memories
Memories
from Everington
<-E
uno, e due, e tre, e quattro…su Elliot, più in
alto
quella gamba!-
Billy sbuffò e
cercò di mantenere l’equilibrio, i muscoli
doloranti che gli imploravano pietà e le gocce di sudore che
gli scorrevano per
la schiena rigando la canotta.
Era l’ultima ora del
mercoledì, e questo, almeno, lo
rincuorava.
Ancora mezz’ora, e avrebbe
potuto andare a farsi una doccia,
cenare, e buttarsi a letto. Le lezioni alla Royal Ballet erano
estenuanti,
soprattutto quelle con Miss Scarlett, l’insegnante di danza
classica.
Fisicamente, non sembrava affatto una
maestra di danza:
imponente, con un seno prosperoso e una cascata di capelli ramati,
pareva
piuttosto una cantante d’opera…o una matrona
romana fuggita dalla National
Gallery.
Billy, invece, presentava
già la muscolatura affusolata di
un ballerino, unita al fisico slanciato di un quindicenne e a due occhi
castani
mansueti, ora socchiusi, rapiti dalla musica.
Dietro di lui, sentiva il respiro
affannoso di altri
ragazzi, che non vedevano l’ora che finisse quello strazio di
lezione.
Il ragazzo inspirò
profondamente e tirò ancora più in su la
gamba, in un arabesque perfetto.
Miss Scarlett annuì:
-Bene, Elliot. Così si fa- gli abbaiò,
in un’imitazione di complimento.
La musica si arrestò,
sospesa in un accordo diminuito per un
attimo, galleggiando nell’aria; Billy la sentiva scorrere
sulla sua pelle,
sulle braccia protese verso l’esterno, e sorrise.
-E ora tutti in centro. Voglio vedere
qualcosa di decente,
questa volta-
La voce dell’insegnante lo
risvegliò, come un rivolo di
acqua ghiacciata.
Sì, un’altra
mezzora sarebbe stata dura da far passare,
pensò, correndo verso il centro della sala.
-Giuro, oggi la Scarlett era ancora
più sadica del solito-
sbottò Jan, inforcando rabbiosamente la sua bistecca.
Billy lo guardò,
chiedendosi come avesse ancora la forza di
parlare o masticare: dopo essersi faticosamente rivestito, era andato
nel
refettorio insieme all’amico, e lì si era lasciato
cadere sulla prima panca
libera. Non si muoveva da un quarto d’ora, sentendosi troppo
pesto anche per
portare la forchetta alle labbra.
-Eddai, Billy- lo scosse esasperato
il ragazzo –È
da quando siamo arrivati che non spiaccichi
parola! Sto conducendo praticamente un monologo a senso unico!!!-
Elliot sorrise suo malgrado.
-Jan, quella donna ti uccide anche
nell’anima. E vorrei
risparmiare le forze per trascinarmi almeno a letto- gli disse
amabilmente, con
un sorriso angelico.
Jan Stewart era il suo unico amico
alla Royal, un ragazzo
dagli incredibili occhi verdi e dalle fantastiche ricchezze bancarie,
ma che,
suo malgrado, gli si era affezionato e non aveva mai mostrato di notare
il suo
terribile accento del nord.
Un po’ gli ricordava
Michael, il suo vecchio amico di
Everington, se non che lui le ragazze le notava eccome.
-Vuoi dire che non esci con noi
nemmeno stasera?- fece
l’altro fintamente sorpreso
Billy annuì, inghiottendo
svogliatamente un pezzo di pane.
-Dai, Billy! Non è
possibile che un ragazzo sano ed nel
pieno della giovinezza vada a dormire alle otto di sera!!! Di questo
passo
rimarrai zitello a vita!- gli urlò quello addosso, mollando
un gran pugno al
tavolo che fece rovesciare la caraffa dell’acqua.
-Zitello,eh?- ridacchiò
Billy, spostando la caraffa –Per
finire con una di quelle insipide snob che ti fanno tanto la corte,
preferisco
ritirarmi nel mio eremo- disse dignitosamente.
-Non parlerai sul serio!-
esclamò Jan, asciugando la
tovaglia –Christiane non era così male- disse,
indicando una ballerina che
sedeva impettita dall’altra parte della sala.
Billy sospirò, guardandone
un momento la lunga chioma bionda
–No, ma non mi va uscire. Davvero- gli sorrise
–Devo scrivere una lettera a mio
padre-
Jan lo guardò poco
convinto, cercando di ribattere, quando
un uomo in giacca e cravatta entrò nella mensa urlando
“Posta!”e iniziando a
distribuire lettere ai tavoli.
-Oh, finalmente- sospirò
Billy, balzando verso l’uomo prima
che si fermasse la solita coda. La sua era stata una scusa, ma ora
pensò di
scrivere davvero a casa.
Chiese all’inserviente se
ci fossero lettere per Elliot,
ricevendo una busta spiegazzata, che si strinse al cuore.
Attendeva sempre la posta da casa,
preoccupato per come
andassero laggiù le cose: la miniera, la fame, la
nonna…e si sentiva in colpa,
pensando di essere in una scuola come quella, tra il lusso e le cose
buone da
mangiare.
Si risedette di fronte
all’amico, leggendo il mittente della
lettera. La calligrafia non sembrava quella di suo padre o di Tony.
-Ma tu non eri troppo stanco?- gli
domandò piccato Jan,
avendo notato lo scatto di poco prima.
Billy non lo sentì, troppo
felice del nome che figurava
sulla carta bianca, vergato con una calligrafia regolare: Michael
Caffry, ---
Street, Everington, contea di Durham.
Lesse, con il cuore in gola, e un
sorriso che pian piano si
dipingeva sul suo volto.
Caro Billy,
Ballerino! Come va
la vita alla Royal Ballet? Le lezioni sono stancanti come al solito?
Hai
ottenuto finalmente una parte principale? Spero di sì,
così al tuo prossimo
spettacolo ti vedrò finalmente sul palco, in prima fila, a
volteggiare sotto le
luci stupendo tutti gli spettatori. Sarebbe fantastico. Ad ogni modo,
la tua
famiglia sta bene, non preoccuparti. Tuo padre ha trovato un lavoro
presso il
panettiere (Mr Russel), mentre Tony continua a resistere in miniera. La
tua
cara nonnetta, invece, pare stia iniziando a nutrire una profonda
passione per
David Bowie (merito mio, ovviamente).
Anche il resto di
Everington si riprende ogni giorno che passa e, a differenza di ogni
previsione, probabilmente non diventerà un villaggio
fantasma.
Mentre scrivo
questa lettera, Debbie sta leggendo tutto da sopra la mia spalla.
Te la ricordi?
È la
figlia della Miss, la piccola Winkilson. Forse non l’hai
più vista da quando
sei partito. Durante Natale ti trattieni sempre così poco.
Stiamo diventando
buoni amici, è una tipa tosta, non c’è
dubbio.
Allego alla lettera
una nostra foto, scattata qualche giorno fa in un pub di Durham: ci
siamo
andati a cena con la sua famiglia, e penso che suo padre avesse voluto
veramente uccidermi!
Tanti baci anche da
tuo padre e Tony
Il TUO
Michael
Billy ridacchiò come uno
scemo, mentre la voce dell’amico
gli risuonava nella testa, come se lui fosse proprio lì,
accanto a lui, e gli
leggesse quella lettera.
La rilesse ancora una volta, e poi
frugò nella busta,
estraendo una piccola istantanea lucida.
Ritraeva Michael con una bella
ragazza, il suo braccio
posato sulle spalle di lei e con un enorme sorriso sulle labbra. Non
era
cambiato affatto, pensò Billy, osservando quei grandi occhi
neri da boxer che
risposero al suo sguardo. Non poté trattenersi dal ridere,
notando la sua
esagerata pettinatura (una scultura di capelli e gel) e la sottile
traccia di
rossetto sulle labbra. Forse capiva perché Mr Wilkinson
volesse tanto
ucciderlo.
Ancora sogghignando,
osservò la ragazza vicina all’amico.
E sentì un piccolo tuffo
al cuore.
Quella era Debbie, la piccola
borghese rompiscatole?
Davanti a lui sorrideva una ragazza
sulla quindicina con i
capelli castani a caschetto e due allegri occhi marroni, che indossava
un
morbido pullover grigio. Il tessuto faceva intravedere il suo corpo
aggraziato
e le sue forme, cresciute così, senza che lui le vedesse,
che gli fecero
ricordare la battaglia di cuscini fatta quattro anni prima, in camera
sua.
E ora sentì uno strano
desiderio sfiorargli l’anima, quello
di essere lì accanto a loro, nell’affollato pub,
sfiorando quel tessuto fumo di
Londra che pareva tanto morbido e vellutato.
Un calore si diffuse nel suo petto, e
suo malgrado sorrise
ancora: era diventata una bella ragazza, ma probabilmente aveva
conservato il
suo bizzarro carattere, e, chissà, magari non danzava
più.
Girò la foto, notando una
scritta. Un’altra calligrafia, più
spigolosa ed elegante di quella di Michael.
Ci
rivedremo presto, Billy Elliot.
Una mano gli strappò la
foto, e un istante dopo il suo amico
Jan la stava esaminando scrupolosamente davanti a lui.
-Ehi, chi sono questi due?- gli
domandò con sincero
interesse.
-Un mio amico di
Everington…e la sua ragazza- mentì Billy.
Non sapeva perché, ma improvvisamente sentiva un vago
fastidio alla vista
dell’attenzione del ragazzo.
-Peccato- sospirò Jan,
restituendogli la foto –La tipa è
molto carina- disse, tornando poi al suo arrosto.
Billy riguardò la foto,
dimenticandosi completamente della
sua cena. Era bella. Molto.
Ma cosa voleva dire la scritta? Le
vacanze di Natale erano
lontane.
Eppure, nonostante la sorpresa e lo
stupore, Billy sentiva
che un pezzo di Everington stava ritornando nella sua vita.
E non potè fare a meno di
sentirsi stranamente molto felice.
Nota
dell’autrice
Ciao a tutti!
Spero
di avervi sinceramente incuriosito. Era da tempo che desideravo
scrivere un
proseguo di Billy Elliot e proprio ora, che ho così tante
cose da fare, mi è
venuta l’ispirazione. Eh, strana la vita!!!
Avverto subito che
ci sarà del romanticismo, ma niente di svenevole, non
è nel mio genere.
Non voglio fare
altre anticipazioni, per ora. Lascio tutto a voi.
Un grazie
già a chi
leggera e/o commenterà.
A presto
(spero…)!!!
Arianna F.
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