Detta
in breve: riconosco a Magnifico ognuno dei suoi difetti,
però ritengo che meritasse molto di meglio, soprattutto
perché in certe parti del suo ragionamento non aveva tutti i
torti (Wish come film e come "morale" ha più difetti di
quanti ne abbia Magnifico stesso).
Mi è dispiaciuto vedere come hanno gestito la questione tra
lui e Amaya e, dopo aver letto che in teoria dovevano essere una coppia
di villains (sventura a te, Disneyyyy *inserire voce di Doofenshmirtz*)
ho cercato di sistemare le cose tra i due almeno un pochetto. Alcune di
quelle che avrete modo di leggere sono mie interpretazioni personali,
"headcanon", se vogliamo.
Buona lettura.
°°°
Amaya percepiva i cunicoli nascosti che stava percorrendo in direzione
delle segrete allo stesso modo in cui negli ultimi tempi aveva iniziato
a percepire quella che era stata la camera da letto coniugale: stretti
e freddi.
Se la seconda
cosa era comprensibile dopo anni di un matrimonio che era stato felice
-eccetto quell’ultimo giorno disgraziato- la prima era
piuttosto ironica dal momento che Magnifico era stato piuttosto
ingombrante, a voler usare un eufemismo. La sensazione di oppressione
al petto tuttavia non le aveva lasciato scelta se non quella di
cambiare stanza, giustificata al popolo dal semplice voler dare un
taglio netto al passato. Era una fortuna che il popolo di Rosas fosse
composto di menti semplici alle quali erano sufficienti spiegazioni
semplici cui credere, perché in caso contrario sarebbe stato
complesso spiegare allo staff come la vista differente al di fuori
dell’ampia vetrata nella sua nuova camera da letto fosse
qualcosa al quale la regina Amaya doveva ancora abituarsi aveva il
dubbio se ci sarebbe mai riuscita sul serio o meno.
Ancor
più complicato, tuttavia, sarebbe stato spiegare il motivo
che la stava spingendo nelle segrete per la prima volta.
Aveva una
giustificazione pronta, chiaro, le beneamate “questioni di
sicurezza”, il verificare coi propri occhi che Magnifico
fosse ancora ben chiuso nello specchio. Chi avrebbe potuto avere da
ridire?
La
realtà però era più complicata, come
spesso accadeva quando c’erano in ballo i sentimenti.
Soprattutto i sentimenti tra coniugi.
«Sapevo
che prima o poi saresti venuta a trovarmi».
Aveva gli
occhi di suo marito, parlava come suo marito, era vestito come suo
marito ma quello nello specchio non era più lui. Non
proprio. Da quel che aveva letto nel libro e da quel che aveva visto un
anno prima, di "mi rey" non era rimasto
nulla in quel guscio.
“…”
Era stata
davvero una buona idea andare laggiù? Vedere quello
sconosciuto che somigliava a Magnifico le ricordava perché
fino ad allora avesse evitato quella stanza come la peste.
«Ah,
davvero?»
«Tu
ritieni di non conoscermi più e mi tratti di
conseguenza» Magnifico, da dentro lo specchio,
indicò la stanza circostante col gesto teatrale di una mano
«Io però conosco ancora te. Per questo ti
domando…» fece un sorrisetto poco adeguato alla
sua situazione di prigionia «In una scala in cui uno
è il minimo e dieci è il massimo, Amaya, quanto
ti stanno facendo esasperare?»
Le labbra
della regina si strinsero in una linea dura, ma fu breve, proprio come
il suo successivo sospiro, che comunque non dissolse la cupezza
né la rabbia nel suo sguardo.
«Ciò
che hai fatto con alcuni dei sogni del nostro popolo non mi
è piaciuto, non pensare neppure per un minuto che sia il
contrario. Ma vuoi sapere qual è il vero motivo per cui ce
l’ho così tanto con te? Vuoi sapere qual
è il vero motivo per cui ritengo che questa»
proseguì Amaya con forza, indicando lo specchio
«Sia una punizione giusta?»
«Credo
di sapere la risposta ma credo anche che la tua sia una domanda
retorica».
«Tu, razza di
incosciente, paranoico, IDIOTA
che non sei altro, mi
hai lasciata da sola a…» si guardò
attorno e abbassò la voce in un sibilo, se mai ci fossero
stati topi parlanti in ascolto e pronti a riferire il suo sfogo alle
persone sbagliate. «A gestire quella massa di
avidi!»
Amaya teneva
al regno e anche al benessere degli abitanti ma questo non le aveva mai
impedito di vedere la realtà dei fatti. Che gli abitanti di
Rosas non facessero altro se non chiedere era la verità; che
l’idolatria riservata a Magnifico fosse più
un’idolatria alle capacità di
quest’ultimo era un’altra verità. Della
persona dietro il re e mago ai cittadini non era mai importato
granché.
Lei aveva
notato l’esasperazione di suo marito quella giornata fatidica
ma oltre a sottovalutarla aveva imputato l’atteggiamento del
popolo di Rosas proprio all’approccio di Magnifico. Passato
un anno aveva compreso come esso non fosse la ragione principale dal
momento che suddetto popolo aveva perlopiù continuato a
chiedere, chiedere e chiedere, ma a persone diverse. Lavorare per
realizzare i propri sogni era troppa fatica prima e continuava a
esserlo anche adesso per la maggior parte di loro…
nonostante le conseguenze.
Ecco, quella
delle conseguenze era un’altra
faccenda che sarebbe inevitabilmente venuta fuori più tardi.
A lei non
mancava nulla per riuscire a governare da sola, lo sapeva, ma aveva ben
avuto modo di ricordare quanto sobbarcarsi il peso in due rendesse
tutto molto più semplice e fare un confronto, ed ecco un
ulteriore motivo di risentimento -come se il resto non fosse stato
abbastanza.
«Come
hai potuto, Magnifico? Come hai potuto?! E non osare ridere!»
«S-
sì, mi è… un po’difficile
non farlo, ricordandoti in mezzo alla massa di avidi a cantare
“ora che so quello che so”»
replicò Magnifico, ancora scosso dalle risa, asciugandosi
persino una lacrimuccia «Come se tu non l’avessi
sempre saputo ancor meglio degli altri, che pure pubblicizzavano ai
nuovi arrivati la dolcezza dell’amnesia senza nostalgia. A
tal proposito, vicino alla parola "avidi" hai dimenticato
“ipocriti”».
Su quel punto
Magnifico aveva ragione, Amaya lo sapeva, ma la voglia di togliersi una
scarpa e sbattere il tacco contro lo specchio era tanta.
«L’ho
fatto perché tu eri andato del tutto fuori controllo. Tu mi
hai costretta a scegliere il male minore, o meglio, ciò che
in quel momento era il male minore» ribatté lei
«Sei arrivato al punto di rivolgere il tuo potere anche
contro di me, contro tua
moglie, davanti a
tutti-»
«Non
c’è di che».
«Come
sareb…»
Si interruppe.
Qualcosa nel cervello della regina si era appena mosso, andando a
incastrarsi con pezzi del quadro generale rimasti a fluttuare nei suoi
pensieri fino ad allora.
«Ho
capito come ti saresti mossa nel momento stesso in cui mi hai detto che
non ti saresti mai messa dalla parte di un traditore di Rosas, il regno
che abbiamo fondato insieme e che conta più di qualsiasi
altra cosa -cito testualmente. Una parte di me sapeva che in quel
momento ai tuoi occhi ero io il traditore del regno. È il
motivo per cui in seguito ho reso quel giovane ragazzo molto
più attraente di quanto non sia di norma e tutto il resto
dell’inghippo. Modestamente, quanto stava meglio col mio
aspetto?» si passò una mano tra i capelli
«Lo sapevo, Amaya, sì: avresti dovuto capirlo
già allora. Se anche non l’hai fatto sono
piuttosto certo che tu abbia pensato spesso a una questione che proprio
non ti tornava».
La donna non
perse neppure tempo a negarlo, limitandosi a fare un passo in avanti.
«Se davvero è così, se davvero lo
sapevi, allora perché non hai…» fece
una pausa «Potevi togliermi di mezzo già
allora».
«No,
non potevo. In tutto questo c’è sempre stato
qualcosa che ha trattenuto la mia mano, con te -per vari motivi- ancor
più che con quella maledetta ragazzina. L’ho
colpita più volte ma per quanto lo volessi non ho potuto
ucciderla né lanciarla giù lasciando che fosse lo
schianto contro il suolo a fare il lavoro al posto mio».
Sentir uscire
certe cose dalla bocca dell’uomo che aveva sposato era
orribile -si parlava di una ragazzina allora diciassettenne, dopotutto-
ma allo stesso tempo riusciva a smuovere in lei qualcosa che era morto
nel momento stesso in cui aveva letto “Utilizzare la magia
proibita una sola volta è sufficiente per perdere se stessi
in modo irreversibile”.
Poteva forse
sperare, per la prima volta da un anno a quella parte, che la
corruzione da parte del libro non avesse annientato del tutto il
Magnifico al quale era stata devota per tutto quel tempo.
Era vero: se
lui aveva capito certe cose già da prima, allora
c’era stato qualcosa a trattenere la sua mano. Se non fosse
stato così lei sarebbe stata sotto terra e anche Asha non
sarebbe stata certo in giro a… hm. C’erano molte
definizioni per ciò che stava facendo Asha, nessuna molto
gentile.
Le famose
“conseguenze”.
«Mi
hai attaccata davanti a tutti perché gli abitanti di Rosas
potessero empatizzare. Empatizzando non si sono fatti domande su
ciò che sapevo o non sapevo davvero, e non hanno ostacolato
la mia ascesa al trono. La povera regina Amaya, reduce da un marito
malvagio dal quale si dissocia senza se e senza ma. Giusto?»
Magnifico
annuì. «Il regno che abbiamo fondato insieme
doveva restare nelle mani di qualcuno che conosco e delle cui
capacità non ho dubbi. Vedevo difficile che potesse andare a
finire male ma al contempo era bene avere un piano di riserva e questo
era tra i “vari motivi” di cui sopra. Non potevo
rischiare di lasciare ciò che ho costruito assieme a te
nelle mani di… di chi? Di Asha?» scosse la testa
«Dovevo almeno provare a salvare qualcosa, anche
se… mi amor, sii sincera: come
vanno le cose al momento?»
«Niente
"mi amor"! Hai perso il
diritto di chiamarmi così un anno fa!»
esclamò la regina, di nuovo scocciata, sentendosi presa in
giro nonostante l’aria seria di Magnifico «I
cittadini continuano a essere istruiti e ben vestiti, non ho ancora
dovuto istituire tasse e nessuno mette in discussione la mia
autorità. Sono meno impulsiva di quanto lo sia stato tu e la
mia tendenza alle ripicche inutili e controproducenti è meno
spiccata di quanto fosse la tua in certe
occasioni…»
«Ho
capito che sei arrabbiata con me, Amaya, ma anche meno-»
«No. È meritato» lo interruppe la
donna, brutale «Io faccio tutto quel che una regina
può fare, ma… tu ricordi la donna che sognava di
volare?»
«Ovvio.
Con tutto il rispetto, o anche senza, quello è tra i sogni
più insensati, inutili e stupidi che io-»
«Asha
ha usato la bacchetta e l’ha realizzato. La donna aveva a
disposizione un macchinario che le permetteva di planare lanciandosi da
zone alte e con molto vento».
«“Aveva”?»
«Si
è schiantata nell’oceano. È annegata
per il peso del macchinario stesso. Hanno trovato il suo cadavere
quando si è gonfiato ed è stato spinto a
riva».
«Hmm,
“Sei cattivo a non lasciare che tutti realizzino i propri
desideri, Magnifico!”, dicevate. Quello che sognava la
conquista, invece?»
«In
cella. Sognava di colonizzare altre terre ma non glielo potevo proprio
lasciar fare. L’armata “invincibile” che
Asha gli aveva fornito era di soldati in terracotta non realmente
senzienti, dunque non pesano sulla mia coscienza, ma quando ho dovuto
fermarlo ci sono stati dei feriti, alcuni gravi, certi sono invalidi in
modo permanente. In quel frangente Asha ha provato a far ricrescere la
gamba a un uomo che l’aveva persa: risultato? Quello
sventurato si è trovato ad avere una gamba parlante che ama
gridare bestemmie!»
Sentì
crescere l’irritazione quando Magnifico rise nuovamente ma,
ahilei, in quel caso poteva capirlo.
«Il
resto dunque ha preferito tenersi l’invalidità e
non rischiare una cosa simile» continuò
«Al netto di ciò che facevo prima assieme a te e
di ciò che faccio al posto tuo, io passo le giornate a
cercare di limitare i suoi danni. Quel che ti sto raccontando
è solo la punta dell’iceberg e forse il desiderio
“meno peggio” era proprio quello di suo nonno, che
tu purtroppo per tutti non hai voluto esaudire. Sto provando con le
lusinghe a far sì che Asha mi ceda la bacchetta, non volendo
ricorrere alle minacce-»
«Non
potendo,prego. Pena fare la
mia stessa fine».
«…
ma al momento non ci sono ancora riuscita, Asha la tiene ben stretta
assieme a tutto ciò che le permette di fare, né
sono riuscita a far sì che lei esaudisca i desideri in modo
più ragionevole».
Magnifico
alzò gli occhi al soffitto. «Smettere di esaudire
i desideri di chiunque glielo chieda è impensabile! Per lei
significherebbe ammettere, dopo solo un anno dalla mia sconfitta, che
su quel punto io non avevo tutti i torti. Rubare la bacchetta e farla
sparire, Amaya? Distruggerla?»
Amaya scosse
la testa. «Star sembra sapere sempre
dov’è, la ritroverebbe, e la bacchetta ora
è più indistruttibile di quanto fosse quel
maledetto libro di magia proibita quando sei o sette anni fa tentai di
gettarlo nel fuoco».
«In
che senso provasti a gettarlo nel fuoco?!» esclamò
Magnifico, con aria allibita.
«Nel
senso che ho detto, non mi piaceva il richiamo che esercitava su di te
e ho provato a fare quel che deve fare ogni buona moglie: proteggere
mio marito» affermò la regina «No,
quella che vedesti non era polvere, era cenere. Ai tempi ti mentii e
rimpiango di non averci provato di nuovo in altri modi. Se
l’avessi fatto forse-»
«Se
l’avessi fatto in un modo che potesse davvero rischiare di
danneggiare il libro saresti scomparsa o ti avrei trovata morta nello
studio! È un libro di magia proibita, potrebbe cercare di
difendersi se gli servisse, ti rendi conto del rischio che hai
corso?!» esclamò il mago, con
un’espressione tanto arrabbiata quanto preoccupata che
ricordava il vecchio se stesso, sbattendo un pugno contro il vetro
«Avrei potuto perdere mia moglie anni fa, è questo
che mi hai detto, e quello impulsivo sarei io?! È andata
bene, ma se non fosse stato così ti rendi conto di
cos’avresti fatto al regno? Di cos’avresti fatto a me?!»
«Sì!
Me ne rendo conto! Me ne rendo conto molto bene ogni santissimo giorno
da un anno a questa parte, perché anche se tu non sei morto
è come se lo fossi!» esclamò la regina,
lasciando trasparire solo allora tutta l’amarezza, la
tristezza e il rimpianto che provava.
Per un attimo
intravide del dolore autentico negli occhi del marito, o
così le parve.
«Davvero?
Non sembravi così provata quando mi hai condannato a
questo» disse Magnifico.
Amaya rimase
in silenzio per un po’, riacquisendo padronanza di
sé. «Ricordi cosa facevo prima di finire a
innamorarmi di te?»
«Eri
la ballerina più aggraziata ed elegante che avessi mai
visto» replicò lui, non senza qualcosa che
somigliava in modo molto vago a una punta di dolcezza.
«Mi
chiedesti se certe figure non mi causassero dolore a lungo andare.
Ricordi la mia risposta?»
«Mi
mostrasti danni e callosità dicendomi che fare la ballerina
richiedeva anche mandare avanti lo spettacolo senza perdere il sorriso.
Lo ricordo» il mago si passò una mano sul volto
«Va bene, sei stata chiara».
«So
che forse sto parlando al vento ma ti avviso: non provare neppure per
un secondo a spostare il problema da te e dalla decisione inconsulta
che ti ha messo in questa situazione alla sottoscritta e al mio
cosiddetto “non sembrare provata”. Per fortuna che
dici di conoscermi ancora! E hai avuto la faccia tosta di dirmi
“so che sei arrabbiata, ma anche meno”,
tu-»
«Sì,
Amaya! “Anche meno”!» la interruppe
Magnifico, guardandola dritto in viso «Tu sai benissimo che
di questo passo Rosas è destinata a cadere sotto il peso dei
desideri dei suoi stessi abitanti e della stupidità
oscillante tra l’egoistico e l’idealistico di
un’ormai diciottenne che ha ottenuto troppo potere in modo
del tutto casuale. Tu fai intendere di stare soffrendo ma di fatto sei
venuta qui solo perché non puoi gestire la situazione come
vorresti, perché sì, conosci qualcosa di magia,
ma non sei me, e oltre a volerti sfogare vorresti un qualche aiuto. Tu,
come tutti gli altri hanno sempre
fatto e hanno fatto
anche il giorno in cui ho usato per la prima volta la magia proibita,
non sei venuta “per” me. Sei venuta
“da” me, perché ti serve qualcosa. Anche
tu, come loro, ora chiedi, chiedi e
CHIEDI!»
esclamò, arrivando a gridare l’ultima parola con
un misto di esasperazione e qualcosa che somigliava a disperazione,
sbattendo entrambe le mani contro la barriera che lo divideva dal mondo
«Mi avevi detto di non usare quel libro e ora ti trovi a
gestire tutto da sola perché io ho dato ascolto alle mie
paranoie e non a te, perché ho messo la mia esasperazione e
me stesso davanti a te a Rosas, io tutto questo lo so, LO SO! Hai le tue ragioni per
avercela con me ma per una singola e stramaledetta volta, Amaya, guardati allo specchio!»
Amaya
sentì la voce di Magnifico arrivare quasi a spezzarsi prima
che questi, tremando leggermente, chiudesse gli occhi e poggiasse la
fronte contro il vetro; e la regina non fu in grado di stabilire se le
due lacrime che lei non riuscì a trattenere fossero dovute
alla tensione, al dover ammettere che Magnifico non avesse di nuovo
tutti i torti o ad aver rivisto lui al di sotto della corruzione -lui, suo marito, e non stava bene.
Oppure era un
tentativo di manipolazione che stava avendo un po’ troppo
successo. Non poteva saperlo con certezza, e anche questo faceva male
come e più di tutto il resto.
«Tra
venire qui a chiedere e non farlo per nulla sarebbe stata meglio la
seconda, per quanto solitarie possano essere le mie giornate. Ora
più di prima ho il dubbio se il tuo comportamento di allora
fosse dovuto davvero a una recita e alla rabbia o al fatto che,
nonostante quel che dici, da chissà quale momento in poi
anche tu come gli altri mi sia stata attorno solo per comodo. Forse in
realtà non vedevi l’ora di liberarti di un marito
che ormai ritenevi un po’troppo egocentrico e i cui vissuti
irrisolti per ciò che gli successe da bambino ti erano
venuti a noia» disse Magnifico, con aria stanca, tornando a
guardarla «Può anche darsi che una parte di me
abbia sempre avuto questo pensiero strisciante a tormentarmi.
“Se non sarai all’altezza delle aspettative e
cederai una singola volta perderai tutti di nuovo”»
silenzio «In una situazione differente potrei compiacermi di
averci visto lungo».
«Io
non avrei dovuto lasciarti da solo dopo quell’incontro con i
sudditi, in quell’occasione avrei dovuto starti
più col fiato sul collo anche se tu l’avessi
percepito esattamente in questo modo e avessi tentato di
allontanarmi» disse la regina, non meno stanca di lui,
stavolta lasciando uscire le parole senza particolari filtri
«Ho sottovalutato la cosa perché ti avevo
già dissuaso dall’usare quel libro maledetto e tu
perlopiù tendevi ad ascoltarmi, un aspetto di te che ho
sempre apprezzato. Forse avremmo evitato il peggio, forse sarei
riuscita a tranquillizzarti ancora una volta e forse avremmo trovato un
modo ragionevole e costruttivo di gestire la situazione con Asha senza
che tutto degenerasse come ha fatto e continua a fare. Questo
è quel che rimprovero a me stessa, questi sono i pensieri
che mi hanno tormentata tutte le notti e lo fanno ancora nonostante
dorma in un’altra stanza del palazzo».
«In
un’altra-»
«Stare
nella nostra stanza senza di te non era pensabile. Il tuo dolore non mi
era venuto a noia e l’egocentrismo nemmeno, ho scelto e
sposato tutto il pacchetto. Quel che invece non sapevo era quanto
fossero profondi certi tuoi timori né potevo capirlo, dal
momento che non me ne hai mai accennato. Se l’avessi fatto
non ti avrei lasciato, al contrario, mi sarei sentita ancor
più legata a te… e avrei saputo come proteggere
meglio noi due e anche Rosas».
Che Amaya
fosse andata da lui per questioni inerenti al regno era vero ma non era solo
per quello e ormai era
molto chiaro, in barba alle intenzioni iniziali della regina di non
esporsi troppo con una persona "corrotta".
«Cos’ho
fatto perché non ti sentissi sicuro nel dirmi quel che ti
tormentava davvero?» domandò Amaya, asciugando con
discrezione le tracce di lacrime dalle proprie guance.
“Vale
davvero la pena fare domande simili a qualcuno la cui condizione
può spingerlo a dire qualsiasi cosa pur di tentare di
liberarsi?” si chiese poi.
La domanda
però era stata fatta e non si poteva tornare indietro.
Magnifico
inizialmente non rispose, limitandosi a osservarla per qualche secondo
prima di lasciar cadere le braccia lungo i fianchi.
«Anche
da sposati, anche avendo vicino qualcuno che ami e di cui ti fidi, ci
sono battaglie che si combattono da soli. Questa era la mia. Purtroppo
l’ho persa. Sono stato responsabile della mia ascesa e sono
responsabile della mia rovina. Per te né per chiunque altro
sarebbe stato possibile fare più di quel che hai fatto,
neppure con l’aiuto di un miracolo».
Non era la
risposta che Amaya si sarebbe aspettata e non
l’aiutò a diminuire il magone che aveva ancora in
gola.
«In
questo non ho nulla da rimproverare a mia moglie»
continuò lui «O ti consideri
“ex”, ormai?»
«A
questo preferisco non rispondere. Credevo che dell’uomo che
ho sposato fosse rimasto solo il corpo».
«Ecco
sì, l’unica cosa buona di questa prigionia magica
è che nonostante l’inattività non mi
sono cresciute le maniglie dell’amore. Quello sì
che sarebbe stato tremendo-»
Amaya si
passò una mano sul viso. «Non ricordarmi
com’eri diventato quando avevi scambiato la mia cintura per
la tua e ti era preso il terrore di aver messo su pancia, dopo
quell’incantesimo eri un reticolo di muscolatura troppo
gonfia e vene pulsanti».
«Però
il premio di bodybuilding che vinsi ci permise di compare il nostro
primo monolocale. Non era ancora nulla rispetto a quel che meritavamo,
ma era l’inizio».
“...
della fine” pensò amaramente Amaya.
«Riassumendo:
cosa vuol significare questa chiacchierata con conseguente passeggiata
nel viale dei ricordi, Amaya?»
La regina
esitò brevemente per raccogliere le idee un’ultima
volta prima di raddrizzare la schiena e darsi un tono.
«Ti
ho già detto che fino a oggi non credevo fosse rimasto
qualcosa del Magnifico che ho sempre amato, però inizio a
pensare di essermi sbagliata, dunque forse non è tutto
perduto. Non ti libererò, no» lo interruppe,
vedendo che Magnifico stava per parlare «Non mentre sei
ancora corrotto, ma cercherò sia il modo di liberarmi
definitivamente di quel libro sia di esorcizzare… qualsiasi
cosa sia ciò che ti ha ridotto in questo stato. È
solo questione di tempo prima che Asha, con tutte le sue buone
intenzioni, faccia un disastro tale da rendere accettabile il tuo
ritorno. Di questo passo Rosas avrà bisogno di te molto
presto, e io-»
«Anche».
«Come
mago sì, avrò bisogno di te. Come marito sei
qualcuno che rivoglio, se c'è la possibilità, non
di cui “necessito”. Sono due cose diverse. A mio
marito non “chiedo” neppure» fece una
pausa «Anche così avremo molto su cui lavorare,
posto che l’esorcismo riesca. Devo informarmi meglio su quel
libro. A proposito: come l’hai avuto? Quando ti ho conosciuto
era già con te».
«Una
fata in una foresta. Le piacevo abbastanza, diciamo
così… in fin dei conti ero bello anche a diciotto
anni!»
Amaya
alzò gli occhi al soffitto.
«Per
qualche attimo avevo temuto che Malefica si sarebbe trasformata in un
drago e mi avrebbe mangiato quando le ho detto di voler proseguire il
mio viaggio, ma in realtà non se l’era presa,
anzi, e mi ha dato quel libro come regalo di addio-»
«Ti
ha regalato un libro che cerca di indurre il possessore a usare un tipo
di magia proibita che corrompe chi la utilizza in modo teoricamente
irrimediabile dopo una
singola volta! Non se
l’è presa, Magnifico, no no, proprio per
nulla!» esclamò Amaya, massaggiandosi le tempie e
chiedendosi come un uomo abbastanza intelligente da tirare su e mandare
avanti un regno per così tanto tempo avesse potuto essere
anche così incredibilmente stupido.
Magnifico,
resosi conto solo allora del rancore di quella sua ex piuttosto
scomoda, sgranò gli occhi color zaffiro e si
coprì la bocca con una mano. «…
oh».
«Già»
replicò Amaya, girando sui tacchi per uscire dalla segreta
«“Oh”».
«Eh-ehm,
Amaya? Amaya?! La tua intenzione di tirarmi fuori da qui resta, vero?
Vero? È successo tutto prima di conoscerti e tu sei troppo
razionale per la gelosia retroattiva, vero? AMAYA?!... »
Sì,
ora che sapeva quel che sapeva e data la situazione che si era venuta a
creare la regina non aveva intenzione di cambiare piani: avrebbe
cercato in capo al mondo un modo per salvare quello sciocco.
Che lo sciocco
in questione pagasse ancora un po’ anche il proprio essere
stato sciocco, però, non era una brutta idea.
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