Aggiornamento in anticipo, approfittando della domenica sfaccendata.
Grazie a chiunque mi offre un pochino del suo tempo.
Luna95: un
po’ è documentazione, un pochino esperienza
vissuta. No, nessuno mi ha mai condannato al rogo, però,
pulendo la cucina, ho cercato di togliere delle incrostazioni con la
soda caustica… ecco, brucia da pazzi la gola. Da allora solo
prodotti certificati ^__^
Soruccio:
Jane è stata morsa. Il motivo è semplice: dei due
gemelli la Meyer dice che sono stati trasformati così
giovani solo perché erano in pericolo di morte. Quindi Aro
l’ha morsa perché era troppo tardi per portarla
fuori viva dal rogo. Ma non preoccuparti, anche lei avrà
modo di vendicarsi.
Natale
Arrivarono sul limitare del bosco. Si vedeva chiaramente la folla nella
piazza, ed una colonna di fumo che si alzava dal centro della massa
vociante.
- Ora fai quello che hai fatto alla ragazza quella notte: nessuno deve
sentire.-
- Non so se riuscirò a farlo.-
- Lei è in mezzo a quel fumo, Alec.-
Il ragazzino ringhiò: era già tanto che non si
fosse gettato in mezzo alla gente con la sua sete da neonato.
Saltò oltre il limitare della foresta, sopra i tetti delle
case fino alla piazza. I tre fratelli lo raggiunsero.
- Williamson, è lui quello vicino al fuoco con una torcia,
vero?-
- Sì.-
- Lui voglio che veda.-
Successe allora: dalle fessure del lastricato, dai mattoni delle case,
dalle tegole dei tetti si sprigionarono mille fili lattiginosi, che
serpeggiarono tra i piedi della folla. La maggior parte delle persone
era distratta dal macabro spettacolo del rogo, ma alcuni si accorsero
degli strani fili. In particolare Caius vide una donna che scuoteva sua
figlia: la bambina pareva non sentire più i rumori che la
circondavano. La donna urlò spaventata, ed altri attorno a
lei notarono i fili che li stavano avvolgendo. Ben presto nessuno
riuscì a muovere le gambe, e gli insulti a Jane si mutarono
in grida d’aiuto.
In poco tempo la piazza fu immersa in una coltre di nebbia innaturale.
- Così nessuno ci vedrà hai detto, Aro?-
- Non ci resta che provare.-
Caius scese dal tetto, piombando addosso ad un uomo: nessuna reazione.
Come in un gioco da bambini, gli prese la faccia tra le mani,
facendogli fare delle smorfie, poi lo schiaffeggiò. Ma
l’uomo non rispose in nessun modo, continuando a fissarlo con
occhi vacui. Allora Caius, stanco, gli strappò un braccio.
Il sangue schizzò sulle persone vicine, mentre
l’uomo si accasciava in un urlo muto.
- Caius, quante volte ti avrò detto di non giocare col cibo?-
Aro era spuntato dal fumo del rogo, tenendo in braccio Jane. I suoi
occhi da vampiro notarono i due puntini rossi sul collo: la
trasformazione era già in corso.
Caius allontanò con un calcio l’uomo, poi
puntò il braccio staccato contro il fratello.
- Non c’è gusto così.
Dov’è l’ebbrezza della caccia se la
preda non reagisce?-
- Tu!-
Un’altra voce oltre alle loro?
In un angolo del palco Williamson si ritraeva davanti ad Alec.
- No, tu sei morto! Ti ho sparato io!-
Tremando tirò fuori una pistola e sparò contro il
bambino. Alec non si fermò nemmeno un istante. Il segretario
tentò allora con un pugnale che teneva alla cintura: la lama
squarciò la camicia, ma non scalfì nemmeno la
pelle di Alec.
- Buongiorno signor Williamson. Questo è per mia sorella.-
L’ultimo grido dell’uomo si spense nella piazza
silenziosa. Alec si pulì il sangue dalla bocca. Vide Aro e
il corpo di Jane tra le pieghe del suo mantello.
- Come sta?-
- Rivivrà, come te. Ti senti affaticato?-
- E’ difficile… non riesco ancora a credere che la
nebbia sia opera mia.-
- Guarda, altre vecchie conoscenze, o mi sbaglio?-
Aro accennò in direzione di una donna: la loro vecchia
sorvegliante, la Mahoney.
- Puoi fare tutto ciò che hai sempre desiderato, a lei, a
chiunque tu voglia.-
Gli occhi rossi di Alec brillarono.
Era così dolce la prima volta il sapore del sangue.
Irwin passeggiava pensieroso per il salotto. Il giorno del processo era
ripartito subito per Boston, pensando di aver liquidato la faccenda. Ed
invece il messaggero trafelato, il racconto di una strana nebbia e dei
cadaveri ritrovati quando era scomparsa. Aveva detto di aver combattuto
per molti anni il demonio, ma fino a quel momento esso aveva avuto
tratti molto umani. Si versò un bicchiere di liquore, doveva
calmarsi.
- Buona sera, giudice Irwin.-
La bottiglia gli scivolò di mano, infrangendosi sul tappeto.
Non poteva essere, non quella voce.
- Non mi chiede nemmeno di accomodarmi? Che sgarbato, e pensare che ho
una bambina con me…-
- No, impossibile, non voi!-
Aro stava sfogliando con calma un libro, dietro di lui una bambina
ammantata di pelliccia gli teneva il mantello.
Jane!
- Siete pallido, Irwin, dovreste sedervi un pochino accanto al fuoco.
Su Jane, va a giocare mentre lo zio parla col suo collega. Ho da
raccontarvi una storia interessante.-
Aro lo aveva preso garbatamente per il braccio e accompagnato alla
poltrona. Poi, perfettamente e suo agio, si era accomodato di fronte a
lui. La bambina, sedutasi sul tappeto, aveva tirato fuori dal mantello
una bambola e le stava pettinando i capelli.
- Otto anni fa c’era un giovane proprietario terriero a
Salem, di nome Thomas. Thomas aveva un amico di cui si fidava, e lo
aveva nominato amministratore del suo patrimonio e di quello della
moglie Gwendaline. I due erano la coppia ideale: ricchi, giovani e con
due splendidi figli. Una vita troppo bella per non suscitare invidie,
anche tra gli amici più cari. Fu così che il
fedele amministratore cominciò a desiderare parte di quella
felicità, e trattò, diciamo, con disinvoltura le
proprietà che gli erano state assegnate. Qualche complice
compiacente ed ecco che i terreni finivano nelle sue mani, mentre il
povero Thomas credeva di essere perseguitato dalla sfortuna. Tutto
andava per il meglio, finché Gwendaline, una sera,
scoprì alcune carte che non doveva assolutamente vedere.
Urlò all’uomo che avrebbe raccontato tutto a suo
marito, che lui, con la sua fama di giudice integerrimo, sarebbe
marcito in prigione fino alla fine dei suoi giorni. Che poteva fare il
poveretto? Spinto dalla disperazione uccise la donna, e, col terrore
che altri lo scoprissero, diede alle fiamme l’intera casa,
portando in salvo le sue preziose carte. Proprio il giorno successivo
lo chiamarono per un incarico prestigioso in Inghilterra,
così non seppe che i due figli del suo amico erano
sopravvissuti. Tornato giudice e trionfante a Boston, vide per caso uno
dei due bambini, e nei suoi tratti le due persone che aveva ingannato e
ucciso. Riaffiorarono i demoni del passato: doveva disfarsi anche di
loro. Qualche giorno dopo bruciava anche la casa di colei che aveva
osato dare ospitalità a quei due, ma ancora una volta il
destino aveva risparmiato i gemelli. Non solo, la notte stessa le
famose carte spariscono misteriosamente nel nulla. Come se non bastasse
un ricco ed eccentrico nobile italiano si incapriccia della sorte dei
due bambini, e li prende con sé. Il giudice comincia a
sospettare che quell’uomo sappia qualcosa, così
sale il numero di persone da mettere a tacere. Ora, immaginatevi questa
persona terrorizzata che si scoprano i suoi piani, lui, fulgido esempio
di rettitudine. Si convince che solo il fuoco può purificare
il mondo da chi ha i modi per infangare la sua reputazione:
dà fuoco alla carrozza su cui viaggiano l’italiano
ed i fratelli, abbandona il bambino in un lago di sangue, condanna la
sorella al rogo. Tutto va secondo i suoi piani, il giudice Irwin
può finalmente riposarsi. Ed allora perché vi
vedo così agitato?-
Il giudice afferrò il ferro per rimestare i ciocchi nel
camino, e con un urlo disperato si avventò su Aro. Ma la
bambina con una semplice spinta lo fece volare contro la parete
opposta. Stordito dal colpo, non fece in tempo a rialzarsi che Jane gli
conficcò nel braccio il ferro, trapassando la carne ed il
muro dietro di essa. Cacciò un altro urlo, poi gli rimase
solo la forza per emettere gemiti scomposti. La bambina lo stava
fissando con odio, ed allora notò i che i suoi occhi erano
rosso rubino.
- Mi avete rubato tutto, signore. Vorrei che aveste sette vite per
strapparvele una dietro l’altra. Mi accontenterò
di togliervi lentamente l’unica che avete.-
Il dolore al braccio gli sembrò una puntura
d’insetto in confronto all’onda che gli
arrivò addosso. Rantolò senza nemmeno la voce per
urlare, sentì il sangue che gli colava dalla bocca e lo
soffocava. La voce di Aro gli giunse lontanissima.
- Di che vi lamentate, giudice? E’ solo il fuoco che ha
consumato le vostre vittime.-
Jane si rassettò il vestito, pulendosi i denti e la bocca in
un fazzoletto. Poi si rimise i guanti bianchi di seta, tolti prima per
non sporcarli col sangue. Si risistemò il cappotto sulle
spalle e prese la sua bambola nuova, una bambola bellissima, con
boccoli di capelli veri ed un incarnato di porcellana.
Proprio come il suo.
Lanciò un’ultima occhiata al cadavere di Irwin
riverso sul pavimento, sorrise soddisfatta e porse la mano ad Aro.
- Buon Natale, piccola mia.-
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