@ Tomoyo93: Grazie mille! Ad "almeno tu nell'universo" non ci
avevo pensato, quando ho letto il tuo commento mi è venuto
da ridere XD
@ Mistral: grazie carissima. In realtà il finale drammatico
era voluto dalla trama, ma del resto ho scelto questa trama proprio per
il finale drammatico! Comunque l'happy ending - o qualcosa di simile -
alla fine ci voleva, se non altro perchè ho già
sofferto abbastanza angst made in Clamp e alla fine non riesco a far
soffrire troppo i personaggi che hanno già avuto le loro
batoste...
Bene, ecco a voi l'epilogo! ^^ In fondo troverete alcune note sulle
canzoni e sulla storia, nonchè alcuni miei commenti
personali.
Buona lettura!
Ultima cosa: le canzoni sono finte, ma io vi potrei consigliare un
adeguato sottofondo comunque.. Dvorak, la
Sinfonia dal nuovo mondo, largo dal secondo
movimento.
EPILOGO
Il principe se ne stava in piedi, a braccia conserte, osservando il
panorama.
Non
era certo la prima volta che si ritrovava a guardare il cielo stellato
– anzi, era capitato fin troppo spesso, in quegli ultimi
giorni.
Lo
guardava rilucere sopra di lui come quando dormiva
all’aperto, durante
una spedizione lungo i confini o una battuta di caccia, mentre sotto la
schiena sentiva le asperità e le durezze del terreno. Ma non
gli era
mai capitato di guardarlo attraverso una finestra, senza che ci fosse
una panorama di montagne o pianura, di terra, a
fargli da contrappeso.
Il cielo, adesso, si estendeva ovunque, sopra, sotto, attorno a lui,
infinito.
Alle
sue spalle, sentì un leggero scalpiccio di piedi nudi. Fay
gli si
avvicinò lentamente, avvolto in una lunga veste bianca, che
teneva
chiusa con le dita all’altezza del petto.
“Dovresti toglierti questi
vestiti, Kuropon. Avrai freddo.” disse piano - Kurogane si
era tolto il
mantello, ma anche il resto dei suoi abiti era umido.
Il principe gli rivolse una breve occhiata, ignorando la sua
affermazione.
“Dove siamo?”
Fay gli si affiancò per guardare il nero punteggiato di
corpi celesti che li aveva inghiottiti.
“La Cometa era programmata per fare ritorno al mio pianeta,
qualora mi fosse successo qualcosa.”
“Che ne è stato dei demoni?”
Fay
si allentò la veste, facendola scivolare lentamente dalle
spalle,
rivelando la sua schiena e il tatuaggio che vi era inciso. Ora una
piccola cicatrice interrompeva il disegno sotto la scapola sinistra.
“Sono morti quando mi hai colpito. Il raggio ha trapassato il
macchinario nella mia schiena, distruggendolo.”
“E adesso? Stiamo andando verso il tuo mondo?”
Fay scosse la testa “Ho bloccato la Cometa. Ti riporto
indietro, prima.”
“Prima di cosa?”
Gli
occhi celesti dell’altro sfiorarono appena quelli scarlatti
del
principe, per poi vagare attorno, come alla ricerca di un appiglio.
Kurogane sbuffò.
“Ascoltami
bene. – aggrottò le sopracciglia, concentrandosi
su quello che doveva
dire. Sembrava stanco, stanco di ripetersi, stanco di combattere
– Ti
ho già dato corda una volta, giusto?”
Fay lo guardò di sottecchi.
Era vero, era stato lui a chiedergli di sparare, e Kurogane, alla fine,
era stato costretto a farlo. Aveva visto il suo volto distrutto, quando
si era svegliato, e i suoi occhi arrossati dal pianto. Non pensava che
il principe potesse piangere… non per lui, almeno.
“Pensi forse che lo farò di nuovo?”
rincarò.
Il biondo tornò a fissare il pavimento. Nonostante la
stanchezza, il tono del principe era deciso, duro.
“No.” gli rispose alla fine, con un mezzo sorriso.
Kurogane lo trapassò con lo sguardo, come ad accertarsi che
avesse capito bene.
“Allora non blaterare di andartene chissà
dove.”
Fay
sospirò. Il mezzo sorriso sulle labbra divenne un sorriso
intero,
mentre scuoteva lentamente la testa. Kurorin era un tipo…
possessivo.
“La fai sempre troppo semplice, Kurosama.”
L’altro
sbuffò di nuovo. Era vero, forse; tutto quello che voleva
era tornare a
casa sua e portare con sé Fay. Era anche vero che di tutte
le
spiegazioni complesse che il biondo gli aveva fornito, il principe non
era affatto certo di averne compresa che una piccola parte.
“La Cometa non può tornare a Suwa così.
Nemmeno io posso.”
Era
una semplice constatazione; con che coraggio avrebbe osato guardare in
faccia la gente di Kurogane, i suoi genitori, Gantai e gli altri
soldati, dopo quanto accaduto?
Il principe tornò a fissare il
buio al di fuori dell’astronave. Non sapeva che fine avessero
fatto
Gantai e gli altri uomini, e si era costretto ad accantonare quel
pensiero solo perché sapeva di non poter fare nulla per loro.
In
effetti, l’essere sospeso in quel vuoto stellato
all’interno di quella
bizzarra Cometa gli dava una sensazione di impotenza…
nessuno dei
problemi che riguardavano Suwa poteva essere risolto, finché
non ci
tornavano.
I suoi occhi tornarono a fissarsi su Fay, che alzò le mani
come in segno di resa.
“Se la Cometa torna a Suwa e ci resta, potrebbe succedere
tutto di nuovo… il ghiaccio e l’eclissi.”
Si
risistemò la veste attorno alle spalle, e fece cenno a
Kurogane di
seguirlo attraverso gli strani ambienti della Cometa. Dopo una ripida
scaletta in metallo e un corridoio stretto e basso, si ritrovarono
davanti ad una grossa porta.
Dopo aver inspirato a fondo, Fay
premette qualcosa sullo stipite, e la porta si aprì con uno
sbuffo, il
metallo di quello che sembrava essere il battente che scompariva
risucchiato nella parete.
“Tutto questo… io non l’ho visto che
dopo
la partenza.” disse superando la soglia e facendosi di lato
per far
passare anche Kurogane.
Il principe entrò e i suoi occhi si
assottigliarono, mentre tentava di decifrare quello che stava vedendo.
La stanza era sorprendentemente grande, poco oltre la soglia il
pavimento si abbassava repentinamente, e strane strutture metalliche si
ergevano al suo interno. Avrebbero potuto sembrare colonne, forse.
Lampi di luce multicolore dardeggiavano tra di esse, piccoli serpenti
che stiracchiavano a pigri guizzi le proprie spire, come preparandosi
per spiccare balzi più potenti.
Fay incrociò le braccia, stringendosi la veste al petto.
Qualsiasi
cosa Ashura fosse riuscito a costruire, era troppo pericolosa e
potente. Fin dal primo momento in cui aveva aperto la porta di quella
sala, aveva provato uno strano brivido a vedere quel marchingegno, ed
ora che era stato testimone di quello che poteva fare, quello
spettacolo gli dava la nausea.
Ancora non si capacitava di come
Ashura fosse riuscito a progettarla a parte e ad aggiungerla alla
Cometa senza che tutto il resto della struttura
dell’astronave ne fosse
compromesso…
Come gli venne quel pensiero, si lasciò quasi sfuggire
un’esclamazione di sorpresa.
Kurogane si voltò verso di lui con aria indagatrice, ma Fay
non gli badò.
Qualsiasi cosa fosse, era stata aggiunta, e
poteva di conseguenza essere tolta.
Improvvisamente, si trovò a chiedersi se per caso Ashura non
l’avesse fatto apposta.
“Sarai il primo a cui faremo
l’operazione. Vedrai che andrà… tutto
bene.”
Non
aveva cambiato espressione, sembrava tranquillo come al solito.
Pallido, come al solito. Ma per un breve momento, qualcosa nel suo
sguardo era diventato instabile, come se stesse trattenendo a stento
una smorfia di dolore.
“Che cosa avete trovato esattamente nel vostro
viaggio?”
“Non chiedermelo, Yuui… non chiedertelo.
– gli mormorò nell’orecchio –
Riuscirò a non fartelo scoprire mai.”
Il
campo di asteroidi in mezzo a cui era finita la Cometa non previsto
sulla sua rotta… era di formazione recente, o forse era
stata
l’astronave ad uscire dal cammino prestabilito?
Che Ashura avesse tentato di… fermarlo, in qualche modo? Di
impedirgli di portare a termine quella missione di distruzione?
Un’ombra
di tristezza passò nei suoi occhi. Ashura era tornato che
non era più
lo stesso, ma qualcosa di lui, sotto quella strana patina di aliena
estraneità che lo aveva ricoperto, era sopravvissuto.
Ma ormai era
troppo tardi per Ashura e per Celes. Il suo pianeta era ormai
probabilmente ricoperto dal ghiaccio. E in ogni caso, la Cometa era
troppo danneggiata per riportarlo lì, al suo mondo senza
futuro…
“Che c’è?”
Sentì il respiro di Kurogane sul volto e, riscuotendosi dai
suoi pensieri tutto di colpo, si voltò a guardarlo.
Non aveva mai pensato di avere un futuro, a Celes. Non aveva mai
pensato di avere un futuro da nessuna parte.
Ma osservando quegli occhi scarlatti, per la prima volta, gli venne in
mente che, se non c’era, poteva tentare di costruirselo.
“Forse, me ne posso liberare.”
Il principe inarcò un sopracciglio, dando segno di non aver
capito.
Fay
non gli rispose, ma lo afferrò per un polso e se lo
tirò dietro,
lasciandosi alle spalle la sala e la sua porta, che si richiuse con uno
sbuffo.
Tornarono in una delle sale piene di pannelli metallici e lucine
lampeggianti.
“Chii
– chiamò Fay, e immediatamente la ragazza si
materializzò come
d’incanto al suo fianco – mostrami i progetti della
Cometa, nel
dettaglio.”
La figura femminile svanì, lasciando al suo posto una
struttura di linee luminose che formavano dei complicatissimi disegni
geometrici.
Kurogane si avvicinò incuriosito, per osservarli da vicino,
anche se ciò non gli permise di comprenderli meglio.
“…come
vedi, qui, è possibile sganciare questa parte…
questo corridoio è un
compartimento stagno, quindi non ci saranno
problemi…” stava spiegando
il biondo, gesticolando su e giù in mezzo a quegli strani
segni
luminosi.
“Che diamine significa?” grugnì
l’altro, vagamente di malumore per il fatto che non capiva.
Fay si fermò a guardarlo.
“Significa
che posso togliere quel marchingegno diabolico dalla Cometa. Se anche
tornerà a Suwa, non ci saranno pericoli.” rispose,
tentando di ignorare
le implicazioni di quell’ultima frase.
L’altro lo osservò per qualche tempo senza dire
nulla.
“Allora fallo.” disse alla fine.
Fay gli sorrise, accondiscendente. “Beh, non posso mica farlo
qui, in mezzo alla galassia… occorre trovare un posto
adatto…”
Kurogane sbuffò.
“Chii, mostrami la mappa di questo settore di
galassia.”
I disegni si trasformarono, divenendo tanti punti luminosi affiancati
da piccoli ghirigori che potevano essere scritte.
Fay
ci si perse dentro, osservandoli, facendogli cambiare forma e
dimensioni con semplici gesti della mano. Kurogane rimase ad osservarlo
tra lo scontroso e l’incuriosito, conscio di non capire ma
anche
piuttosto ammirato per quella specie di magia che gli vedeva compiere.
Alla
fine, Fay sembrò soddisfatto
“C’è un posto dove credo proprio di
poter
abbandonare quell’aggeggio senza rischiare di fare troppi
danni.”
annunciò.
“Dopodiché, torneremo a Suwa.”
puntualizzò Kurogane.
Fay abbassò il capo. Non c’era modo di sfuggirgli.
Non si sentiva pronto né tantomeno meritevole di tornarci,
ma questo era un problema che, tutto sommato, poteva affrontare dopo.
“Sai,
ci vorrà del tempo, Kurorin… Questo satellite
è distante, e parte del
sistema di navigazione della Cometa s’è guastato
nell’incidente… per
cui il viaggio sarà un po’ lento.”
disse, scuotendo la testa mestamente.
Kurogane aggrottò le sopracciglia.
“Questo significa…”
“…che
per un bel po’ dovrai sopportare unicamente la mia compagnia,
Kurosama!
– esclamò Fay, voltandosi verso di lui con un
sorriso che gli andava da
un orecchio all’altro - Scommettiamo che alla fine mi
implorerai perché
me ne vada?!”
Kurogane spalancò gli occhi, preso in contropiede, ma subito
il suo stupore si trasformò in un ghigno divertito.
“Tsk. Voglio proprio vedere chi di noi due sarà il
primo ad implorare…”
E
subito dopo era su di lui, a cingergli la vita con le braccia, le sue
labbra che si impossessavano di quelle di Fay, mozzandogli il respiro
per la sorpresa, lasciandogli solo il tempo per arrendersi alla sua
stretta.
Cosa che il biondo fece ben volentieri.
Gli
occhi chiusi, Fay percorreva col viso la schiena di Kurogane, gli
avvallamenti tra le sue scapole e la spina dorsale, le narici inebriate
dal suo odore caldo e rassicurante.
Pensò alla danza dei pianeti e delle stelle, ai loro
delicati equilibri dettati dalla forza di gravità.
Nel
buio, poteva sentire quella stessa forza avvicinarlo lentamente al
principe, una caduta inesorabile, come quella della cometa sul mondo di
Kurogane.
Percepiva il suo corpo attrarlo a sé, il suo calore
irradiarsi sulla sua pelle anche se non lo stava toccando, come
un’aura
avvincente e morbida, impossibile da ignorare.
Avevano ruotato l’uno attorno all’altro come un
satellite ed un pianeta, fino al momento dell’impatto.
Fay
ripensava al buio e al freddo di Celes, alle albe livide e scure della
sua atmosfera rarefatta; l’alba di Suwa era una lenta ondata
di colori
che si rivelavano man mano che quel sole generoso li svelava,
scoprendoli dalle ombre grigio azzurre della notte.
“Sai, nello spazio non vedi mai un’aurora,
perché il sole non sorge, e non c’è
un’atmosfera a rifrangerne la luce.”
Era
stato solo, nello spazio, circondato da quelle stelle distanti e
gelide. Ma non ci aveva fatto troppo caso, prima… mentre
adesso, adesso
sì che capiva quanto era stato solo.
“Invece, quando hai un pianeta sai sempre dove guardare per
vedere l’alba.”
Kurogane si voltò lentamente verso di lui, incontrando i
suoi occhi.
“E tu lo hai trovato, un pianeta.”
In tutta risposta, Fay gli sorrise e affondò il viso nel suo
collo.
…anche
nei più remoti spazi siderali, può accadere che
una combinazione
incredibilmente favorevole di caso e leggi fisiche faccia incontrare
uno di quei pianeti freddi e bui con la luce di una stella, e che
questo pianeta, da brullo e inanimato, germogli di vita, fecondato dai
raggi del suo sole.
Tutto ciò può essere chiamato miracolo,
casualità, probabilità o destino.
La
Cometa aveva attraversato intere galassie per arrivare fin
lì. Uscita
dalla sua rotta, le probabilità che impattasse su un pianeta
vivo erano
quasi inesistenti.
Con tutti i mondi che esistevano nell’immensità
dell’universo, che Fay incontrasse Kurogane era praticamente
impossibile.
Eppure, era successo.
E
questo era abbastanza per far sì che Fay finalmente
accantonasse tutti
i pensieri, per lasciare che accadesse ancora, e ancora, e ancora.
*the end*
NOTE FINALI
• Sulle canzoni
Le canzoni provengono dai CD “Prophet of the Last
Eclipse” e “Demonheart”
di Luca Turilli, entrambi del 2002.
Spero
le abbiate ascoltate tutte perché, anche se sono anni e anni
che
continuo ad ascoltarlo, questo lavoro di Turilli non smette mai di
sorprendermi e piacermi da impazzire. Nonostante ami tutti i suoi
lavori e quelli dei Rhapsody, a parer mio questo è quello
riuscitogli
meglio.
Le canzoni “War of the universe”, “Rider
of the astral
fire”, “Zaephyr’s skies theme”,
“The age of mystic ice”, “Prince of the
starlight”, “Timless oceans”,
“Demonheart”, “Prophet of the last
eclipse” provengono da Prophet of the last eclipse
(di cui ho
tralasciato solo “Aenigma” e “Nex
Century’s Tarantella” – per quanto in
proposito mi fosse partito un allegro trip mentale di loro che
incontravano una popolazione di altrettanto allegri Mokona…
la canzone
è questa,
datevi una letta al testo per capire cosa intendo); “Dark
Comet’s
reign”, “Rondeau in c min” e
“Black realms majesty” vengono invece da Demonheart.
In alcuni casi non ho riportato integralmente il testo della canzone.
Ad
esempio, in “Dark Comet’s Reign”
c’è la descrizione di come Sania venga
ritrovata all’interno della Cometa, unica superstite in mezzo
ai
cadaveri del resto dell’equipaggio. Siccome ho cambiato
questa parte,
ho anche tralasciato di riportare la strofa corrispondente.
• Sulla storia, sui personaggi e sulla scelta del
finale
La
storia è quella raccontata nel cd, con i cambiamenti del
caso.
Ovviamente, i personaggi sono tutti cambiati – eccezion fatta
per
Vaikaris, che è una sorta di sacerdote e viene nominato in
“Black
Realms Majesty”.
Arkan sembra più un eroe classico che non un
Kurogane, e in effetti Kurogane in questa storia ha perso un buona
parte della sua Kuroganosità… Ciò
detto, l’ho anche fatto
consapevolmente perché in questa storia Kurogane non ha
perso i
genitori, quindi non ha ricevuto quel trauma che nel manga originale
segna poi la sua crescita e il suo carattaere in una maniera ben
determinata.
Ma parliamo di Gantai… allora, l’idea del pg mi
viene naturalmente dal tipo bendato che sta sempre appiccicato al
Kurobabbo in Tsubasa, non per nulla l’ho chiamato Gantai che,
Neera-san
docet, vuol dire benda in giapponese. Detto questo, probabilmente
è
andato OoC. Ma è anche difficile dirlo visto che si vede per
tipo due
capitoli XD
Mi sarebbe piaciuto sviluppare di più la parte di
Suwa, ma il cd non me ne dava il tempo. Volevo mantenere una certa
corrispondenza tra tracce e capitoli, e per come l’ho
strutturata è
finita così.
Il finale… è una cosa interessante.
Innanzitutto,
devo dire che uno dei motivi per cui ho scelto di scrivere una fan
fiction su questo CD è perché alla fine Arkan
(aka Kurogane) è
costretto ad uccidere Sania (aka Fay).
Il fatto di Kurogane
costretto a uccidere Fay era una delle cose che mi aspettavo di veder
succedere nel manga di Tsubasa (dopo il famoso “Se ci tieni
così tanto
morire, allora sarò io ad ammazzarti”, ero quasi
certa che si sarebbe
arrivati a un punto del genere… ma non è
successo). Allora mi sono
tolta lo sfizio :P
Detto questo, non poteva finire semplicemente
così. Sono stata indecisa per un bel po’ se
lasciare Fay morto o
trovare un modo per farlo sopravvivere. Alla fine, la mia parte buona
ha prevalso. ù_ù
In quanto al deus ex machina della Cometa che
arriva a ripescarli alla fine, è una mia invenzione, non
c’è nel CD,
anche se lo spunto mi viene dal fatto che nel libretto si menziona che
Arkan, dopo il terremoto, viene illuminato da una misteriosa
luce… che
alla fine ho fatto diventare un’astronave.
Ah, random, la scena
dell’ultimo capitolo dove Kurogane mette Fay nella
“bara” è una
citazione da Stargate, e anche un po’ da Il quinto elemento.
Quanto
alla distruzione e al male che la Cometa porta con sé, il CD
parla di
“Cosmic Evil” – Sania fa parte di una
spedizione per l’esplorazione del
cosmo, e lei ed il suo equipaggio finiscono in una sorta di mondo del
chaos primordiale, dove gli altri vengono sterminati: here
Sania was raped and seducted by evil to become a messenger of evil
herself and to spread oblivion to all the other systems.
(cit. dal libretto di Prophet)
Questa
parte l’ho cambiata. Avrei potuto lasciare così,
ma volevo metterci
anche Ashura e quindi alla fine ho preferito che fosse lui a venire
violentato dal male cosmico… cosa che alla fine gli succede
sempre
comunque.
Mi sono divertita tanto a scrivere questa
storia. Mi ha tenuto compagnia in vacanza sotto l’ombrellone
e in
innumerevoli notti in cui non riuscivo a dormire. Non sono del tutto
soddisfatta dal punto di vista della qualità, onestamente,
ma mi sono
divertita davvero tanto, a scriverla, inoltre sono anche contenta di
essere riuscita a finirla in tempi decenti – cosa che per me
costituisce davvero motivo di fierezza, visti i miei soliti ritmi.
Quindi,
grazie davvero a tutte le persone che l’hanno letta e
commentata, su
EFP e sul LiveJournal, e un grazie speciale ad A., che non la
leggerà
mai, ma che tanti anni fa mi ha fatto scoprire Turilli e per questo ha
sicuramente un grande merito!
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