Questa
storia è stata scritta in inglese da 2carm2carm2
e tradotta in italiano da beate.
Questo è il link all’originale:
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16
– Il mercato immobiliare
«Piccola!
Piccola! Sei in casa?»
Isabella
alzò lo sguardo dalla valutazione di proprietà di
ottantanove pagine che aveva letto nelle ultime due ore. Sentiva che
le stava venendo mal di testa e continuava a guardare con desiderio
l'armadietto dei liquori nell'angolo.
Da
quando era stata promossa vice presidente, il mese scorso, i suoi
giorni a Wall Street erano diventati ancora più lunghi. Era
ben consapevole che i colleghi pensavano che avesse avuto la
promozione perché suo padre era CEO di quella stessa banca.
Anche se poteva ammettere che c'era della verità in questo,
era fieramente determinata a provare loro che non era solo per
via di chi era suo padre.
In
questo sforzo di dare prova di sé ai suoi colleghi executive
finanziari, vedeva a malapena Jake, figurarsi i suoi amici del
college. È solo una cosa temporanea, continuava a ripetere a
se stessa nei momenti di quieta angoscia e di sfinimento. Doveva solo
dedicare tempo alla sua carriera, adesso, e in futuro avrebbe avuto
un maggiore equilibrio.
Questo
non era mai stato il caso di suo padre, drogato di lavoro, ma diceva
a se stessa che per lei sarebbe stato diverso.
Quando
sentì diverse voci maschili di sotto e realizzò che non
era solo Jake, pensò che avrebbe avuto bisogno di qualcosa di
più forte di un bicchiere di vino bianco.
«Quassù»,
rispose lei.
«Porta
giù subito il culo»,
gridò lui con una risata. «Ho
una sorpresa!»
Con
un sospiro, lasciò il suo studio dove era rimasta imbucata
quel venerdì sera e scese la grande scalinata a balaustra.
Sentiva almeno altri due uomini con lui, che ridevano chiassosamente.
«Hey
ragazzi», li salutò
prima di guardare il marito sorridente. «Che
succede?»
«Abbiamo
avuto un… eccezionale quarto trimestre, da Lehman»,
cominciò, con l'aria del gatto che si è mangiato il
canarino.
Lehman
Brothers aveva appena visto un inaudito aumento dei profitti del
27%. Era in prima pagina nella sezione business del New York Times.
Anche la sua banca aveva avuto un simile aumento di guadagni, che si
era manifestato in un grosso bonus che aveva ricevuto sulla sua
scrivania proprio quel giorno.
Bollig
e Wulff buttarono giù uno shot di una vodka molto costosa
alla dichiarazione di Jake. «Cazzo
sì, proprio così!»
Jake
rise e ingoiò l'alcool quando gli passarono il bicchierino.
«Come
ho detto», rise
tirandosela di fianco così che lei sentì l'odore di
alcool mescolato alla sua colonia costosa. «Un
buon trimestre», disse
lui abbracciandola e lei sorrise alla sua tenerezza.
Le
cose tra loro non andavano benissimo, ultimamente, ma lui era sempre
molto dolce.
«E
la sorpresa?» chiese
lei dubbiosa.
«Diglielo,
Jakie boy!» lo incitò
Wulff. «Dille cosa le
hai comprato!»
Jake
si voltò e sorrise adorante a sua moglie. «Ti
ho comprato un'isola intera, piccola! A largo della costa della
Florida.»
Isabella
rimase a bocca aperta per la sorpresa.
Wulff
e Bollig risero, applaudirono e presero un altro drink.
«Sul
serio?» chiese lei.
Aveva appena comprato un'intera striscia di proprietà a
Martha's Vineyard dopo la performance di Lehman nel secondo trimestre
dell'anno. «Perché?»
«Perché
no? Diavolo! Perché posso»,
sorrise e le mollò un bacio sulle labbra. «Sei
emozionata?»
Isabella
era senza parole.
«Già,
non vedo l'ora di vederla.»
«Ooh
andiamo, piccola, è un asset! Un altro investimento. Il
mercato immobiliare è solido come la roccia, sarei un idiota
se non comprassi delle proprietà. Il valore può solo
salire, cazzo!»
Isabella
forzò un sorriso.
Mentre
Jake aveva una fede immensa nell'economia e credeva che il mercato
immobiliare fosse infallibile, Isabella aveva i suoi dubbi
sull'investire così tanto in immobili. L'ultima volta che ne
avevano discusso, erano andati a letto senza parlarsi dato che Jake
non era stato neanche disposto a considerare quello che gli stava
dicendo. Adesso lui era sorridente e affascinante e lei non aveva
nessuna voglia di affrontare l'argomento con lui. Di nuovo.
«È
grandioso, Jake.»
«Al
mercato immobiliare!»
rise Bollig, chiaramente intossicato mentre versava un altro giro di
alcool da 400 dollari per tutti.
Isabella
prese il bicchierino e brindò con gli altri.
«Al
mercato immobiliare!»
*
Lei
era di nuovo silenziosa.
Era
un passo avanti e due indietro, con sua moglie.
Erano
lentamente arrivati a un accordo, un punto confortevole in cui
parlavano e interagivano gentilmente l'uno con l'altro.
E
non era più così.
Domenica
pomeriggio, quando avevano finito di lavorare ed erano tornati a
casa, Isabella era tornata ai monosillabi ed era in camera sua già
alle 7.30 di sera.
«Non
mi sento bene», aveva
borbottato come motivo.
«Vuoi
delle medicine?» offrì
lui.
«No,
grazie», disse Isabella
scuotendo la testa. Prima che potesse offrire qualcos'altro, lei
disse, «Buonanotte.»
A
suo credito, sembrava davvero malata.
Una
parte del suo cervello, una parte che desiderava restasse silenziosa,
si chiedeva se stava solo evitando lui di nuovo, rimpiangendo di
averlo sposato e di essere bloccata su Skye.
Ma
ignorò quella parte del cervello e aprì una bottiglia
di birra.
Quando
avevano lasciato la distilleria, lui era passato per l'ufficio e
aveva preso un mucchio di carte, alcuni documenti che le stavano
dando guai. Anche se lei era troppo educata per dirglielo in faccia,
lui sapeva che erano stati fatti così a casaccio che neanche
lei riusciva a decifrare cosa fossero.
Con
un sospiro, si sedette al tavolo, si mise comodo e cominciò a
leggere con attenzione i resoconti.
Da
qualche parte lungo la strada, forse perfino dal quel primo giorno in
cui era piombata in ufficio, lui si era appassionato a lei.
E
se per lei la cosa migliore era andarsene da Skye il prima possibile…
lui l'avrebbe aiutata.
Edward
si era svegliato col mal di testa che si era solo intensificato
mentre il mercoledì cominciava.
Sua
moglie aveva pronunciato un totale di otto parole durante la
colazione e il viaggio in macchina alla distilleria, prima di
ritirarsi nel suo ufficio nascondendosi per la giornata. Aveva
cercato di vedere qualche segno che ce l'avesse con lui, ma non era
riuscito a vedere niente che lo portasse a credere che fosse neanche
irritata.
Semplicemente
appartata.
Non
trovò neanche segni che non fosse irritata con lui.
*
Mentre
distillava, Wilson aveva scoperto una perdita in uno dei loro barili.
Non era una perdita enorme, ma non sarebbe stato economico
sistemarla.
E
Jasper e Robert erano di pessimo umore.
Era
una tempesta perfetta e francamente, non fu per nulla sorpreso quando
si trovò nella lobby mentre Robert e Jasper accoglievano i
pochi ospiti che avevano per il tour alla Sleat. C'era una famiglia
inglese di quattro persone che chiacchierava cordialmente della
vicinanza di casa loro con la casa della nonna materna di Jasper,
poi c'era una coppia di pensionati americani con gli zaini e una
grossa macchina fotografica.
La
campanella tintinnò e apparvero due americani che sembravano
essere sui trentacinque. Stavano sghignazzando su qualcosa , senza
preoccuparsi di quanto fosse rumoroso il loro ingresso.
Edward
alzò gli occhi e vide lo sguardo diffidente di Jasper.
«Salve,
ragazzi, benvenuti alla Sleat»,
forzò un sorriso mentre i due si acquietavano e arrivavano al
banco.
«Siamo
qui per un tour di degustazione»,
disse uno senza preamboli mentre l'altro ridacchiava. «Perché
a quanto pare i veri tour di degustazione sono solo in certi giorni
stabiliti, in questa distilleria.»
Jasper
inarcò un sopracciglio, per nulla impressionato. A sua
insaputa, Edward aveva la stessa espressione.
«Sì»,
replicò rigido. «Non
c'è molta richiesta nei mesi invernali, e quei tour sono solo
per gli intenditori di whisky.»
«Amico»,
lo schernì, «stai
guardando due dei migliori cazzo di intenditori che abbia mai visto
New York City.»
«Mostra
un po' di rispetto»,
aggiunse l'altro con una risata mentre tirava fuori il portafogli
dalla tasca posteriore.
«Cosa
fate a New York?»
chiese Jasper mentre i due frugavano i loro portafogli sfogliando con
noncuranza centinaia di sterline.
Edward
salutò amichevolmente gli americani, ma tenne gli occhi su suo
cugino.
«Lavoriamo
alla Bank of America»,
rispose il secondo.
«Siete
banchieri, allora.»
Lo
disse in tono freddo, più un'accusa che una domanda.
«Aye
aye capitano»,
ridacchiò lui, «come
direste qui. Banca di investimento.»
Il
suo compare rise.
Chiaramente
questo non sarebbe stato il loro primo drink.
«Siete
ancora a Wall Street?»
chiese Robert., intervenendo in tono altrettanto freddo.
Edward
vide tutti e due i suoi cugini drizzare le spalle di fronte a quei
due pieni di pretese.
«Stai
scherzando?» disse uno.
«Perché
diavolo ce ne dovremmo andare?»
finì l'altro esuberante. «Il
denaro abbonda ancora, di qualunque cosa si lamentino i media. Sempre
a vedere tutto nero, quei cazzoni… esagerano tutto, tutti i
giorni.»
Jasper
e Robert erano silenziosi.
Edward
considerò di intervenire, ma onestamente non si sentiva
obbligato a schierarsi contro i suoi cugini arrabbiati.
I
due giovani stavano per diventare maggiorenni in un periodo in cui
non c'era lavoro né opportunità per loro. Non avevano
nessuna stabilità per guardare avanti visto che i datori di
lavoro lottavano per restare a galla, senza pensare all'espansione ma
semplicemente alla sopravvivenza.
Edward
sapeva che Jasper voleva lavorare, sapeva che era un buon lavoratore.
Ma Sleat semplicemente non si poteva permettere di dargli le ore e le
ore che lavorava sulle barche da pesca erano poche e rare. Sapeva che
la sorella di Esme stava entrando in una spirale di debiti in
America, cercando di pagare le spese mediche del suo bambino e sapeva
che Jasper spediva loro i pochi soldi che guadagnava.
Robert
riusciva a malapena a pagarsi un tetto sulla testa e aveva cominciato
a parlare di trasferirsi di nuovo dai genitori. Prima parlava di
trasferirsi e provare a vivere in città… ora non
riusciva a immaginarlo, coi risparmi che diminuivano per la mancanza
di uno stipendio fisso.
Erano
arrabbiati e avevano tutto il diritto di esserlo.
Edward
stesso era arrabbiato. Arrabbiato all'indifferente privilegio che
aveva di fronte.
E
per quella ragione non intervenne nell'orribile servizio clienti che
stava avendo luogo nella sua azienda.
Alla
fine, sempre senza toccare i loro soldi, Jasper respirò
profondamente dal naso.
«Fuori
dal cazzo, pezzi di merda. Non avete idea dei danni che voi e quelli
come voi hanno fatto? Non avete idea delle vite che sono andate in
pezzi per le azioni di banche come la vostra? Nessuna idea di quante
imprese stanno lottando per tenere aperto mentre le banche come la
vostra aspettano come maledetti avvoltoi che girano su cadaveri
freschi per comprarli e mandarli sugli scaffali degli alimentari?
Nessuna cazzo di idea di quanta gente sta lottando e faticando perché
a delle merde come voi è stato permesso di avere una cazzo di
autorità su tutto e tutti? Nessuna idea di quanti
contribuenti hanno pagato per salvare il culo a voi?»
Edward
strinse le labbra.
I
due americani spalancarono la bocca.
E
gli altri visitatori guardavano.
Nessuno
di loro aveva mai sentito qualcuno parlare in quel modo a un cliente.
«O
semplicemente non ve ne frega un cazzo? A voi non frega di niente
tranne i vostri soldi, le vostre bevute e le vostre ragazze. Siete
solo bastardi egoisti e segaioli. Se a voi non vi frega di niente, a
me non mi frega di passare del maledetto tempo con voi o di vendervi
questo whisky. Fuori dal cazzo!»
Robert
prese il denaro e lo sbatté sul bancone.
Prendete
armi e bagagli e fuori di qui. Non vogliamo gente del cazzo come voi,
qui.»
Ammutoliti,
i due banchieri girarono sui tacchi e fecero un'uscita ben diversa
dall'entrata.
Edward
si passò stancamente una mano sulla faccia.
Non
vide sua moglie, bianca come un fantasma che sfrecciava verso il
bagno, avendo sentito la loro invettiva.
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