Capitolo
78 – VOGLIO SOLO AVERTI AL MIO FIANCO
Angelo disegnò cerchi sul
torace dell’uomo addormentato accanto a lui. Per lui era l’uomo più bello del
mondo. Dalla sua bocca cadeva l’ambrosia divina.
Gli tremava il cuore al ricordo di quel che aveva sentito dirgli. Ma era vero? O se l’era sognato nell’impeto del trasporto
amoroso? Quella notte, era vera?
Il dubbio gli stringeva l’animo in una morsa struggente.
“Probabilmente l’ho sognato” pensò, voltandosi su un fianco, e
dandogli la schiena.
«Mi vuoi scappare ora?» si
sentì chiedere, mentre il corpo di Poliziano aderiva contro il suo.
«No, per niente al mondo»
rispose, lasciandosi avvolgere dal tepore delle sue braccia.
Il ventisettenne gli baciò un orecchio: «Meglio.
Non sono molti quelli che possono vantare quello che hai fatto tu stanotte. Non
dirlo troppo in giro.» scherzò.
«Io non mi voglio vantare. Voglio solo averti
al mio fianco»
Agnolo
tossicchiò in imbarazzo. Il suo caro amante diceva frasi d’amore così ingenue ed oneste, da metterlo in imbarazzo.
«Bene…» si schiarì la voce: «Per quando dobbiamo tornare a Firenze?»
«Lorenzo vuole il prima possibile. Diceva che
al piccolo Giulio servirà un buon precettore» rispose
Angelo, accarezzandogli le braccia.
Agnolo si alzò su un gomito: «Giulio? Chi è?»
«Il figlio di madonna Gorini
e di Giuliano. Era incinta quando sei andato via»
«E così… Giuliano ci ha lasciato un suo caro ricordo!» sorrise Poliziano
teneramente: «Sarò lieto di educarlo!» poi ponderò qualche secondo e infine
aggiunse: «Allora Lorenzo ha perdonato la mia fuga?»
«Messer Lorenzo ti adora, come facciamo tutti» ribatté il ventenne,
dolcemente, posandogli il capo sulle braccia.
Il poeta percepì chiaramente il fremito di gioia che provò il suo cuore.
Cosa poteva volere di più? Aveva l’amicizia del più
grande uomo del suo tempo, e l’amore incondizionato del più bel giovane di
Firenze. “Sei uno sciocco a non apprezzarlo!” si rammentò
le parole di Francesco Nori. Aveva ragione.
Il suo cuore era in pace, come erano anni che
non accadeva. E tutto per via di un ragazzo che aveva conquistato anni
addietro, solo parlandogli di se stesso.
Posò la guancia su quella dell’amante e mormorò: «Come io amo voi»
L’altro sussultò ma non si
mosse.
Agnolo avvertì il suo cuore battere
all’impazzata contro la sua mano che gli stringeva il torace.
«Davvero?» mormorò lui.
«Torniamo a Firenze e godiamoci un po’ di pace, amore mio»
***