Deviling disse: «Stai barando, pusillanime palla di
pus rosa con le ali.»
Angeling, che a tratti corrispondeva alla descrizione di
Deviling, avrebbe alzato le spalle se solo le avesse avute. Disse:
«Non è possibile barare a Monopoli.»
Deviling mutò il suo ghigno in una smorfia di
disapprovazione. «Sì, se continui a fottere soldi
dalla banca. Credi che solo perché già ne hai
tanti non me ne accorgo?»
«Oh, andiamo» s’intromise
Poporing, «perché dovete interrompere sempre al
mio turno?»
«Sei solo verde d’invidia» gli
disse Marin.
«Che c’entra?»
replicò Poporing, che verde era di natura.
«Oh» disse Deviling, «questa
sì che era una brutta battuta.»
«Superata, oltre che poco inerente col discorso.
Posso tirare?»
Angeling annuì. L’aureola sopra la testa
fece su e giù.
Poporing, con una certa difficoltà, fece per tirare
il dado. Essendo una palla verde con occhi e bocca, non aveva le mani e
doveva mangiarlo per poi sputarlo. Era alla fase sputo quando
la sirena d’allarme della Fabbrica dei Giocattoli prese a
strillare.
«Ehi, non è colpa nostra» disse
Deviling.
Poporing sputò il dado e imprecò
nell’unica lingua che conosceva.
«È l’allarme intrusi»
disse Angeling.
«Non squilla da anni» disse Marin,
guardandosi intorno. «Non pensavo esistesse ancora.»
«Ma sì» disse Deviling.
«Rudolph l’ha riattivata adesso che sta facendo la
sua cosa.»
«A proposito» disse Angeling.
«Voi che ne pensate?»
«Di cosa.»
«Rudolph.»
Deviling, nel gesto di scrollare le spalle che non aveva,
scrollò le ali. «Può fare quello che
vuole. Ehi, ignoriamo ‘sta allarme. Tira.»
Poporing indicò in avanti col muso. «Ho
fatto sei.»
Deviling esaminò il cartone. «Con sei
arrivi nel posto che vuoi comprare. No, non vale perché
è suonato l’allarme, ritira.»
«Hai detto di ignorarlo.»
«Chi è il capo?» Deviling
balzò in avanti. «Eh? Chi è?»
Poporing imprecò ancora. Inghiottì il
dado e fece per sputare.
Ancora, fu interrotto.
Non fu l’allarme, che aveva continuato a suonare
imperterrita, ma un corpo,
che volò sul cartone facendo cadere tutte le pedine e i
biglietti di Imprevisti e Probabilità che si dispersero sul
pavimento colorato.
Gli Ing si sporsero a osservarlo.
«Un Elfo Biscotto» constatò
Marin.
«Ehi, è proprio un Elfo
Biscotto» osservò Angeling.
«Un Elfo Biscotto Rosso» rilevò
Deviling.
«Un pezzo di merda» analizzò
Poporing, e gli sputò il dado addosso.
«Scusate» disse una voce.
Gli Ing si volsero. Davanti a loro, una renna. Dietro la
renna, un ragazzo con una spada enorme e una ragazza rosa.
«Scusate un cazzo» disse Poporing.
Quelli li ignorarono.
«Cioè» disse la ragazza rosa al
ragazzo. «Io ho detto che non dovevamo fidarci. Che ci
avrebbe traditi.»
«Non ne hai avuto il tempo»
replicò il ragazzo. «Porca sozza. È
stato un fulmine.»
La renna gesticolò. «Sapete, non sapevo
nemmeno che ci fosse un allarme, in questo posto.»
La ragazza rosa si portò le mani alle orecchie.
«È troppo…
fastid—ARGH.» Alzò l’arco e
scrutò il soffitto. Scoccò una freccia e
colpì un cono rosso e luminoso appeso a un angolo. Quello si
spense, ma il rumore no.
«Sapevi non sarebbe servito a nulla,
vero?» disse lo spadaccino.
La ragazza rosa strinse i pugni. «Andiamo.»
«Dove?» chiese la renna.
«Da qualche parte!» disse la ragazza.
«Dobbiamo cercarli!»
La renna alzò lo zoccolo, e per un momento
sembrò Gesù con le corna.
«Aspettate» disse, e si avvicinò agli
Ing.
Quelli lo guardarono. «Sì?»
chiese Deviling.
«Ragazzi» sorrise la renna.
«Come andiamo?»
«Male» replicò Deviling.
«Hai interrotto la nostra partita.»
«Sono sicuro che avrete modo di farne
un’altra.» La renna si abbassò e mise
gli zoccoli sulle cosce. «Sentite, abbiamo proprio bisogno di
sapere dov’è Babbo Natale. So che lo
sapete.»
«Perché non lo chiedi a
Rudolph?» Angeling sogghignò. «Sta al
secondo livello.»
Deviling grugnì. «Non ti è
permesso sogghignare, quella dovrebbe essere una mia
prerogativa.»
«Sentitelo» disse Angeling. «Il
povero diavolo espulso dall’inferno.
Dall’umiliazione ricevuta non potresti nemmeno più
sogghignare.»
Deviling fece un saltello. «Sentitelo! Il povero
angelo che manco sa che in questo mondo non esiste l’inferno!
Hai letto l’Edda?!»
«L’inferno esiste anche nella mitologia
nordica, ignorante!»
«Davvero?»
«Credo…»
La renna si allontanò, e assieme ai ragazzi scese
al secondo livello.
«Questo è troppo» disse
Poporing, e andò via.
Deviling e gli altri lo seguirono con lo sguardo.
«Anch’io sarei arrabbiato.»
«Ho vinto» disse Angeling. «Ho
più soldi degli altri.»
Deviling annuì. «Sassi e stige. Diamine,
dov’è Deviru-chan?» Alzò la
voce: «Ho ancora bisogno di quel caffè!»
«La macchinetta è al secondo
livello» disse Marin.
«Lo so, dov’è la fottuta
macchinetta.»
«Potremmo andare anche noi.»
Deviling fece un lungo sospiro. «Marin, devi capire
che se ho dei minion, ci mando loro a fare le commissioni.»
«Intendeva, credo» s’intromise
Angeling, «che potremmo scendere per vedere che stanno
combinando quei due umani con la renna.» In reazione alla
muta reazione, aggiunse: «E prenderci un caffè,
anche io ne ho proprio bisogno.»
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