Fare
rumore
2 maggio 2000
Lo sai ciò
che si dice di te oggi, ogni bisbiglio che scivola tra le scrivanie
dell’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia senza raggiungerti in viso.
“Ma che ha
la Granger?”
Ingoi una
risposta che non sarebbe professionale, sacrifichi una giustificazione che
rivelerebbe un dolore solo tuo. Ognuno ha perduto un frammento della vita
precedente, nessuno può dirsi vincitore di una guerra, e imporre una sofferenza
personale ti sembra soltanto gratuito egocentrismo.
“Vuole che
io ritrovi il fascicolo che lei ha posato chissà dove!”
Neppure uno
dei colleghi con cui collabori ha lanciato quell’incantesimo mortale durante la
battaglia di Hogwarts, ma il reale responsabile non potrà ascoltare il tuo
lutto. E allora gridi e urli e strepiti. Quanta voce ci vuole?
“Mi ha ordinato
di stare alla larga se non riesco a scrivere più velocemente!”
Avresti
potuto essere a casa ad aspettarlo dopo un turno di lavoro, o lui ad attenderti:
baciarsi sulla soglia, abbracciarsi davanti a un mestolo incantato in una
pentola, spogliarsi tra lenzuola scelte insieme. Ma due anni fa una magia
crudele ha spento la risata dell’uomo che amavi e Fred Weasley è morto lontano
da te, tra le stesse mura in un differente incubo di polvere e calcinacci fragorosi.
“Non ci
avete pensato?”
A
mezzogiorno un minuto di silenzio immobilizzerà il Ministero della Magia per il
secondo anniversario della fine della guerra e tutti i suoi occupanti saranno
invitati a riflettere sul valore della memoria. Prima di allora, farai tutto il
rumore necessario a stordire i ricordi. Chi conosce il suono vuoto di
un’assenza non dimentica mai.
“È il due maggio.”
2 maggio 2001
Essere il
nuovo arrivato mi sembrava già motivo sufficiente di isolamento, nascondere
sotto gli abiti da ufficio il marchio del mio passato poteva già attirare
abbastanza astio, eppure non ero preparato a vederlo rivolto a me e a tutti.
“Ma che ha
la Granger?”
Nessuno pare
volermi spiegare, mi guardano anzi come se fossi il responsabile di ogni sua
sfuriata, come se non avessi iniziato questo lavoro solo oggi. Sguardi timorosi
si spostano tra le scrivanie, poi si posano su di me – accusa – e su di lei –
compassione?
“Portale
questi documenti, vuole averli subito!”
Mi domando
se sia questo il clima che si vive tutti i giorni in un ufficio con a capo
Hermione Granger. Non me lo sarei aspettato da lei, un curriculum di guerra
ineguagliabile e una carriera rapidissima al Ministero – sempre la migliore di
tutti, ora lo so, ora che riesco ad ammetterlo.
“Fai in modo
che la sua tazza sia sempre piena, e il tè sempre caldo!”
Mi alzo e la
raggiungo, mentre tutti girano alla larga. Le rispondo a tono, quando nessuno
sembra volerlo fare. Perché tra noi ci sono sempre state parole – insulti di
fuoco, allusioni al veleno, battute di disprezzo – e sempre rumore.
Di nuovo
alla mia scrivania conservo echi dello stupore di lei, un sorriso troppo debole
ma la voce finalmente placata – e occhi profondi, ricci ingarbugliati e labbra
vivide.
Poi una
collega di cui dovrò imparare il nome pretende consapevolezza.
“Non ci hai
pensato?”
Mi passa un
foglio di pergamena, un avviso che deve essere giunto prima di me. È quando
leggo le disposizioni del Ministro in merito al minuto di silenzio per il terzo
anniversario della fine della seconda guerra magica che la verità si dispiega
davanti ai miei occhi, come le pagine animate di vecchi giornali: lei
fotografata tra le macerie della scuola, al funerale di uno dei Weasley, in
lacrime in un cimitero.
“È il due maggio.”
2 maggio 2002
Si svegliano
insieme, come da qualche settimana. Draco sa che Hermione, nella sua posizione
al vertice, potrebbe permettersi di arrivare più tardi al lavoro, ma sa anche
che non lo farebbe mai. Lo sa perché ora la conosce.
È più
distratta del solito quando si lascia baciare sul proprio cuscino, quando gli
offre un piatto di uova mentre lui ricambia col caffè, quando si siede sul
letto a contemplare l’armadio aperto. Ma lui ora la conosce, e sa cos’ha oggi
Hermione Granger.
Si accomoda
accanto a lei, già pronto per l’ufficio, e la stringe tra le braccia, adagiandola
sul proprio petto. Intreccia l’indice in un riccio e avvicina la bocca al suo
orecchio.
“Sei
indecisa?”
“Perché,
vuoi consigliarmi cosa mettere?”
“Per me
potresti restare in pigiama. O anche il delizioso niente che indossavi quando
te l’ho tolto ieri sera.”
Hermione
ridacchia, ma è un suono più debole di ciò che è la consueta replica alle solite
provocazioni tra loro. “Dubito che sarebbe appropriato.”
“Lo so che
non sei mai meno che perfetta.” Lo sa. Perfetta, lei che in questo anno l’ha
incoraggiato a farsi conoscere a dispetto del passato, lei che gli ha regalato
fiducia e un sorriso inedito, lei che è stata un capo attento, scrupoloso e
premuroso sempre – tranne in una singola occasione, in una specifica data. “Ma
dicevo sul serio, resta in pigiama: resta a casa oggi.”
Hermione si
volta a guardarlo. “Draco…”
Lui scuote
la testa, come a scacciare l’incertezza nella sua voce. “Non protestare. Ne hai
bisogno.”
Hermione
congiunge le mani in grembo e si ferma a osservarle. “Sai che non vuol dire…”
Draco le
posa due dita sulla bocca – silenzio: non è necessario che lei parli,
spieghi. “Lo so. Sei qui, sei con me e sarai ancora con me nel pomeriggio,
quando tornerò dal Ministero. Ma ora hai bisogno del tuo spazio. Quell’ufficio
può andare avanti senza di te per un giorno.”
“Sei sicuro?
Fawcett deve consegnare la relazione su quel caso di magia minorile a
Cheltenham.”
“Mi occuperò
di ricordargliela da parte tua.”
“E l’Ufficio
per la Cooperazione Magica Internazionale aspetta quei documenti che ho firmato
ieri.”
“Li
consegnerò io per te.”
“Davvero?”
Draco le lascia
un bacio tra i capelli, prima di alzarsi e lisciarsi i pantaloni.
“Prenditi
cura di te, oggi. È il due maggio.”
È solo gennaio e
sorprendentemente ho già pubblicato la prima storia dell’anno, spero sia di
buon auspicio!
Grazie per il
tempo dedicato alla lettura e a chi vorrà lasciare un commento.
Alla prossima!
Legar