Title: Humo
Pairing: Yuki/Shuichi
Raiting: PG
Beta: elyxyz
Summary: “Si
diede dello sciocco. Ma che ci poteva fare se gli mancava?”
Dediche: alla mia volpe. A tutti quelli che mi
continuano a seguire, sebbene la mia latitanza. A Fata e a Roh.
Humo*
Maybe surrounded by a
million people I still feel all alone I just wanna go home I
miss you, you know
(Home, Michael Bublé)
Shuichi sbuffò sconsolato. Due
giorni che lavorava sui quei maledetti testi e ancora nessuna idea
decente.
No, assolutamente non aveva nulla a che
fare con l'assenza di Yuki.
Erano due settimane che lo scrittore
era fuori per presentare l'ultimo libro in Europa. L'avrebbe seguito
volentieri ma doveva lavorare con la band.
Amava infinitamente il suo
lavoro. Ma quando lo portava lontano dal suo compagno si ritrovava a
detestarlo. Anche se non era più un ragazzino.
Tutte le volte che Yuki partiva da
solo, aveva l'insensata
paura che sparisse. Come la volta di Tokyo. Era una paura che non
poteva impedirsi di avere. Anche se Yuki, a modo suo, l'aveva
tranquillizzato. "Stupido, tanto mi troveresti ovunque. Non
faccio nemmeno lo sforzo di andarmene."
Stupido. Aveva ragione Yuki a chiamarlo
"affettuosamente" così.
Sospirò abbandonando la testa
sulle braccia.
Si
diede dello sciocco. Ma che ci poteva fare se gli mancava? La
prima settimana di assenza era passata senza troppi problemi. Il
lavoro lo aveva sfiancato a dovere, facendolo precipitare in un sonno
senza sogni.
Poi si era accorto che la nostalgia si
era fatta viscerale.
Aveva provato a fare la persona adulta.
Con scarso successo.
Era tornato presto a dormire sul divano
con la scusa che tanto era largo e comodo, così non doveva
rifare il letto ogni mattina.
Aveva continuato a lavorare, ma come a
fargli dispetto Hiro si era ammalato, quindi il gruppo era rimasto a
casa.
K lo aveva gentilmente invitato
a darsi da fare con i testi, ma... nulla. Il vuoto.
O testi da suicidio.
E il loro gruppo faceva pop, mica
gothic metal, giusto?
Fissò sconsolato il pacchetto di
sigarette davanti a lui.
Era patetico: non aveva avuto nemmeno
il coraggio di spostarlo. Yuki doveva averlo dimenticato a casa
mentre usciva.
Aveva avuto anche la
folle idea di prendere il primo aereo per l'Europa col
pretesto di riportarglielo. Fortuna che
era rinsavito prima di commettere qualche sciocchezza. Yuki l'avrebbe
preso a pedate.
Col
morale sotto i piedi, afferrò l'oggetto incriminato.
Lo aprì. L'odore prepotente del
tabacco gli si infilò nel naso.
Non aveva mai capito la pessima, nonché
nociva, abitudine del
suo uomo di ammazzarsi i
polmoni con quel catrame.
Però aggiungeva fascino alla sua
persona, questo glielo doveva.
E poi ormai ci aveva fatto il callo. In
fondo anche quello era l'odore di Yuki.
Svogliatamente accese una sigaretta. Fu
seriamente tentato di fare un tiro. Poi il suo lato salutista, nonché
pratico (se gli si fotteva la
voce addio sogni di gloria!) ebbe la meglio; tanto, si disse, un tiro
e un colpo di tosse non gli avrebbe riportato prima il suo
amante.
Si limitò ad appoggiarla nel
posacenere e contemplare le volute di fumo.
Una sigaretta sprecata, avrebbe detto,
schifato, Yuki.
Ma tanto era ricco, non doveva fare il
tirchio, concluse Shuichi.
Chiuse gli occhi. Quella era solo una
parvenza dell'odore di Yuki. Ma era sempre qualcosa. Un palliativo,
ecco.
Magari se ci accostava un libro, caffè
nero e il suo cuscino, sarebbe
riuscito ad ottenere una pallida imitazione.
Non doveva farlo sapere a Yuki, però.
L'avrebbe sfottuto fino alla morte. O meglio, l'avrebbe guardato col
suo sorrisetto bastardo e avrebbe tirato dritto.
Rinvangando l'episodio a suo vantaggio
e piacimento.
Quando voleva fare lo stronzo ci
riusciva perfettamente.
Ma era il suo uomo.
Sbadigliò vistosamente. Magari
si sarebbe riposato un pochino. Solo un'ora.
Poi magari l'avrebbe chiamato.
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*Humo: spagnolo
fumo (mi
fa impazzire l'ormone, pensare a Yuki che presenta il suo libro in
spagnolo *ç*)
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