Aileen pattugliava ancora quelle strade buie. Il suo turno era quasi
finito e ne era molto lieta: era stanca e l’aria della notte
era più umida che mai; tra meno di un’ora sarebbe
tornata a casa a riposare. Pensava e ripensava alla conversazione che
aveva avuto con Demetrius alcune ore prima. Si chiedeva se avesse
sbagliato a svelargli quel che sapeva e la sua identità, o
almeno una parte di ciò. Eppure prima di dire quelle cose
non l’aveva neppure sfiorata l’idea che non potesse
fidarsi di lui, ci aveva pensato solo dopo, quando ormai aveva
già detto troppo.
Girò un altro angolo e l’odore penetrante di muffa
proveniente da un cassonetto le riempì le narici.
“Che schifo questo quartiere…”
pensò. Improvvisamente, come di punto in bianco,
sentì dei passi rapidi, qualcuno si stava avvicinando molto
velocemente. Aileen non ebbe neanche il tempo di girarsi che lo
sconosciuto l’assalì alle spalle. Senza riflettere
cercò di liberarsene scagliandolo in avanti;
l’assalitore cadde pesantemente a terra ma si
rialzò in fretta, pronto ad attaccare di nuovo. Fu in quel
momento, vedendolo confusamente nel buio, che Aileen riconobbe il suo
abbigliamento: un Agente di Morte. Ma cosa voleva da lei?
Perché la stava attaccando?
Ci avrebbe pensato dopo: ora riusciva a malapena a parare i suoi
attacchi. Non avrebbe resistito ancora a lungo: anche se non era molto
abile nel combattimento, il vampiro era nettamente più forte
di lei, e le aveva già inferto molti fendenti piuttosto
dolorosi. Senza riflettere, indietreggiando sotto i colpi del soldato,
Aileen parò l’ennesimo attacco e, approfittando
della momentanea posizione di vantaggio, afferrò la pistola
e gli sparò in pieno viso. Il vampiro
indietreggiò, Aileen non sapeva se un proiettile in testa
fosse sufficiente a uccidere un immortale, ma lo vide cadere a terra
inerte e sperò che fosse bastato.
Fissò il corpo immobile sull’asfalto senza
riuscire a capacitarsi di ciò che aveva appena fatto, non
aveva mai ucciso vampiri prima di allora, e tantomeno aveva pensato che
l’avrebbe mai fatto.
“Che diavolo sta succedendo stavolta?”
pensò. Ancora scossa dall'accaduto alzò lo
sguardo all'imbocco di quel vicolo cieco e capì che, al
contrario di quanto pensava, non era ancora finita: a circa dieci metri
da lei, un altro Agente di Morte, che aveva assistito alla scena,
afferrò la pistola per poi puntarla su di lei pronto a
sparare.
- No! - urlò Aileen in preda al panico - non sono un lycan!-
Ma sapeva che le sue parole sarebbero state inutili: era spacciata.
Dopo tutti gli sforzi che aveva compiuto per adattarsi a quella nuova
vita e per cercare trovare un modo per tornare a casa sarebbe morta
lì, uccisa da un Agente di Morte e senza neanche sapere
perché. Il vampiro fece fuoco, riuscì a sparare
due proiettili, ma fu interrotto da un altro vampiro, che gli
piombò addosso da un tetto e lo disarmò con una
velocità sorprendente.
- Vattene: c’è stato un equivoco - gli
ordinò. Sembrava la voce di Demetrius.
- Ha ucciso Logan! - obiettò l’altro Agente irato.
- E’ un ordine - concluse secco Demetrius
- Sì, signore - accettò l’altro
vampiro, che subito dopo si voltò e andò via a
passo svelto.
Aileen non riusciva a crederci. Da dove era spuntato Demetrius?
Dubitava che si trovasse da quelle parti per una semplice coincidenza,
l’aveva seguita? La stava spiando? Si sentiva distrutta; un
proiettile l'aveva mancata di un soffio, ma l'altro le aveva preso in
pieno il braccio destro, che ora sanguinava imbrattandole i vestiti.
Guardò Demetrius dirigersi verso di lei: l’aveva
salvata. Di nuovo…
Quando le arrivò vicino la scrutò attentamente:
- Stai bene? -
- Te lo giuro, non intendevo ucciderlo… mi ha attaccata, mi
avrebbe uccisa…- farfugliò agitata. Riusciva a
stento a tenersi in piedi per quanto le tremavano le gambe, si
poggiò con le spalle al muro dietro di lei.
- Calmati ora - la rassicurò lui.
- Mi dispiace... -
Demetrius le si avvicinò e le poggiò una mano
sulla spalla:
- Non preoccuparti, è finita. Stai bene? - Il suo sguardo
era preoccupato, la sua voce dolce come non lo era mai stata fino ad
allora.
- Mi ha colpito solo al braccio - rispose, - grazie -
Fu la cosa più sensata che le venne da dire,
“grazie”. Non solo l’aveva salvata, ma si
stava anche preoccupando per lei nonostante avesse ucciso un suo
compagno!
- Non preoccuparti… vieni, ti accompagno
all’ospedale -
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