Primo gennaio
1693
La nave scivolava sull’oceano, calmo nonostante si
fosse in pieno inverno.
Sulla prua, Jane si teneva stretto alla testa il cappello, per
difenderlo dalle insidie del vento invernale. Alec accanto a lei
fissava incantato le onde e l’orizzonte grigio che sfumava
nel cielo. Qualche timido fiocco di neve cadeva sul legno del veliero,
o turbinava per morire fra la schiuma delle onde. Avevano perso di
vista la costa americana da qualche ora, e li aspettava il lungo
viaggio verso l’Italia.
Sul ponte, Marcus e Aro contemplavano i giochi dei due bambini.
Avevi previsto tutto?
- Di che parli?-
La notte in cui sei
andato a prenderli, sapevi dell’attacco di Irwin.
- Alla festa si è lasciato scappare qualche pensiero di
troppo. Volevi forse che li lasciassi morire bruciati?-
Non è questo
che mi suona strano: perché mai uno dopo aver fatto scampare
da morte certa due bambini, svela il luogo dove si trovano a chi li
voleva uccidere?
-Già, perché mai, Marcus? Sono curioso.-
La notte
dell’incendio hai mandato Caius a trafugare le carte che
svelavano la colpevolezza di Irwin, ma non le hai usate subito per
accusarlo.
- Avrebbero creduto a loro stimatissimo giudice o ad un papista appena
arrivato dal vecchio mondo? Volevo solo che si sentisse minacciato, e
volevo divertirmi a spiare le sue contromosse.-
Sapendo che
era sospettoso per il furto, ti sei poi presentato da lui per la tutela
dei due bambini, ho visto la sua firma sulle carte. Tra tutti i
giudici, proprio quello che li voleva morti. Iniziano poi i
pettegolezzi su di te, e tu che non fai nulla per fermarli, fino a
decidere, la sera in cui sapevi dell’agguato, di lasciare
Jane e Alec soli in casa. Tu volevi che li prendessero, anzi, che la
prendessero. Alec poteva anche morire.
- Hai voluto ripercorrere l’intera vicenda solo per
rinfacciarmi il mio unico errore?-
No, non mi importa.
Voglio solo sapere perché l’hai fatto,
perché l’hai messa in mano a Irwin invece che
metterla in salvo da qualche parte?
- Secondo te, Marcus?-
E all’improvviso capì: era
straordinariamente semplice, e proprio per questo spaventoso.
Non volevi che crescesse.
Aro sorrise.
- Ho sempre desiderato una bambolina da viziare e coccolare.-
17 febbraio 1919
- Signor Masen Cullen! E’ insolito vedere un
questa parte della biblioteca uno studente di medicina.-
- Ero interessato ad approfondire le tecniche mediche nel mondo
classico, è per una ricerca d’esame. Mi hanno
detto che nella sezione latina possedete un originale del
“Sugli elementi secondo Ippocrate” di Galeno.
Potrei consultarlo.-
E figurati se non
conosceva pure latino e greco. Tutte le fortune a questo bellone.
Edward non fece caso al resto dei pensieri del bibliotecario, e
aspettò solo che tornasse con una teca contenente una
pergamena molto antica.
- Può consultarlo solo dentro i locali della biblioteca
sotto la mia supervisione.-
- Lo prendo solo un attimo.-
Slacciò con attenzione il nastro che chiudeva il rotolo, e
cominciò a svolgere la pergamena. Ancora prima del titolo,
in una grafia molto libera, in contrasto con quella ordinata del resto
dell’opera, c’erano scritte alcune parole. Si
chinò sulla carta per decifrarle meglio.
Marco Volturi,
amicus meus, libellum donum facio. Galenus med.
“A Marcus Volturi, mio amico, faccio dono del mio libretto.
Medico Galeno”
- Mi scusi, si sa chi è la persona nominata nella dedica?-
Oh, finalmente una
domanda interessante.
- E’ una frase misteriosa: uno dei tre fratelli che donarono
la collezione alla biblioteca era omonimo dell’uomo della
dedica. Si pensa fosse un antenato della famiglia. Beh, certo non
può essere la stessa persona, vero?-
Il bibliotecario rise alla sua battuta, Edward lo assecondò
con un sorrisetto.
Sarebbe rimasto sorpreso nel sapere la verità.
3 aprile 1993
- Heidi, hai visto Jane in giro per caso?-
- Ma come, non sai che giorno è oggi?-
- Non ne ho la più pallida idea.-
- Seguimi.-
Heidi lo portò ad una finestra che si affacciava sul cortile
interno del loro palazzo. In un angolo fioriva rigoglioso un pergolato
coperto di glicine. Sotto i fiori, Jane stava apparecchiando con un
servizio da the e vassoi di dolci.
- Non dirmi che Jane, quella Jane che per gioco ti tortura fino a
impazzire, gioca ancora a prendere il the con le bambole?-
- Non proprio con le bambole, Felix.-
Dal portone del cortile era spuntato Aro. Jane gli corse in contro
ridendo, lo fece accomodare su una sedia e gli porse the e pasticcini.
- Il signor Aro…?-
- Fanno così ad ogni centenario del loro primo incontro. Non
l’avresti mai detto, eh?-
Felix seguì con lo sguardo Jane che annusava il the, poi la
vide giocherellare con le chiazze di luce che filtravano dai rami,
facendo brillare la pelle delle sue braccia. Ad un certo punto, Aro
tirò fuori un pacchetto, e la bambina lo prese in mano
stupita. Lo scartò con foga, rivelando un vestito leggero:
Jane se lo appoggiò sulle spalle, volteggiando qualche volta
per vederlo gonfiarsi al vento, poi si gettò tra le braccia
di Aro.
La cosa più strana di quella scena non era Jane che cucinava
e faceva finta di mangiare muffin, o Aro che le dava corda e la
prendeva in ginocchio come un papà premuroso.
Felix non l’aveva mai vista con quello sguardo.
Lo sguardo innocente di una bambina.
Ed eccoci giunti alla fine della storia. In questi mesi la sezione, con
mia gioia immensa, è cresciuta molto. Speriamo che si vada
avanti su questa strada ^^
Sul "making of" della storia: si partiva dal fatto che i due sono stati
trasformati durante la caccia alle streghe di Salem. Ricercando le
date, ho visto che l'università di Harvard era nata proprio
negli stessi anni, e mi è parsa una buona scusa per far
viaggiare i nostri fratelli in America. Ho scelto che Jane
fosse processata da un giudice e non da un prete perchè ho
scoperto che Boston era la roccaforte degli antipapisti: non esistevano
chiese cattoliche o preti, erano tutti puritani, e nel puritansimo la
condanna delle streghe era fatta da tribunali civili.
Credo si capisca bene, ma per me Jane è più
interessante vista come bambina più che come adolescente. Mi
sono ispirata molto a Claudia, la bellissima bimba vampira di Anne
Rice. Volevo rendere il contrasto tra il suo odio o disprezzo per il
mondo ed il suo amore per il fratello e per Aro.
Alec invece me lo immaginavo più titubante all'inizio, meno
portato alla vita da vampiro, ma fedele alla sorella.
Aro: è un presonaggio complicato, uno che sa tutto appena ti
tocca è difficile da rendere. Volevo mettere un po' in scena
questa sua famosa capacità di tessere trame, dato che nel
libro non è che ne dia sfoggio così tanto.
La noncuranza di Marcus l'ho messa un po' come disprezzo verso i suoi
due fratelli: a lui non importa in fondo dei piani di Aro o della furia
di Caius, vuole solo starsene in pace. Per questo è stato
attirato da Alec e dal suo potere, per me lo invidia moltissimo...
Caius non compare molto, perchè me lo tengo stretto per
storie più di azione^^
Ultimissimo, ringrazio tanto chi ha seguito fin qui la storia, in
particolare:
Luna95:
grazie millissime per i complimenti. Volevo movimentare un po' la scena
e rendere bene la vendetta di Jane
Soruccio:
no, il bambino non è detto che muoia. La madre si era
spaventata perchè non si muoveva più, dato che
era già stato sommerso dalla nebbia di Alec. E grazie per il
tuo entusiasmo!
A tutti: mi farebbe piacere un parere conclusivo, per migliorarmi. E'
il primo racconto che scrivo da anni, e ho ritrovato la passione che
avevo un po' accantonato durante l'università, ma so che
sono arrugginita e che ho molto da recuperare.
Grazie di nuovo a tutti e alla prossima!
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