Luci nel cielo

di Orso Scrive
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CAPITOLO OTTAVO

 

Bruno e Carlotta rimasero fermi, senza una parola, fino a quando il disco volante non fu scomparso del tutto.

A quel punto, come riprendendosi da un’allucinazione, si guardarono l’un l’altra e scoppiarono allegramente a ridere. Erano lontani da casa almeno quindici chilometri, fermi lungo una strada che andava facendosi sempre più trafficata, con indosso null’altro che un paio di pantaloncini corti lui ed una vestaglietta quasi trasparente lei. Per di più, il serbatoio del motorino era quasi a secco e non avevano dietro i soldi per fermarsi ad un distributore. Di quando in quando, qualche automobilista, notando Carlotta in quello stato e non rimanendo indifferente alla sua bellezza, dava una clacsonata.

Ignorando quel pubblico inopportuno, la donna si rivolse al marito.

«Ma credi che lo abbiamo visto davvero?»

«Direi di sì, Lotti. Non siamo rimasti qui per delle ore solo a guardare le stelle.»

La giovane si avvicinò alla Vespa e sedette sulla sella.

«Ma che cos’era? Un’astronave?»

Bruno alzò le spalle e sedette davanti a lei.

«Non lo sapremo mai, Lotti. Ma penso proprio di sì.»

Lui accese il motorino, dando un’occhiata nervosa all’indicatore del carburante, e lei gli si appoggiò, mettendogli un braccio sulle spalle.

«Andiamo a casa?»

«Andiamo. O, almeno, proviamoci. Mi sa che oggi farò tardi al lavoro. Nel caso finiamo la benzina, Lotti, scendi a spingere, va bene?»

«Come una volta!» ricordò lei, tornando alle lunghe serate come quella di quando erano ancora due adolescenti innamorati senza un solo pensiero al mondo. «Proprio come una volta…»

E partirono lungo la strada ormai illuminata dal sole del mattino, che aveva dipinto nuovamente d’azzurro il cielo, nascondendone i misteri che ne solcano la superficie durante le calde notti d’estate.

Al loro fianco, il lago di Garda brillava di mille fantastici luccichii.

 




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