Chiaro di luna
La luna si staglia nel
cielo
incredibilmente limpido e terso, sorridendo serena dall’alto
della sua posizione. Due occhi stanchi la osservano tristi e invidiosi
della sua felicità, quella sensazione a lui negata da
così tanto tempo. Vorrebbe che ci fosse almeno qualche
nuvola a
coprirla, lei che con la sua luce illumina il macabro spettacolo ai
suoi piedi, ma neanche questo suo piccolo desiderio viene esaudito.
Continua a guardarla cercando di estraniarsi da quella vista
spaventosa, ma non può ingannare se stesso troppo a lungo.
Distoglie lo sguardo e lo lascia vagare per la pianura sconfinata,
teatro di tante passeggiate solitarie, di avventure incredibili, di
incontri segreti, ora resa irriconoscibile dai corpi sparsi per terra,
amici e nemici, coloro che non gli regaleranno mai più una
battuta, una scazzottata, un sorriso. Cammina tra loro inerte, ormai
abituato a tutto questo da una guerra che si protende da fin troppo
tempo, implacabile, quasi senza senso. In fondo lo aveva mai avuto, un
senso? Combattevano per la libertà, per l’onore,
ma poteva
valere ancora dopo tutto questo? Aveva visto cadere i suoi vecchi
avversari, quello scimmione di comandante, il suo sadico sottoposto, la
spia con problemi di personalità amante del badminton, e
quasi
tutti i loro compagni, uomini coraggiosi e un po’ pazzi che
avevano animato le sue folli giornate. Ma soprattutto loro, quelle
persone che si era ripromesso di salvare a costo della sua stessa vita,
e che ha perso senza poter fare niente. Gli mancano le alghe sottaceto
di Kagura, i rimproveri di Shinpachi, e le lunghe chiaccherate col suo
migliore amico, colui che aveva tanto desiderato la libertà
degli umani dagli amanto per poi rimanere lui stesso
disgustato da
quella carneficina. Alla fine ne erano tutti rimasti vittime,
lasciandolo lì solo e senza più uno scopo, e
anche
l’unica persona che pensava non l’avrebbe mai
abbandonato
in qualunque situazione non è più al suo fianco.
Ha
imparato a non pensarci, a fare finta che non sia mai esistito, ma non
può dimenticare completamente le sue battutacce acide, il
modo
particolare riservato solo a lui in cui si arrabbiava, il loro continuo
sfidarsi, i lunghi baci in vicoli angusti, sperando di non essere
scoperti, e le notti passate nella sua camera, ardenti di una passione
che non ha alcuna intenzione di spegnersi dentro di lui neanche ora. Si
passa una mano sul volto stanco, tentando di frenare quella cascata di
ricordi incredibilmente belli e dolorosi, e corre verso gli ultimi
sprazzi di quella stupida guerra, dove qualcuno ancora trova la forza
di combattere. Uno, due, tre fendenti, la sua spada para e affonda
implacabile, mentre degli uomini, senza riuscire a frenarne la forza,
cadono a terra uno dopo l’altro, povere marionette i cui fili
sono tirati dalla crudeltà e dal desiderio di potere di
altri
più importanti di loro. Finalmente si ferma ansante, e si
gira
verso quel compagno che non è riuscito a salvare in tempo.
Proprio come loro. Si inginocchia sul suo corpo senza vita, un ragazzo
di appena vent’anni nel fiore della sua giovinezza, e con una
mano chiude i suoi occhi spenti, che ancora riflettono
quell’ultimo spettacolo di morte di cui si sono riempiti per
tutto quel tempo; poi si alza in piedi. E lo vede. La luce della luna
si riflette sui ricami dorati della sua divisa, che gli copre il petto
così tante volte bramato durante i loro amplessi.
Guarda quei capelli
spettinati, e desidera accarezzarli.
Guarda quella bocca
carnosa, e desidera baciarla.
Guarda quegli occhi
freddi, e capisce che non c’è più
speranza.
Suo malgrado sorride
per
l’ironia della sorte, loro, prima amanti sconsiderati e
passionali, ora ultimi sopravvissuti di quell’odiata guerra
che
li ha divisi irrimediabilmente, si guardano ormai pieni di amarezza, di
rabbia, di vendetta. Due spade si alzano nella notte silenziosa, due
paia d’occhi si osservano rassegnati, due bocche si aprono in
uno
stesso, identico sorriso. Entrambi attaccano contemporaneamente e si
fermano nel medesimo istante, immobili; poi un fiotto di sangue sgorga
prepotentemente, e un corpo rovina a terra, privo di vita. La spada
sporca di quella stessa sostanza viene lasciata cadere, ora inutile; il
suo proprietario guarda in alto, incapace di capire come il cielo possa
rimanere impassibile anche a una scena come quella, senza versare
neanche una lacrima. Rimane di quel blu profondo e bellissimo, mentre
la signora della notte sorride beffarda, indifferente al suo sguardo
disperato, e la sua candida luce continua a splendere imperturbabile
sopra di loro, piccoli e insignificanti uomini che desideravano solo
vivere in pace. Ma la vita non va mai come uno vorrebbe.
Note dell'autrice:
Trovo, parlando molto presuntuosamente, che questa storia sia una di
quelle
che mi sono riuscite meglio. Diciamo che fa parte della ristretta
cerchia di mie fic che mi soddisfano ancora – di molte non
riesco
più neanche a leggere il titolo, figuratevi tutto il resto
– e spero davvero sia piaciuta anche a voi.
Certo, scrivere una cosa del genere su un manga tanto comico e
demenziale può non essere il massimo, ma come già
detto
la prima fanfic che faccio su una coppia che mi piace (e questi due li
adoro insieme) è quasi sempre triste, se non angst delle
volte.
Che altro dire? Anche per questa non ho avuto bisogno di una beta,
incredibile ma vero.
Dovevo editarla durante il periodo natalizio, ma ho avuto i soliti
problemi con i parenti, quindi ho aspettato un altro po' fino
all'ultimo dell'anno, per augurare a tutti un buon 2010!
Buon
anno nuovo a tutti!!!
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