.
“L’ultima volta è stata vista al capannone degli
Alden.”
“Quindi sarebbe passata dietro le industrie Tiamat per uscire dal porto.” Takane cammina a passo di marcia.
“Il posto che hanno sfondato due giorni fa? Welps, inizio a temere per Kojo.”
“Geist.” precisa Takane.
Svoltato l’angolo si trovano di fronte ad un cantiere deserto, ci
sono reti metalliche alte un paio di metri e macchinari edili ancora
sporchi di polveri industriali. Gli operai hanno già ricoperto
con una stesa di cemento metà della pavimentazione distrutta.
Takane fa qualche passo indietro, prende la rincorsa e spicca un salto.
Con un carpiato in aria supera la recinzione ed atterra con una mano
ben appoggiata al suolo.
Spectre apre la porta della recinzione e la chiude con cura. Si volta verso di lei. “Era necessario?”
Takane spalanca appena gli occhi. “Credevo- Non importa.” Si alza frettolosamente.
“Si vede che sei preoccupata, ma a Kojo non servi
così.” Spectre si avvicina verso una delle pareti della
fabbrica, alza un dito su una cavità vistosa.
Takane si avvicina, tocca la superficie regolare.
“È come se avesse sciolto il metallo.” Segue la
linea del movimento, un grumo di acciaio solidificato si trova a terra.
“Spectre-” Takane alza lo sguardo, la sua collega si trova seduta su un tavolaccio, sta leggendo un plico di fogli.
“Porca puttana John!” Spectre le rivolge un ghigno
divertito. “Dicevi che nessuno avrebbe attaccato questa zona del
porto. ‘Non siamo così sfigati. Non c’è
bisogno di un risolutore a guardia ogni notte, sai quanto
costano’. Mettitele in quel posto le cento Krone che hai
risparmiato!”
Takane la fissa, tira un sospiro. “Vai al dunque.”
Spectre sorride colpevole. Poggia il dito sul foglio e scorre rapida.
“Huh. Hai presente i robottoni che stanno apparendo in
città? Hanno avuto fatto casini anche qui.” Poggia la
cartelletta sul tavolo, si dà la spinta per scendere.
“Questo Liam Russell dev’essere una persona parecchio
stressata. Ok smetto di divagare Takane.”
Takane scatta verso di lei e le mette una mano sulla la bocca. “Spriggan. Usa i nomi in codice.”
Gli occhi dorati di Spectre le lanciano una sfida. “Ok Takane.”
Takane stringe i pugni. Inspira, espira. Ritrova la calma minacciata dalla faccia tosta della collega. Indizi.
Si guarda attorno in cerca di qualcosa che possa dirle di più
sull’accaduto. Lo sguardo si posa su un cumulo detriti, polveri
industriali e componenti metalliche di chissà quale macchinario
distrutto. È strano che non se lo siano portati via subito, ma
sono un cumulo di possibili tracce.
Si avvicina ed inizia a scavare tra i detriti. Mentre sposta un tubo di
cartone un tempo confezione di patatine sente una stilettata nel palmo.
Ritrae la mano e soffoca un imprecazione. La agita appena mentre
osserva cosa l’ha ferita. Allunga l’altra mano e tira fuori
un pezzo di muro con dentro conficcato un ago lungo una decina di
centimetri, sottile ma resistente. Lo sfiora con le dita, la superficie
è ruvida, come se fosse incrostato di qualcosa. Lo estrae.
“Abbiamo qualcosa.”
Spectre distoglie lo sguardo dai fogli, li caccia in tasca e le va incontro. Fissa l’oggetto.
“Geist è forte ma non credo sappia fare sanguinare i robot.”
Takane inizia a temere il peggio, e a giudicare dallo sguardo di Spectre, sta pensando lo stesso.
Deglutisce. “Che si fa a questo punto?”
“Vediamo se Meg ha qualcosa.” Gli occhi di sua sorella hanno perso la vena giocosa.
Meg è considerata un territorio neutro. Risolutori, Kaiser,
sicari, tutti sanno che a quella giovane non sfugge nulla di ciò
che accade in tutta Yrff. Basta pagarla il giusto per avere i suoi
favori.
A quell’ora si trova nei bassifondi, in una vecchia galleria
ferroviaria abbandonata usata da artisti di strada per sfogare la loro
creatività.
Spectre indica con il pollice un graffito raffigurante una donna
ammantata di stelle. “Pfff. Ovunque si va ci sono sempre immagini
religiose.”
Takane lancia una rapida occhiata e prosegue dritto. “Se esistesse tante cose non sarebbero successe.”
“Ay ay.”
Un braccio sconosciuto si appoggia attorno alle sue spalle. Chiude il pugno e sferra verso l’aggressore.
“ ’Sup Meg.” Dice Spectre.
Takane si blocca a pochi centimetri dal volto di una giovane dalla
carnagione chiara e gli occhi di un azzurro neon. Nei capelli neri ci
sono dei ciuffi rosa di cui uno che le sfiora il naso.
Takane cerca di farsi indietro. “Sapevi che saremmo arrivate?”
“Tutti vengono da me quando serve loro qualcosa. Chi si affida
alle placchette dorate? Specie sicari come voi.” Meg sottolinea
l’ultima frase, può scommettere che sa perfettamente chi
sono al di fuori del loro “servizio”. L’informatrice
mette le mani in tasca, indossa una vistosa sciarpa sfilacciata che ha
un pattern che ricorda dei circuiti elettrici dello stesso colore dei
suoi occhi.
Takane la squadra. Questa come fa a passare inosservata con quei colori addosso?
“Al volo. Solito costo.” Meg tira fuori una chiavetta e la
lancia verso Spectre. Questa alza la mano e la acchiappa. Poggia una
mano sul fianco e la squadra. “Questa è nuova o la
tenevate in addestramento?”
Tanto per cominciare, ho un nome.
Takane squadra l’informatrice, sente prudere le mani, la pistola
è sempre carica, potrebbe scapparle un colpo… alla
gamba…
“Se vuoi informazioni mi fai uno sconto sul prezzo.”
“Ci hai provato.”
“Anche tu” Spectre le tira un’altra chiavetta.
Meg fa un sorriso sghembo. “Tanto saprò tutto di lei entro domattina.”
“Entro domani mattina, stai perdendo colpi”
“Ehhh… il mondo sta diventando grande di recente...”
Takane afferra un braccio di Spectre, se la trascina dietro.
“Grazie di tutto. Andiamo.” Nemmeno si volta, sarà
anche la migliore informatrice di tutta Howe, ma le sta sui nervi.
Parecchio.
Il portatile si accende, il simbolo della loro famiglia illumina lo
schermo. La mano di Takane sta tremando. Si avvicina alla porta usb ed
inserisce la chiavetta. La finestra che si apre ha un solo file video
all’interno.
Deglutisce, Spectre sposta il mouse e clicca sul file.
Il video parte a schermo intero. È la registrazione delle telecamere della fabbrica.
Una testa rossa sta correndo verso l’interno dell’edificio sparando alle sue spalle.
“Geist…” sussurra Takane.
Poco dopo compare una figura sottile e slanciata avvolta in un
mantello, tiene su un braccio collegato ad un cannone, prende a sparare
verso la ragazza, un esplosione distrugge parte della pavimentazione.
Spectre fissa la scena in silenzio.
Un’ esplosione troppo vicina fa schiantare la ragazza contro la
parete, scivola con la schiena contro il muro. La figura sottile si
avvicina rapida, alza il braccio incandescente e lo cala. Geist si
getta di lato, lasciando alle sue spalle il solco creato dal robot.
Quello lo abbiamo visto, combacia. Takane stringe i pugni.
La ragazza si alza, gocce di sangue cadono dalla sua figura. Si
allontana verso il bordo del portico, spara ripetutamente contro
l’essere, qualcosa sembra staccarsi dal robot mentre schiva in
maniera innaturale i proiettili. Quando la raggiunge tutto accade in un
attimo. Dà un fendente con un braccio, la pistola vola dalle
mani della ragazza, poi la lama incandescente la passa da parte a parte.
La mano di Takane trema. Deve trovarsi all’ospedale. Deve-
La figura estrae di violenza l’arma, Geist crolla in ginocchio,
la pozza di sangue si allarga rapidamente. Una gemma grande quanto un
pugno rotola ai piedi della figura. Essa la raccoglie e si gira, i
frammenti staccati tornano a ricompattarsi con l’essere.
“A-aspetta.” La ragazza si tende in avanti, stringe i denti
e punta il piede per rialzarsi. La figura fa un mezzo giro con la lama
incandescente. Lo schizzo di sangue all’altezza della gola, gli
occhi sbarrati di Geist si chiudono, la schiena le s’inarca
all’indietro. Perde l’equilibrio e sparisce in acqua. La
figura si allontana in silenzio, sparisce dall’inquadratura.
Spectre controlla la lunghezza del video, tira fuori il telefono. "Chiamo per dire di smettere di cercare."
Takane rimane a fissare la quiete della registrazione dopo
quell’omicidio. I danni alla pavimentazione, il solco nel muro.
Non hanno potuto vedere la macchia di sangue. Era nel punto dove i
lavori erano stati completati. Le sfugge un singhiozzo, si volta verso
Spectre.
“Pa’, Kojo ha fallito la missione.” È di
spalle, testa alta, mano sul fianco. “Non tornerà a
casa.” Abbassa il telefono, si dirige verso la porta.
Takane si alza spingendo la sedia indietro, la raggiunge con un paio di
falcate, le afferra il polso e la tira. “Yuuki.”
Si volta. I suoi occhi dorati sono opachi, le labbra serrate. Dà uno strattone col braccio ed esce.
Sente che forse dovrebbe lasciarle un momento. Non è la prima
perdita che ha avuto in questo periodo, un familiare poi è
tutt’altro discorso rispetto ad un amico.
Takane stringe i pugni. Era anche mia sorella. La vista si appanna per le lacrime, si abbraccia i gomiti. Vorrei non essere lasciata sola.
Strizza gli occhi, sente la vibrazione nella tasca della felpa. Ci
infila la mano ed estrae l’ago trovato tra i detriti. Sta
vibrando. Lo stringe tra le dita.
Sei nelle vicinanze, stronzo.
Man mano che s’infila nei vicoli della nona strada, l’ago
vibra con sempre più veemenza. Accelera il passo, pistola pronta
nell’altra mano. Si appoggia al muro con la schiena, l’ago
sembra essere attirato oltre la copertura. Il bastardo è
lì.
Non vedrai nemmeno cosa ti ha colpito.
Afferra un caricatore dal porta tasche, infila l’ago tra i
proiettili arancioni. Tende il braccio in avanti. Lascia andare il
caricatore, questo schizza oltre la parete.
L’esplosione fa tremare il muro, l’aria le fa svolazzare le
ciocche indaco che le cadono lungo i lati del viso. Abbassa lo sguardo,
alcuni aghi simili a quello ritrovato schizzano per terra conficcandosi
nel pavimento. Stringe le mani sulla pistola e volta l’angolo.
Gli aghi sono sparsi per tutta la strada, i proiettili esplosivi hanno
fatto il loro lavoro. Punta l’arma ad un gruppo di aghi che
stanno riformando la testa e spara, separandoli. Si avvicina e riprende
a sparare, alcuni aghi si spezzano all’impatto con i proiettili,
si fermano per qualche istante per poi riprendere ad avvicinarsi tra
loro.
Soffia col naso. Come li fermo, maledizione!?
Lascia cadere il caricatore scarico a terra, ne infila un altro nella
pistola. Nonostante la rapidità nell’esecuzione gli aghi
hanno riformato la testa dell’essere che non fa nulla per
reagire, rimane fermo, a fissarla.
Takane stringe i denti. “Non è bello quando lo fanno a te
huh?” Spara un altro colpo, l’occhio della testa salta, gli
aghi scoppiano in ogni direzione. Vederli riavvicinarsi lentamente non
fanno che irritarla ulteriormente. L’occhio è la prima
parte che si riforma, la fissa. Lei stringe i denti, spara nuovamente.
Un ombra la copre dalla luce dei lampioni, si sposta di lato ed evita
la lama incandescente. Stringe il pugno e sferra un fendente con il
braccio al corpo senza testa della creatura. Le cinghie delle maniche
si induriscono, passano attraverso gli aghi come burro. Gli aghi
crollano a terra come se fossero stati versati in quel punto.
La gamba le cede, trattiene l’urlo di dolore, abbassa lo sguardo.
La testa del robot ha le mandibole chiuse sul suo polpaccio. Stringe il
pugno e lo sferra contro l’occhio rosso. Il robot esplode
nuovamente in una nuvola di aghi. Sente un forte calore arrivare
davanti a lei, si volta di scatto e punta l’arma.
Il bagliore accecante, poi l’impatto con quell’energia
strana. Si trova a volare per qualche metro all’indietro. La
schiena protesta, le cinghie del giaccone sono saltate. Il tessuto si
è squarciato, sotto vede la camicetta che ha indossato oggi.
Takane pianta una mano per terra, annaspa per l’ossigeno, la
vista le si annebbia per qualche istante, quando alza lo sguardo il
robot è in piedi di fronte a lei, il cannone che le è
scoppiato in faccia è nuovamente puntato al suo viso.
Takane trema. La pistola è fuori portata, il colpo sta per
esplodere da troppo vicino per evitarlo, la giacca rinforzata è
andata.
Sto per raggiungere Kojo.
Il motore di un auto si avvicina rapido. Il robot sposta il cannone
verso la fonte e spara, poco dopo viene investito da un auto sportiva
col cofano malconcio. Lo sportello si apre. Yashiro abbassa gli
occhiali da sole con una mano, con l’altra spara verso gli aghi
ancora in volo. Un secondo boato poco davanti alla macchina, uno degli
aghi si conficca contro il vetro, la donna non lo considera, tiene lo
sguardo su di lei.
“Dov’è Spectre?” le chiede tendendole la mano.
“Non lo so.” Takane si allunga, i muscoli le urlano
di dolore quando lo strattone deciso di Yashiro la fa entrare in
macchina, chiude lo sportello.
Le parole che Yashiro le sta rivolgendo sono incomprensibili. Ha sonno,
troppo tutto all’improvviso. Le palpebre le cadono sugli occhi
quando vede la gamba morsa dal robot completamente rossa.
Sente uno schiocco di dita vicino alle orecchie. “Oi, non ti
addormentare. Parliamo finché non raggiungiamo casa.”
Takane annuisce, si raddrizza sul sedile.
La donna usa il tono materno, non ricorda nemmeno l’ultima volta
che lo ha sentito. “Cos’hai mangiato oggi a
colazione?”
Deglutisce, il sapore metallico in bocca non è un buon segno, ma
è certa che la sua schiena non può essere messa bene.
“Cornetto alla banana e cannella,” respirare le provoca
fitte. “Non so perché proviamo combinazioni del
genere.”
Yashiro getta gli occhiali da sole sul cruscotto. Parte veloce.
Takane viene adagiata sul lettino, Takao si avvicina, i capelli sparati
oscurano la luce sul soffitto, i ciuffi più esterni sembrano
avere riflessi luminosi blu. Le appoggia il braccio metallico sulla
gamba ed osserva la ferita. Sfiora un ago ancora conficcato, Takane si
morde le labbra fino a sbiancarle, emette un gemito soffocato.
“Forse stavolta serviva uno specialista.” Takao si allontana verso l’armadietto.
Yashiro le batte la mano sulla spalla. “Queste esperienze vi fortificano.”
Takao si riavvicina, il braccio meccanico ha l’anulare completamente rigido.
“Però l’equipaggiamento rotto andrebbe cambiato
immediatamente.” Yashiro allunga la mano a quella di Takane,
gliela stringe.
Le prime fitte vengono dalla gamba, Takao si è messo
all’opera. “La mia meccanica di fiducia è in
convalescenza per un po’. Sembra che questi affari abbiano fatto
una cinquantina di attacchi nelle ultime due settimane.”
Il braccio meccanico ha uno spasmo, Takane lo sente quando un dito
preme sulla ferita. “Guardiana in fiamme!” stringe la mano,
Yashiro stringe di rimando.
Volta lo sguardo, Kaito è stravaccato sulla poltrona con la
testa di lato. Gli verrà un dolore al collo che non
dimenticherà presto.
Rimani lucida, non addormentarti.
Stringe gli occhi, a parte il capo, manca solo Spectre.
“Ho l’ultima registrazione in cui Kojo era viva nella giacca.”
Yashiro si allontana verso l’appendiabiti con la sua giacca
malmessa. Estrae la chiavetta distrutta. La fissa per qualche
istante, stringe con nervosismo.
“L’avete visto?”
Annuisce.
“Il sistema avrà fatto una copia di backup.” si allontana verso l’altra stanza.
Sospira. Lei era comunque sua figlia di sangue.
Si sente appoggiare una mano sulla testa, la carezza di Takao è inaspettata.
“Non pensarci troppo.” dice mentre le stringe le bende
della gamba. “Sa che ti ha lasciato in buone mani.”
Spectre spalanca la porta, ha i vestiti sbrindellati e metà
volto coperto di sangue. Deve aver corso a giudicare dal movimento
delle spalle e la bocca semiaperta. Regolarizza il respiro.
“Si, state tutti bene. Ok, vado all’ospedale.”
Tutto bene un corno! Le svengo apposta davanti!
Takane chiude gli occhi e lascia ricadere la testa sul lettino.
“Takane.” Takao si avvicina a lei e le poggia la mano sulla testa. “Non farlo per dispetto.”
“...Guh.” riapre gli occhi.
“Anche perché fai schifo a recitare.” aggiunge Spectre sorridendo. Esce dalla stanza.
Quel sorriso è totalmente falso.
La mattina dopo Takane è dietro il bancone del bar. Non vuole
destare sospetti, l’esplosione e lo scontro avranno attirato
l’attenzione, profilo basso per un po’.
Il cliente abituale è apparso come al solito, si è
fermato a parlare con Takao, che ha deciso di rimanerle accanto per un
paio di giorni. Non si sa mai se quegli affari possano chiedere una
rivincita.
“Onesto, sono un’altra seccatura, ma ci abitueremo col tempo.”
“Spero di no, mi basta il caso dei peluchoni del parco a tema
riprogrammati per attaccare a vista gli adulti.” Takao ride,
muove le spalle quando lo fa. Come riesca senza dar segno di quello
squarcio che si trovava sul petto è un mistero.
Takane si siede vicino a loro, il cliente sta mostrando un ritaglio di giornale.
“Spero che almeno si degnino di dare una paga a questi volontari.
Anche se ‘volontari’ suona già male.”
Takane osserva attenta l’articolo. Scorre i nomi del necrologio.
Tra quelle settantanove persone morte non c’è ‘Kojo
Shinomiya.’
Stringe il pugno, le fitte al petto la obbligano a chiudere gli occhi.
“Takane apposto?”
Alza le palpebre Takao ed il cliente la stanno fissando.
Dissimula con una risatina. “Certo, certo… mi chiedevo
quanto potesse essere la paga per rischiare così la vita.”
Il cliente sbuffa. “Quelli che l’hanno proposta saranno
sicuramente persone legate a quelle settantanove vittime.”
Ottanta.
“Posso lasciarvi soli un attimo?” dice mentre si dirige sul retro.
“Quando torni porti altri bastoncini di cioccolato? Stanno per finire.”
Deve pensarci lei a vendicare Kojo. Digita il numero di Yashiro.
“Scusami se c’è un po’ di casino in sottofondo. Che c’è?”
“Ho bisogno che mi addestri di nuovo.”
Note di Mixxo:
Credo sia la prima volta che aggiorno due volte in un mese, mi rende euforico a suo modo.
I'm on fire. Quasi letteralmente considerando il caldo.
Alla prossima!
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