II° capitolo
Non era una vita facile, quella di Lisa.
Il padre, Leonard D’Andrade, era
un famoso regista, di origine Italiana, cresciuto nei salotti Newyorkesi e poi
tornato in patria per gli studi alla scuola di cinema di Roma.
Qui aveva conosciuto una giovane Egiziana, Samia Rushdy, che al tempo si
trovava nella capitale in cerca di fortuna nel campo della moda.
Samia aveva dato alla luce Lisa
due anni dopo, ma quando la bimba aveva appena cominciato a parlare, il
richiamo delle passerelle era stato troppo forte, così la giovane bellezza era
letteralmente scappata, per tornare nel suo paese natale.
Ogni tanto, da quello che aveva intuito Lisa, suo padre la
sentiva ancora, per assicurarsi che stesse bene.
Samia, da parte sua, rispondeva
sempre da posti diversi, una volta dalla Russia, una volta dall’Australia…
L’uomo era rimasto sempre legato a quella donna, tanto
simile alla figlia, nell’aspetto e nel carattere selvatico.
Alla fine della storia, Lisa era rimasta in Italia col
padre, aveva preso a frequentare un liceo che offriva anche materie inerenti il cinema e si era fatta una vita in cui la parola “mamma”
non era contemplata; forse non l’aveva mai nemmeno imparata.
Il vizio del padre di ospitare saltuariamente star di
Hollywood, era una conseguenza diretta del suo lavoro: Leonard era il collante
tra la TV italiana
e le grandi reti statunitensi. Tutti i più grandi produttori facevano
affidamento sui suoi agganci, per portare all’interno dei propri programmi VIP
d’oltreoceano.
Lisa rammentava ancora la simpatia di Sharon Stone, che le
aveva regalato un peluche che custodiva gelosamente; e aveva sentito la
nostalgia delle barzellette di Will Smith, che era stato da loro l’inverno
precedente.
Perdendosi nei ricordi, la ragazza aprì la porta di casa;
silenzio e luci spente le fecero intuire di essere sola.
Accesa la luce, Lisa notò subito il biglietto sul tavolo:
suo padre la avvisava che era fuori a cena col nuovo ospite.
“Tra qualche giorno,
vero?” pensò furibonda, accartocciando il pezzo di carta per poi lanciarlo
a caso, in un angolo indefinito del piano terra.
Abbandonò la borsa dell’allenamento sul divano, senza
curarsi di svuotarla: “Pensaci tu, visto
che non è un problema” si disse stizzita.
In quei cinque minuti di ira furente, avrebbe creato un caos
tale nei due piani della villetta, da far rimpiangere al padre di essere nato.
Poi si sarebbe pentita e avrebbe rimesso tutto a posto, però
nel frattempo si spogliò lasciando impunemente i vestiti appoggiati al bordo
della vasca del bagno.
Con indosso una semplice camicia da notte in cotone, si
sdraiò sul letto, accendendo il PC portatile e aspettando che MSN partisse.
Storse il naso delusa, quando vide che nessuna delle sue
compagne di judo era ancora connessa, ma le bastò aspettare cinque minuti prima
che un suono l’avvisasse dell’accesso di Marina.
“Buonasera!” cominciò
Lisa “Vuoi sapere l’ultima? L’ospite è già qui!”.
Sotto quella frase aggiunse uno smiley molto arrabbiato.
La risposta fu quasi immediata “Oddio! E chi è?!”.
“Non si è ancora visto-
digitò Lisa, scaricando la sua rabbia sui tasti –altra sorpresa, è fuori a cena con
mio padre. Così io sono sola a casa, senza nulla di commestibile. Mi sa che digiuno”
“Allora domattina sei
prenotata!- la dolcezza di Marina non tardava mai ad arrivare- alle 8:30 io e le altre passiamo da te!
Tuffo fuori dalla finestra e sei salva! E ci pensiamo noi a farti recuperare,
con una colazione super!”
Lisa si sentiva già più leggera dopo quelle poche parole.
Il breve scambio di battute fu interrotto dalla vibrazione
del cellulare: Laura la stava chiamando dal telefono di casa, sarebbe stata una
lunga conversazione.
Così la ragazza congedò l’amica in rete con la promessa di
rivedersi la mattina dopo, poi si dedicò a quella dall’altra parte della
cornetta: “Ciao tesoro!- esordì Lisa- cosa mi racconti?”.
Una voce acuta e sbigottita le fece eco: “Cara
mia, sei tu a dovermi spiegare…su internet ho beccato Mary: mi ha
accennato dell’arrivo a sorpresa”.
Lisa si spaparanzò sul materasso e accese la TV: i programmi della seconda
serata non erano mai entusiasmanti, ma quasi per caso trovò un canale che
trasmetteva i nuovi episodi di “Buffy The Vampire Slayer”.
Con un gridolino soddisfatto si accinse a rispondere a
Laura: “Ormai l’unica sorpresa è che io continui a sorprendermi…perdona il
gioco di parole!”.
L’amica dall’altro capo rise: “Hai reso
perfettamente l’idea! Ma sbaglio o quella che sento in
sottofondo è la sigla di Buffy?”. In effetti era praticamente impossibile sfuggire al radar
delle sue compagne di squadra: qualunque cosa Lisa facesse o pensasse, le tre
ne erano sempre al corrente.
Quest’ultima sospirò: “No, non sbagli…e sembra pure una
puntata inedita!”.
Bastarono pochi attimi, dopodiché Lisa si ammutolì: in scena
era entrata la protagonista che, con una spada più grossa di lei, cercava
goffamente di infilzare un certo demone Chtulhu…o
qualcosa del genere.
La spettatrice storse il naso: “Di sicuro non hanno
investito sugli effetti speciali!” notò con occhio critico.
“Approvo pienamente” concordò Laura, che si era sintonizzata
sullo stesso canale.
Poi d’un tratto entrò in scena un altro personaggio, al cui
arrivo Lisa fischiò in segno di ammirazione: “Mi chiedo come faccia ad essere
sempre così dannatamente bello!”.
Raramente la ragazza faceva complimenti a quello o
quell’altro attore, ma in quel caso era totalmente diverso: James Marsters, alias Spike, il vampiro biondo della serie
televisiva, rappresentava il suo unico strappo alla regola.
Lisa non avrebbe speso un minuto del suo tempo per un
autografo di Brad Pitt o Matt Damon… ma avrebbe venduto l’anima per poter
vedere anche solo di sfuggita quella maledetta chioma platinata dal vivo!
Adorava il personaggio, lo trovava incredibilmente azzeccato
e l’attore lo interpretava egregiamente; in sostanza sembrava fatto apposta per
lui!
“Dimenticavo i tuoi momenti di debolezza di fronte alle
scene di Spike!- bofonchiò Laura, che ormai aveva ascoltato quella tiritera
all’infinito- Quando hai finito di divinarlo fammi un fischio!”
Lisa abbassò il volume: ovviamente Spike aveva vinto il
combattimento col demone Chtulhu e ora si baciava
appassionatamente con la cacciatrice.
“Asina!- scherzò poi rivolta all’amica- sai bene che la mia
è una pura attrazione professionale”.
“Sì sì, come no!- la schernì Laura
con tono saccente- Una di quelle cose di cui si discute professionalmente sotto le coperte, giusto?!”.
La sfacciataggine della compagna a volte metteva Lisa in
imbarazzo; ma era incredibilmente sincera, non poteva farci nulla. Così si limitò ad arrossire e a emettere un risolino soffocato:
“Smettila! Sfacciata che non sei altro!”.
In risposta ebbe la frecciatina dell’amica: “Ehi bella mia…sei tu che devi stai sbavando sul telecomando! Sento gocciolare fino a casa mia!”.
Le risate di Lisa si fecero più fragorose:
“Bastaaaa! Sei una vacca!”.
“Ho imparato dalla migliore!”.
Quel botta e risposta non aveva nulla di offensivo; se non
si fossero amate profondamente, mai si sarebbero sognate di insultarsi in un
modo così diretto, e tuttavia affettuoso.
“Ammetti che sono la migliore nel tirarti su di
morale!”aggiunse infine.
Lisa poteva immaginarsi la faccia di Laura, mentre si faceva
i complimenti da sola: un piccolo pavone che fa la ruota con la coda!
Non c’era neppure bisogno di rispondere, così fu sempre
Laura a chiudere la conversazione: “Ci vediamo domani,
tesoro; sotto casa tua alle 8:30. E non lamentarti sempre delle superstar che
ti ritrovi in pantofole per casa! Sii altruista e pensa anche
un po’ a noi”.
Lisa alzò gli occhi al soffitto: “Dimenticavo che ormai vi
presentate qui esclusivamente per rifarvi gli occhi!-poi si fece una domanda-
solo io sono immune al fascino di queste statue di cera, che ogni tanto si
stanziano qui?”.
“Mai dire mai, stella!”.