Ren's
Season
Autunno
Ren
è entrato nelle vostre vite all’improvviso, un
giorno di
metà Novembre.
Se
ne stava rannicchiato sotto un cumulo di macerie,
spaventato come un uccellino ferito. Il piccolo villaggio, in cui
abitava, era
stato raso al suolo dal gruppo di mukenin a cui stavate dando la
caccia. Non
c’erano sopravvissuti a parte quell’esserino
terrorizzato.
Ti
sei chiesto se anche tu, il giorno in cui il tuo clan è
stato massacrato, avevi il suo stesso sguardo.
Il
Dobe, tuo compagno nella missione, si è avvicinato
silenzioso come la neve che fioccava dal cielo, ha scostato la maschera
tipica
degli ambu e lo ha fissato intensamente. Anche lui ha rivisto se stesso
in quel
fagotto di carne e ossa tremanti.
“Non
temere, nessuno ti farà più del male“
gli ha sussurrato
prendendolo delicatamente fra le braccia.
Ren
non ha opposto resistenza, come se quegli uomini
crudeli, che in un attimo avevano distrutto la sua esistenza, gli
avessero
strappato l’anima.
L’avete
portato con voi a Konoha. Di certo non potevate
lasciarlo in quel campo seminato a morte.
L’Hokage
ha provato a interrogarlo senza alcun risultato;
Ren non ha detto una parola.
Non
ha pianto, a mala pena ha respirato.
Alla
fine Tsunade non ha potuto far altro che ricoverarlo
nel reparto di psichiatria dell’ospedale.
“
Lo shock è stato troppo forte per lui” vi ha detto.
Siete
tornati a casa cercando di cancellare dalla vostra
mente l’immagine di quel bambino con gli occhi grandi e viola
e i capelli
arruffati.
Tre
giorni dopo siete andati a trovarlo, spinti
dall’incomprensibile
bisogno di assicurarvi che stesse bene.
Il
Dobe gli aveva persino comprato un regalo, una palla
trasparente piena d’acqua nella quale galleggiano delle
ninfee colorate.
A
te è sembrata una cosa da femmine, ma hai evitato di
farglielo notare.
Non
appena l’avete visto, chiuso in quella stanza vuota e
fredda, abbandonato come una bambola rotta sul lettino, vi si
è stretto il
cuore.
Ren
ha continuato a non parlare, si è limitato a
giocherellare con la palla che gli avete regalato.
“
Prendiamolo con noi.” Ti ha detto all’improvviso
Naruto.
Hai alzato gli occhi
sconcertato “ Stai parlando sul serio?”
Quella
che hai fatto in realtà è una domanda retorica,
un’idea
del genere è proprio da Naruto.
Infatti,
il dobe ha annuito accarezzando con lo sguardo il
bambino “ Non possiamo lasciarlo qui”.
“
Non sappiamo neppure il suo nome, non sappiamo se vuole
stare con noi…” hai mormorato incerto.
Non so neppure se sarò
in grado di prendermi cura di lui avresti voluto dire.
Naruto
ha sorriso e ha accarezzato la testolina del
piccolino “ ti piacciono le ninfee vero? Allora sarai
Ren.”
Lo
hai guardato shoccato “ Non puoi dargli un nome
così! Non
è un cane dobe!” hai sibilato
“
Lo so! È un bambino e non merita nulla di tutto questo!
Merita
una casa, qualcuno che lo coccoli e lo faccia sentire amato e
protetto.” Ha
ribattuto deciso il dobe, lasciandoti comprendere che non saresti
riuscito a
fargli cambiare idea in alcun modo.
Hai
abbassato lo sguardo sul piccolo ancora intento a giocare
con la palla, osservando gli occhi grandi e color ametista, i capelli
di un
caldo color cioccolato, arruffati e un po’ troppo lunghi, le
manine piccole e
chiarissime, ancora piene di graffi e lividi; hai immaginato la sua
figura
correre con i piedini nudi per i corridoi di villa Uchiha, allenarsi in
giardino, fare colazione in cucina, e hai sentito di volere che
accadesse
davvero.
E
quando hai rialzato lo sguardo, Naruto non ha avuto
bisogno di conferme.
****
L’intero
consiglio degli anziani si è opposto all’idea che
vi fosse affidato un bambino. Il fatto, poi, che il bambino in
questione fosse
emotivamente instabile non ha giocato a vostro favore.
Quei
vecchi idioti avevano paura che l’avreste trasformato
in una specie d’arma che poi si sarebbe potuta ritorcere,
potenzialmente,
contro Konoha.
Per
poco non hai perso il controllo.
Hai
dedicato la tua vita a questo villaggio, nonostante le
umiliazioni subite, hai lottato per proteggerlo anche contro quello che
è
l’amore della tua vita, e nonostante ciò ai loro
occhi tu appari ancora come
una minaccia, un mostro assetato di sangue pronto a distruggerli.
Sei
scattato in piedi pronto ad affrontarli a viso aperto ma
Sasuke ti ha fermato.
“Lascia
parlare me” ti ha sussurrato, spingendoti lievemente
per farti sedere di nuovo.
“
Sono consapevole di non meritare alcuna fiducia” ha detto
fissando i membri del consiglio “ ci sono troppe questioni
fra me e questo
villaggio, ma questo non è certo estendibile a Naruto. Trovo
vergognoso che
mettiate ancora in dubbio la sua fedeltà dopo tutto quello
che ha fatto per
Konoha.”
Il
consiglio lo ha osservato letteralmente ammutolito,
mentre tu hai sorriso commosso e grato.
“
il motivo per cui
io e Naruto vogliamo farci carico di Ren è proprio per
evitare che diventi
un’arma al servizio dell’ odio e del rancore.
Vogliamo dargli una famiglia,
qualcuno su cui contare, affinché con lui non siano ripetuti
gli stessi sbagli
commessi con noi, affinché non pensi di dover vivere solo
per un’inutile
vendetta o di avere colpe che non ha per fatti che trascendono la sua
volontà.”
ha continuato con una lieve vena polemica, sollevando qualche mormorio
indignato.
“
E se voi non arrivate a comprenderlo perché troppo
impegnati ad architettare complotti, beh problemi vostri! Noi andremo a
prenderci Ren con o senza il vostro permesso che, per me, non ha alcun
valore!”
ha concluso.
Avresti
voluto saltare addosso a Sasuke e soffocarlo di baci
per quel discorso stupendo, ma ti sei limitato a battere le mani
entusiasta
sotto lo sguardo divertito di Tsunade e Kakashi.
Inutile
dire che la vostra richiesta è stata accettata.
Fosse
stato per te, ti saresti fiondato immediatamente
all’ospedale per prendere possesso di quello che ormai,
internamente, chiami il
tuo bambino. Tsunade però non è stata dello
stesso avviso. Ha dichiarato di
dover eseguire ancora alcuni esami sul piccolo e inoltre ti ha fatto
notare che
tu e Sasuke non avete preparato nulla per lui.
“
Pensi di farlo dormire in un cesto e di vestirlo con
sacchi di juta?” ti ha canzonato sarcastica smorzando il tuo
entusiasmo.
Così
avete concordato la data di dimissione di Ren per la
settimana successiva, benché l’idea di lasciarlo
in quella squallida aletta
riservata ai pazzi non ti abbia reso particolarmente felice.
Hai
passato quei sette giorni a comportarti da mamma in dolce
attesa. Sasuke non
aveva idea di come
fermarti; l’hai trascinato a comprare vestiti, giocattoli e
ogni sorta di
decorazione per la cameretta del piccolo. Avete litigato un
po’ per decidere i
colori; tu li volevi allegri e sgargianti, in modo che facesse scordare
a Ren
il bianco ottico dell’ospedale, ma il Teme non era dello
stesso avviso. In
qualche modo siete giunti a un compromesso, anche se tutte quelle
discussioni,
invece che innervosirti, non facevano che renderti euforico. Avresti
avuto una
famiglia, la tua famiglia.
In
questo clima di euforia siete andati a prendere Ren.
Mentre l’Uchiha parlava con Tsunade, hai tirato fuori dalle
buste alcuni degli
abiti nuovi, poggiandoli sul letto.
Ren
ti ha fissato incerto e tu gli hai sorriso cercando di
rassicurarlo.
“
Da oggi in poi, starai con me e
il Teme” hai provato a spiegargli “Ti abbiamo
preparato una camera tutta per
te”.
Speravi
che la notizia lo scuotesse almeno un po’, ma Ren
non ha avuto alcuna reazione.
“
Preferisci la felpa arancione o quella verde?”
Ancora
una volta nessuna risposta.
Ti
sei chiesto come sarebbe sentire la sua voce, la sua
risata. Dolcemente l’hai cambiato, gli hai spazzolato i
capelli e poi l’hai
preso per mano conducendolo da Sasuke e Tsunade. Ovviamente ti ha
seguito
docilmente, senza alcun capriccio. Hai sentito il cuore pesante come un
macigno.
Appellandoti
a tutto il tuo ottimismo, ti sei detto che
tutto sarebbe andato bene, in un modo o nell’altro.
Inverno
Più
volte ti sei chiesto se esistesse attimo peggiore di quello
in cui ti rendi conto che le persone che ami sono tutte morte.
Per
anni la risposta che ti sei dato è stata No.
Nulla
avrebbe potuto competere con la visione dei corpi
freddi dei tuoi genitori, riversi nel loro stesso sangue, o con la
sensazione
di sentir scorrere via la vita di tuo fratello sotto i polpastrelli.
Nulla,
finché non hai sentito le urla di Ren squarciare le
tenebre.
Non
c’è notte, da quando l’avete portato a
casa, che sia
preclusa agli incubi che tormentano la sua mente.
E
ogni volta Naruto corre da lui, quasi ne andasse della sua
vita, e lo stringe forte al petto sussurrandogli parole dolci e
rassicurazioni.
È tutto finito.
Non devi più temere.
Era solo un brutto
sogno.
Ren
non piange mai. I suoi occhi viola restano vacui,
ancorati a quelle visioni orrende, finché stremato, non si
lascia andare
all’oblio.
Solo
allora Naruto torna da te. Si stringe al tuo corpo e
piange silenziosamente tutte le lacrime che Ren tiene dentro di se.
Ti
senti impotente in quei momenti. Non puoi fare niente per
salvare quel piccolino dai suoi fantasmi, non puoi impedire al tuo dobe
di
soffrire lui, non puoi neppure impedire a te stesso di aver paura.
E
se Ren non si riprendesse mai più?
E
se tu non fossi capace di essere un genitore in grado di
sostenerlo?
E
se l’equilibrio, che tu e Naruto avete tanto faticosamente
raggiunto, fosse irrimediabilmente spezzato da questa nuova ondata di
dolore?
Non
fai che chiedertelo ogni notte, mentre attendi quelle
urla disperate.
Sono uno schifo di
padre. È questo che pensi.
Non
hai mai neppure avuto il coraggio di consolarlo. In
realtà sei terrorizzato perché sai cosa vedrai
nei suoi occhi.
Vedrai
te stesso bambino, incapace di trovare un senso a
tutto quel dolore e alla tua stessa vita.
Vedrai
vuoto e disperazione.
Non
puoi accettarlo; nessun bambino dovrebbe avere la morte
negli occhi.
L’ennesimo
urlo ti scuote dai tuoi pensieri. Il Dobe scatta
immediatamente, e tu ti chiedi se stesse solo fingendo di dormire.
È
esausto. Non riposa decentemente da più di una settimana.
“
Vado io” dici impedendogli di precipitarsi alla porta.
“
Ma Ren…lui... devo
andare…lui…” sussurra sconvolto
strattonandoti il braccio.
Ha
bisogno di staccare. Deve riposarsi. Deve
allontanarsi prima di farsi risucchiare.
“Shhh
dobe” lo cheti accarezzando dolcemente la sua zazzera
bionda “ Torna a dormire. Ci penso io a Ren”.
“
Ma…ma lui è abituato a
me…io…” protesta flebilmente.
Blocchi
ogni suo tentativo di replica con un bacio e lo
costringi a stendersi nuovamente.
“
Va tutto bene dobe, va tutto bene…” sussurri
scostandogli
la frangia e accarezzando il suo volto. Ancora un bacio, ancora una
carezza e
poi corri da Ren.
Lo
trovi completamente rannicchiato su se stesso, gli occhi
sbarrati a fissare il nulla. Trema tanto da sbattere i denti.
Ti
sembra di vederli i suoi incubi. Mani scheletriche, che
si allungano dall’ombra, pronte a ghermirlo e a torturarlo,
ancora e ancora. E
non sai come salvarlo, non hai idea di come penetrare quegli occhi
viola e
scacciare quei mostri.
Ti
avvicini e sciogli delicatamente la sua posizione, poi lo
prendi in braccio e lo culli per la stanza come un infante.
Da
qualche parte nella tua memoria riemerge l’immagine di
tua madre, di come ti calmava dopo le notti insonni, tormentate dalle
tue paure
di bambino. Alle volte cantava per te, altre si limitava a calmarti col
battito
del suo cuore.
La
vorresti qui con te ora.
Lei
saprebbe cosa fare.
Tu
negli anni sei diventato troppo simile a tuo padre; gelido
e impacciato.
Osservi
Ren, si abbandona a te come un pupazzo ma non perché
si fida. Semplicemente lui non è qui con te. È
perso chissà dove in
quell’abisso che lo nasconde ai vostri sguardi, che vi vieta
di sentire la sua
risata, che vi nega la sua anima.
Tu
sai cosa c’è in quell’abisso, ha accolto
anche te prima
che la vendetta ti desse uno scopo.
“
Non è colpa tua se sono morti” gli sussurri
all’orecchio “
Non devi sentirti in colpa per essere sopravvissuto. Non nasconderti,
non
fuggire, non serve a nulla. Ovunque andrai, loro ti
troveranno”.
Sobbalzi
quando senti Ren aggrapparsi debolmente alla maglia
del tuo pigiama e nascondere il volto nell’incavo del tuo
collo.
Una
lacrima silenziosa accarezza la tua pelle. La prima di
una lunga serie.
Forse
non tutto è perduto.
Quando
torni da Naruto, con te c’è un piccolo ospite. Ha
il
volto umido e arrossato per le lacrime, e ti si stringe addosso con
tutte le
sue forze.
Il
Dobe, vedendolo, sorride radioso.
*****
Avete
firmato i documenti per l’adozione a metà
dicembre.
Non stavi più nella pelle da quanto eri agitato.
Sasuke
invece è rimasto impassibile come suo solito; a volte
ti chiedi come sia possibile avere tanto controllo su se stessi.
Quando
hai letto su quella pergamena Ren Uchiha-Uzumaki, sei
quasi scoppiato a piangere e hai trascinato il Teme in un bacio
mozzafiato.
“Hai
finito di dare spettacolo dobe?” ti ha chiesto quando
hai lasciato le sue labbra. Ma tu non ti sei fatto intimidire dalla sua
aria
scocciata.
“È
nostro…” hai sussurrato ridendo.
Ren
è il vostro bambino.
Per
questo hai organizzato questa festa approfittando del
Natale. Volevi che tutti i vostri amici conoscessero il nuovo elemento
di
questa famiglia.
Ci
sono tutti: Kiba e Hinata, Shikamaru e Ino, Chouji, Rock
Lee, Neji e Ten Ten, Iruka e Kakashi sensei.
Sakura,
Tsunade e perfino Sai.
Ren
se ne sta appiccicato a Sasuke e guarda tutti timoroso e
incuriosito.
Non
sorride né parla ancora, ma il suo sguardo è
vivo.
Osserva e studia i tuoi movimenti, ti segue e non ti abbandona mai.
Quando
passi vicino a lui e al Teme, tende le braccia verso
di te per farsi prendere.
Ti
senti felice.
Felice
come quando Sasuke ti ha detto per la prima volta, ti
amo.
E
quando arriva il momento di scartare i regali, e lo vedi
piccolo e sperduto circondato dai pacchetti variopinti, istintivamente
lo
affianchi e vedi Sasuke faro lo stesso.
Qualcuno
vi scatta una foto.
La
prima della vostra nuova vita insieme.
“Buon
Natale Ren” sussurri.
Primavera
Lo
scalpiccio di piedini nudi ti desta dal dormiveglia in
cui sei sprofondato. Senti un piccolo peso salire sul letto e, subito
dopo, il
respiro caldo e dolce di qualcuno di tua conoscenza sul viso.
Una
manina tiepida strattona i tuoi capelli.
“Uhm…
ho capito Ren! Mi alzo…mi alzo…”
mugugno sollevando il
volto dal cuscino.
Ren,
i capelli arruffati e la testolina piegata da un lato,
ti fissa con uno sguardo pieno di curiosità.
Gli
sorridi augurandogli il buongiorno e poi, notando come
osserva crucciato il lato del letto dove di solito dorme il Teme,
sospiri.
“
Il Teme è in missione, lo sai. Tornerà
presto…” lo
rassicuri accarezzandogli il viso.
Non
sembra molto convinto e s’imbroncia leggermente.
Incredibile
come in questi mesi abbia acquistato
un’espressività
così spiccata. Per molti al villaggio è un
bambino glaciale. Eppure tu riesci a
notare ogni suo pensiero attraverso il suo volto.
Per
esempio ora è irritato. Lo è sempre quando tu o
Sasuke
partite per una missione.
E se non torna? Ti
chiedono i suoi occhi.
“
Il Teme torna sempre” ma mentre lo dici sai di mentirgli
un po’.
Sasuke
ha la tendenza a sparire.
Tu
lo sai bene: gli hai corso dietro per anni.
“
Dai, andiamo a fare colazione” dici afferrandolo per il
pancino e caricandotelo in spalla.
La
cucina è invasa dal tiepido sole primaverile e
l’aria è
profumata grazie alla lieve pioggerella, caduta la notte scorsa.
Ren
si siede sul solito sgabello e ti studia mentre cominci
a preparare la colazione.
Lo
trovi bellissimo così, illuminato da una luce morbida,
con quell’aria concentrata così simile al Teme.
Ti
avvicini e gli schiocchi un bacio sulla guanciotta rosea.
“
Ti voglio tanto bene Ren” mormori.
E
nel suo sguardo riesci a leggere la sua risposta. Anch’io.
Un
rumore improvviso interrompe il vostro momento. Riconosci
immediatamente il rumore di quei passi sul parquet.
Sasuke
è tornato.
Ren
si fionda nell’atrio e tu lo segui a ruota.
Non
gli date neppure il tempo di capire cosa sta succedendo
e vi catapultate fra le sue braccia.
Bentornato Teme.
*************
Maledetto.
Secondo me quel
bambino è maledetto.
L’unico a salvarsi di
un intero villaggio, fa pensare non vi pare?
Porta disgrazia.
Non dovrebbe stare qui…
Li
senti ogni giorno commenti di questo tipo.
Ti
chiedi come si possa essere tanto meschini da accanirsi
contro un bambino indifeso, ma la cosa non dovrebbe stupirti poi tanto.
Hanno
fatto la stessa cosa per anni con Naruto, incolpandolo
di azioni su cui non avrebbe potuto avere il minimo controllo.
Non
hai potuto proteggere il Dobe da tutta quella sofferenza
ma, di certo, non permetterai a questi idioti di rendere la vita di tuo
figlio
un inferno.
Ti
blocchi non appena realizzi ciò che hai pensato.
Tuo figlio.
Abbassi
lo sguardo su Ren che cammina al tuo fianco
tenendoti per mano.
Quand’è
che quel mocciosetto
con i capelli arruffati e gli occhi color ametista è
diventato tuo figlio?
Quando,
nella tua mente, hai cominciato ad appellarlo con
tutti quei nomignoli assurdi che gli rifila il Dobe?
Forse
è stato quando ti ha regalato un disegno per la prima
volta, e tu l’hai custodito gelosamente nel taschino della
tua uniforme.
Oppure
quando ha cominciato a stringerti forte ogni volta
che partivi per una missione.
Magari è stato
per il
modo in cui trovi lui e il dobe, quando torni a casa tardi.
Addormentati in una
posizione assurda sul divano.
E
ti rendi conto che in realtà, un giorno dopo
l’altro ti
sei innamorato di lui, come solo un padre può innamorarsi di
suo figlio.
Così
quando senti l’ennesima cattiveria bisbigliata al
vostro passaggio, non puoi fare a meno di ribattere.
“
Gradirei evitare di sentire spregevoli calunnie su mio
figlio!”
sibili freddo al gruppo di comari che spettegola “ Non vorrei
dovesse succedere
qualcosa di irreparabile…”.
Alla
tua poco velata minaccia cala il silenzio. Lo sguardo
che lanci è perentorio.
Osate fargli del male
e non esisterà posto in cui nascondervi per sfuggire alla
mia ira.
Stavolta
sarai in grado di proteggere la tua famiglia.
Estate
Hai già visto i Fuochi
d’artificio per la festa dell’estate. È
stato tanto tempo fa o così ti sembra.
Quando avevi un altro
nome e vivevi in un altro posto. Quando una donna con i capelli scuri
ti
cantava una ninna nanna. Non ricordi bene.
Ricordare quel periodo
ti fa male, per questo non indaghi più affondo.
Magari anche quello è
stato uno dei tuoi tanti sogni, quelli che ti sembrano così
reali da farti
male, finché non arriva uno dei tuoi papà a dirti
che stavi dormendo.
Il cielo che vedi
stasera però è vero.
Puoi sentire il vento
caldo scompigliarti i capelli e il rombo dei fuochi assordarti. Questo
momento
non lo stai sognando. Ci sono giorni che hai tanta paura di svegliarti
e
accorgerti di essere solo, nessuna mano calda che tiene la tua, nessuno
sguardo
azzurro a rassicurarti. Allora ti senti triste.
Ma non oggi.
Oggi ti senti
particolarmente felice.
Oggi indossi il tuo
yukata col simbolo degli Uchiha sulla schiena e quello degli Uzumaki
sull’obi,
i tuoi papà ti tengono la mano e sopra di voi il cielo si
tinge di mille
colori.
Ti senti così felice
che forse potresti farlo.
Potresti davvero
riuscirci stavolta.
Tiri le mani dei tuoi
genitori affinché ti guardino.
“Che cosa c’è
biscottino?” ti chiede il tuo papà biondo.
“ Dobe, smettila di
chiamarlo con tutti quei nomignoli smielati! È un
Uchiha!” borbotta il tuo papà
moro.
Senti il viso stirarsi
in un sorriso e vedi i tuoi papà sgranare gli occhi
emozionati.
Ti dici che puoi farlo.
Devi solo fare un piccolo passo.
E quando il cielo si
tinge di rosso, blu e oro, le tue labbra si muovono.
“ Vi voglio bene
papà…”.
Owari.