FAIRY TALE
Capitolo 1
C’è qualcosa di peggio di
avere 15 anni e abitare a Londra solo con tua madre?
C’è qualcosa di peggio di
chiamarsi Alexandra ed essere chiamata sempre Ale?
C’è qualcosa di peggio di avere i genitori divorziati e non ricordare un bel
niente di tuo padre?
Si, c’è sempre qualcosa di
peggio.
“AAAAAARGHH!”
Mi chiamo Alexandra Evans.
Ho 15 anni e abito a Londra. E oggi vi racconterò
la mia storia.
Ehi,ehi,state
calmi,tranquilli,volevo dire,non tutta la mia storia,solo una parte.
Nello specifico,l’anno scorso. Ancora più nello
specifico,le vacanze di Natale dell’anno scorso.
Quelle
maledette vacanze natalizie che non dimenticherò mai.
Volete sapere perché?
Beh,la
storia è lunga,quindi…sedetevi comodi e rilassatevi. Volete un cuscino? Una
bibita? Cioè non sono affari miei se volete un
cuscino,insomma se lo volete andatevelo a prendere! Oh,basta,ma
perché sto qui a predicare? Non ho ancora cominciato! Okay,sono
pronta. Ma procediamo con ordine…
Bene,prima
di tutto vorrete sapere cos’era quell’urlo..bene:
ero io. E ora voi vi chiederete cosa mi aveva fatto quella lettera perché mi
misi a urlare in quel modo. Ecco, la lettera non mi
aveva fatto niente…se non per il fatto che
quella lettera,e dico proprio quella,mi cambiò la vita. Ma non fu
proprio la lettera a cambiarmi la vita, quello che c’era scritto,o
meglio, quello che accadde nelle settimane seguenti a quella lettera.
Non ci state capendo niente,lo
so, non sto capendo niente neanche io. Quindi,cominciamo
dall’inizio.
Non è possibile…
No,non
è assolutamente possibile,è una situazione assolutamente surreale. Devo essere
finita su un altro pianeta. Stai calma,Ale. Stai
calma. Respira profondamente. Pensa con razionalità. Non farti prendere dal
panico.
“Ale?”Corinna Evans entrò
nella mia stanza,dopo aver sentito l’urlo.
Io sembrai svegliarmi solo
in quel momento dallo shock. Aprii gli occhi di scatto,mi
voltai bruscamente verso mia madre e le parai il famigerato foglio davanti
agli occhi.
“Leggi…”sibilai.
“Che
c’è di strano? Sono gli auguri di zia Margaret.”
“solo gli auguri?”chiesi
tentando disperatamente di restare calma.
Lei mi rivolse uno sguardo
interrogativo,poi lesse la lettera. Finito di
leggere,riuscì solo ad esclamare un consapevole
“Oh”,senza neanche alzare gli occhi su di me.
“Sappi che io non ci
vengo”dissi dopo qualche secondo di silenzio.
Mia madre sembrava del mio
stesso parere,ma non poteva assolutamente rifiutare
l’invito.
Già,perché
era proprio questa la realtà: Margaret Johnson,zia di mia madre e di
conseguenza mia zia aveva invitato tutte e due a passare le vacanze natalizie
nella sua villa in Scozia. E io non avevo alcuna
intenzione di passare due settimane con quella donna che a mio parere era
estremamente mielosa,appiccicosa,insopportabile,idiota,eccetera eccetera.
Anche mia madre la pensava così,ma rifiutare un
invito di zia Margaret voleva dire farsi un nuovo nemico in famiglia,cosa che
era meglio se non accadeva.
“Dai,Ale,vedrai
che sarà divertente”mi disse molto poco convinta.”E poi è tua zia,Ale.
Dovresti essere contenta! Vero che sei contenta?”
“Come un uovo di
Pasqua.”risposi tetra.
“Prendi la cosa con più
ottimismo,tesoro. Prepara le tue cose e mi
raccomando non cercare di mettere in valigia tutto
il guardaroba come hai fatto l’ultima volta. Partiremo dopodomani mattina con
James.”
In quel momento
ero talmente scioccate che non sentii le ultime
parole di mia madre.
“Come?”chiesi.
mi girai lentamente verso di lei. Ero sicura di non
aver sentito bene.
“come cosa?”
“Prima…con chi hai detto
che partiamo?”Non potevo aver sentito bene.
“Con James,è
ovvio!”
La ascoltai attentamente,
ma le sue parole mi suonarono lontane,distaccate.
“Con James?”ripetei
incredula”con quel James?”
“Conosciamo altri James?”
“James! James! Non è
possibile!”
Ah,scusate,
avevo dimenticato di fare le dovute presentazioni. Quel
James di cui si parla tanto è James Robertson. Un uomo sulla cinquantina,alto,con
capelli perennemente di un colore castano chiaro brillante (anche alla sua
età) da farti prendere un colpo ogni volta che lo vedi e che,fino a prova
contraria,è il mio professore di scienze. Già,proprio
lui, il famoso professor Robertson che poco manca che diventi mio padre.
“perché
non è possibile?”mi chiese mia madre.
“Perché e il mio professore,mamma.
Non bastava zia Margaret,anche Robertson adesso!”
Insomma,queste
vacanze non saranno indimenticabili,ma…da dimenticare.
Ci vollero due giorni a
farmi accettare almeno un po’ l’idea di passare le vacanze natalizie con zia
Margaret e il prof.Robertson,ma
credo di non essere mai riuscita a digerire il fatto completamente.
Partimmo due giorni dopo.
Mr.Robertson
arrivò sotto casa alle otto di mattina e cominciò a suonare il clacson della
sua auto nuova svegliando tutto il vicinato. La prima a scender fu mamma,che
gli corse incontro e si mise ad ammirare la macchina.
“Oh,mio
Dio,ma è una favola!”furono le sue ultime parole che riuscii a sentire prima
di prendere le valigie e uscire di casa.
Scesi lentamente le scale
in giardino e arrivai davanti all’”auto favolosa” che ci avrebbe
portati al patibolo.
“Ciao,Sandie!”
Eccolo lì,Mr.capelli
tinti,con quegli occhiali scuri effetto mosca e quel suo sorriso da idiota
perennemente stampato in faccia. Non sopporto quando mi chiama Sandie,che
mi fa tanto Grease,e neanche quando mi sorride in
quel modo stupido. A dirla tutta non sopporto
neanche il modo in cui va dietro a mia madre,che io trovo disgustoso,ma devo
accettare la triste realtà.
Non risposi e mi limitai a
sfoderare il migliore dei miei falsi sorrisi.
“Non è splendido il colore
dell’auto?”aggiunse poi rivolto a mia madre.
Sorvolai sul fatto che quel
colore,a mio parere, fosse rivoltante ed entrai in macchina,pronta ad
affrontare qualsiasi avventura,persino una vacanza da zia Margaret.