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Autrice: Melanyholland
Iniziativa: Criticombola
(www.criticoni.net)
Prompt: #66
“Perché dovrei farlo io al posto tuo?”
Summary: una serie di
missing moments della stagione uno, raccontati da un punto di vista
particolare.
Rating: giallo
Pairing: Chuck/Blair
Disclaimer: Gossip
Girl non è mio. Ho solo preso in prestito i suoi personaggi per divertirmi
un po’.
The Driver’s Tale
“Perché dovrei farlo io al posto
tuo?”.
Arthur sapeva bene che porsi
certi interrogativi era decisamente poco professionale, ma qualche volta non
riusciva proprio a trattenersi. Quando aveva accettato di lavorare per i Bass,
una delle famiglie più facoltose di New York (forse perfino la più
facoltosa, come aveva sottolineato con un sorriso eccitato sua moglie Susan alla
notizia), si era aspettato di dover accompagnare il magnate Bart Bass a riunioni
di lavoro, meeting con altri industriali, aeroporti per viaggi d’affari e sì,
ovviamente anche ad appuntamenti con signorine attraenti e disinibite; Arthur
non era al suo primo impiego e sapeva come girava il mondo, soprattutto ai piani
alti, pur non avendo mai occupato certi ruoli in prima persona.
Quello che sicuramente non si
era aspettato il primo giorno di lavoro, era di trovarsi davanti un ragazzino
che poteva avere quindici o sedici anni, in un completo elegante adatto a un
uomo di trenta o quaranta, con ai fianchi due ragazze di circa venti, che lo
fissavano come se volessero divorarlo con gli occhi.
“Quindi sei tu il mio nuovo
autista”, lo apostrofò il ragazzino –il suo capo, si corresse- con
un’occhiata quasi sdegnosa, mentre Arthur gli apriva diligentemente la portiera
della limousine.
“Arthur Banks”, si presentò con
un lieve ossequio.
“Io sono Chuck Bass”.
C’era tracotanza e
autocompiacimento nel tono e le giovani donne ne parvero ammaliate. Sembrava
quasi che il ragazzo l’avesse detto più per vantarsi che per presentarsi a sua
volta e probabilmente, rifletté Arthur, era così.
“Beh, andiamo a divertirci
stasera, Arthur.” proseguì il suo nuovo capo, lanciando un’occhiata lasciva alle
accompagnatrici, che ridacchiarono e arrossirono.
“Ma dobbiamo fare una fermata,
prima.”
“Certo, signore”.
Come Arthur avrebbe scoperto
poco più tardi, la ‘fermata’ era per rifornimento di droga. Non che fosse il
giovane Bass a scomodarsi per andarla a prendere.
“Questi sono per la coca e
questi per te.” gli sussurrò con tono cospiratorio, infilandogli due rotoli di
banconote nella mano, dopo avergli ordinato di smontare dalla limousine per
andare a concludere l’affare. “Sono certo che saprai tenere la cosa fra noi.”
concluse con un sorriso subdolo, prima di tornare a palpeggiare le due ragazze
che praticamente gli si stavano spalmando addosso. Ovvio che ne era certo. Anche
se il sostentamento suo e della sua famiglia non fosse dipeso da lui, Arthur non
avrebbe mai osato denunciare uno dei Bass.
Così aveva ricacciato indietro
ogni protesta della sua mente, ovvero che tutto ciò esulava dalle sue competenze
e che il ragazzo poteva fare i suoi acquisti sporchi da sé, e aveva ubbidito.
Non disdegnava un po’ di contante in più, soprattutto ora che aveva scoperto che
a sua figlia minore Holly serviva l’apparecchio.
Per lo più trasportava il
giovane Bass da solo o con ragazze sempre diverse d’aspetto, ma tutte uguali nel
concedersi senza riserve al ricco rampollo. Alcune erano abbastanza grandi da
averlo come figlio, ma questo non sembrava turbare in alcun modo la loro
libidine. Spesso la mattina, quando arrivava al Palace per portare il
giovane Bass a scuola, vedeva le stesse donne che aveva trasportato lì vogliose
e abbarbicate al ragazzo la sera prima andarsene infuriate, indignate o deluse
in tutta fretta, qualcuna perfino con le lacrime agli occhi.
Arthur non poteva fare a meno di
chiedersi come si potesse condurre uno stile di vita così a sedici anni.
Il ragazzo sembrava abitare da solo nella suite al Palace, e le avventure
sessuali non erano l’unica cosa al di sopra del tenore medio di un adolescente;
Arthur lo vedeva spesso scolarsi bottiglie intere di scotch o champagne, ma di
rado era allegro e rumoroso come lo sono i teenager durante le loro prime
sbronze. Il giovane Bass reagiva all’alcol come chi con la bottiglia ha avuto
una lunga relazione, ovvero diventava stordito, con lo sguardo un po’
annebbiato, ma per il resto conservava una parvenza di sobrietà.
E aveva sedici anni. Sedici.
Quello era il boccone che Arthur non riusciva a mandar giù. Giudicava il ragazzo
viziato e arrogante ma, avendo lui stesso tre figli, non poteva fare a meno di
chiedersi con una punta di preoccupazione che fine avrebbe fatto se avesse
continuato così e dove accidenti era suo padre. Forse era vero quell’antico
detto sui soldi che non davano la felicità.
Comunque, lui taceva e guardava
la strada; era pagato per questo.
C’erano solo due persone che
Arthur aveva visto salire a bordo per più di una sola corsa. Uno era un giovane
con capelli biondi un po’ ribelli e occhi azzurri svagati che il giovane Bass
chiamava Nathaniel. Arthur dedusse che dovesse essere il suo unico amico, non
c’erano mai stati altri maschi in limousine (a parte un episodio in cui
c’entravano tre spogliarelliste e un bel po’ di coca che non gli piaceva
rivangare). Fra i vari argomenti di cui i due discutevano e che Arthur ascoltava
mentre era alla guida, sport e donne soprattutto, ce n’era in particolare uno
che si reiterava:
“Allora, te la sei fatta Blair o
no ieri sera?”
Sbuffo e tono riluttante: “No.”
“Cosa? E per quale diavolo di
motivo?”
“Chuck, è… complicato.”
“Le fai aprire le gambe e glielo
metti dentro. Che c’è di complicato?”.
Risatina e sospiro. “Sei sempre
il solito, amico”.
Quel giorno, dopo che il ragazzo
biondo fu sceso dalla limousine, il giovane Bass si sporse in avanti e abbassò
il vetro scuro di separazione per dargli le nuove istruzioni e Arthur non poté
fare a meno di notare che c’era un sorrisetto soddisfatto che gli arricciava le
labbra, in parte forse inconscio.
L’altra abitudinaria della
limousine era una ragazza graziosa dai lunghi boccoli scuri, sempre molto
educata ed elegante. Arthur era rimasto colpito da lei fin dal primo giorno in
cui le aveva aperto la portiera, per due motivi: non saltava addosso al giovane
Bass come una prostituta in calore e soprattutto, gli rispondeva a tono come
Arthur stesso tante volte avrebbe desiderato fare.
In particolare, gli era piaciuta
un giorno che li stava portando ad un brunch, perché aveva dato voce a un
interrogativo che lui stesso si poneva sovente:
“Perché dovrei farlo io al posto
tuo, Bass?”.
Il tono era sprezzante, ma il
ragazzo non sembrò esserne infastidito, anzi.
“Andiamo, Waldorf. Dopotutto mi
devi un favore, hai dimenticato il mio servizio fotografico a Serena la scorsa
settimana?”.
Arthur non sapeva se lei lo
ricordasse, ma lui decisamente sì. Scoprire che il pedinamento era un altro dei
compiti che il giovane Bass dava per scontato facessero parte del suo contratto,
l’aveva fatto sospirare internamente.
“Non ti ho mai detto che avresti
ottenuto qualcosa in cambio da me.”
“Sai bene che Chuck Bass non fa
niente per niente”, replicò lui borioso, poi abbassò il tono fino a una carezza
seducente. “Ma se vuoi possiamo accordarci in altro modo. Sono autoreggenti,
quelle?”
“Sei disgustoso, Chuck! Non
toccarmi!” lo redarguì lei, poi sbuffò. “D’accordo, dirò a Hazel di lasciarti in
pace.”
“Bene. Uno se la fa una volta e
ti si appiccica addosso come una cozza allo scoglio.” si lamentò, con un
sospiro. “Accertati che obbedisca, però. Non mi sembra molto sveglia.”
“Obbedirà”, ribatté la ragazza
con un’altera freddezza che Arthur non le avrebbe mai attribuito. “Deve,
se vuole far parte della mia cerchia”.
Il giovane Bass rise e Arthur
intuì che c’era una certa complicità fra i due. Gli sarebbe sembrato un
quadretto carino, se non avesse già fatto il collegamento necessario per capire
che quella era la Blair che il ragazzo teneva tanto venisse deflorata dal suo
migliore amico.
Insomma, escludendo qualche
sporadico imprevisto, c’era una (perversa) routine nel suo lavoro per il giovane
Bass. Almeno fino a una particolare giornata di prime volte che cambiò molte
cose.
Quel giorno particolare il
ragazzo salì in limousine con una tipica sbronza da adolescente e per tutto il
tragitto non fece che ridacchiare e fargli domande senza senso su suo padre, con
voce impastata. Arthur non l’aveva mai visto in quello stato.
Quella sera stessa, la ragazza
sempre compita e raffinata che aveva accompagnato al nuovo locale del giovane
Bass, il Victrola, ne uscì con indosso solo una sottana e un sorriso
malizioso e divertito. Arthur l’aveva sempre trovata carina, ma quella sera era
stupenda, libera, raggiante.
Anche il suo capo sembrava un
altro: il seduttore senza scrupoli era scomparso, accarezzava Blair
Waldorf con lo sguardo e il sorriso che le rivolgeva era di affettuosa
riverenza, non di calcolato fascino. Arthur non distinse nessun doppio fine
nelle parole di lui quando le offrì un passaggio e nel momento in cui le prese
delicatamente la mano per aiutarla a salire a bordo, il ragazzo non tentò di
sfiorarla in nessun altro punto.
Arthur ne aveva viste e sentite
di tutti i tipi da quando guidava quella particolare limousine, il giovane Bass
non si era mai preoccupato del fatto che potesse essere testimone delle sue
‘avventure’. I sussurri e i gemiti soffocati che udì durante quella corsa erano
inconfondibili, ma privi delle volgarità e dei rumorosi eccessi che di solito
punteggiavano gli incontri amorosi del ragazzo.
La giovane scese davanti casa
Waldorf senza guardarsi indietro e quando il vetro si abbassò, Arthur si aspettò
di vedere solo compiacimento e soddisfazione sul viso del giovane Bass, poiché
tale era il suo umore dopo il sesso. Si sbagliava. Mentre gli dettava la
destinazione, il ragazzo sembrava contento ma sovrappensiero, gli occhi erano
turbati, come se non capisse bene cosa gli era successo. Il che era davvero
paradossale e quasi comico, tanto che Arthur represse un sorriso –non gli
sembrava saggio dato lo stato d’animo incerto del suo giovane capo- mordendosi
l’interno di una guancia.
Dopo quella sera arrivarono i
cambiamenti.
Il più facile da notare fu
l’improvvisa scomparsa di escort, spogliarelliste e ragazze sensuali
ridacchianti e svestite. Ormai frequentavano la limousine insieme a Bass solo il
migliore amico e – molto più spesso di prima e di lui- la ragazza dai capelli
scuri. Contrariamente alla notte del Victrola, era composta e ben vestita
quando saliva a bordo, ma come quella notte ne usciva con le guance rosse e un
sorriso spontaneo a fior di labbra. Lo stesso che Arthur scorgeva sul volto del
giovane Bass ogni volta che gli comunicava che andavano a prendere Miss Waldorf.
Per la prima volta da quando lavorava per lui, il ragazzo sembrava quasi…
felice. L’unico acquisto che gli aveva visto fare era stato in una
gioielleria e aveva voluto occuparsene personalmente, tenendo poi con cura il
sacchetto in grembo. Fumava ancora qualche spinello di tanto in tanto, hashish
soprattutto, ma per il resto l’unica sua droga sembrava essere diventata Blair
Waldorf.
Le conversazioni che Arthur
udiva mentre guidava poi si erano totalmente capovolte:
“Credo proprio che dovrei
riprovarci. Con Blair, sai.”
“Ti renderesti solo patetico.
Tutti penseranno che ti ha tagliato le palle.”
“Non m’importa. Io... voglio
stare con lei. Voglio che sia la mia ragazza e voglio fare l’amore con lei.”
“Dammi retta, Archibald:
dimenticala. Hai complicato troppo le cose perché te la dia.”
“Non potresti parlarci?”
“Perché dovrei farlo io al posto
tuo?”
“Per tastare il terreno. Sei
bravo a parlare alle donne, no?”
“Per sedurle, sì. Senti, amico,
lascia perdere Blair. Lo dico per te”.
Arthur non si considerava un
Einstein, ma rifletté che quel Nathaniel Archibald non aveva solo gli occhi di
svagato. Bisognava essere proprio lenti per non accorgersi che i consigli del
giovane Bass non erano del tutto disinteressati.
Poi ci fu la sera del
Cotillon. Arthur non aveva idea di cosa fosse, ma quando annunciò a casa che
avrebbe portato lì il suo capo, Holly cominciò a saltellare e fare strilletti
entusiasti. Gli ci volle un po’ per farle togliere il broncio dopo che le ebbe
confessato di non poterla portare con lui. A quanto sembrava, era una notte
speciale per le ragazze, o almeno così riteneva sua figlia tredicenne.
Non fu una notte speciale per il
giovane Bass, però. Quando salì a bordo, dopo la festa, sembrava totalmente
devastato, un altro stato d’animo che finora non aveva mai mostrato.
Accompagnarlo all’aeroporto fu una sorpresa, ma piacevole: per un po’ ebbe ferie
pagate da passare con la sua famiglia e considerando che si avvicinava Natale,
non poté che rallegrarsene.
Non fu difficile intuire che
Miss Waldorf doveva aver mollato malamente il giovane Bass per ridurlo in fuga,
per questo si stupì della richiesta del ragazzo di parcheggiare davanti a casa
di lei, dopo che fu tornato da Monaco.
“Allora che vuoi? Ti ho già
detto che fra noi è finita”, furono le prime parole, cariche di astio, che sentì
pronunciare da Miss Waldorf quando salì a bordo. Il vetro di divisione non era
completamente serrato stavolta e Arthur notò che il giovane Bass era tornato a
sfoggiare uno dei suoi sorrisi perfidi e calcolatori. Nessun segno di affetto né
di vera allegria negli occhi scuri che riflettevano l’immagine della ragazza.
“Ciao anche a te, tesoro. Mi
aspettavo che fossi più carina con me, dopotutto mi hai intasato la segreteria
pregandomi di non rivelare al caro Nathaniel il nostro segreto”. Il tono era
freddo e insinuante. “Non mi è dispiaciuto, però. Sai quanto adoro sentirti
implorare.”
“Sei nauseante, Bass.” lo
insultò lei, arricciando il naso irritata. “E comunque, so che non hai detto
niente. Nate mi ha chiamata poco fa.”
“Davvero?”
“E non credo dirai
niente.” proseguì lei ignorandolo, il tono deciso, ma le mani guantate
strizzavano con troppa energia il manico della borsa che teneva in grembo,
particolare che sicuramente l’arguto rampollo aveva notato.
“Stai bluffando. Nate è il tuo
migliore amico e non vuoi perderlo.”
“Vero. Ma stando le cose come
stanno, potrei essere costretto a parlare.”
“Che vuoi dire?”.
Il ragazzo tacque, voltandosi
verso il finestrino e accarezzandosi il labbro inferiore con il pollice. La
tecnica per tenerla sulle spine funzionò, perché Miss Waldorf cominciò a
muoversi a disagio sul sedile, ma sembrava restia a ripetere la domanda. Dopo
attimi interminabili in cui Arthur immaginò si stesse svolgendo una battaglia
psicologica, la ragazza sbuffò e cedette:
“Allora?”.
Il sorriso del giovane Bass si
allargò, vittorioso. Quando parlò, tornando a guardarla, lo fece con deliberata
dolcezza:
“Voglio dire che dipende da te,
mia cara Blair.”
La ragazza lo scrutò da capo a
piedi, stringendo le labbra velate di rossetto. Sembrava furiosa.
“Dovevo immaginarlo che mi
avresti ricattato. Ma se pensi che verrò a letto con te per non farti parlare-“
Bass le rise in faccia, ma il
divertimento non raggiunse gli occhi, gelidi come il vento che batteva sul
parabrezza.
“Non ho bisogno di mezzucci
simili per scoparti, sei infinitamente più facile da sedurre”.
Lo schiocco dello schiaffo
risuonò per l’abitacolo e Arthur sobbalzò, ma i due non stavano per ovvi motivi
prestando attenzione a lui e non se ne accorsero. Per fortuna.
“Bastardo.” ringhiò lei, e non
era più né controllata né elegante. Ansimava, le guance arrossate, sembrava una
forza della natura. Arthur non poté biasimare la sua reazione, ma per un attimo,
vedendo la rabbia sul volto del giovane Bass, temette che reagisse e la colpisse
a sua volta. In quel caso davvero si sarebbe trovato in una posizione
odiosamente scomoda.
Ma Chuck Bass, che Arthur aveva
visto compiere varie nefandezze, non sembrava intenzionato a fare del male alla
ragazza. Non fisicamente, almeno.
“Non ti costringerò a venire a
letto con me.” le assicurò, serio, poi stirò di nuovo le labbra. “Infatti, non
ti farò andare a letto con nessuno.”
“Cosa?” ribatté lei, esitante.
“Hai capito bene, Waldorf. Da
ora in avanti, se non vuoi che Nathaniel venga a sapere di tutte le volte che
hai aperto le gambe per me, non lo farai più nemmeno per lui. E per non farti
cadere in tentazione, direi che dovrai anche evitare di avere ogni altro
contatto con lui.”
“Stai scherzando, spero. Vuoi
che lo molli?”
Il giovane Bass annuì.
“Ma non posso! Come faccio? Che
dovrei dirgli?”
“Non sono affari miei.” ribatté
lui. “Ma ho sempre ammirato la tua abilità nel fare la stronza. Sono certo che
non avrai problemi”.
Ci fu un lungo attimo di
silenzio in cui la ragazza fissò indignata il suo imperturbato interlocutore,
mordendosi il labbro inferiore e stringendo i pugni, tesa. Arthur pensò che lo
avrebbe colpito di nuovo, e sicuramente lei ne aveva voglia, ma alla fine le
piccole spalle si rilassarono, la facciata da dura crollò e il viso divenne
sconsolato.
“Chuck, te lo chiedo per favore.
Se provi ancora qualcosa per me… non farmelo fare”.
Il giovane Bass si avvicinò a
lei, allungò una mano per intrecciare le dita nei suoi boccoli scuri, poi le
accarezzò con dolcezza la guancia. Avvicinò il viso per posarle un bacio sulle
labbra e lei abbassò le palpebre, lasciandolo fare, per poi guardarlo con una
silenziosa preghiera negli occhi quando lui si ritrasse.
“Mia cara”, cominciò,
accarezzandola ancora. “Non posso. Non mi piace quando gli altri toccano le mie
cose. E tu sei mia, Blair. Questo te lo farà capire”.
Arthur trovava incredibile che
un tono così tenero potesse risultare tagliente come una lama. Miss Waldorf
schiaffeggiò via la mano di lui dal suo viso e i suoi occhi ridivennero gelidi.
“Non sono tua. Non sarò mai
di uno come te.” dichiarò, aggressiva, per poi precipitarsi fuori dalla macchina
accompagnata dal sorriso di scherno del giovane Bass. Sorriso che scomparve non
appena la portiera si richiuse e il finestrino oscurato celò al mondo la sua
espressione.
“Torniamo a casa.” borbottò,
afferrando il collo di una bottiglia di scotch. Sussultò quando si accorse che
il vetro di divisione era abbassato e si affrettò a richiuderlo con una smorfia
seccata.
Per un po’ non vide più la
giovane Waldorf a bordo, per motivi che gli erano abbastanza chiari; l’unico che
la frequentava con regolarità era il giovane biondo e distratto, che continuava
a chiedere consigli all’amico sulla ragazza che a sua insaputa desideravano
entrambi. Ad Arthur facevano venire in mente quelle commedie teatrali greche che
piacevano tanto a sua moglie e alle quali la accompagnava quando erano
fidanzati, ma dubitava che in questo caso avrebbe assistito ad un lieto fine.
Infatti, qualche tempo dopo, rivide il ragazzo biondo e i suoi occhi non erano
più svagati, ma ricolmi d’ira. Aggredì il giovane Bass e il diverbio fu
ovviamente a causa di Miss Waldorf.
Quella sera, quando andò a
prenderlo in un bar, Arthur dovette sorreggere il ragazzo per rimetterlo nella
limousine perché era in condizione pietose. Doveva aver bevuto ancora più del
solito: barcollava e i suoi occhi erano vuoti.
“L’ho distrutta, Arthur.”
farfugliò, con un sorrisetto. “Avresti dovuto vederla, non farà più tanto la
stronza, ora. Così impara a prendere in giro Chuck Bass”. Rise, aspramente.
“Già, io sono Chuck Bass. L’avevo dimenticato, ma ora lo so. Non ho bisogno di
loro”.
Così erano tornate le
innumerevoli donne, i fiumi di alcol e le sortite notturne di Arthur per
comprare polvere bianca e pillole. A prendere il posto dei due ex amici come
abitudinario fu un ragazzino che guardava il giovane Bass con affetto e
ammirazione, un certo Eric. Ma Eric non c’era mai la notte, quando il ragazzo
smetteva di sorridere e di fare battute e cercava in tutti i modi di perdersi,
più che di ricordarsi chi era.
Arthur non poté negare di essere
piacevolmente stupito di ricevere l’ordine di andare a casa Waldorf una mattina,
anche se c’era voluto parecchio tempo. E lo fu ancora di più quando udì di nuovo
la voce della ragazza nel retro della limousine, quella sera stessa:
“Whorgina la pagherà per quello
che ha fatto a S.” annunciò, combattiva. “Non può nascondersi dietro Humphrey
per sempre.”
“Cosa intendi fare?” chiese il
giovane Bass, intrigato.
“Non lo so ancora. Ma lo saprò
domattina, dovessi stare sveglia tutta la notte a studiare un piano”.
Calò il silenzio, e Arthur
immaginò che il disagio fra i due fosse palpabile. Era da un po’ che non
restavano soli, dopotutto, e quella limousine doveva evocar loro ricordi
agrodolci. Fu Bass a rompere per primo l’impasse.
“Studiamolo insieme.”
“Come?”
“Serena fa parte della famiglia,
adesso. Se vuoi prendere a calci in culo Georgina, voglio partecipare.”
“Ti preoccupi per Serena?”
chiese la ragazza, con tono incredulo ma profondamente colpito.
“Non leggerci niente dentro,
Waldorf.” la ammonì, chiaramente infastidito.
“Va bene. Andiamo a casa mia,
allora e pianifichiamo.” sospirò infine lei. “Sarà l’ultima volta insieme prima
di ricominciare a ignorarci.”
“Beh, ci sono altre cose che
potremmo fare insieme un’ultima volta in camera tua.” ribatté lui, in tono
seducente.
“Sempre disgustoso a quanto
vedo, Bass.” lo insultò, ma Arthur percepì il sorriso nelle sue parole.
Anche il ragazzo sembrava di
umore più leggero quando la mattina dopo si presentò nella limousine. Arthur
intuì che la riappacificazione fra i due dovesse essere avvenuta o imminente, il
che per lui era un sollievo. Preferiva di gran lunga accompagnarlo a casa
Waldorf piuttosto che a party oltre ogni limite e ad acquistare droga. Si
chiedeva sempre, non senza una certa ansia, cosa avrebbe fatto se un giorno il
giovane Bass o una delle sue accompagnatrici fossero andati in overdose.
Immaginava che Bart Bass avrebbe protetto il figlio nella seconda eventualità,
anche a costo di insabbiare tutto, ma ad Arthur non piaceva l’idea di rendersi
complice di una cosa simile. Perciò che ben venisse Blair Waldorf a chetare le
acque.
Le sue speranze furono accolte.
Dopo il ‘Matrimonio del Secolo’, come era chiamato sulla prima pagina di un
giornale (praticamente era in primo piano su tutte le testate. Arthur riteneva
che fosse meno importante dell’omicidio di pagina tre e del rapimento a pagina
sei, ma lui non era un giornalista, dopotutto), il giovane Bass tornò verso la
limousine con la mano sul fianco di una sorridente Miss Waldorf in un vestito
rosa che Arthur trovava francamente ridicolo; ma anche il giovane Bass aveva
strani gusti in fatto di abbigliamento, quindi in coppia erano perfetti.
Arthur non fece in tempo a
chiudere la portiera dopo averli fatti salire che i due cominciarono a baciarsi.
Si preparò a sentire i soliti gemiti soffocati durante la guida ma tutto ciò che
udì fu:
“Sei sicuro di volerci andare
piano? Sei Chuck Bass.”
“Sì, e tu sei Blair Waldorf. Per
questo non posso rischiare di sbagliare di nuovo.” Una pausa, probabilmente
riempita da un bacio, e poi: “Sempre che ce la fai a resistermi, tesoro.”
“Sei un insopportabile playboy
narcisista, Bass”. Rise. “Ma ora appartieni solo a me, vero?”
“Tu sei mia. Dillo.”
“Perché dovrei farlo io e non
tu?”
“Perché se lo dici, io…” la voce
si abbassò in un sussurro e Arthur non capì. Ma doveva essere un’argomentazione
convincente, perché Miss Waldorf capitolò, con voce eccitata:
“Sono tua, Chuck”.
Fu una settimana piuttosto bella
per il giovane Bass e l’attraente Miss Waldorf. Sul viso del primo era tornato
il sorriso spontaneo, ma stavolta lo mostrava senza riserve, così come sembrava
non perdere occasione per far vedere a tutti che Blair Waldorf stava con lui.
“Wow, sembri davvero… felice”.
Non era stato Arthur a dar voce
a quel pensiero, ovviamente, anche se lo condivideva.
“Che vuoi che ti dica, Eric?
Blair sa come tirarmi su di morale.”
“Okay, non voglio i dettagli”,
lo bloccò precipitosamente il ragazzino. “Ma non credevo fossi il tipo da
rapporto serio.”
“Nemmeno io”, ammise il giovane
Bass, ma la sua voce aveva assunto una nota pensosa che prima non c’era.
“Ho letto che la Toscana è
davvero incantevole in questo periodo dell’anno”, affermò Miss Waldorf qualche
ora più tardi. I due avevano deciso di trascorrere l’estate in Italia, a quanto
sembrava. Arthur pensò al suo viaggio di nozze in Pennsylvania e si sentì un po’
giù.
“Oh, devo assolutamente comprare
un Cavalli nella boutique a Firenze. Penelope, Iz e Hazel moriranno
dall’invidia.”
“Certo.”
“Chuck, cos’hai? Sembri un po’
assente.” mormorò, preoccupata. Il vetro era di nuovo abbassato e Arthur poté
vederla sporgesi verso di lui e intrecciare le loro dita. Il giovane Bass
sorrise a quel gesto e posò delicatamente le labbra sul dorso della mano di lei,
come un gentiluomo d’altri tempi.
“Non è niente, Blair.”
Miss Waldorf non parve molto
persuasa.
“Chuck… se questo è troppo per
te...”
Arthur non poteva giurarlo, ma
gli parve che ci fosse una breve esitazione da parte del giovane Bass. Il suo
sorriso vacillò un istante, ma forse era solo l’effetto della luce.
“Tranquilla, Blair. Sto bene.
Davvero.” dichiarò, poi la circondò con le braccia e la baciò. Quando affondò il
viso nei suoi boccoli, ad Arthur sembrò che più che stringerla a sé si stesse
aggrappando a lei. “Tu mi conosci. Non cambierà niente.” bisbigliò,
accarezzandole i capelli.
“Certo che ti conosco, Chuck. Ti
sopporto da quando eravamo piccoli.” scherzò lei, ed entrambi risero.
“Noi due, in Italia… sarà come
in Vacanze Romane.” sospirò sognante la ragazza.
“Ma andiamo in Toscana, Waldorf.”
“Sei sempre il solito
guastafeste, Bass”.
Arthur tirò un respiro di
sollievo. Per un attimo aveva pensato che potessero mandare a monte il viaggio;
sarebbe stato un bel problema, lui aveva già programmato con Susan dove
trascorrere le ferie.
Purtroppo, se c’era una cosa che
aveva imparato al servizio del giovane Bass, era che i colpi di scena erano
sempre dietro l’angolo. Il suo capo sapeva essere imprevedibile e lo dimostrò
chiaramente quando, la sera del giorno previsto per la partenza, lo chiamò per
andarlo a prendere in un bar. Arthur lo trovò di nuovo ubriaco fradicio e con
un’espressione buia sul viso.
Mentre lo aiutava ad arrivare
alla limousine, una voce femminile li fece sobbalzare entrambi.
“Chuck! Che cavolo ci fai qui?
Dov’è Blair?”.
Ad apostrofare il suo capo era
stata una bionda mozzafiato tutta gambe che ad Arthur sembrava familiare. E
infuriata.
“Sorellina, è un piacere
vederti.” biascicò Bass, con un sorriso.
“Non dirmi che l’hai mollata lì.
Non dirmelo.”
“Come desideri.”
“Perché, Chuck? Perché l’hai
fatto?”. La ragazza sembrava profondamente turbata. “Stavate così bene
insieme.”
Poi il suo capo lo sorprese
ancora una volta. Non per quello che rispose, era una cosa che diceva
continuamente, ma per come, forse involontariamente, gli venne fuori:
“Perché sono Chuck Bass”.
E non c’era più tracotanza nel
tono, ma solo indigesto rammarico.
Fine
Note dell’Autrice: vorrei
approfittare di questo spazio per ringraziare tutti coloro che hanno letto
“Delightful Dancing” e in particolare chi ha commentato e ha aggiunto la storia
tra i preferiti. Perciò, Kaicchan, barbi_eli, Mimi18,
AnniPrisoner, bulma4ever e miri03, vi ringrazio tutte di
cuore, siete state adorabili.
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