John Thoresby, la pietra
dello scandalo. Ha innescato questa sfida sul filo del delirio, con il
suo fascino gerontoecclesiastico di uomo di sterminato potere,
scatenando il fangirlismo sempre latente nella sottoscritta e in
Viviane Danglars nei confronti di siffatti (purtroppo rari) personaggi.
questa è la
mia parte di risultato...
«
Siete sempre così buona con me, Laetitia »
mormorò la regina
mentre la dama di compagnia le sistemava i cuscini dietro la schiena.
Lei sorrise, lisciò con la mano il risvolto di pizzo del
lenzuolo.
«
Nessuno al mondo lo merita quanto voi, maestà... »
«
Potete ben dirlo ». Le giovani donne che accudivano la regina
Filippa misero bruscamente fine a qualsiasi mormorio fosse intercorso
fra loro fino a quel momento e con una reazione istintiva
indietreggiarono. Due uomini soltanto, a corte, si presentavano senza
essere annunciati e parlavano con tanta fredda autorità - ed
era
molto tempo che il re non si faceva vedere nella stanza della moglie
malata durante il giorno, quando le dame di compagnia erano tutte
presenti e lui credeva di scorgere, negli occhi delle più
coraggiose, il confronto tra Alice Perrers e la regina morente.
«
Lord Cancelliere, mio caro John... » La regina Filippa
sorrideva
sempre in quel modo, quando John Thoresby passava a farle visita.
Teneva all'amicizia dell'arcivescovo più di qualsiasi altra
cosa, e
così lui alla sua, ed era sorprendente come la cosa non
avesse - o
se in origine poteva averle avute, come non avesse più -
motivazioni
politiche: due amici, l'arcivescovo di York e la regina, nient'altro,
e ai loro incontri la gran parte della corte privata di Filippa non
era ammessa. Laetitia poteva rimanere; e da quando Alice Perrers era
diventata l'amante favorita del re, ben sapendo quanto Thoresby le
fosse ostile e quanto danno avrebbe potuto procurarle parlando contro
di lei presso la regina, aveva chiesto ed ottenuto di essere
presente. Non c'era incontro dei due cui lei non prendesse parte.
Laetitia non fu stupita di vederla entrare ancor prima che
l'arcivescovo ricambiasse il saluto.
Thoresby
per parte sua aveva accolto l'ingresso della giovane con una smorfia
di fastidio e neppure quello stupì Laetitia: non era affatto
un
segreto, il disprezzo che il lord Cancelliere nutriva per la favorita
del re... Un disprezzo che peraltro Laetitia Gray sentiva di
condividere sin dal primo istante in cui la ragazza era stata
introdotta a corte dagli zii - un disprezzo che rendeva lei una delle
dame i cui occhi il re evitava più spesso. Istintivamente
cercò lo
sguardo di Thoresby. L'arcivescovo l'aveva guardata per un istante ma
era difficile dire se avesse intuito i suoi pensieri intento com'era,
adesso, a parlare a voce bassa con la regina.
A
differenza che per madonna Perrers, a Laetitia riusciva del tutto
indifferente conoscere o meno il contenuto di quelle conversazioni.
In quei momenti la regina Filippa sembrava stare meglio, e questo a
lei bastava...e le consentiva, talvolta, senza farsi notare, di
fermarsi ad osservare il volto del cancelliere nella luce morbida
delle candele che si fondeva con quella del sole attutita dalle
tende. Laetitia era a corte da tanto tempo, e l'aveva sempre
considerato un uomo affascinante; e trovava che se il tempo a lei
aveva portato qualche filo grigio fra i capelli e un sonno molto
più
leggero con lui era stato invece generoso, e, anzi, prodigo. Non era
un segreto che Laetitia fosse sensibile al fascino
dell'autorità -
tanto che più d'uno a corte si stupiva che non avesse mai
incontrato
a lungo il favore del sovrano -; ma con Thoresby era diverso.
Conosceva uno ad uno i pettegolezzi sul suo passato e sul suo
presente. Sapeva che non era affatto il sant'uomo che il popolo
pretendeva di vedere in lui per il contegno ieratico e ascetico che
teneva in pubblico. Trovava che ci fosse qualcosa di profondamente
intrigante, nella complessità di quell'uomo e nella
costante,
disarmante impossibilità di comprenderne i pensieri.
«
Laetitia... Portereste un po' di vino per il mio buon amico? »
«
Subito, maestà ».
Era
stato allora che l'aveva notato. Lo sguardo furtivo che di tanto in
tanto l'arcivescovo di York lasciava indugiare su Alice Perrers. Lo
sguardo sfrontato con cui lei rispondeva. Laetitia Gray
riempì la
coppa e nel porgerla a Thoresby si chinò facendo in modo di
trovarsi
all'altezza del viso dell'uomo.
«
Non è saggio concupire ciò che va oltre la nostra
portata »,
sussurrò, con un sorriso crudele « Non si caccia
nella riserva del
re... »
Gli
occhi dell'uomo fiammeggiarono ma non disse nulla. Non era la prima
volta che quella donna gli mancava di rispetto, non aveva mai perso
occasione di mostrare una certa tendenza dissacrante, ma arrivare a
tanto... John Thoresby si disse che forse era giunto il momento di
darle una lezione.
C'era
una magia rassicurante, nel ripetere ogni sera gli stessi giorni.
Bere un ultimo sorso di vino, farsi aiutare da una serva a slacciare
il vestito; osservare per un istante, non di più, il proprio
corpo -
giovane, sì, ma di una giovinezza diversa, in un certo senso
più
matura, rispetto a quella delle ragazzette che da qualche anno
venivano ammesse a corte - e affrettarsi a nasconderlo nella lunga ed
ampia camicia da notte ricamata. Poi sciogliersi i capelli alla
specchiera e soffermarsi a guardarli, lunghi e stanchi, ricadere
confusamente lungo le spalle. Pettinarsi con calma esasperata -
perché non aveva mai concesso a nessuno di toccarle i
capelli e mai
l'avrebbe fatto.
Soltanto
dopo quelle cerimonie, portate avanti con tutta la serietà
richiesta
ad un rituale sacro, madonna Laetitia Gray scivolava tra le coperte,
abbassava un poco la fiamma del lume ad olio senza spegnerlo del
tutto e, cullata dalla penombra e dallo scoppiettio del camino, si
concedeva il lusso di ripensare alla propria giornata.
Aveva
esagerato, con Thoresby.
Ne
era consapevole, e d'altra parte come non esserlo dopo lo sguardo
gelido che aveva posato su di lei nell'atto di congedarsi dalla
regina? Non temere la sua collera era impossibile; Laetitia sapeva
bene, forse meglio di altre, quanto fosse instabile la sorte delle
dame di corte: più l'età cresceva e
più diventava facile perdere i
favori delle persone giuste, e a ventotto anni compiuti, e avendo
come unica protezione l'affetto di una regina gravemente malata,
sfidare in quel modo il lord Cancelliere d'Inghilterra poteva
rivelarsi una vera e propria follia.
Ma
la verità è che era stata gelosa. Degli sguardi
all'apparenza
casuali di Thoresby verso la Perrers, del modo in cui i suoi occhi da
gatta si rivolgevano a lui senza il minimo pudore. Gelosa di Alice
Perrers e del suo potere, proprio come lo era stata sin dalla
comparsa di quella ragazzina non bella ma scaltra e istruita a
sfruttare ogni occasione. Una
puttana,
ecco cos'era. Laetitia aveva creduto di avere in Thoresby un
silenzioso alleato ma a quanto pareva anche lui era caduto nella rete
di quella strega... Di pessimo umore, serrò le palpebre e
pregò di
addormentarsi subito.
Qualcosa di insolito
l'aveva
svegliata ma non aveva chiaro di che cosa si fosse trattato. Poi li
distinse: passi, irregolari, e un respiro strano, quasi rotto. La
mano destra aveva appena estratto il coltello da sotto il materasso
quando la voce, strascicata, parlò.
«
Vi credevo più ospitale, madonna Gray ». Laetitia
posò la lama sul
comodino, curandosi tuttavia che rimanesse a portata di mano.
«
Con gli ospiti attesi lo sono... »
«
Devo farmi annunciare? » domandò Thoresby e la
cosa dovette
sembrargli ridicola perché rise, piuttosto scompostamente.
Il suo
anello ticchettava contro il metallo della coppa che teneva in mano;
non si era tolto la catena di lord Cancelliere.
«
Vi credevo nel vostro palazzo »
«
Il re mi ha invitato a rimanere. Là fa sempre
così... freddo
»
«
Sono molto addolorata per voi, credetemi; ma non credo che
passeggiare a quest'ora di notte risolverà il problema
»
«
Oh, ma non passeggio... Anzi, direi che sono arrivato ».
Laetitia
Gray guardò l'arcivescovo con freddezza. « Siete
ubriaco, lord
Cancelliere ». Thoresby mosse la mano libera.
«
Può darsi »
«
Devo chiedervi di andarvene ».
Lui
non si mosse; madonna Gray infilò una lunga sopravveste blu
e si
alzò. « Andatevene »
«
Madonna Gray... Laetitia », mormorò Thoresby in
tono confidenziale;
aveva il fiato caldo, ma l'odore di vino non era forte come Laetitia
aveva immaginato. Prese fra le dita il pizzo della scollatura di lei,
come riflettendo. « Non mi è piaciuto, oggi, il
nostro incontro ».
La donna strinse la mano su quella del prelato e l'allontanò.
«
Non sono Alice Perrers ».
L'arcivescovo
di York serrò le mascelle: dopo quanto accaduto quel
pomeriggio al
capezzale della regina, dopo quel rimprovero tanto impertinente, dopo
che lei se n'era accorta...
Di Alice Perrers, e da quelle labbra, proprio non era disposto a
sentir parlare.
«
Lo vedo ». E tornò a giocherellare, distrattamente
« Lo vedo, che
non siete lei » Laetitia l'allontanò di nuovo.
«
Vi prego, John »
«
Mi chiamate anche per nome, ora? Non c'è limite a...
»
«
Vi chiedo perdono. Ma resta il fatto che non dovreste essere qui
».
Thoresby
avanzò lentamente, fino a che lei non rimase come
intrappolata tra
il suo corpo e la colonna di legno del baldacchino. Le sue labbra si
stirarono, lasciando intravvedere i denti bianchi
«
Davvero non mi volete qui? Siete sicura di non averci mai pensato?
»
Seppe immediatamente di avere colpito nel segno: Laetitia Gray era
arrossita, aveva distolto lo sguardo. L'ebbrezza che l'aveva spinto
lì scemava, lasciando spazio a qualcosa di languido e
vagamente
lascivo che lo sorprese. Il respiro della donna accelerò.
«
Andatevene, vi prego... »
Thoresby
si piegò all'improvviso. Le strinse il mento fra i denti,
poi le
labbra. Laetitia alzò le mani sul torace dell'arcivescovo e
lo
allontanò.
«
Non sono neppure lei
»
«
Lei? »
« Marguerite
»
Un'altra
pessima idea,
ebbe
modo di pensare mentre la mano sinistra di John Thoresby si stringeva
sul suo collo. Thoresby vide la propria mano come se appartenesse ad
un estraneo. Cosa stava facendo? La stretta si allentò di
colpo.
«
Perdonatemi. Non so cosa mi sia preso, io non... » Si sedette
sul
bordo del letto, bevve un'ultima volta dalla coppa e la
lasciò
cadere. Laetitia si massaggiava il collo. « Non sopporto di
sentir
parlare di lei »
«
Lo sospettavo... » L'arcivescovo di York rise. Una risata
roca, di
gola, piena d'amarezza.
«
Siete una donna intelligente, l'ho sempre saputo ».
Madonna
Gray si sedette accanto a lui e senza credere a ciò che
stava
facendo gli prese la mano.
«
E Alice riesce a farvi sentire meglio, John? »
«
No », sospirò.
«
Se posso esservi d'aiuto in qualche modo... » E John Thoresby
vide
per la prima volta in vita sua qualcosa che in tanti anni non avrebbe
mai creduto di poter vedere negli occhi di una dama di corte. Quella
donna era sincera.
Lasciò che lei gli prendesse il viso fra le mani, lo
attirasse a sé
e lo baciasse. Quanto tempo era passato, dall'ultima volta in cui una
donna l'aveva baciato così?
«
Lo state già facendo, Laetitia », ammise, e non
controvoglia quanto
avrebbe voluto.
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