Buio. Completamente
buio. La sua mente si era spenta per un attimo, come i suoi occhi, e
non era stato altro che buio. E vuoto. Vertigine. E il calore delle
labbra di Rose sulle sue. E altro… senza che nemmeno avesse
il tempo di realizzarlo. Era come se un’onda lo avesse
travolto e trascinato in fondo al mare, senza fiato, si sentiva sul
punto di annegare. Gli si era chiusa la gola, con un nodo tanto stretto
da parere impossibile da sciogliere. Improvvisamente la cotta di maglia
sembrava diventata molto, molto più pesante, e per un attimo
credette di non riuscire più a sostenerla con le proprie
forze. Poi tornò la ragione, e lo colpì, come un
fulmine a ciel sereno. Lei era fuggita, lasciandolo in mezzo alla
folla, spaesato e stordito. L’aveva baciato. Era durato
appena qualche istante, ma a Robert era sembrata
un’eternità. Subito il templare si
affrettò a nascondere la sorcotta bianca crociata,
stringendosi nel mantello e affettandosi a lasciare la strada
principale del mercato, imboccando una via traversa. Sperò
con tutto cuore che nessuno li avesse notati o riconosciuti.
Specialmente un templare. Specialmente de Pairaud. Sarebbe stato
sbattuto fuori dal Tempio ancora prima di dire
“ma”. Non osò nemmeno pensare
all’eventualità di essere stato scoperto da Will.
Il minimo che avrebbe fatto sarebbe stato togliergli il saluto. Non era
stata certo colpa sua, ma chi gli avrebbe creduto?
Si era trovato totalmente spiazzato, incapace di ribellarsi. Se solo
fosse rimasta ancora un attimo pensò che l’avrebbe
schiaffeggiata, ma non aveva avuto il tempo materiale di capire. Era
stato il suo primo bacio, e si augurava fosse anche l’ultimo.
Con questo aveva infranto anche il secondo voto. Quello di obbedienza
lo aveva già demolito quando Will lo aveva trascinato
nell’Anima Templi. Ora anche la castità era
andata, anche se involontariamente, fosse dannata Rose. Si impose di
smettere di tremare, recuperare la calma. Nessuno aveva visto la sua
croce, nessuno lo aveva identificato come templare, Will non lo avrebbe
scoperto. Mai. Ma chi aveva il coraggio di dirgli che sua figlia si era
rifiutata anche solo di ascoltarlo? Si sarebbe inventato qualcosa,
più tardi. Prima, però, aveva altro a cui
pensare. Non riusciva a togliersela dalla testa. Si toccò le
labbra, le strofinò freneticamente, nel tentativo di mandare
via quella sensazione. Più cercava di scacciarla,
più quella tornava più forte e vivida che mai. La
sua immagine in testa, il calore di quel bacio. Si prese il viso tra le
mani. Non poteva essere. Cercò di richiamare alla mente
altre immagini, che lo distogliessero da quel pensiero blasfemo. Per
Dio, la conosceva da quando era tanto piccola da stargli in braccio,
poteva essere suo padre! Serrò le palpebre, si morse un
labbro e tirò un calcio a una cassa lì vicino,
facendo scappare dei topi che si erano radunati lì accanto,
dove erano cadute delle granaglie da un sacco.
Non era riuscito a prendere sonno quella sera, per
l’agitazione. Doveva assolutamente parlarle. Doveva trovare
un modo. Era andato a palazzo nei giorni successivi, aggirandosi
attorno al castello, da cacciatore, in attesa della propria preda,
sperando di poter incontrare di nuovo Rose. Non era mai riuscito ad
entrare, si era dovuto accontentare di restarsene al di fuori della
reggia, nella speranza di scorgere la regina con il suo seguito, e
quindi anche colei che cercava. Nulla, per più di una
settimana. Aveva anche provato a mandare un messaggero, ma gli erano
sempre arrivate risposte negative, forse perché era stato
scambiato per Will dalla descrizione che il messo aveva fatto di lui.
Dopo circa una decina di giorni finalmente la rivide, lungo la strada
per tornare alla precettoria. Tra le mani teneva un cesto colmo di
rotoli di stoffa multicolore, che sosteneva a fatica e spesso le
scivolava. Uno dei cilindri le scivolò giù,
rovinando a terra, in mezzo alla polvere. Rose, allarmata, fece per
piegarsi e recuperare il rotolo, ma Robert le afferrò un
braccio, trascinandola in una strada secondaria. La ragazza
aprì la bocca come per urlare, ma il cavaliere gliela
serrò con una mano: «Sono io,
Rose…». La giovane si calmò, e
scostò il braccio dell’uomo, appoggiando il cesto
a terra: «Mi hai spaventata a morte… Cosa ci fai
qui, Robert?». «Devo parlarti…-
Replicò il templare con voce ferma- E stavolta non scapperai
prima di avermi dato spiegazioni. Perché mi hai
baciato?». La guardò severo, facendola
indietreggiare verso il muro. Lei distolse lo sguardo, fissando le
proprie scarpe, quasi come una bambina sorpresa a rubare dolci dalla
dispensa, arrossita per la vergogna. «Perché mai
dovrei baciare un uomo?» Balbettò, insicura.
«Rose, sei ammattita?- Sbraitò Robert, senza
nemmeno provare a mantenere la calma- Sono un monaco, santo
Iddio!». La ragazza lo guardò negli occhi,
spingendolo per farlo arretrare: «Che ti piaccia o no provo
qualcosa per te, da anni, ma sembra che tu non te ne sia mai
accorto!». Raccolse in fretta la stoffa, prese il cesto sotto
braccio e di nuovo corse via, non dando il tempo al cavaliere di
fermarla. Robert era di nuovo rimasto senza parole, solo con i propri
pensieri, e un piccolo demone in fondo alla coscienza che iniziava a
roderlo dall’interno. Lo ricacciò indietro con un
ringhio rabbioso, rivolto a se stesso, più che a lei. Di
nuovo le sfuggiva di mano. Ora finalmente capiva cosa provava Will, a
vederla sgusciare via ogni volta che cercava di parlarle, mai in grado
di dire la cosa giusta al momento giusto, scegliendo sempre il tono
sbagliato, l’argomento peggiore. Ma forse era solo Rose, con
quella sua maledetta adolescenza troppo lunga, apparentemente incapace
di crescere, di essere una donna vera, troppo attaccata a fantasmi
evanescenti del passato. Avrebbe avuto bisogno di un uomo accanto. Un
uomo che non era lui.
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